L'Unità - anno VII - n.31 - 3 agosto 1918
PROBLEMI DELLA VITA ITALIANA Direttori I ANTONIO DB VTI1 DE MARCO e GAETANO SALV'EMINl i.3'ft:!2iw e A=mFnhctrulooc I Roma. ria Adda, ~. - · bltonameoto ordinarlo annuo UN 5 pc:r il Remo, pc, Patao U. IO AlJoooalPC"lto sostenitore annuo Llre 20; semestrale Lire tO; u.o aumero Centaimi ,.O Si JHt~blica il zabato a ROMA -- Conto corrente c:oA la poeta Anno VII - N. 31 SOMMARIO L'ISTRIA E L'ITALIA - Arcangelo Ghlslerl. - L'ivANGELIS'l:A DEL NAZIONALISMO ECONOMICO - Umberto Ricci. ·•· Detti memorabz'li· . lioemt"a, Jugoslavia e Italia - I pt'ccoli e i· grandi· gior,tali • L'ùn.por• tazione dei cascami· . Posta dell' Umià • Lettere di soldati". L' ISTRI"'-\ EL' ITALIA Arcangelo Gh.isleri pubblica nell' « l>mporium » di Bergamo un bellissimo articolo intitolato L'Istria italiana e il nostro confino orientale. E r,01 sappiamo di fare opera grata ai nostri lettori, riprop,ucendo alcuni passi più interessanti Se la propaganda della guerra non fosse diretta dal nostro governo con criteri di suicidio sistema– tico, IJUesto lavoro del Ghisleri dovrebb'essere tra– dotto in francese e in inglese, e diffuso a centi– naia di migliaia di lOpie in Francia, in Inghil– terra, e specialmente negli Stati Uniti: invece i paesi alleati e neutrali sono allagati e impestati !1 spese del governo italiano, dalle elucubrazioni e pro1iocazioni slavofobe di A.ttilio 1'amaro e di Whitney Warren. Non ignoriamo le cieche, antipatiche e peno,e polemiche tra un grupp6 di nazionalisti italiani e un grwppo di profughi jugo-slavi ,che per tre anni aizzate e mantenute, al di qua e al di là delle Alpi. da diplomatici germanofili, da furbi finanzieri e Ja con 0 -reghe retrive, ugualmente interessai.e a.Ila ùifesa e alla perpetuazione della feudale di– na;tia degli Absburgo) impedirono ogni intesa fraterna tra le razze oppresse, ugualmente inte– ressate invece a realizzare il prop;ramma 1>rofe– tico del nostro grande Mazzini. Noi dimo5trammo altrove come fossero esigui di numero e di valore quei sedicenti naziom,I"isti (cx triplicist: e germa– nofili della vigilia), contro dei quali io Italia su· bilo insorsero gl'intellettuali della democrazia e proseguì pertinace l'opposizione dei più sinceri interventisti ; i quali l'intervento avevano doman– dato sino dalle prime giornalé dell'agosto 1914, r>on per finii imperialistici, ma commossi e spi\1ti da quegl' ideali di nazionalità, di democrazia e di giustizia, che l'aggressione del Belgio e della Serbia aveva cosi brutalmente calpestati. ~ol combattemmo allora in pro' del diritto e delle aspi– razioni nazionali de' jugo-slavi, riconoscendo al– la futura unità del loro Stato serbo-croato-slo– veno il diritto d'incorporarsi la Dalmazia, seb– bene « care oasi d'italianità sopravvivano su q,.1el!e sponde» che giammai vorremmo consen tire all'aquila grifagna degli Asburgo, ma che volentieri saluteremo occupate. da una giovane nazionalità di popoli redenti. Però altendiam che del pari, dal campo de' nostri vicini jugo-sla vi, ·con uguale coraggio e sincerità, si levino voci autorevoli per riconoscere le ragioni di vita, di sicurezza e di diritto, che abbiamo esposte in questo breve riassunto, le quali rendono indisso ciabile il compimento della unità d'Italia dall'ac– quisto e riconoscimento de' suoi baluardi alpini. ecà uino Bianco Ben sappiamo - e nessuno il contesta - che sul versante meridionale delle Alpi, pei varchi che si schiusero ai barbari. e .agli eserciti imperiali, pe– netrarono e si diffusero (talvolta chiamati dagli stessi proprietari del luogo o dalla repubblica di Venezia) sciami di nomadi pastori o di lavoratori del suolo, sloveni o croati, i quali rimasero fissati alla terra su per le alte valli montane o uelle stazioni rurali, come propaggini di nazionalità allogene dentro al nostro naturale confine. Tale fenomeno di endosmosi cirralterizza tulle le zone marginali delle grandi nazioni. E noi abbiamo al di qua delle Alpi o.ccideotali, nelle valli del Pellice e nella Val d'Aosta varecchie migliaia di famiglie di origine francese, disseminale in ol· tre 88 comuni, e 74.000 albanesi disseminati nelle nostre terre meridionali e della Sicilia, e 37.000 sloveni nella provincia di Udine; eppure giam– mai udì l'Europa levarsi contro il governo d'I– talia voce di lagnanza e di pwtesla, perchè nes– suno di quegli allogeni si considera irredento. L'Italia ha fatto di quegli ospiti di altra nazio– nalità dei concittadini pareggiati nei diritti agl'in– diaeni. Nè l'uso della loro lingua o delle propria scuole o di proprii ministri del cullo venne loro mai conteso o insidialo. Così del pari quelle popo– lazion; croate, slovene o rumene (ve n'è qualche nucleo nell'Istria) antichi ospiti del nostro suolo, che l'Austria aizzo contr0 ùi rioi, ossia ,contro i nostri fratelli p~r dominarli entrambi, si lroveran. no domani con uguali diritti, protetti dalle mede– sime leggi, rispettati nelle loro consuetudini lin– guistiche, religiose, culturali, e chiamali dalla nuova lihertà a relazioni di solidarietà fraterna e di tranquilla convivenza con noi, mentre l'esosa perfidia del regime absburghese li aveva tutti si– stematicamente attossicali, facendone un covo eii vipere.' ~– * * Le polemiche, a cui abbiamo accennato, esa- gerando o mentendo cifre e falli, pretesero di negare l'italianità di Gorizia, di Trieste, dell'Istria occidentale, solo perchè alle disseminale popo– lazioni slav~ dell'alta valle dell'Isonzo, del Car– so petroso o dell'interno dell'Istria, s'Aggiunse, ne– gli ullimi anni (provocalo e favorito dall'Austria), un rigurgito cli elementi slavi dalle campagne nel– le città, di lingua, di costumi, cli sangue e istitu– zioni romane antichissime. ~fa oltre che le cifre stesse del censimento A uslriaéo attestano deIl 1, f7rte prcvafenza clella popolazione italiana sui nuovi immigrati, conviene tener conto di lulln quella folla di militari e di funzionari e di altri elementi esotici, i quali col cessare del dominio 3 Agosto 1918 austriaco spariranno automaticamente dal paese, per essere surrogati da elemen li italiani. A parte questo, la prevalenza civile e - sociologica delle Città sulle terre del contado è uno dei fatti più secolari e caratteristici di tutta la storia italiana; e il non tenerne conto, lo svalutare l'imporlanz'.l. di questo fatto dei centri urbani italiani; con– trapponendovi le nude cifre numeriche delle popo– lazioni slav~ del contado, larel)be torto ali 'intel– ligenza e all'equità degli Statisti dei paesi alleati. se non facessero la dovuta differenziazione. Pur– troppo errorj diplomatici e intemperanze di scio– vinisti hanno intorbidato le qu·eslioni più limpide e più semplici; ond'è strano, che mentre nessuno discute o contesta l'italianità del Trentino, ci sia ancora qualcuno all'estero, il quale, ignaro o in– gannato, dubita dell'italianità di Trieste, « della città, che al pari dell'Istria, in tanti e sì replicati modi espresse la propria devozione alla patria comune» Ma sta di fatto, che dentro a quei tradizionali confini, risalenti a duemila anni di storia, per 'quanto turbala dalle invasioni e dalle infiltrazioni straniere, che caratterizznno tntle le zone di fron– tiera, l'italian(tà della lingua, delle consuetudini domestiche, religiose, municipali e civili delle popolazioni urbane si. conservò tenace e inalterata sotto tutte le signorie. A chi pretestava la storia delle alterne domiHazioni per conle~tare il diritto di riunirsi all'Italia: « la storia dell'Istria è storia nostra» - rispondeva nel 1861 C. Cattaneo. Deve essere ben convinta l'Europa civile, deve farsene giusto concetto di verità e di giustizia l'alta coscienza idealistica e pratica del presi– dente \\'ilson, che se, come disse il nostro filoso– fo della storia G. B. Vico, « le cose fuori del loro orùine oatur'lle non s'adagiano nò durano», alcun,, pace sarà durevole se questa venisse con– clusa lasciando, nell'Europa di domani, come nel 1866, un'Italia mlllilata. Gli stessi Sloveni devono domandarsi onestamente se, dop-;; l'eroica guo,rra che da tre anni gl'italiani comb8'tono sulle mon– tagne del Trentino e sull'Isonzo e ~ul Carso, per l<J. lberazione ,Jei loro fratrlli irredµnli e per inte– grare colla conquista delle frontiere alpine il pro– gramma unitario del Risoroimento, riterrebbero possibile una Italia che lasciasse in mani altr11i 1:1 sua "porta orientale». Che se per sventura si ·trovasse un governo, il quale firmasse una pace con una frontiera menomala e meno sicura, ne.ssno italiano sanzionerebbe tale mutilazione. D'altronde anche per il futulro Stato Jngc... Slavo - che noi fPdeli continuat.i,,ri del program ma di Mazzini, augurammo riunisca in unità di nazione serbi, sloveni e croati - una frontiera ap– poggiala nlla linea di displmio delle Alpi Giulie dovrehbe, da chiunque abbia senso della realtà geografica e delle cooYenienze politiche, ritenersi · la pitì desiderala e conveniente. Nò il fatto, che quella linea di displuvio lascerebbe ad ovest un:. zona pedemontana abitala da gente slava, pitì Q meno commista con italiani, donebbc impedire agli uomini politici della Jugo-Slavia di ricono-
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