L'Unità - anno VII - n.30 - 27 luglio 1918

150 t.ici, non sono più i problemi centrali della nuova. politica internazionale. li problema cenlrale è di– •enuto quello della pace del mondo: e i pro– blemi special, deUe singole nazioni non possono essorc risoluti più dai soli Stati immediatamente interessali; ben81 in quanto sono elementi del pro– blema genemle, devono esse1·e risoluti da tutti i direttamenlo o gl'inciirettamente interessali; e devono essere risoluti dal punto di vista eom1>les– sivo delli, t,:it\slizia e deila tranquillità interna– zionale, e non sotto le semplici pressioni incon– trollate delle preoccupazioni loca.li . Supponiamo, infatti, che questa crisi dell'uma– nità ~i conchiudu col disarmo e con la Società delle '\azio11!, o con qualcosa che si avvicini più o 1Jie110sensibilmente a quest'ideale: ma è evi– de11te, (Lilora, che la preoccupazione delle froo– tiere strategiche intanto conserverebbe importan– za e dovrebbe essere pre'sn in considerazione, in quanto i I disarmo non fosse completo e la So– cietà delle !'!azioni sorgesse senza 'Ufficienti san-• zioni Il dato che i I trattato di pace sanci~ca una maggiore liberlil <li scambi commerciali par tutv le nazioni, non è evidente che i problemi degli " sbocchi al mr,re », per cui lottano i popoli in- . terni coi popoli marittimi, perderebbero molla dell'asp1·ezza dei tempi antichi? Insomma, i vecchi fini territoriali nazionali della guerra non scompaiono per nessuna nazio– ne; ma cambia.no 11osizione n~l quadro generale dei problemi della pace; e debbono essere presen– tati e risoluti do. ora in poi in funzione del fine nuovo genernle, che la vittoria deve reallzzare: la pare giusta e duratura. La posizione dell'Italia Da questo i,.cnorale spostamento di piani. l'I– talia non ha nulla da perdere eri ha tutto da guadàgnarr. Oato, infatti, questo spostamento, ciF1~0unn. nazione - grande o iccola che sia. - nell'ora delle sistemazioni definitive, tanto più avrà diritto <li csigrrc e tanto più· otterrà quanto pii:l avrà opcrnto e sollerto, non per il suo « sa– cro egoismo » nudo e rrudo, ma per pr(lmuovere il fiur univMsole umane, <l Ila ;,ace giusta e d11- r;it11 ra • ., A qu~•to lìl\f I Tt~lin ha oiwrato più di qualun– que nitra naLiorte europea. Ha dpe.ra( (l negativa.– men.le nell"agosto del 1914. rifiut,mdosi. prima della ba.lt <tglia rlella Marna, di partecipare all'ag– gress,one tedesca contro la Francia, e impedendo così il trionfo immedi&to della Germania, mentre la C~rmania ci offriva. in, premio d6lla sicura vit– toria al ·suo fianco, larghissimi acquisii territo– riali in Eurc-pa e nelle colonie e ci minacciava per ·il nostro rifiuto rappresaglie mortali. Abbiamo operato positivamente, nella primavera del 1915, inlervenend'o nella guerra prdp'lio nell'ora della disfatta della Russia. 1\!bbio.mocontinuato ad ope– rare durante tutta la guerra, e persisteremo fino alla fine, profondenck• le nostre ricchezze in Ìni– sw·a relativamente maggiore dei nostri alleati dafo ii più basso livello della nntra potenzialitd· economica. li solo Belgio, in Europa, può co:npe– tere con noi per il contributo di idealità e di sa– crificio arrecato a q\.est'òpera collettiva di ci– Tiltà. di cui gli lati Uniti sono venuti poi ad as– sumere la direzione e controllo. ·certo i nostri nomini di Gove.rr,10 non h~no avuto fin dal pl'incipio e non mostrano ancora di avere raggiunto ch;aramente la coscienza di que– !ito grande valore universale dell'opera dell'Italia Mentre la parte migliore del popolo italiano si eommuo,veva per le ingiuste sventure del Belgio e per la brlgaf\tesca aggressione 5<,atenatasi sulla SePbia;. e imparava per queste ragioni a odiare h. Germania; e intanto invocava la soluzione del prdblema di Trento e Trieste, in qPanto era anche questo un caso del generate problema della giu– stizia intern.ationale; .:_ e int1wto ha consentito positivamente, oppure ha accettato senza rivol– tarsi questa terribile prova di vita e di morte, In quanto la riteneva, e noi - democtatici, che sa– pevamo quel che volevamo - gliela facevamo ri– \enere una ,guerra per la pace, unica via per rag– giungere la giustizia rra le nazioni; - mentre in– somma la. parte migliore del popolo nostro vibra– 'fa tutta di una nobilissima fede garibaldina e mazziniana. i nostri uomini di go•erno :ancia- vanp in farcia a nemici ed alleati la infelicissima formula del "sacro egoismo), e prepara.vano il coltello di Shylock della convenzi1.,ne di Londra. essi cha avr~berq potuto sventolare fino dal, primo momento la bandiera di Mo.zzini. ~1a occorre esser giusti anche con essi. E noi dell'Unità •possiamo essere tanto più giusti, in quanto abbiamo più tenacemente e più aperta– mente combattuto il loro errori:. 1· nostri uomini di governo agirono in quel modo, non perché fo&– sero (lei tutto in.son ibili alle correnti idealisti– che d·a cui era esaltato e riabilitato il nostro po– polo; ma 1>erchè le vecchie abitudini mentali li conducevano a considerare le conquiste territo– rio.li come il solo compenso apprezzabile dei sa– crifici, a cui sentivano che la no.Lione andava. in· contro. E in quest'errore ebbero compagni lutti gli a.lt1; governanti 'dell'Intesa. Anzi, quando s.i c-onironlino materialmente i territo,; 11.s.,,icurati dalla convenzione di Londra all'Italia.con quelli che si erano assegnati per conto proprio l'lnghiltenu, la Francia, la. Russia, è indisculibilménte wro cha le pretese dell'Italia furono a.ssai più modera!.8 di quelle di lutti gli al– lii alleati. Il .nostro fu l'imperl.aìtsmo· J; tre al– Leri, mèntre quello dei nostfi alleali era l'imperi~ lismo dei latifonùi. · Sola,nente l"imperialisuo in grande degli al– leati ~,i ;:iogavo. a spese dei nemici, le cui grida nessuno éra tenuto a prendere in ccnsiderazione; il rachitico imperialismo noslrano, invece. colpiva jugosli:ivi e greci, cioè popoli a.miei dei nosl.!\ al· leali; popoli piccoli o in via di formazione a cui non potevano mancai-e le simpatie degli ospiti ge– norosi; popoli fornìh di cultura europea, i cut' ra-pprcsento.,lti erano quindi in gra,lo di difen– de1:~i centro di noi neUa stam1)a e ne\ circoli uf· ficiosi e ufficiali dei p~ a noi alleau. Si ag– giunga a questo difetto· intrinseco rlella conven– zione di Londra. la circostanza eslrinsoca cbe il contenuto di essa fu nolo fino dulia primavera riel 1917, quando 'i massimnlisti ru.:,si hanno fatto alh vecchia diplomazia il· pessimo servizio e al-· l'ume·nità e aJl'Ilaiia l"0t,iwo servizio cli 11ubbli– care ()gn, cosa. Si turi,1Unga l'erro,, grossolano di tal!.,, .,,•rn,rnnc~o d~\ .,~,Lro Gurn,:no, di soj, locare in Italìa. J)f'r meuo della cenS11ra, ogm voce di c.tit:~ , à1 maire la pr'lp~nda. al– l'estero a una mas..."-'l. di slavofobi fanatici e \1-Ì 1,azionalisti _provocato,i, i quali creu;vano ovunque l'opinione che tutta l'Italia fosse formata di men– titori incorreggibili e di megalomani pericolosi. Si aggiunga finalmente che luUi gli a.genti della propaganda tedesca approfìtta_van9 dei npstri er– rori per accentuare contro di noi le accuse di im– perialismo, e aumentare cosi nello stesso tempo le. difficoltà dei governi a noi ·alleati di fronte ai toro partili democrntjci e gli attriti fra. l'opinione pubblica italiana. tenuta sotto pressione d_aJla campagna nazionalista, e l'opinione pubblica dei paesi alleati, disgustata e irritata dai nostri atteggiamenti. E si comprenderà come abbia po· tuto diffondersi ovunque l'avversinne all'imperia– lismo italiano. mentre di un imperialismo russo, francese e inglese nessuno si scandalizzava. Ma l'errore dei nÒstri uQmini di governo, non può, non deve far dimenticare. a chiunque sia in buona tede, nei paesi neutri e nei lpaesi alleati, quella che è stata l'opera reale dcll'ltali~- quella che ~ 'stata sempre la intenzione di giustizia del popolo nostro. . Solamente, affinché sia possibile mettere in valore la posizione morale dell'Italia, occorre chP. il nostro Governo., si renda. conto senza ritatdi, senza esitazioni, una. volta per sempre, della im– possibilità di continuai-è nel primitivo orienta– mento mentale, e impadronirsi dei mezzi all'in– fuori dei, c1ùa1i non snr~bbe ·possioile rinn~varlo: I.:a convenzione di Londra, La convenzione di Londra, infatti, quella fa· mosa convenzione dell'aprile 1915 che è il ne va– rieti,r del nostro imperialismo ... dei tre alberi. quella convenzione è niente, e, peggio che niente. una passività, se ci impuntiamo a volere vedere in essa un menu di trattoria dove sono t'.l.S· salj_vamente elencati tutti i piatti territoriali, che alleati e nemici debbono servirsi nel giorno della cuocagna: diventa, invece, cna màgnifica base di nuove contro.tt.azioni. se sappiaruo utili•– ZaJ'è quanto essa contiene di conforme alla. giu– stizia internazionale, e se sappia.mo convertire alla. luce di questa giustizia una parte dei diritti terri101iali, già. riconosciutici dal ,eccltio u-a.ttato, in corrispettivi equivalenti di altro ge1tere, più realme1tte utili. e meno contestabili. Ui conforme alla giustizia inte.rnaziona.le , i)1- fa.lti, hi convenzione rli Londra co11tiene implicito in tutli i suoi articoli un principio, che noi non dobbiamo abbandonare a nessun p1<Cto, e di cui possiamo esigere la pronta realizzazione non solo dagli alleati, .che hanno firmato il documento, ma anche da \Vilson. che non l'hll. mal firmato, se la Società delle nazioni su base democratica non è un nome vano. il principio che l'Italia ha il diritto di rimaner-:i .sicura rulle Alpi e thlll'A– driatico, e di partecipare in proporzione dei suoi bisogni ai vantaggi del n,tovo a...sestamento colo– niale, che uscirà dal!.i guerra. e questo principio i' stato realizzato nella con– venzione di Londra .col metodo consueto della ,·ecchia diplomazia, a l>ase cioè di compensi terri– toriali e strappando la Libnrnia. e la Dalmazia agli Slavi e il Dodecaneso alla Grecia. e prnmet– tenclo all'Italia conquiste colon;ati in - Asia, in Africa, ed in altri siti, - questo 11011vuol dire cbe il principio debba esse.re abbandonalo insieme ad alcun.e appìicazioni concreto di esso. Questo vuol dire solamente che il p1·incipio deve rimaner fermo. ma dev'essere meglio realizzato per alt.re e più giuste vie. Per esempio. la Liburnifl fu da noi domandala e olten·uta perchè volemmo impadr,,,,irsi del nodo fenoviario di San Pietro, e impedire cusl una ar– tifi~iosa concorrenza del porto di Fiume contro il JK,rlo cli Trieste: il fine era giusto, il metodo eqi. iniquo. Ebbene, l'Italia dev~ rinunziare alla Liùurnia ma ha diritto acl ottenere anrhe un,1 ga– ranzia internazionale, doganale, con règime p.o~– tuale e ferroviario, che le consenta di raggiun– gere per altra via lo ·,te~so resultato della difesa. del commercio di Trieste. \ltr,J es~pio: La. Dalmazia çootiuenlale e 1~ iso}e '.JiLlmaticl~ turou.o \do~nd·ite e o»omnte, ~ per garantire all'Jtali,Ja sici!1-ezzs.delle irtJe cost.e adriatiche, ed e,itarle il r>eso di dover dif<>ndersi anche in questo mare, mentre ha da difendersi nell'lonio o nel Tirreno: il fine era giusto, il me– todo era erralo. L'Italia può rinunziare alla Dal– mazia continentale e alle isole, a patto che la costa 01ientalé adriatica sia neutralizz&ta, e sia riso– nqsciuta a lei sola dato c.he non si arrivi ol disar– mo universale, il diritto di tenere flotte e arse-– nali nell'Adriatico; e µoichè queste' diritto sarebbe illusorio se. l'Italia non avesse qua.iche ba.se na– vale ncl medio Adriatico, l'Italia chiede questa. ba.se nellé i.sole foranee dell'Arcipelago dalmata. Altro esempio. Gli Stati Uniti non ri~onosceran· no ma.i all'talia il possesso del Dodecaneso. L'I– talia rin;uncia. ·al Dodecaneso; ma la Grecia, per gli stessi motivi per cui ei;ige il Podecaneso, deve rinunciare all'Albania ·meridionale; 'e la Serbia. per gli stessi motivi. per cui esige la Dalmazia. deve -rinunçiare all'Albania settentrionale. E l'I– talia per gli stessi motivi deve rinunciare a Val– lona. Ma pçichè gli albanesi non sono in grado dl ditendersj contro i greci e i serbi, l'Italia per gli stessi motivi domanda. che sia affidata a lei, come alla nazione che ha il diritto di non avere difflcoltà nell'Acùialico, la protezione dell'intera Albania: Vallona sarà difesa, cosi coatr-o la 9recia e contro chiunque, dagli stessi albanesi, coll'aiuto (l.el - l'Halia. ' E gli esempi si possono moltiplicare nel pro– blema coloniale, e in quello delle co11venzioni eoo– nomicbe del ,passaggio dalla guerra alla pace, e fra tutt.i i problemi sorti finora. e, che via via possano sollevarsi: Tutto sta a rendersi conto della nuova situazione degli spiriti con pensiero chiaro, con fede fervida, con sufficiente agi_lità menta.le . Tutto .sta &. capv-e che solo una pietosa. per quanto spiegabile inerz.ia mentale, può cre– dere ché l'Italia corra pericolo di ceder tutto per nulla. mentre .si assicurerebbe tutto albbandona•· do solo... un pezzo di carta. . Questa essendo la nuova. situ.a7..ione Internazio– nale, quale deve essere nelle nostre nazioni la

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