L'Unità - anno VI - n.52 - 27 dicembre 1917

• !ioni di ledesohi e. di oriundi \edeschl, fedeli an. cora nlla loro madre patria e organizzali e dire[– ti da agenti inviali dalla Germania: il che ob– bligava iI, Governo ad agire con• prudenza e a non enlrare in guerra, se non (J'Uando essa fosse apparsa a tutti necessaria e ine':itabile. Poi la speranza, ogni giorni 'J)iù debole, che la Intesa riuscisse da so~a ari aver ragione del ne– mico, ulil'izzando più saviamenle le proprie forze, evitando e<nori grossolani, e dando prova d'una vera unità d'i"ntenti e di azione. Infine il duhòio, più che giustificato, sogli sco– J>i dei .belligeranti. Che la Germania, nonost11.nte le sue proteste d'innocenza, avesse scatenato Ta guerra per fini im!perialistici, gli Stati Uniti non dubitavano affatt, · ma temevano che anche l'In– tesa avesse dei fini rect'nditi, o almeno volesse approfittare della gucr.ra, per tra.me , se vilt.orio· sa, dei vantaggi materiali e territoriali: e questo dubbio era legittimo, come hanno dimostrato, fra !'nitro, i documenti di~•lomatici pubblicali dal massimalisti russi. :'.1a quando ['America si convinse che l'Intesa da sola non a v.rebbe ma.i vinto, quando vide che · la guorTa a.,·eva.profonda.mente modifica.lo la Russia porla.ndola alla Rivoluzione, quando la GermfL, nia., costretta. a gettare la m_aschera, si rivJlò co– me la vera nemica che avev'l. ordito intrighi al Messico e ten1,a{o di suscitare ·1a guerra civile nella stessa Repubblica e di guadasml.Te a sè il Gia1ppone, allora Wilson non esitò più un mo– mento, .ed er.t.rò nella lotta. La nota diretta. dal Presiàente \Vilson ai 1,elli- 11eranti nell'inverno passato perchè chiarissero I loro scO'))i,01a, per chi aveva seguito· da vicino la politica amorica.na , il preannunzio della dichiara– zione di gu(lrra alla G<"rma.nia, dato ch·e l'Intesa &iustificasse, come poi giustificò, le sue finalità. L'America è scesa nell'agone, come ha dichia– rato il suo Pr;esidente, ·senza alcun scopo egoisti– co, ma solo per la difesa del diritto. Ed è vero. Ma intendiamoci ibene. Se ò esat.t.o che l'Ame1•lca non desidera trarre alcun vantaggio materiale, alcun ingrandimento territo.ria.le da questa guer– ra, se essa è pronta a• corhpierc immensi sacrifler per la càusa comune, è anche vero che difenden– do questa cr,usn minacciato dal militarismo p1"1s– sia.no . ·essa di fende sè strs~a. la sua stessa esisten– za, o che dalla vittoria. si ripromette dei vantaggi politici e morali immen;.i: cioè lp. sicurezza com· pleta del suo territoric e dei suoi mari e dei suoi pos~essi, il ricònoscimento definitivo da parte di tutto il morldo della dottrina di :'.Tonroe, e la co• slit.uzione tra le poteme ora affrntellate cln!l,1 guerra, di una società cli nazioni che valga I). ga, rant.ire a.ll' uma.nitA., resa più snvia da.Ila 'J )rova.su – perata, un lungo e fecondo periodo di pace. Scriviamo quesui cose non per diminuire in al· cun modo la sincerilh. e la bellezza dello slancio, idealistico americano, ma solo por inquadmrlo obhicttivnmenle nella cornicr della realtà. Idea• lismo e realismo si fondono sempre perfettamen– te nelle concezioni politiche di quei l)Opoli, rh·' ~nd ~-oramelnt.e toni mat.erialmen~ le moral– mente sani. Quo lo autentico vigore materiale .e morale è 1r1anrato purtroppo al popolo italiano, o meglio 11.gliuomini politici. che si s~no trovati a ruppre– sentore nolrora delJa crisi il !popolo italiano. Nei 1r1oYenti, che ci dtlerminavano all'intervento con· tro gl'imperi cen(rnU, moventi che ne.I popolo no– ~tro furono 11rovalM1temente idealistici e morali, l nostri uomini politici - ministri, diplomati~ !iomalisli: ah, i giornalisti: - i nostri uomini polilici si sono compiaciuti d 'ignora.re sistemali• ramente le Jl-'lrti migliori, rl1 mettere in luce il ~olo " sncro egoismo " di esagerare lo ambizioni territoriali, di j)rcscntarsi al mondo sotto v~slo •Ji ricaltotori, dfuggcndo con orrore da ogni at· teggiamento cli ca\'ali~ri Pot~Yamo parlare come \lazzini e come \\'ilson, e abbiamo parlal<l come Shylock e erme Guglielmo li. Con questo nb l•iomo prov,·C<luto davvero a promuovere abil– mente i no1tri interes.i reali? Guido Ferrando ... L'UNITA ' 335 L'E-SEMPIO ·DELLA GERMANIA E' vecchio ornai l'adagio che a.Ila ruerra, eopra":. tutto ad nn~ lunga iruerra, segue la. ea.resli~. Questa volla però la caresLla non prnvienc li.a ca use pcr·fetlament.e idenliche a ~elle, per le quali, nelle g•uerre dell'anliohit.à e del medio evo si aveva penusia di viveri. Allora le scorribande della cavalleria spesso impedivano aj cont.aclini di seminare: inoltre s'incendiavano i magazzini, si davano a mangiart. ai cavalli le messi in erba. Tutto questo nella !)l'esente guerra è avvenuto in vroporzione molto ridotta. Le plaghe che furono e sono teatro della rue1·– ra sono slnle sì devastate in maniera terribile, ma esse sor,o fortunatamente limitate. La vera rn.gione della carestia attuale consiste nello nalurn speciijle della presente gue1Ta, che non è conflitto tra eserciti, ma lotta di pO'pOli.Si è mobilizzato per parecchi ann~li seguito, sot– traendolo dai campi e da.Ile officine e mandandolo a combattere, il 10 o il ,15 per cenio della popola– zione. Quest.'ullima cifra signifi~a. In metà della !orza di lavoro disponibile; e, tenendo conto delle a.lt.r·e alt.ivilà •tnnane che sono im1)iegate nella fabbricazioue delle muni,.ioni ed in M.ttt.igli alt.ri servizi iner·enli neccssariamenk· alla guerra, in cori.i paesi è avvenuto che più dell:.Lmetà del la• ,·orn umano è stato dislolto dalle sue ordinarie ccçLLpazioni pacifiahe e produttive. . Ora t.ullo questo na rollo quell'equilibrio che, u,;lte in gu<'rra, ci può e clev,eessere sempre fra coloro che combattono e coloro che danno da man– giare a.i comJ,alt.onti e a coloro che non combat· tono; e questo squilibrio ha 1>rodoito la diminu· zione della 1n·oduzione agricola, r on solo in 11.alia mn anche in Francia, in Germania, in Aust, ia; e sebbene io non abbia ci!re cd informazioni in pro– po ilo, crcrlo che anche in Russia la prod 1 1zion8 ngricola cleivc ~ssere diminuita, perchè non si mohiliua impunemente il' 10 per cento della po– polozionr, cioè, cirea 14 milioni di uomini, senza eh<' la •1,rodozione agricola sia sensibilmente ri– dotta. Ed è l)roprio nella pi·od111.ionedei cerea.li che la scarsezza di mano d'opj!ra agricola si fa senti• ,·e cli più. Poichè ci sono coltivnzloni più rkche, come la vigna cho, se si abbandonano, si perde un capitale; " fluinch il p1 'lprieta,rio farà qualunque sforzo, pagherà qualun1uc somma, per salvare I suoi vigneti. ~In quMdo si tratta di coltura di cereali, non c'è capitale impiegato por la coltura degli anni successivi; ed allora avviene che, a.rrl· ;ava l'epoca della semina, se c'è mancanza. di mano d'opera, se sorgoqo difficolt& cli altro ge– nere, se inoltre il 'J)rodultore ~ lr<'ppo vessato dal· la requisizione o dai prezzi d'Impero, egli prefe– r·isco a lenNsi dal s~minare. Come si è cercato ui riparare nei diversi paesi a queslo difoilo di ·mano d'opera e sopratullo alla rlimin11zionr della produzione dei cereali? La 1wima preoccupazlonn dei Governi dJ Germe.· ni1 e <l'Auslria. appena 'lCoppiata h, guerra, tu quella cl'im1>e'clireil rincoro dei viveri, che a· ,.,-ebbe j)rodotto un urto·fra gli abitanti delle cit.· tà, i quali appartengono in maggioranza. a.Irpart.i· tn socialista, e la classe agricola, compost.a natu– rnlmcntc di conla.dini e proprietari n1rali. Non si voleva che si potesse credei·~ che 111. guerra fosse stata dichlarala a beneficio dei Junker e a dan– no dello classi operair. Ed allora, naturalmente, ~• c~minciò con le requisir.ioni rlC'igrani, con lo slahlire i oalmie,;; insomma si iniziò quella po· litica clell'inten·ento dello Stato nella 'J)rodnzlone . r nel commrrcio deitcrrcali. che poi tutli hanno voluto r creduto di imitare. Om, i calmieri, le requisizioni, i J)rezzi di Sta.lo, non hnnno l'ef!elto n/> di molll.plicore le derrate, n~ di farle rnnire fuori cli stagione. Quindi è .av• venuto cho in parte per le dif1lcoltà inerenti alla. g 11ri-ra, cioè la sca,·sezza della mono d'opera, I~ pnrte iper ,tutte le ve~snzioni che furono inflitte a'. proprietari agricoli p1·oduttori di grano, ~Ml qua«i tenuli come nemi.ci pubblici, la produz,on: itrano.rin diminul :;trandemente. I campagnuol, produ«scro ,~nrpre quanto era. necessarie al !ere consumo diretto, e di f~ t.ti nelle eompa.gne della Gw·mania la fame non si soffre; ma. essi, non a· vendo la spinta dell'inter~ss~ individuale, ngn rea.. girono con tutta. la loro energia. contro le cause che lendevano a deJYrimere la. procluz·ione ag11ico– la, sicchè quesla dimi011ì presUssimo in propor• zioni allarmanti. · E non si creda, che -mercè il blocco la posizione alimenlare della Germania fosse grave, fosse di· sperata sin dal principio della gueri;_s. Questo è un pregiudizio, che noi abbiom,o avuto. La Germania fra segala e grano - e tutti e due i cereali sono perfettamente pani~cabili, perchè si può fare un ecceljer,te pane cli mislure. non solo, ma anche pane di sola segala.:... la Germania. dun– que fra segala e ,grano produceva prima della guerra. ogni anno 153milioni' di quintali di cerea.li. Se da questa quantità togliamo la part-0 necessa• ria per la semina, cioè ,circa un ottavo, restano 135 milioni di quintali di cereali che la Germfl.l'lia, prima del~a guerra, r,·ormalment.e cavùva dal pro– prio suolo. La Germania ha 67 milioni di o.bilant.i; supponiamo che consumi due quintali pro· e.bi · tante di cereali pa.nificapili; snppiamo t,ulli, perchè slamo diventati ornai tutti pratici in ~testa ma– teria, che due quintali di cerea.li pnnificat,i in un a.nno corrispondono a poco più cli mezzo chilo· gramma di pane ·a test.a quotidia.r,o 11er persona. dunque con le sole sue risorse interne la: Germania. poteva benlsstmo sfamare il suo popolo. L'Unghe– ria poi aveva un sopravanzo notevole oltre i due . quintali per persona.. L'unica che fosse in deficit era l'Austria, perchè sommando insieme il prodot– to del grano e quello delln. segala, nor, no produ· cova a surncienzn per dare d11equintnli di gra.no all'anno a tut.ti i suoi abitanti, e quindi. non si poteva in Austria dare ogni giorno elio circa lre· cento settanta.cinque grammi di pane a personn.. Però 11 mercato rumer,o era n.ncorn nrerto e ln R11menia poteva offrirr in nhbondanzn ciò che mnncnva. a.ll 'Aust.rin. Quindi se fame v'è stata, ciò ~i deve esr.luRi·. ,·nmentè attribuire n.llo rliminuzione della prorlu• zione Interno, non al blocco marittimo. For~c il ,lifetlo /i in !'O.l'Io attribuibile nnchc al fatto chr, parzialmente, ln scgn.ln serviv31 per il bestiame, il quo.le ern !'rivo nnrhe dei 1ornggi che prima. si importava.no. Cor, tutto ciò non si nrrlvn a RpiP· gare perchè le Ta1.ioni· di pane nelle grandi citi A. tedesche siano rl,doltr n quanti! à nssolutnmente insufllcienti. E quindi ripeto rhe questo .fntto ò rlov11toaJla diminuzione della produzi(\Jlo inrltgenn rngionatn in pnrte clnllo mobililn1.ione delln popo· Jn.zior,e civile e in parte allo polilirn rronomlra segulta. da.I Governo tedesco. E questo è in fonrlo il risultnlo pt,) ~!turo del lwsso prezzo al quale ~i è vol11to ortinriosnmrnto mantenere il 11anc,rome se In glwrrn nnn rl fossr. Non più tnrdi Ilei 21 mnrzo 1917 il vlrr rancel• llne Hcllerich clieevn nl neiclu/fu1 q11rslc parole: u Grazie alla politica segul.(a clol Govrrno, la (';er– mnnia., questa fortezza o~scdintn, è ancora Il fll!C6C rhc ha il pane n !)iù buon mrrcato "· Dopo queste parole il'resnronto parlamentare segnavo quel– !'" udile! uclitr! " che ir, n1runi T-'nrlnmcntt strri· nieri si pronuncin q,rnnto si sentono delle rose ammirabili e mollo importanti. .\1n il 24 ma.rzo successivo, a tre giorni di distonzn. usciva il de· eroto che riduceva a. Berlino e nelle oltre grondi città della Grrmnnia In rozlnnc clrl pnne n 210 grammi a testa. Se Tlclferich Ri !os~e 1lcgnnlo di interrogare qualche operaio o q11olchc modesto borghese di Berlino, chiedendo loro se prcferivnr,o 11i avere due etlogrnmmi di pane n prezzo poco clc-va.loo qunttro ad un prezzo nlq11nnto mnggiore, -sono sicuro che lutti gli avrebbero risposlo che preferivano di pagare di più il pane ma di averne n sufflcienza. E le conseguenze delta erronea poli li ca alime•· tare tedesca i sono vcrini.ate anche in alt.re der– rate, ad esempio per le palale. Non credo a tullo quello che si scrive sui glot na.Ji delle cor,dizioni dei nemici; ma è fuor di dliii• ,,

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