L'Unità - anno VII - n.27 - 6 luglio 1918

134 sentire in t.ulte. l'a~ione degli organi di Governo, e di quelle organizzazioni, che vivono al fondi del Governo. Uni> azione contraditloria di quegli organi e dt quelle, organizzazioni non solamente avrebbe il rosultat.o di accumulare le conseguen– ze dannose t della poli li ca slavofila degli w1i e della politica slavofoba degli altri, annullando i possibili vantaggi e dell'una e dell'altra; ma su– sciterebbe ovunque perniciosi dubbi sulla chia– rezza e sulla lealtà della politica estera dell'Ita– lia: e dopo gli errori di questi ultimi tre anni; il nostro Paese non ha davvero nessun bisogno che i nostri uomini di Governo ammettano quest.o, che •arebbo l'orrore più funesto di tutlì. L'\Jnitl. · I ' , pr1rn1 frutti La stampa naldiat1a si dà. un iran da Care per annW.11.1,ireul pubblico o all'inclita che nella re– ocnt.e battaglia del Piave t.ut.to h, ~ruppe austria– ehe si sono battuto disperatamente, comprese le truppe iugoslave: dice, anzi, con grande preci– sione che le due divisioni, che dapprima aveva– no for1.ato il .Piavo a S11,nDonò, erano formate di oroat.i. Uno. di qu"~sto divisioni « celebre nel– « l' osorcito 11,ustriaco per l11,sua ferocia anti-ita– « liana, fotta omogenea.monto reclutatf nella e oittl\ o distretto di Zagabria, ba. come massi. e mo merito quello di avere espugnata la serba e Belgrado, a testimoniare una volta di più la e maturità della, austriaoa coscieo9,a nazionale e jugoslava >. .Filippo 1 aldi, per riconosoero ·la maturità. di questa coscienza, pretende ohe tutti gli slavi del sud senza nessuna, occoziono, abbiano questa ~ieoza, in modo che il Governo austriaco non possa in nessun modo e iu nessun luogo mette re insieme una divisione omogenea. Con ques\o criterio dove sarebbe st11,ta nel 1859 e nel 1860 la èosoienza nazionale italiani\.? Inoltre Filippo Naldi, dopo avere per tre anni e mezzo lavorato sistematicamente in compagnia di tanti altri a oso.sperare gli slavi del sud con– tro di noi, pretende che, appena tre mesi dopo il Congresso di Roma, quando la propaganda di concordia it.11,lo-s\11,va è appena iniziata ed è in • tutti i modi possibili ancora contrastata, - Fi– lippo aldi pretende che a un tratto non ci si.a più nel!' esercito austriaco uno •slavo del sud, di– sposto a battersi contro di no I So\o a queste due condizioni, Filippo Naldi sarebbe disposto a riconoscere che la nuova poli– tica dell'on. Orlando produce qualche frutto; so– lo io questo caso, egli ... intensificherebbe anche più la campagna slavofoba dei &uoi giornali por _dissipare quel ~tto. J'er fortuna non o'è bisogno di aspettare la conversione di Filippo Naldi, per riconoscere èhe 1a· nuova politica dell'on. Orlando è tutt'altro ehe inutile. Certo tutte- le truppe nemiche si sono battute fieramente. E i nostri soldati h11,nno motivo di andare superbi della foro vittoria. Ma anche per lo ozeco più ribelle è impossibile disertare du– rante un comòattimen.to aperto quando chi ii ve– de li accoglie a fuQilate, a bombe a mano e a 1rn– gnalat.c, prima di .chi;derti il luogo di nascita, la religione, le opinioni politiche... In certe con– dizioni, non c'è altro de. fare che battersi di– sper11,tamente per salvare la pelle. ~~ Inoltre, lo Stato Maggiore austriaco ha dovu– io mettere avanti una grande percentuale di irupp1o tedesche e ma.giare, non fidandosi abba– stanza delle truppe slave. Dal recente discorso di Wekerle alla Camera di Budape,s;, risultò che la strage di magiari è stata spaventosa, essendo v.nghoresi il 47 % dei raparli impiegati nelle ope– razioni del Piave. Se continua a doversi ba\tere i• queste condizioni, presto lo Stato Magiaro au- L UNITÀ atri~ non r.uà più oome riacna che truppe prenlentomente 111.a.ve: e &ilorl!o... ohi vini. vedrà.. Inoltre per meglio & 0neglia.re gli slavi, ohe erano spinti al combattimento, gli ufficiali t>ede– ~hi e magiari hanno dovuto forai avanli insie– me coi soleùl.ai per la prima volta dacchè fiamo in rruerra; e sono s~at.i maoellati in proporzioni fo1 rnidabili: e 1 11ulldr, non s, sostit"i,co,w (<tcil- Agli , ,· am1c1 di In occasione della formula adottala nella Di– chiarazione ùi Versailles, del 3 giugno 1918, con cui l'Intesa s' imr'3gna alla ricostituzione di una Polonia " libera e indipendente" ., si lunit.a i1we– ce ad esprimere la sua viva simpatia per le aspi– razioni del popolo Boemo e del popolo Jugoslavo verso La conquista ùella 1010 « libertà "• la rivi– sta Sew 1,;i,rope manifesta il suo malcontento 1>Cr questo trallamenlo differenziale lra Polacchi da una parte, Boemi o Jugoslavi dall'altrir, e ne fa responsalnle il Governo italiano, ad esclusione dei Governi inglese e francese, e poi ancora, entran– do nei pettegolezzi interni della Vohtica dei cor– ridoi ministeriali di Roma, dà la colpa all'o11. s~onino ad esclusione ùell'on. Orlando! Di quà lu scritt.orn prende l'°ii.ireper rifa.re una carica a fondo contro la politica dell'on. S<Jlrni- 110 comjncianùo dal Libro Verde e rivangando tutto il terreno di 3 anni di guerra I Il senso della•sproporzone tra causa ed cffeili è per sè evidente. Mellendo da parte la esal~ezza dei singoli clet– ~ugli rnlici, noi non possiamo accettare che un. organo atllorevole e responsabile della pubblica opinione inglese, con cui abbiamo tanti punti di contatt.o, si ingerisca in fatti che riguardano la politica interna italiana Giorno verrà - ce lo siamo auguralo e ce lo auguriamo· - che lra gli attuali alleali dell'Intesa si formi quella u Unio– ne politica di Stati libe1i " che consentirà ad ogni inglese di iolervenire nella politica interna ila.liana e ad ogni italiano di intervenire nel'a politica interna inglese. l\Ja quel giorno non è ancora ar1i valo, epperò è bene che resti ancora in pieno vigore quel codice di prncedura i.uterna– zionale, che impone a,\ ognuno di noi_ il talt.o di non ingerirsi nei falli privali del vicino. A che cosa mira l'alta.eco generico contro tulle. la politica eslera dell'oo. Sonnino? Un attacco generico può solo mirare alla sostiluzione del– l'uomo. Ma noi, che abbiamo sempre critica.La la politica estera, dell'on .. Sonnino, non· abbiamo ma; consentit,o di dare la sua lesta ai giolillianf a ai clericali e ai socialisti, cioè ai neutralisti di tutte le variopinte gradazioni. Dovremo oggi, per difender la nostra indipendenza, negar la lesta dell"on. Sonnino ai nostri alleati? Questa è la sola conseguenza, la sola deduzione all'assurdo, a cui pori.a la .campagna iniziata da New Europe cli intervento nella vita parlo.ment.a"re taliana. Faccio un secondo passo in merito della. Di– chiarazione di Versailles. Non ho ragione di non dire subilo, clle noi hutli avremmo preferito una formula eguale per la Polonia, per la Boemia a per la Jugoslavia. Essa sarebbe sta.lo un allo po– lilico lungimirante, che non avrebbe neppur crea,. t.o per l'lnlesa alcun impegno militare ·maggiore di quello, che si è _già assunto per creare un:!. Polonia unita c indipe.t1dente, con uno sbocco .11.I mare, conlro la Ge1·mania e contro l'Austria e forse anche contro una parte dei Polacchi stessi. Nel più si comprende il meno; epperò non è esat– ta la. preoccupazione dell'on. Sonnino, che non sia opportuno di aocrescere i fini della guerra. Noi dobbiamo deplo;·are che l'Italia non abbia. saput.o e 11011 sappia prender la testa nell'azione diplomatica anliaustriaca, e che, invece di tra– scinare gli alleati, si laccia tirare a rimorchio. Da- . plo1iamo che il temperamento di un uomo tolga all'llalia la posizione direttiva, che le spelta. Ma questa non è che UL1 aspetto del problema. Le. importanza caratteristica della Dichiara: zione di Versailles sta nell'essere collettit1a, meni-" in un esercito come l'atutriaco: tult'&ltro ! Inoltre in parecchi casi, i reparti afferra accer. c/1ist1, lii sono ane11i senz& continuare nella lot– ta: ne è prova il nun1t:'ro dei pngionieri fatti an– che ne, primi giorni della .battaglia, non mat udito ;n. tmppe in o((ensiva. ~&f~~ì;;,j New Europe di tutta I' Intesa. ~la 1>e1 ciò è anche un compromesso necessai<io. E' ovl"io che la rti– chiarazlone di un singolo Governo può andare li– beramente più in lit; ma essa l"ale allora per quanto vale o può valerr la !orza militare di quel singolo Governo ver decidere la gverra 01011- diale. E poich~ nessuno Staio singolo ha da sè la forza di risol\•ere il conllillo armato, la sua dichiarazione $ingoia non ha che un valore idea– le. fllVLt·e la ùchit\razionc colleltivn, se da una parto e un compromesso in cui il programma minimo di uno Stato tende a diventare il comun denominatore ùi tulli, in compenso, essa diventa realmente impegnativa per la condotta della guerra e per la conci usione .della pace ! Ora, secondo Xew Europe, l'anima arida del– l'c,n. Sonnino e i suoi preconcelii anti.jugosl~vi avrebbern imposto il minimo comun denominato re. Lo scrittore di .Vew Euro1ie guarda l'albero e non vede la foresta. Poichè dimentica di avvertire che laJ)ichiarazione di Versailles è anzitutto ade– sione alla dichiarazione latta dal Goveruo ame1i– cano; - e dimtlnlica pure che questa rappresenta il primo passo di pentimento, ·che fa il Presidente \\ ilson dopo il suo messaggio austrolilo ! . 'è basta; poichè la slessa colpa pesa. su Lloyd George ; nè, che io sappia, egli n& ha fatta ancora pubblica OJ_nmenda.Anche il Governo franc;pse era affetto 0 di austrolilia ereditaria; ma Clemencea,1 ha saputo recidere il male dalla radice, ed ha cosi messa la nuova pol~tica francese all'unisono con l'interesse dirello e primario d' llalia, che consiste nello smembramento dell'Austria, cioè nella trasformazione delle nazionalità oppresse dagli Absburgo in « StC1li liberi e indipenllenti ut Epperò - guardando alla foresta e non all'al– bero - no; riteniamo che il minimo c~mun ·de– nominatore della Dichiarazione di Versailles de– riva, per forza ·di cose, dai prececlenli atteggia– menti politici anglo-americani più che dalle fo bie personali dell'on. Sonnino. Egli, ~ vero, che anehe pel noslrn ~linisiro degli este,•i, lo smembramento dell'Austria non fa par– te dei· fini della guerra italiana; ma la frase ha ur, dive1·so significato politico in bocca di Sonnino ovvero di Wilson e di Lloyd George. ;-.Jelprimo caso essa è una mera previsione che l'Italia non ha la forza militare di smembrare l',IJustria; _ma non nega che q,1ello sia il dir~tlo interesse d'Italia. Nel secondo essa risponde <1.d una tradizionale concezione della· poli~ica inglese, a cui ha aderito l'America. Qu~sto è il campo di azione riservato natural– mente ai r.oslri amici inglesi ; operino in casa propria; ascino operare noi in casa nostra. Quan– do America, Inghilterra e Francia avranno deci– so di far la guerra per la llberl.à e l'indipendenza non solo della Polonia, ma anche del la Boemia e della JugosÌO.via, il nostro Ministro degli ·esteti, chiunque esso sia, si affretterà ad aderire.· Noi ne 1•ipondiamo. A. De Viti de Marco. UNA DOMANDA Il Corriere della Sera domanda: " P&rchè " ma; manifestazioni, come quella compiuta ora. « dal Governo francese (per la liberazione dalla « tirannide straniera non solo degli Czechi, ma « anche degli Jugoslavi), non si realizzano come « manifestazioni col lellive di tutta l'Intesa? Pet'– « chè mai l'Italia non svolse un'azione diplomi>– " tica diretta ad pttenare che tali manifestazio– « ni collettive sdene p0ssibili? "·

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