L'Unità - anno VII - n.3 - 17 gennaio 1918

14 ·Sa il Mussolini cla quale giornale è stata lan· ciata in Italia, prima che da tutti gli a.Itri, il salvage,nte austria00 della Dalmazia? -Dal Cor– riere d'llalia il 1, agosto 1911,!E sa quale giornale è venuto, subito dopo il Corriere d'llatia, a do· mandare 'f)er l'Ita'ha la Dalmazia? La Stampa del senatore Frassali, il 27 agosto del 191"! - Nel maggio, del 1915, però, q.uesti giornali si conter.·– tavano cteUo scoglio cli Pelagosa. )fa ritornavano a doma,ndare la Dalmazia, non appena fallita la neulrnlità. E tanto prima, quanto dopo il maggio del 1915, i clericali e i giolittiaLi neutralisti hanno combattuto accanitamente ogni programma di unificaiione nazionale degli Slavi' del Sud. Sono tri,plicisti c tedescofili: quindi sono austriacanti: <4uindi domar,dano la Da,lmazia, quando ciò serve a dividerci dalla Serbia; ci rinunziano, quando ar:riva il momento di ritornare amici dell'Austria .. Sono logici, per quanto canaglie. ,Muss'Jlini è uo· mo or,est,o: perciò non è logico. Crnda 'pure Mussolini che non scriviamo queste cose J)er il piacere di polemizza,e con lui, che sUmiamo ed amiamo. Scriviamo iperchè ci duole assai ·vederlo camminare per un.a Yia, perchè non disperiamo ch'egli si tempo da quella via. e ril,ragga in E scriviamo anche nella spe1·anza che gli_ita– liani e gli slavi - 'i quali beninteso non siano irreparabilmente istupiditi dal nazionalismo, o non abbiar,o mai assaggiato il sa1iore · dei denari di Bolo Pascià. -, ritornino al più presto sui loro passi, e riparino senza ritardo il malP. immenso, che lh,ora in buo.na fede hanno fatto alle proprÌe .J~atrie. Invece di accordarsi per presenta,re al ·mondo tm 'Programma ahtiaustriaco comune, risolvendo con Ùn eiquo compromesso il problema adriatico, si sono lasciati trascinare, durar,te quattro anni interi, dag,Ji agenti della politi-ca tedesca,' a una stolta lotta fratricida, gli slavi disputando a noi l'Irslria, Trieste, Gorizia, noi disputando ad essi la Dalmazia. L'Austria, comune r,emico, era di– menticata. Era anzi rialbil'itata: ,perchè i terzi, che assistevano alla lotta stu'Pida e infame, dovevano finalmente stancar.si degli uni e degli altri, e core– vincersi che tutto compreso erano gli uni e gli altri incap11,ci di giustizia e degni di vivere sotto il calcagno. dei tedeschi e dei magiari. L'effetto di questa grottesca e perversa follia lo vediamo nel discorso di Wilson, che nega !'.unità nazionale agli slavi, e nega all'Italia la Dalmazia e fors'anche l'Ist1ia. E minaccia di essere travol!Ja con noi nella rovina la Boemia, eroica e martire, incolpevole degli ,;propositi e delle malvagità. dei nazionalismi dell'Italia e della Slavia: Ja Boemia, che non ,può conquistare. la indipendenza, a cui ha diritto, se attraverso una persistente lotta italo– slava si salva l'Austria. ,Siamo ancora a tempo a riparar-e, -purchè apri 1- mo gli occhi. Pet l'Italia· si tratta di salvare l'I– stria, dove vivono 150 mila italiani, dove si trov~ Pofa, « centro strategico assoluto » dell'Adr\u· ti.co. Per gli Slavi si tratta di creare l'urnità e l'in– dipendenza na-zionale. Per gli uni e gli aJtrj, s! tratta di escludere dall'Adriatico ogni dominio politico di tedeschi e di magiari, e di garentirs-i contro· una ripresa aggressiva germanica, me– diante lo ,smembramento dell'Austria e la crea– zione e il consolidamento di tutto un nuovo si– stema di Stati non tedeschi ad est e a sud della Germania: Boemia,. Polonia, R.omania, Ser.bia, Italia. Questo p.rogramma, lanciato nel 1915, ci avrebbe data la vittoria nell'estate del 1916. Lanciato oggi, può salvarci dalla sconfitta: ,può, almeno, rappre– sentare un ponte verso l'avvenire, nel caso di man– cata vittoria. Compcrenderanno i nostri uomini politici queste verità elementari? O- continuerà a prevaler.e nei consigli, o meglio negli sconsigli, dell'Intesa la politica di Bolo Pascià? g. s. e Gi B anc ·L'UNITÀ I nazionalisti Si era chiusa la guerra libi~ .• ed era sopravve– nuta la guerra balca,nica. 1\tlla luce immediatà. cli questo grande avvenimer.to , mentre le manovre sol.terranee .mstro-germaniche non avevano an– cora ,potuto iniziare rl lavoro necessarJo a ittor– bidare lo s1,irito pubblico itaUano e sviarlo dalla linea che gli veniva tracciata spontaneamente dalla tradiz'ione e da,ll'istinto, ur.·o scrittore triestina, che si firmava R., col consenso esplicito incondi– zionato della redazione del giornale nazionalista, esponeva le seguEmti ·idee Jlei numeri dell'ldea Nazionale del 7 nov., 14 r,ov., 5 d-icembre 1912: « Qual'era Ja situazione degli Slavi austriaci pri. ma della guerra, di ft'onte all'Impero e ai fratelli indipendenti? Per essi lo slavismo fuori dell'Au– stria erano i pastori montenegr.ir ,i, laceri, smunti, affamati,· che scendevano a Catta,ro in cerca di un tozzo di pane; era la Serbia del regicidio, la Ser.bia tremante di fronte all'Austria,· nel timore che questa le impedisse l'esportazione ·d_eisuoi bovi e dei suoi porci, la Serbia che ,continuamente si contorceva in crisi terribili di politica estera e di politica interna, ir, crisi di impotenza civile e di impotenza internazionale. L'Austria invece era la forza misteriosa e imponente, che dominava il grar,de mare con le corazzate, e si imponeva nei villaggi più lontani coi suoi g·endarmi, era la sor· gente. di tutta la vita civile. L'Austria eran ·gli uffici pubblici, la compagine formidaJbUe·dell'eser– cito, la forza partigiana della giustizia. Ribellarsi . a tutto questo non era possibile; volerne uscire, rl,l·,chese fosse stato possi'.bile, sarebbe stato darsi in mano all'anarchia! L'unico postulato logico er<i. il tentare di essere qualche cosa in questa volontà sovrana, essere un muscolo di questo braccio on– rdpotente: tentar lentamente, umilmente, di arri– va~· nello sta.lo maggiore dell'esercito, già fatto e saldamente costituito, e con la sua forza vincere i nemici· e organizzare i fratelli: distruggere ita– liani e tedeschi, e annettere vecchi serbi, mace– doni, magiari, al.bar,esi. Una politica, u_unque, basata tutta su due concetti tradizion:ali: guello della debolezza e sopratutto della impossibilità di organizzazione degli Stati balcanici, e quello della onni,potenza austriaca. Ma d'un tratto gli Stati ,balcar.ici si collegano, si a1·mano,. dichiarano la guerra. I loro eserciti rovesciano le truppe turche. La diplomazia euro– pea e specialmente l'austriaca abbassano la mano prepotente e rinnegar.•()' la burbanza di ieri. · Allora non è più l'Austria lo Stato per e~cellenza, l'unico •~Lato dove gli Slavi possano trova,re un avvenil'e. C'è la r,uova Slavia: la Slavia dove non c'è il dominio tedesco. E' un nuovo orga,nismo politico, che appare all'orizzonte. . ,Simili .tendenze unitarie già esisteva~o Lei par– tito croato democratico, il quale era fautore d-i una stretta unione coi Serbi e della conciliazione co.n gl'Italhr,i. M; le generose illusioni di pochi intellettuali naufraga,vano di fronte al dissidio religioso, che div,ideva i Croati cattolici dai Serbi· ortodossi. ·La simpatia per l'Italia lontana. diÌe· guava dinanzi all'odio per gli Italiani vicir.:i. Gli unici Slavi irredenti dell'Austria, finora, sono stati i Serbi, i quali perciò aP'Punto nella Dalm'ai:ia spesso si allea1·ono agl'Italiar.i, ma!gra,do la fra– tellanza di sangue e di lingua con i Croati. Gli ,i.Itri si lasciavano trascinar tutti al carro della. politica viennese. La guerra sola poteva faT a'P'Parire agli Slavi la miseria della tortuosa uolitica estera' di Be:rch– told e dei pasticci parl~entari di Bier,erth, da– vanti all'immagine di Marco Kraglievic, che 1i– sorto dopo un sonno di sei secoli impugna Ja spada . e guida i popoli a rico.struire con la guerra la gra,nde Slavia del Mezzogiorno. Noi •Stiamo dur..que per assistere a un ingran– d,imento del Regno di Serbia e al sorgere di un moto irredentista tra gli Sll!,vi austriaci del Mez– zogiorno. Se questo .avviene, vediamo quali debbano es· serr.:e le con~guenze l[}Olitiche a nostro riguardo. Fino a ieri la meta politica degli Slavi austriaci e .la Dalmazia era il TJ'ialismo, la costituzione cioè di uo regmo slavo in Austria, composto della Croazia, della Dalmazia, della Bosnia, della Carniola, della Ve– nezia Giulia. La sua capitale necessariamente doveva esser Trieste. Di qui l'accar.imento, · che essi hrunno spiegato 1_1eiloro tentativli per sia- vizzaJ·la. Se -invece a queste p.rovnicie, si aggiungono la Serbia, la Vecchia Serb1a, il Sangiaccato, il centro di gravità. geog,raifìco ed ecor,omico viene spostato verso mezzogiorno. La capitale· della nuova Slavia deve essern Belgrado o Uskub, i suoi porti µrin– cipali ;,palalo e Sai on ieco. Trieste agli Slavi non è più necessaria. Ma c'è qualcosa di i>iù. L' Austr-ia oessa di es– ·sere il 1Jrotettore: cli..venta il nemico, l'oppressore. Contro questo r.emico, che accanitamente si op– pone alle loro nuove aspirazioni, che cosa possono fare gli Slavi del Sud? Chi rpuò aiutare gli Slavi? L'a Russia e l'Ita.lia. Ma se la Russia è con loro e l'Italia contro, l'aiuto è perfettamente neutrali~zato. La nostra collaborazione 'diventa, iion più utile, ma assolu– lanienle, apoditticamente necessaria. E allora, il giorn.o in cui no'i ci accingessimo a procurar a,gli Slavi la libertà ·della Croazia-Slavonia, delJa BO' soia-Erzegovina, della Carr.'iola, della Dal;,,azia, senza parer troppo esigenti noi potremmo chieder loro una rinunzia comJjleta e definitiva su Trieste e J'Istr'ia, qualche città deUa costa· dalmaÌa, qual– che porto dell'Albania. · Nelle sue lir,ee generali sarebbe attuato a n<>– stro vantaggio e a vantaggio degli Slavi il pro– gramma di Giuseppe Maz.zini e di Niccolò Tom– maseo. Perciò dobbiamo guardare con favore al nuovo sogno della Grande Serbia, purchè costituita col nostro aiuto, con l'Italia estesa ai suoi corrfirJ. . naturali e pad1·ona dell'Adrial,ico, la nostra flotta appoggiata alLe basi navali di Pola, di Vallona, di Zara. L'accordo italo-slavo non potrà esplicarsi pra– ticamer,t~ se· non il giorno di un conflitto italo– austriaéo od austro-ser.bo ... Gli Sloveni di Trieste, quaooo· si accorgera,nno che si pensa bensì di fare la Grande Serbia, ma rscludendoli, si oppor– ranno cor, tutte le loro forze all'ac00rdo italo– slavo. iVLaquesta è la sorte dei nuclei isolati abi– 'tanti ai confini dei popoli: sono il baluardo' della Nazione, ma la Nazione spesso li dimentica. (;osi deve essere e sarà. degli S'lav·i di Trieste e dell'I– stria, tatto più che gl'interessi che legheranno domani la Serbia all 'ltalia saranno ben più vitali di quelli; che hanno legato l'Italia all'Austria. Che 00sa dobbiamo desiderare noi sull'Adriatico? Il possesso delle ter1,e irredente e di Vallona, l'egemonia ecor.:omica sull'Albania, facilitazioni commerciali con la Serbia. ' Chi si O[>pone a questi nostri ·postulati? L' Au- stria. · Dunque ]'Austria filon può essere che il nemico: il solo nemico. :VIa la Serbia vuol Trieste, e tante altre cose. .Sì; ma vuole ar.che la Bo,snia, la Croazia, la Dalmazia e la Ca.rniola. Per averli dovrà unirsi a noi, e assoggettarsi ai nostri patti. E in questo momento non sono un solitario. Come me la per.sano, 'in fondo, tutti gl'Italiarù irredentisti, anche quelli che sui giornali sono a.ssai meno recisi. La· nostra ger,te che ha l'istinto della J)Olitica; nazi0nale, ha combattuto ed ha odiato fmo a ieri gli Slavi; ma oggi non essi vuole combattere, ma l'Austria ». Non tutti i pa,rticolari di ·questo sistema s~n• indiscutibili. Ma la 1iinea gener.ale è limpida, si cura, esatta: è quella che noi andiamo difendendo 'contro i r,a,zionalisti d'oggi. Tanto per -ridere: il comitato di redazione del- 1' ldea nazionale, nel dicembre del 1912, era fir– mato da Francesco Coppola, Giulio de Frenzi (on. Federzoni), Roberto Forges Davanz,ati e Mau– ri.zio Mara.viglia.

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