L'Unità - anno VII - n.5 - 2 febbraio 1918

Accordo di Governi e consenso di popolo. In Italia la stampa e il Governo si affannano a ripetere che le nostre rivendicazioni ci sono state riconosciute da accordi che sono defUlitivi e non contestabili. E nessuno del Governi che li hanno sottoscritti pensano a contestarli. Nè Lloyd Geor~c li ha contestati adoperando una !rase genericn, che li comprende e non li attenua. Ma non è questa la questione. Se il governo e, la stampa d'Italia si accontentano del " trattai~ segreto " dell'aprile 1915 si accomodino purn; ma non protestino se Uoyd George non ha potuto precisare le nostre r.ivendica1,ioni territoriali che sono un segreto diplomatico, parlando al Partito del lavoro e alle Organizza1,ioni dei iavoratol'i inglesi. Ma non basterebbe neppure, la pubblicazio 10 dell'accordo per sanare la situa"lione. Se si vuole che j Capi cli governo in America e in Inghilterra ne parlino al popolo, occorre che il trattalo sia nolo, ma occorre pure e sopratutto che il suo contenuto sia accettato dal popolo. Ora noi sappiamo che il partilo del Lavoro e le Organizzazioni dei lavoratori approvano unn pnr\,e - e la maggiore - delle ri venclicaz.ioni ita– liane, che fanno parte dell'accorcio; ma ne ripu diano un'altra, quella che essi considerano come una punta di imperialismo contro la nazionalità jugoslava. E'J)però quell'accorcio - pur restando jmpegno clei governi - divide l'opinione pub'blica inglese cli fronte agli scopi che giu~t,ficano la guerra Se 'Lloyd George lo avesse ricordato e sotlopos•,o alla discussione e all'approvazir>•1e dell'asse.;.,;,1cri delle Tro.cles Unions, come fece per lo sgomherv del Belgio e per la restituzione da11'Alsazia-Lorena alla Francia, avrebbe determina lo il dissen~o 1r· vece del consenso, la divisione i11vece della unio– ne, avrebbe rafforzato il ,gruppo di coloro ohe pre– mono sul governo inglese per 1,, pace invece di stringere tutte le classi Ja-voratrir.i nella determi– nazione cli continuare la guerra .J dl consentire spontaneamente quei maggiori sa~l'iflci che il Go– verno ad essa chiedeva e di cui si discuteva e su cui ,premeva di venire ad un accordo. Wjlson e Lloyd George, nell'interesse super.iore defla guerra di tutU gli alleali, hanno pa1·lalo nel solo modo che potevano e dovevano, per man– tenere salde e compatte la volontà e la resistenza morale di tutti i partiti alla guerra, nel momento in cui a causa degli avvenimenti russi e delle trattativQ cli pace di Brest-Litowsk, i partiti paci– ·11sli e socialisti in tutti i paesi dell'Intesa davo.no manifesti segni di turbamento. Il fine raggiunto· giova all'Italia come a tutti gli alleati in guerra. Rivengicazioni italiane e Alsazia-Lorena, ... Cert<1, dopo quei discorsi, la realizzazione delle nos1re rivendicazioni· tenitoriali restano un inal– terato u impegno segreto " dei governi. Ma questo è tutto, e •non è molto nell'attuale fase politica della guerra, in cui i segretumi diplomatici pal'e che non ,-esistano facilmente alla pubblicità, e che corrano invece la sorte degli antichi vasi ùi terracotta che, uscendo dal secolare interramento alla luce, si sgretolano. Poichè bisogna pure crudamente .riconoscere, elle nella coscienza delle democrazie inglese ed americana le questioni terJ·itorjali riguardanti i vari alleati si son, venute classificando per grado di importanza, per cui non parrebbe giustificato che, per la integrale realinazione delle rivendi– cazioni italiane, si debba prolungare la guerra mondiale oltre il momento necessarfo per impor··e con le armi la evacuazione del Belgio e poi la restituzione dell'Alsazia-Lorena alla Francia. Il fatto è certame.nte incomodo per noi. Ma di esso non Wilson, non Lloyd George sono respo'l– sabili; lo sono invece le errate tendenze imperi'l.– list.iche della politica italiana, il segreto diploma– tico imposto da noi e la fobia antidemocratica, che non ha voluto ricorrere alla propaganda per popolarizzare all'estero le ragioni profonde e limiti ragionevoli delle nostre rivendicazioni. r L'UNITÀ In conclusione, allo stato clei falli, il programma delle noslrn 11vendicazioni. contenuto in prcci,i o.ccorili internazionali, potrà essere reulizzat,, dalla guena vittoriosa, ma non può e sere 1111 argomento, per indurre la democrazia inglese cò americana a prolungare la guerra. Questa è la verità che scaturisce aai r&centi episoclt · '.\la un siffatto stato di cose può essere modificato da noi. Spetta al Govemo italiano cli attenuare il pro– gramma delle noslre rivendicazioni terrjtoriali e l'indirizzo della politica nei riguardi degli jugo– slavi e nei riguardi dell'Austria e cli renderlo po polare in J nghilte.rra e in America. Offensiva diplomatica. I discorsi Wilson e Lloyd George, dopo aver formulato il nuovo programma minimo degli scopi cli guerra dell'Intesa, ed avere ottenuto sopra Cli esso il consenso dirntto ed esplicito della demo– crnzia antimperialista, sono indirizzali ai nemici e alla Russia. Con che è come se noi avessimo po. silivamente partecipato ai pourparlers di Brn·•!– Lit,owsk. In ogni modo le nuove proposte ò1 Wilson, di Lloyd George e della'.Democrazin anglo-amerirRno sono state sottoposte all'ultima prova d~I fuoco. Poichè, se gl'Imperi centrali accettavano ora cli entrare in negoziati di pace, l'Italia, la Serbi11.,la Rumenia e le nazionalità componenti la /llonar– chia austro-ungarica av,·ebbern dovuto subire ri. nunzio impos.te , a loro insaputa, dai>:Jtallenti p1ù 1>olenti. Il che non è ammissibile. Busta questa considerazione per escludere l'in– tenzione e il pericolo. Poichè è certo che Wilson e Lloyd George non si facevano l'illusione che le loro J)roposte sarebbero staio arretlale dal :Milita.– rismo prussiano. li primo Ministro inglese lo avea prnvislo e eletto in anticipazione al Comftato del Partito del la– voro e delle Trade Union.1. E' verosimile che il Presidente americano prev,cdesse lo stesso esito. Poichè coloro che conoscono le ragioni della guer– ra, sanno che 'essa è stata scatenala dalla casta militare, per storno.re il pericolo interno del mo– vimento democratico per il, regime parlamentare e contro il mililartsmo, ohe dQpo •i fatti di Za'bem ora divent.ato mina.ccioso; •ha promesso al prole– tariato e alla borghesia induslriale di porre il ao– minio mili(are aJ servizio del dominio economico nel mondo; ha, in una parola, promess<> una " guerra di conquista "• e al mant.enimen.lo cli tale proméssa ha legalo il mantenimento dellrt sua posizione interna, di privilegio sociale e poli– tico. Questa è la posta che il militarismo germ,i nico ha giuocato sulla guerra presente. Se oggi si proponesse alla Germania il ritorno a11o statu quo senza annessioni e senza indennità e senza riparazioni, essa rifiuterebbe. Se il militarismo torna a casa a mani vuote, è condannalo; la ri– \'Oluzione interna è fatale; il regime parlarne.-i– tare con l'avvento al potere del proletariato e della borghesia è inevjtaliile, la caduta ciel regime militare è il minore dei CO!'ollari prevedibili. Ma la massa del pubblico e specialmente i par– tili .popolari non si remlono sempre conto esatto cli questa tragica situazione, in cui si dibatte in Germania il parlito militarista, e ],rendono per buona moneta la dichiarazione ufficiale, che gli Imperi Centrali sono pronti alla pace onorevole « senza annessioni e senza indennità "· E chie– dono: " Se la Germania accetta questa fo)•mula e se l'Intesa non· fa una guerra di conquista, come è vossibile che non si trovi la fiormula della conciliazione e della pace? - Non bisogna. co– munqu~ mettere la Germania con le spalle 11 muro andandole incontrn? - 1 011 bisogna metterla aHa D•·ova? - "· ' E alla prova è stata messa - almeno finora .- dai massimalisti russi a Brest-Lilowsk; il cui solo risultato finora tangibile è co,-i'sacrato in un noto comunicato ufficiala del governo leninista. E alla prova è stata ol'a rimessa da Wilson e da Lloyd George; e Io stesso risultato si è otte– nuto. In ambo i casi si è chiarito che la Germanift non vuole « annessioni violente "; ma vuole quelle spontanee; il che corrisponde al program· ma democratico dell'Intesa, che vuole riconosciuto acl ogni popolo il diritto di decidere liberamente dei propri destini. e non che, nella procepura Ieclesca, la Curlandia, la Liiuania e la Polonil, ed ora anche le Fiandre debbono manifestare li– beramente la loro volontà a mezzo di Diete nomi– nate dai Generali governatori e sotto la prole- 1,ione delle truppe occupanti. Nel concetto au– striaco poi, il plebiscito, o qualunque altra pro– cedura che possa sostituirlo, non può e non deve applical'si ai popoli 6ppressi dalla tirannide ma• giaro-leclesca., perc.hè que ta oppre sione è sancna dalla Costituzione politica dello tato, in et:; 11e~– suno ha diritto di mettere il n11o, ed anche percne i Boemi e gli Slavi e gl'ltaliani sarebbero capaci di esprimere liberamente lo. loro volontà ancne in pl'e enza delle baionette austro-magiare. La nostra offensiva diplomatica è tata ci-unque coronata da pieno successo: - con l'avere ridotto al minimo le conchzioni della nostra pace, Wils,n e l.loyd George hanno ottenuto il pieno consenso preventivo dei 1m1·tili democratici; e q11esto risul– tato è 'stato definitivamente consacrato dal rifiuto Opposto dngl'Imperi cenlrnli. Tanto maggiore il successo, quanto pili lurnno ridotti gli scopi della nostra guerra dì Ironie al precedente pili ampio o pili completo pr6g:rnmma , di guerl'a. Che \\lilson e Lloyd George sieno andati anch.:i al di sotto del minimo è dimostralo dal !atto, che delle concessioni e rinunzie si sono doluti gli stessi alleati, come l'Italia e la Ser15ia. Oggi non può esservi in h1tti i paesi della In– tesa e in tutti' i l)ar!ili che una sola convinzione e un solo proposito: - gl'Imperi Centrali debbono essere vinti. Dalla villoria non uscirà il program– ma conciliativo proposto oggi da Wilson e da Lloyd G-eorge, ma qnel maggior programma, che la vittoria ci permetterà di realizzare a beneficin della libertà e della indipendenza nazionale di un maggiore numero di popoli op1inessi. Ciò non ha bisogno di accordi formali, ciò e nella natura delle cose. , Ed ora? Ed ora? Una parte della stampa intesista continua a dire che noi dobhiumo rivedere i noslri scopi di guerra. Vi ha. un pericolo in ciò, che a1ipa,risce, evidente, quando si pensa che anche Hertling e Czernin hanno invitato \\-ilson e Lloyd George a fare una .ulteriore revisione òei loro •recenti di– scorni, incoraggiandoli a perseverare sulla buona via delle riduzioni e delle rinunzie e a presentwre tra breve nuove e. ,più modeste proposte di pace, sino a che non pervengano ·al limite giusto c1'~ convenga alla Germania vincitr'ice. Una revisi.orie degli scopi di guerra che elimini tutte le l)unte im1ierialiste, allo scopo di stringere i11 un sol fascio tnhe le corJ·ent.i demooraliche della Intesa nella 'guerra anligermanica e di fo.ct– litare leali accordi tra tulti gli alleali grandi e piccoli nella guerra antiaustriaca; una u revisione acl uso interno degli alleati " è opportw1a. Ma non lo sarebJle se fosse indirizzata ai nemici, in risposta al grazioso invito fattoci di pat'\are. L'Intesa ha parlalo una prima voim rlspon- · denclo alla nota di Wilson, ma non ebbe nè ri– S[JOStanè conlroproposte dal nemico. Ha parlalo ora nuovamente riducendo di sua iniziativa le antiche condizioni, e non ha avuto nè ris1J0sln. nè contro1iroposte dal nemico. La Germania non rispònde, perchè non chiede la pace; essa la la guerra sapendo o credendo ~e ad ogni nuovo successo suo o insuccesso nostro, noi faremo nuove u revisioni degli scopi di guer.ra" eufemismo per dire che chiediamo e ·richlediamo la pace facendo ogni volta nuove proposte a 'base cli nuove rinuncie ... Il giuoco è pericoloso; esso rischia di rafforzare il militarismo t,eclesco e il disfattismo intesista; ~ tempo di fermarsi sulla china sdruèciolevole; ùi– sogna dar tempo al nemico di laTe le sue contr.1- proposte. di pace germanica ... Invece noi abbiamo altra via per continuare nella nosb·a offensiva politica; ed essa sta nell'at– tuare tra i paesi della Intesa e dell'America il, pro· gramma della pace giusta e duratura, cosl come

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