L'Unità - anno VII - n.24 - 15 giugno 1918

.. PROBLEMI· DELLA I>ircttotl I ANTONIÒ DE ym DE MARCO e G. Dilczlaae e .Amawmtn1iaoe, Roma, Yia Adda, •• - A~namc:nto ordina! 41-178 .. V. lfo VUll, (~ 0 ,•ara) AW!oNIPCDto ~tOtt; annuo Lue 20; semestraleJ.J-re Si pt1blllica il aabate a ROMA - Conto aon _____ .-- .-..-- ,.. -- Anno VII N. 24 SOMMA RIO. UNA STRANA AFFERMAZiqNE • L'Unità - L' INGANNO DEI COMPENSI ·. Luigi Einaudi. , IL· SOCIALISM0 RUSSO • Oscar --Skatbek-Tlychowski. "' Il sabotaggio delle esportazioni. - •Le scarpe di Stato. - La camorra ferroviaria. Una strana àffermazione Legge11do sul Grido del Popolo, giornale socia– lista ufficiale di Torino, che " l'atteggiamento del partilo socialista ha indubbiamente· giovato a " quel poco di fortuna, che· hanno avuto le solu– " zioni democratiche, che il gruppo dell'Unità « propugna per i problemi nazionali », - ci siamo stropicciati gli occhi, domandandoci sbalorditi: ma come, ma dove, ma quando, ma perchè ? • O noi abbitlmo le traveggole; ove fosse prevalso in Italia il programma disfattista dei socia/isti to– rinesi, a ·quest'ora i tedeschi sarnbbero a Milano e..,,_Torino, oppure l'on. Giolitti sarebbe tornato al potere a salvare l'Italia dall'anaN:hia e a rfcosti- / tuirle (I te'rri torio," riconducendola nella Triplice Alleanza. Se non siamo fuori di senno, noi non a.b– ·-biamo mai desiderato di questa .roba. Se poi passiamo da.I pToblema genera.le della guerra antigermanica al p'robléma. speciale dei -rapporti italo-austriaci e italo-jugoslavi, a cui il Griqo del Popolo sembra volere alludere, su que– sto terreno noi non solo non abbiamo mai incon– trato nessun aiuto, ma abbiamo dovuto contrastare sempre la propaganda. dell'Avanti!; il quale com batteva come imperialistico il programma dello sfasciamento dell'Austria e della formazione della Jugosiavia, è arrivato a falsificare Mazzini attrl buendogli l'opinione che la formazione della Jugo. slavi 'l Mrebl>e aannoi:a alì'Italiu, è stato sempu. contento come una pasqua quando poteva ripro– dune le insolenze, cli cui i giornali nazionalisti ci onoravano per la campagna che noi facevamo, e di lronte a cui i socialisti ulliciali erano o indifferenti o beffeggiatori o esplicitamente ostili. Ad ognuno, dunque, i suoi meriti. Il_nostro me– rito. purtroppo, è stato poco: in questo paese, do– ve si ha l'abitudine di !arsi venire addosso una paura pazza non appena un mascalzone qualunque riesca a penetrare sino alla vostra anticamefa e si metta a sbra.itare dietro alla vostra pQrta, noi ab· biamo sfidato i ricatti di chi sperava distoglierci dal nostro dovere con la censura e ricattarci con vituperi atroci: abbiamo tenuta alta una bancliera, che quasi tutti in Italia abbandonavano, e quando è venuto il disastro della Russia e il rovescio di Caporetto, molti spiriti, prepara.ti dal nostro lavo– ro, hann-· trovato più facilmente la strada Innanzi all'atroce lezione della realtà. Ecco tutto. Quel " poco di fortuna », che le nostre soluzioni hanno avuto, la debbono non al Grido del popolo, ma purtroppo alle sventure di q,.iest'anno passato. Salvo che il Grido del popolo non voglia dire che esso, lavorando a iprovocarequelle sventure, ha la– vorato, .appunto, a renllere necessari certi ravve– dimenti. Nel qual caso, risulte'rehbe «ncora più terribile la responsabilità dei soclallsln uffiefali: -• I i quali quella influenza e quella opera, cl~ hanno impiegato a favorire le vittorie tedesche, nfrer,oerc, potuto impiegarla a im1iedire quelle vittorie e"tlello stesso tempo a imporre a 1 governo italiano quepe "soluzioni democratiche », di cui oggi cominciano a volere usurpare i meriti. Così banno fatto le maggioranze dei socialisti in– glesi e francesi e belgi. Jh Italia la •maggioranza dei socialisti ha preferì to limitarsi a 151ida.repace, pace, pace. Era l'opera più facile. Qualunque idio– ta che abbia la testa dura e i polmoni forti, può fare la politica ripetendo meccanicamente una sola parola. Inte11.diamoci bene·, come abbiamo altra volta spiegato, e non ci stancheremo mai di ripetere, noi non rimproveriamo ai socialisti ufficiali italiani di essere contrari alla guerra, di essersi rifiutati prima a partecipare a.Ila campagna di propaganda per l'intervento dell'Italia, e di rifiutarsi ad ogni azlbne positiv~ oggi per rafforzare la resistenza de!! p~. Il male non è stato nel pacifismo; è stato nel metodo, con cui la p'rotésta contro Ja guerra è stata ed è condotta per pochezza d'inge– gno e per aridità· di cuore. Il male è stato nel per– vertimento intellettuale e morale, in cuti socialisti ufficiali sono degenerati a poco a poco per avere dissociata sistematicamente, in tutta la loro propa– ganda, la idea della pace dalla idea di giustizia. Hanno fatto• di tutt'erba :in fascio Ira i governi, che han provocata la guerra, e coloro che han dovuto difendersi immediatamente, _opremunirsi contro offese f\)ture oramai" indubitabili'. Hanno coperto di beffa ogni )avoro di propaganda, diretto a introdurre nel programma di pace dell'Intesa la maggior quantità possibile di giustizia per l'avve– nire. Si sono astenuti sistematicamente da ogni lavoro per preparate il popolo italiano ad esigere dal govemQ, in compenso dei propri ,,._crifict·e in premio della vittoria, una nuova politica estera, qua.l'è necessal'ia alla pace del mondo. Questo lavoro potevano fa.rio senza nessun biso– gno d.i dichiara(Si favorevoli alla guerra: pote– vano sempre dichiarare: - noi la guerra'la dete– stiamo e riteniamo colpevoli tutti coloro che la fanno; ma già che c'è, vorremmo che almeno pro– ducesse questi e questi risultati. E non c'era nean– che ~isogno che. avessero fiducia che i govenu conducessero la guerra a quei risultati. Potevooo sempre dire: - i governi sono tutti canaglie, e in questo caso la loro canaglieria consisterebbe nel non cercare di ottenere da tarl'to sacrifizio di vile e di ricchezza. almeno questi e questi risulta– ti: e primo fra i risultati, assicura.re ali' Italia l'unità nazionale sTlnza pregiudizio dei diritti al– trui. E giacchè la· guerra c'era, pur non approvan– <lola, non sa.botarl&,, l5 Giugno l 9 l8 invece i nostri so•listi si sono messi, i più - i sagre tani della bassa forza - a fare il vero e proprio sabotaggio della •guerra, ;:;rnmqvendo, per CSil!l'I~JiO, i tlill1Ult1_" ù1 701lllu -u~ll'agosto l91ì, e contribuendo meglio che hannb potuto - sebbene ir, proporzioni assa.i minoT:i che C56si non credano e che i conservatori non li accusino per far dimèn– ticare le responsabilità proprie - al dis~tro di Caporetlo. Gli altri - i cardinali dello stato ,nag– giore - non han visto quU:si tutti nella guerr<i. che un pericolo o una speculazione elettorale: fin– chè, fra l'agosto 1911,e il maggio 1915, poterono sperare che la gue.-ra o la pace la facesse Gio– litti, ga1·entendo le loro posi1,ioni elettorali, gio– carono d'equilibrio fra -la guerra e la pace, tenen dosi pronti a non fare opposi:ione seria a Giolitti, qualunque via avesse presa quando Josse tornato d.l Governo; dal maggio 1915 ad oggi, disperati ~he·la guerra .si facesse senza Giolitti e sperando elle una disfatta rn:onducesse al Governo e alle elezioni Giolitti, si associarono coi sagrestani del Paese per rappresentare la commedia della « in– transigenza di classe ,, conlrn l' « unica massa reazionaria "• per confondere socialismo e paci– fismo, e sabotare cosi col frastuono delle formu– lette care ·agli spiriti semplici, la resistenza mo– rale del paese: « in novembre, non più in trin– cea! »; - oggi che l'esperienza li ha convinti che per questa via hanno rovinato il loro idolo e com· plice e-minacciano di trovarsi senza appoggi si– curi nelle future elezioni, e ritornano ad avvedb1 si, a un tratto, che dopo tutto Carlo Mai,: .-on era un pacifista ad ogni costo, che la « nuova massa reazionaria " è un mito, che anche pel ,;ocfalisti la patria è sul Grappa, oggi invocano i "diritt.i, e ruagari i doven della coscienza mora!~, per rom– perla coi sagrestani, e mandare al Governo, e far la guerra o la pace a suo comodo, ma sopratutto a preparare le elezioni, se non Giolitti, per lo me– no qiinlcuno che abbia Ja stessa desiuenzn del loro antico idolo e da cui abbiano affidam·ento che sarà loro .amico sicuro. Fra i sagrestani e i cardinali noi preferiamo indubbiamente i 1,rimi, nei quali c'è almeno una. f~a morale rispettabUe, per quanto sT.. Ma e .:,agrestani e cardinali ·sono fuori di ogni legit– tima azione, e socalista. e democratica: tant'è vP-ro che il governo tedesco, che non nè socialista nè democratico, l'azione dei nostri socialisti si offTi– va di sussidiarla coi milioni del venerando com– pagno Greulich. E in nessun CASO noi possiamo consentire nè agli uni nè agli altri di farsi belli d\l lavoro nostro, a vantarsi di avere - propì·io essi ! - " indubbiamente giovato a quel poco di « fortuna, che hanno avuto le soluzioni democra– " tiche propugnate dall'Unità ». Come con la vostra astensione, più o mono co– raggiosamente sabotatrice, dalla guerra italiana avete indubbiamente giovato alla guerra della. Ger_ mania, cosi colla astensione, più o meno abil– mente sabotatrice, da' ogni discussione eui fini della guerra, avete indubbiamen-te giovato a ren– dere più forti le correnti nazionaliste contro le cor– i;enti democratiche. Qu·esta è la verità. Non la dimenticheremo. E non vi consentiremQ che tac. ciate dimenticarla. A ciascuno le praprle respon- sabilità. • L'Unità

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