L'Unità - anno VII - n.17 - 27 aprile 1918

sono impegnati dalla convenzione di Londra; li 1r ovimento contro la continuazione della gu~rr~ ,i.vcnlorebbo formidabile in lnshillona e in F1ran– l'1a, e a.;sumerebbe corallore a.nligo,ornativo, e unti italiano. Sarebbe possibile, in queste condizio– ni, cho continua.sso la guerra genera.le dell'In– tesa contro àl blocco austro-gennanico? o,·bcne, U pToblemo. dcll'Adl'io.tico, - grazie all'cm·ato punto di j>artenza del nostro Governo e al fanatismo foroce dei nazionalisti ilo.liani e ~lavi - è stato agitalo, da tre anni a que la pRY- 1c, nei paesi alleali e neutrali, in modo da con– sonlirc all'Austria, in ca.so di nece~~ilà, di of– frirci in favorevole t>Ollizione di9le>malica, tula pace, che sarebbe un disastro. Quid agendum. !'e•,· metterci in grado di parare <1uesto colpo p,,ricoiosissimo, è necessario che si 11arU delt' l– .,U-irt più che sia possibile in lutto il moneto alled– lo e neutrale nel senso it1Lliano, afflnc.hè il mondo sia. condotto a riconoscere giusto, anche ~>Orque– , t.a parte, iI prograrm,.:a italiano, e sia p'l'epa.rat.o ,Ili accellaro la continuazione dello. guerra, se l'Aushria conlinuorà n rifiutarci questo dirillo. Por rnggiungero qu~sto rçsultato, cldbbiQJno CO· mi neiare clo.ll "espcrionza, e riconoJCero fu,;esta la ttLlUca di contrnppl)Orrc gli eccessi ciel nazionall– ~1110 italiano a quelli dAI nazionalismo slavo. Por vincere i na:oiono.lisU sto.vi nella dpinione della t,c11to dabbene, dobbiamo dimostrarci non h1giu– hli come ossi e più di essi, ma più giusti di essi. i\Jl'Ita.Li~ L-C1fo 11011 conviene abbundonare sic et simpliciteì> la convenzione di Londra, se prima non sia 1>0ssibile sostituirla con un nuovo patto, più conforme non solamente ai 1>rin– ri))i di giustizia nazionale, ma anche ai be– nin1e~i e pe1wa11cnli interessi d.ell'llalia .. Ma sa- 1·eb1ieenorme errore im1>untaa•si a dichiarare che la convenzione cli Lonclra contiene le truvole deJ Monte Sinai. Il Go,-wno Italiano 1>uò benissimo dic.liiararsi disposto a intendersi amichwolmentc con la fu– tura Jugoslavia sulla distribuzione dei t.e1ll'itori adriatici, che lt, convenzione di Londra ha as– segnati all'Ilalia, e invita.re. in queste condizioni gli lavi del sud a considenare quel documento come una garenzia, che copre gl'inleressi non so– lamente dell'Italia, ma anche dello. futm·a Jugo– slavia, di fronte alla. 1.òi ·ancia e all'Inghiller,ra da un la.lo, e ,a,Jl'Au'SLria dall'allro. Frattanto, come prova della sua buona volontà, il Gwer110 ilnJ.iano !può dichiarare ohe non intende fa.r11nes– ~unn opl}Osizionc ali~ costituzione dell''l.1nità na– zionale serbo-croata-slovena, e che a quest.o nuo- 1·0 Stato nazionale cederà l'Istrin. orientalo e la Dalmazia, purchè sia possibile intendersi eq1fa.– rnente con esso su tutto il problema. adriatico con la meiliazione amichevole dei comuni alleali. E poichò la intesa Italo-J\lgoslava è una necessità non solo per l'Italia e gli Slavi, ma 11 nelle per l'Jnghillerna e la Francia, e questi due !paesi so– no legali alt'It.alia dalla oonvenzione di Londra, nulla vieta che li Governo ilaLiano chieda ai go– verni alleati equi compensi su altri campi per quella parte di t.crritori adrin.tici assegnatile dal– la -cònveniione cli Londra, che eventualmente p>tssere'bbero aUa Jugoslavia. Solo nel caso che una equa soluzione di questi p.roblewi sia resa impossibile o d,alla inLralLabilità degli Slwvi o da - ulLri moltvi indipendenti dalla 'bt10na volontà e cl:dlo. buona fede dell'Il.aLia, - solo in questo caso ii Governo il.aliano rivendicherebbe integralmen– te i territori assegna.Wc eia.Ila convenzione di Lon• dra. Assumendo questa 'posizione generosa e logica, l'Jlalia guadag,norebbe, a un tratto la simpatia perduta in 1Te anni di s1>J·opositi.inauditi. E la c-n.mpagna per ~•Istria italiana sa,rebhc 11olevol- 111cnlc facilitata nella opinione pub'.blica dei >paesi «!lenti e neutrali, a patto che questa campagna· rosse affidata a gente nuava, di sicuri rprecedentt democratici, a cui non si possano rimproverare 1,receclenti di j >0lemic.he e ili tbrut.aJtu.\ naztonali– ste, che per la propria mentalit.à sia ,portata a L'UNITÀ ~ciegliere nelle di.seu~oni coi, nazlona.llsU slavi quei !'Oli argomenti, che sieno giu&ti dal punto di vista democratico e perci~ possa avere presa nelle grandi moltitudini dem:>crn.tichc dell'Inte– sa. Una cam.1iaona per l'Istria italiana fatta da irredentisti adriatici e eta na.ionalisti, - ratta cioè con mentalità e con argomenti slavofdbi e im– perialisti, e da gente ohe si sia già discreditata nella campagna do.lmatica - saTebbe per la cau– s:t italiana un nuovo disastro! E la discu ione del problema deve essere fatta sempre in tono, por quant.o è possibile, amiche– vole Yel"SO il popolo jugoslavo, con lo scopo c'èn– lro.le di convincere non tanto i nazionalisti sla– vi - che sono J.Jestie feroci come i nostri - ma gli alleati e neutrali che è nell'interesso .!tosso degli Slavi del sud che il prob1ema dell'Istria sia ri– soluto nel senso delle aspiraziont ila.liane, ,se es!– ~te vero.mente negli slavi il desiderio '9inceTo di una stabilo alleanza ila.lo -slavo. per intercettare le vje clell'Ad1iatico a dell'Ego>:> all'imperialismo germanico. 11 dovere degli altri, Quelli fnt gli slavi, che non sono abb111titi dal r,russianismo e dagli odi locali, dovrebbero ren– dersi coni:>,. cho 8"ilitliani, l!lcrndc; in Flraiytn, •1 Inghilterra, in Amerìca. la. campagna per l'I– stria llollana- lavorerebbero non solamente ~ l'Italia, ma anohe per la creazione della unità 'l indipendenza jugoslo.va . L'Austria non può èede– re ali' Italia r Tstria senza sfasciarsi, ciotl se1i"aa ce(l.ere it posro alla Juaoslavla. L'Austria, quindi, deve conllnuaro n batle'l\91 flnchè o non abbbia salvo.lo l'Ish-ria, batlendo l'Ila.Ila, o non sia ~n– datEL tn rovina, colpita in questo, che è il SUO Poclo ,vitale. n giorno in cui l'llalla rinuniiasst all'Tstria, la 11acesi potrebbe fare da un momen– to all'altro, sacrificaneto all'Austrirt oli slavi del suet: e il sacrUlcio sarelbbe lecit.o pe-rchè l'Inte– sa non ha nessun impegno espl!c!t.o nè contrattua– le, nè morale di continuare a battersi sino e.Ila. demolizione dell'Austria: queuo tmpeano ~ tm.pli– cito solmnente in quella parte della convenzioné di Londra, che assicura l'Istria all'Italia.: se questo rpunlo cade, vien meno immediata.mente O· gni hase diplomatica a.I prograrnmA. unitanio sud– slavo! Per ciò quegli fra gli slavi, che han con– servo.lo l'uso della ·ragione, dovrebbero rendersi c-0nlo della necessità di non contro.stare nel loro stesso interesse la propagando. per l'lstrn.a ita– liana. • Fi nch~ dife11devano la Da.Ima.zia slava, essi compivano O'pera giusta: e se le polemiehe fra essi e" i nazionalisti italiani, purtroppo, hanno favorito l'Austria, sarebbe iniquo dRre Iorp tutta In responsabilità di qnest.o 1isultato. Quando, pe– rò, essi nbbiano la certezza. che l'Italia. non dispu– terà loro nè la Liburnia, nè la Dalmazia, un 'ul– teriore contestazione per l'Istria .sarebbe non so– lo iniqua in sè, ma stoltissima; lpe'l'chè ~ ott.enes– se il resultato cbe si propone, fac.iliterebòe al– i' Austria _t>l! ,I\ pe.oe, in cui l'It.alia non avrebbe ·bensi l'lstaa. ma la' Jugoslavia non ~gerebbe, sorgerebbe amputata. della Slovenia! iMe. •chiedere a quelli slavf son ool-0 che ten– gano ~resente quesfu punto di vista, ma. &ncho che abbiano il coraggio di rifiutare espllc!temén– te le pretese cle'i loro esaltati, ~ ohiederé forse tr~po o.Ila ,saggezza (!i uomini esà:~p!1l'ati a'a: tre anni di polemiche e di sventure. ' La sa@"gezza, che sarebbe farse vano chiedere agli. l!lavi, dobbiamo chiederla a.gli amici inglesi, francesi e americani e dell'Italia e 'degli slavi. Essi non devono seconda,re i nRzionalisti slavi nella polemica su!l'Istrte.. E non b'asta che s! ten– gano neutrali: devono biasimare posltiva.mentè <;ualun((Ue fra i loro cittadini si metta a<l aizza– re gli slaNi più o meno apertamente con interven– ti indiscreti; debbono, pu'r senza compromettersi troP'))O, fM' comprendere Q8li steSSi slavi ohe non è opprtuno tÌ'l'ar troppo la corda. u dlscuseio– ne coi nazionalisti slavi ruori d'Tla:lla, oovremm(I farla noi, democralici italiani : i nostri amici In Inghil(erra,- in Francia, in America, senz11. met– tersi esplicitamente contro gli slavi, dovrebbei'Q preparan~ fro. l loro connazionali un terreno df impatio.. Quosi'o>pera. dei nostri amici è doverosa spec!aJ– menle in Francia, dove sono purtaoppo ancora vivaci certe vecchie correnti di idee, secondo te quali l'Ito.lia ha sempre l01io, e la Francia deve o salva.r l'Austria o creare lo. Jugo.."1avia, ma. In nessun caso deve essere troppo amica dell'Ita– lia. Noi non vorremmo che questi slavoftli trop– po zelanti, dopo avere giustamente contrastale le pr-etese ila.liane della Dalmazia, '.a.cessero la st.es– SlL cosa per l'Istria, esasperando col loro consen– so lo ingordigie dei nazionalisti slavi. I nostri runici inglesi e fra.noe~i tengano per sicU!l'o: che l'alleanza it.alo-fra.nco-ingtese; reste– rà dopo questa guerra sia che Italia e Francia escano soddisfatte neì loro programmi nazionali, sia che escano più o meno insoddisfatto; ma in queslo secondo caso occorrerà e.be la inooddisla– zione eia equivalente: se lo. Fra.ncia anà la sola Lorena, l'It .a.l.ia non sentirà nessun rancore con– tro gli alleati se otterrà il solo Trentino; ma qe non ci sarà questa equivalenza, se per esempio la Francia avesse l'Alsazia-Lorena, e l'Italia non avesse l'Istria, l'llalia si sentirebbe tradita dalla Franeie.'e dall'Inghilterra. Una pace di questo ge– nere .dem~ij'e~be in Ila\ll ogni CQ{reylc antiger, manica, e ricondurrebbe l'ltalia, delusa, umiliata, fieramente irritala contro la Francia e l'l.ngh11- terra, nell:e.lleanza colle Potenze ccnlrnli. Ora tut.t.a. la proI)Oganda, e.be fanno i naziona– listi slavi per seminare d'll.bbi sul diritlo dell'Ila· lia nella questione jslriane., impedisce il formarsi nell'opinione pulJblica alleala cU u~a salda ~r- 1•onte di idee, cbe mantenga risolutamente i Go– verni alleati a fianco dell'll.alia; alimenl.a per l'o– ra critica delle decisioni supreme una situazione J>Sicologica, in grazia della quale J'llalia potrebbe sentirsi abbandono,tt dagli alleali, e la Genoa,. nia potrebbe riconquistare per sempre l'alleanza cieli'Itali a. I nostri runici cli Fmncia, d'lnghillcrra, di A.– rne,·icn. devono impetlire che i nazionalisti slavi compiono qucsl.a v,era e ipropria opera di rovina. per sè e di sfacelo in casa altro.i. l'Uollà' · Non tutti a Roma'' capiscono Gli inselglnanli di Padova hanno chiesto al Mt• nist.ero della Istruzione un sapras.~oldo per disa• gial.a TeSi_!ienw,: E chi conosce le condizioni della citt.à, non rpuò non t.rovan-e più che giualiflcata ques-wi.domande.. Al <Minisloro hanno risposto che non s'intende fare agl'insegnanti di Padova un trattamento spe– ciale. Come se le condizioni cli Padova fossero eguali a quelle delle altre città! Una vecchia insegl\anlc di Padoya ci sori ve: u Orooo che non tulti a Roma capiscono in quali condizioni trascorriamo i giorni qui, p111'chè ne8- suno mostra dJ accorgersi di noi, nè ma.i viene, se non akro, una pa,role. 'PC1 rlnfrancare._alwen.> i -gi OVa.ni ». Quell'insegna.nte ha ragione. Non lutti a Ro– ma capiseono. ·L, Pasqua di guerra Oggi è Pa-squa. e lai paBSo quai;aù nell'iaol&– mcnto, nell'attesa,; in quello che tanti ,altri ohia.– mano < il se.orifieio > o ohe per me è piooolo e fa– cile, percl:iè fidee. alla qua.le fe.ocio questo sacri– ficio è tanto più grande, pili 1 bellii. e più eterne. di noi. Sairà belle. lai pace·quamlo verrà.; purohè venga, quale io o tu la, "d0$ideriamo, cioè pace che faccia la nostre. razza, il nos~ paese, la nostra diacendenzai più fort.e e più rispettaia: nel mondo: Se non deve essere cosi, clie tutf.e le PMque av– venire siano PB114uedi guerre1 come questa., fìn– chè il nostro sogno non diven·ge. realtà: o finohll non possiamo vivi o morti, cioè !loi e i nostri figli tenere alta. la testa, guardare fiduciosi e ai– curi !Ili 'avvenire I 5. B., ma:gg. d'arliglierl&.

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