L'Unità - anno VII - n.7 - 16 febbraio 1918

titi passionati su questioni ohe divrntano, perciò appunto, di ordine secondarfo. Tra queste va messo in prima linea il problema, che viene 'Periodicamente riproposto, dei nostri scopi di guerra. Che le democrazie de.ll '!Ltesa .debbano agire per– chè gli° accordi segreti - ed ora noti a tutti - stipulati tra i Governi, sieno spuntati di tutte le punte imperialiste è pacifico. Ciò serve a ren– dere più serrata la compagine· nazionale di tutti i partiti ·in tutti i paesi alleati di fronte al ne– mico esterno, e serve inoltre a preparare quel programma democratico che deve eliminare dal Trattato di 'Pace cause eyidenti e non necessarie ùi nuove guerre. Ma non dobbiamo più presfilrci a disoutere gli scopi della nostra guerra di fronte al nemico con la speranza o di indurre i Go-verni nemici ad ac– cettare la. pace senza annessioni e senza inden– nità o di spingere i partiti democratici. dei paesi nemici ad imporla ai rispettivi Governi. Sono il– lusior.il :.1a in ciò appunto, nel seminare i germi di que– ste illusioni, consiste il giuoco o la offensiva po– litica della Germania. Essa fa credere all'estero che è disposta a ridurre le sue condizioni di pace, se noi riduciamo ·1e nostre. Essa medesima fa credere che esistor,o negli Imperi Centrali partiti democratici e movimenti popolari, che premono sui Governi per affri;ttare la conclusione della pace. Con ciò adesca i Governi e i partiti demo– cratici della Intesa a discutere contiouamente ~11 scopi della guerra, a mettere gli uni contro ;;n altri, a creare gruppi di opposizione, a. sabotare la· guerra in ca.sa nostra. Finora la offensiva politica della Germania ha avuto successo, perchè ai germanofili di voca– zione o di professione, che sono un po' da per tutto, ma specialmer,te in Italia, si sono uniti i pacifisti, i dottrinari e i democratici di buona fede,· che sono un po' da per tutto, ma special– mente in Inghilterra. Observer. S I ltl . ' a viamo stria. . Discuter,do quella convenzione di Londra, del 25 aprile 1915, che i giornali cli tutto il mondo hanno già 'J)ubblicata, ma di cui !'on. Sonnino continua a .vietare la puoblicazione in Italia (1) perchè si tratta cli un gelosissimo segreto diplo· malico, la Nation - rivista assai difiusa e aiu– torevole di ew York - deplora nel numero del 6 dicembre, che l'Italia clomàndi « non solo il Trentino e la Dalmazia, ma anche l'Istria». Per la grande rivista americana, l'Istria sarebbe an– cora meno _italiana della Dalmazia! Ur..o sproposito di questo genere merita di es– sere attentamente notato, perchè è indizio di uno stato d'animo assai diffuso nei paesi dell'Intesa e pericolosissimo per noi: il problema dell'Istria è del tutto ignoto ai più! La. responsabilità di questa condizione di cose r..on è degli inglesi, deg)i americani, dei francesi: è del nostro Governo, che ha affidato per tre an· ni la propaganda all'estero alla Dante Aligh:eri, società patriottica e linguistica, già per sè stessa non qualificata ,a diffondere all'estero la cono• scenza di così delicati e complessi problemi poli– tici. E la Dante Alighieri ha incaricato della bi– sogna una mezza dozzina di fanatic; e di sempli• cisti, a cui faceva difetto la necessaria cultura storica, la conoSklenza: dell'am'bier..te internazio- nale e il senso politico dei limiti. · Costoro immaginando forse dhe il problema del– l'Istria fosse già pacifico, si sono messi ad :i.cca. tastare inesattei,ze e scempiaggini per .rivendi· care all 'ltalia la Dalmazia, e hanno trascurata l'Istria. Anzi, nella furia di sostenere il loro pun– tiglio sono arrivati a inventare con l'on. Foscari che la Dalmazia è militMmente più .import:i.nte dell'Istria. E devono oggi sentirsi rinfaociare dì pretendere, non solo la Dalmazio., ma anche I' I– stria! Queste faccen~uole lasciano ir,differente !'on. (1) L'on. 'Sonnino si è deciso di far leg:gere all:i. Camera parecchi trattati segret.1, _Per dunostrare che il nostro era meno 1mpenal1st1co deJ trancese e del russo. · ino Bian o L UNITÀ Sonnino. Certe miserie non lo tangono. Ha in tasca il suo pezzo di carta e dorme tranquillo. Se fosse stato filosofo di professione avrebbe se– guito certamente la scuola del trascendentalismo asso~uto. Eppoi, r,on è detto che l'on .. Sonnino non consideri anche l'Istria come un atout ..... alla rovescia (i diplomatici amano molto la pa– rola atout) : dato il concetto che sia assurdo vo– lere Jo smembramento dell'Austria-Ungheria, e dato che nessuno può prevedere come finirà la La guerra Le navi. Il giorno; in cui le navi neu.trali, malgrado .il continuo ed allettante 1·ialzo dei noli, non ,po– trao.n(>· più venire affatto nei nostri porti, non è molto lontano. Allora, la nostra guerra, i no– . stri rifouiimenti, il nostro stesso sostentamento, dipenderanno unicamente dal sempre più assot. tigliato stuolo dei piroscafi nazionali, o tutt'al più da quelli, che, dopo aver provveduto a tut– to il laborioso trasporto ad approvvigionamento delle tuuppe americane in Europa, ci potranno ancora essere saltuariamente concesse dai nostri alleati. Per superare· tale prova oecorre che l'Italia si prepari non solo a utilizzare meglio l'elemento uomo, correggendo l'errore per cui oggi il. paese, ricco di buona gente di mare, ne, utiFzza pe.r la navigazione la parte meno •buona, ma aiuti e provveda e sfruttare me,glio quel materiale, di cui il nostro paese è irrimediabilmente povero. Irrimediabilmente. Non convie.ne illudersi nel– la speranza di affe~-mare la crisi mar'tti.ina nei riguardi delle navi, con l'acquisto di nuovo ton– nellaggio. L'attuale conflagrazione, come è noto, portò il valore delle navi onerarie · a tali iperiboliche altezze, da 125 fr. alla tonnellata-peso a 2000 fr. e anche più, da. costri.ng, ere i vari governi ad impedire la loro vendita all'estero, perchè tutti indistintamente gli Stati neutrqìi o belligeranti, a.vevuno un. ieg:uale· bisogno di tonnellaggio. Il nostro governo eccitò, è vero, i nostri arma– tori a investire i sopraprofitti di guerra nell'a.– cqu!sto ctf nuove navi; i nostri armatori, per un po' di tempo, fecero di tutto per acquistare navi in America. o in Giappone. Ma. a.Ila fine dr.– oidettero, sia per i sequestri preventiv; posti da.i va.rii governi sul naviglio in costruzione, sia percbè il prezzo domandato era arrivato al p_unto da render du\jbioso qualunque armatore so non conve.nisse meglio correre il rischio di paga.re die– oine di milioni per una. nave, che poteva essere silurata nel primo viaggio, e, forse, \lnonn8!Dente svalutata dòpo .la pace. Cosioohè la nostra marina, malgrado le facili– tazioni accordate dal governo, si è trovata. nelh impossibilità di compensare ·con nuovi acquisti le perdite coo continuamente subiva. Per compensare queste perdite, si sono im– piantati cantieri per tutte. le coste d'Italia, im– pegnandovi forze produttrici, che avi·ebbero ben più giovato a costruire ca.rri ferroviari, per i quali abbisogna meno materiale metallico, e per mezzo dei quali si potrebbe mirare a ri– solvere il problema dell'approvvigiona.mento con sistema radicalmente nuovo Ma tr': cantieri, ohe ora aspettano... il m.ate- ria1r 1rono i vari ministri Arlotta a pro- •' grandi discorsi, e ai vari, « Giornali d' alia » a, strombazzare la rinascita della ma– rina mercantile italiana .... Essendoci, dunque, poco da. sperare in un aumento del tonnellaggio nazionale, 11::jisogna modificare meglio che si può le navi che ci re– stano in attesa che ]lJ; nuova flotta costruita del Nord America sia. posta a nostra disposi– zione con generosità prudente, e sopra.tutto proporzionata alla nostra apaoità e, attività.. 35 guerra, non è = gran male - pensa forse l'on. Sonnino - che l'allenzione pubblica, in Italia e all'estero, sia distratta dall'Istria: in caso di ne– cessità, si potrebbe rinunziare all'Istria per ot– tenere la famosa enclave della Dalmazia. ~Ia r,oi, poveri mortali, non dormiamo tran– quilli. E ripetiamo· ancora una volta il grido, in– torno a cui dovrebbero raccogliersi tutti i pove– ri diavoli come noi: salviamo• l'Istria- g. s. ·sottomarina 1..,,0 posw, 1Uoo11w10 noi a~tuulmente della nosl1:.1,uuLtLl. il rrngl1ore. uso, cne, potrulllJUO ! "l iSùllOj oggi Jll lt!!J.Ia (J_UU,l,l,l"Q ù•J.WlStrii elle; Hl([Ul&SCODO le no.vi merel1.lltlh: l mw,stri aellu, 1.;ruerra e delJa llJ.8l 0 llla, che le requ1s1sco– no p<>r !.l tra.sporLo di truppe o <-i t>est1ame_;. il cl<!U1SLI"O delle !llllllÌZIOlll, cue le p;-euae p0r tra– spor.are metalli e strumenti beilw1; e wtine, il ì\im1stero req u1sitore per eccellenza, per 'detini- 210ne, quello dei 'lrasporti, per gh approvv1g1O– na,ment1. Vi sono poi 111.nwuni;traz10ne delle .l!'errovie dello t;tato i Siderw·gici, la Casa An. sa.I.do , c,be utilizzano una propria tiotta. Però mentre quèste ultime imprese si valgono di piroscafi adatti, lo stesso non può dirsi per lo t:ìtato, •cbe in fatto di naviglio è rignostico, e sembra valutare tutto il na.viglio ad una. mede-· sima stregua. .Per esempio, par. bene utilizzato il pirOl'caio « .Principessa :Mafalda » - quello cbe fu il più lussuoso transatlantico che toccasse il Sue} __ America ~ tenendolo mesi e m:es1 ancorato a l'aranto per servire di hotel agli ufficiali della R. Marina ohe non trovavano alloggio in tenu: un' piroscafo simile non poteva servire a niente di meglio? Ma pon sono sicura.mente bene uti– lizati certi altri transatlantici costosissimi, -che si mandano in America per caricare all'incirca tanto di gra.no , qu.a.nto ,<)()Sumano di carbone nel viaggio. Questi piroscafi, sareJbbcro molto più adatti a trasportare armi, munizioni e me. talli di val01,e, ecc. • Del pari si potrebbe prendere qualche altra nave, ridotta oggi a. vivaio di ostriche nei patrii P?rti, come il « Moltke » sequestrato ai ted&– sc'hi, e svuotarla completa.mente di tutti i" sa,. loni ed alloggi di passeggeri, e farn·e un magni– fico trasporto. Invece sia.mo a scervellarsi per ridurre a cargo– •boats il nuovis\iimo 1« Duilio -. ancora da finire, e di costruzion recente e specia[iqg;ma I Pw·troppo di questi impieghi sbagliati se ne avranno sempre molti, con danno per l'erario e , spreco di potenzialità, marittima, fine! è la, dire– zione di tali gelosissimi servizi sia affidata a bu– rncratici e militari - pazienza i burocratici: ma,, percbè l · mili tari debbono OCCUJ>arsi di queste faccende? - i quali faranno sempre il contrario di ciò che sarà, proposto daJ. direttore della. Com– pagnia X o del Ca.po Mru·ittimo dell'Armatore Y, perchè questi signori sono invariabilmente altret– tanti farabutti. Ma dov12> si possono ancora ottenere grandi vantagg;, è nell-'abbreviare la durata. dei viaggi e special.mente le sos~e nei porti. Riguardo alla durata dei viaggi, bisognerebbe fare in modo che la nave potesse sempre scari– care nel primo porto italiano dove fosse obbli gata ad approdo.re. Invece le nostre navi sono sistematicamente esposte, dopo una traversata m~iterranea ;peticolos.issima, a lumacbeggiare di porto in porto I E si noti che è appunto du– rante tali bordeggia.menti che i silura.menti pjù spesso avvengono: e ciò per ragioni tecniche di navigazione sottomarina, e forse per ragioni non meno tecniche di spionaggio nazionale. Anc.be le soste nei porti si doVl·ebbero ridurre al minor tempo possibile. Il sistema di racco· gliere numerosi convogli a Gibilterra e scortarli fino in Italia aggrava la crisi dei porti e dei tra– sporti terrestri, perchè fa afl:luire in uno stesso porto, allo stesso tempo, un numero ragguarde-

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