L'Unità - anno VI - n.51 - 20 dicembre 1917

328 stragi, della schiavitù non sn.rà troppo presto ·,Ji– menticato; e le rovine dei monumenti parleranno nei secoli. ~ · Che l'ordinanza del Comando tedesco cont.ro la divulgazione del,Je notizie false fosse un momen– taneo artifizio per accontentare i cattolici risulta nel modo più evidente dal fatto ohe le puhbJica– zioni atrocemente calunniose son continuate a nn dipresso come !)rima. E non soltanto per dpe– ra di giornalistli e romanzieri ma anche cli uffi– ciali dell'esercito (il maggiore v. Stranz, il luo– gotenente y. Trotha, il capitnno Hòcker, il colon– nello FJ'obenius) che rit)Ol'lano in descrizioni drammatiche t utli gli episodi sugli agguati, sulle segnalazioni, sugli a,•velenamenti sulle muWa– zioni col concorso d'opera o di co~siglio dei par– , oci .be.lgi. In una \Yubblicazione di propaganda "Das chwarzbuch cter Schandtaten unserer Feinde » (Ben1in, 1915), a tutte le solit.e stoTie di ferocia s'aggi-lmgono episodi, inve-ntati di pianta, di ra– gazzi esploratori co~ le orecchie tagliale, di fe– riti dMenestrati o arsi col petrolio. Un maestro di scuole, A. ~·unsche, ha composto un « lfriegsle– sebuch » zeppo di storie d·i franchi tiratori; de– stinato ai ragazzettri delle scuole inferiori. Due sto1ici dell'arte, i -professori ,B. Hiindecke e E. \\T . . Bredt han.no 'V0luk, tporta-re la nota del ridicolo nella tragedia, studiandosi di dimostrar~ che 'la cirudeltà dP-1popolo belga si acoorda. be– nissimo coi- caraU.erf dell'arte .fiammingo., special– mente in Mem1ing, Brouwer, D. Tenie.rs, J. Bosch, WJertz e 'J)('rsino in Rubens che « ha ilip,into le cose pi\ì ornbili con lo stesso piacere e la stessa ~aiezza. di colori che in qunfo nque festa del lusso, della carne e della voluttà» (Bredt). E persino i numerosi quadri che r81l)p,resentano supplizi di santi diventano un atto di accusa I Po1-tando aJ colmo la sua doppiezza, il gov1.>rno tedesco ha ·voluto r,itornare ufficialm~nte sul~ accuse primibve, ed ha -pubblicato nel maggio 1915 un Libro biooco, che dovrebbe docum~ntare le imboscate, gli eccitamenti alla ri'Volta, gli av– velenamen'ti, le mutilazioni, e si 1;duce a un mi– serabile tentativo di mistificazione in cui- sono consacrate come p.rove le più vaghe attestazioni, latte a gran distanza di temlpo, da soldati chiac– chieroni, che avevano ormai tutto l'interesse di· non disdirsi. Non v'è naturalmente la testimo– nianza positiva d'un S\)lo medico, e si tacciono le dichia-razioni di medici e ufficiali che sin dal principio dichiararono francamente che tutte le accuse erano frutto di fantasia esaltatA Non lbisos.~a infl~e dimenticaire che ~li stessi cattolici tedeschi hamno tenuto in questa I.ac– cenda tu. contegno vergognoso. La T<olnisch, Volkszeitung, che tanto si affaccendò per l'in:ihie sta a discarico del clero, fu in principio piena di zelo fanatico nel diffonde.re le notizie impres– sionanti. D<IJ 6 aJ 14 agosto '()'Ubblicò non meno di 18 narrazioni di atrocità di cui 'sarebbero stati vittime i. cittadini ted.eschi residrnlii ad Anversa: yi si parlava dì bambini sciilibolati, di donne de– fenestrate, o trascinate nu;le sullo. strada e « lebendig in Stiicke zerrissen ». Queste narra– zioni, fatte dai profughi, erano - come si vide dopo - del tutto iD'Ventate, e dovettero essere smentite. Ma poichè non toccavano gl'interessl confei;sionali vennero accolte senza alcuna delle riserve messe innanzi per tutti i racconti che ri– guardavano i par.roci dcJ Belgjo L'jmporta.nte era salva~e là reputazione del clero, tutto iJ resto andava benissimo. Fatta l'inchiesta, '()'U'bbJica.te le Pax-lnformationen, si lasciò éo-rrere ogni diceria, anzi la si fomentò. Persino in una raccolta di preghiere ad uso dei soldati cattolici, Cl!mposta dal P. Atanasio merbaum, sì loggono imprecazioni di questo genere: ,, Onta e maJedizione su chi vuol~ agire come i Be1gi e i Francesi, perfidi e crudeli, che hanno assalito dei feriti senza di– fesa I» Tutto sommato, lo studio dei documenti intorno alle atrocità attribuite alla popola.,Jone belga noo lumèggia soltanto il processo cli spicologia collet– ti'Va con cui si diffondoi:io le leggende, ma iporta anche una luce sinistra 5ul modo di farle nascere e di alimentarle, e ciò rigua,rda di pien diritto la psicologia delle classi dirigenti tedesche (co– mando militare, governo civile, professora univer– sitari, clero protest&nte e cattolico, stampa). Esso L'UNITA • mci tra neJ modo più chiaro che i Tedeschi in questa gue,<ra, oltre ai mezzi bellici )ll'e-pairati di lunga mano, oltl·e alle effer-ratezze sugge,i1ite da dottl'ine iba.r'bare, hanno mes~ scientemente in oipe.ra ~tte le arti infami nella menzogna e della calunnia. E. Lugaro. (1) Si veda nel numero 6 dicernbre clell'Unitd l'articolo « La fine di •una .leggenda». La conquista delropinione pubblica L'Italia non manca. di uomini di coltura., di senno e di Qarattere. Non dico ohe sovre;bbondi– no, ma pure si ritrovano aibbastanza, frequenti nella media, piccola e grossa borghesia.: più in basso, f01·se, ,::he in alto. Questi uomini, specie se son passati per la trinoea, baMo avuto dalla. guerra, il collaudo e la tempera, hanno appreso a non aver paura, a volere, a comandare. Ma non sono organizzati, non si conoscono, non hanno ancora coscienza della propria forza nè della propria missione; un solo sentimento vago li aooomuna: il disgusto per la bassezza e lo. disonestà della nostra vita politica, la, riprovazione per l'igqoranza, la Jeg– gcrczza e la falsa preparar-,ione di molti che si assumono le funzioni direttive. Ora io credo che una delle funzioni foudamen– tali della nostra « Unità » sia quella di chia– mare a. raooolta questi uomini attorno ad un nodo di ideal'i che sono nello spirito del tempo, e che gli i.nteleletti più alti, le coscienze più pure pos-·_. seggono e amWDo. - La vita dell' « Unità » rispecchia. il processo di formazione di una « élite », il costituirsi di \ili nucleo d{ energie elevate e consapevoli. Questo nucleo si andrà sviluppando e consolidando, nes– suno di noi ne dubita: ·molti degli uomini veri ohe hanno a,perto gli occhi nella, lotta e nel tra.– vaglio, e sanno ohe per. i nuovi destini d'Italia ci vuol altro ohe retorica, empirismo e mala fede, molti verranno a noi. Ma poi, quando l' 1« élite » sarà fatl;a be.11sal– da., quando anche abbia preso forma concreta. fuori del giornale nella forma. che !llppa.rir9-. più opportuna, quando lo scambio d'idee e la discus– sione anà chiarito i problemi essenziali e poste le basi del program= d'azione: allora, ed ancche adesso, basterà e 1basta l'« Unità »? Non Ol'edo. Nèllo spirito italiano v'è troppa. pigr1z1!l· è troppo lungo l 'at~ndere che gli altri vengano o noi. Bisogna cercarsi gli amici, i discepoli e 1 maestri con lavoro e con fatica; bisogna scuo– terne l'apa.~ia. e raggiungerli o"e sono con l'unico mezzo ohe possa scovarli anche durB1Qtela sie– sta: i grandi giornali quotidiani. La strada maestra. E' la, ,sola che conduca sicuramente lontano, la sola che, malgrado i &uoitriboli, dia veramen1,e la, for1.a d'agire. L' « Unità » è letta. da pochi, è inutile farsi illusioni; il suo stesso carattere di rivista d 'intel– lettuali non le permette di scendere nella massa. E' un mezzo di richiamo, una voce di raccolta, il veicolo per un attivo e continuato scambio d'idee, ha una. funzione aristocratica nel senso della col– tura. politica, dell'intelletto e del ca.ra.ttere, ma non serve a muove.re. le grandi leve della vita pubblica.. Le grandi leve sono i giornà.li quotidiani, e per essi bisogna. agire. Al gruppo dell'« Unità » appartengono uomi– ni di vari partiti: adoperino i mezzi e le forze di cui dispongono,· trattino dal nostro punto di vista i problemi ohe noi sappiamo essere urgen– ti cd essenziali poco curando il ciarpame giorna– listico in cui si troveranno a diguazzare, a.ttnc– chino risolutamente le cittadelle chiuse dei re– dattori che si son creati il posticino, vincano la ripugnanza di c'erli contatti, di certe limitazioni, di certi retroscena. Diavolo, si è vissuto per degli anni fra il fango ,e la neve, sotto la pioggin. e la canicola, si è tra- scurato il corpo ribelle per tutti gli stenti, si sono msanguinate le gambe fra i sassi e gli ster– pi, oi si è pasciuti dell'odor nausea.bondo del rancio del sanaue o della polvere; s1 son sop– portati e vinti 0 mille inferni per gridar alto in faccia. al mondi il nome d'Italia; e per questa stessa Italia, ingra.ndita e purificata dal sacrificio potremo esitare a battere in breooia. la pacifica incoscienza di quattro gazzettieri letteratoidi e a stroncar la rete di piccoli interessi ohe imbava– glia, la verità? 'l'a.nto, a guerra finita, giornn.Ji e partiti evol– veranno: caveremo lo pantofole al « Corriere del– la Sera » e cureremo l'idiozia ribelle del « Gior– uale d'Italia, »·, avremo forse un giornale per noi <'I ci orga.nizzeremo in UDa.nuova parte politica.. Inta.nto combattiamo le prime battaglie, ag– guerriamoci nelle prime lotte. Ciascuno di noi sul proprio terreno, nel campo in cui ha spesso le ene.rgie migliori della propria vitia, assw:na la tra.ttazione seria. di ,gualcile problema e ne pro– ponga le soluzioni. Si raccoglieranno cosi i primi consensi e le primè simpatie, si darà la prima spinta ad una larga corrente. Non per noi soli dobbiam lavorare, ma per quelli innumerevoli ohe lavorare non possono, o non sanno o non osano, per quelli che in politica non va.nno oltre il proprio giornale e si son nutriti finora. di scorie e di luoghi comuni. Fra loro ddb– biamo scendere per divulgare quel che è necessa– rio conoscere, per scuoterli, per orientarli, per farli pensa,re. E' bene che j primi raggi di luce nuova ven– gano da. varie parti e ohe i primi passi sian fatti quasi inconsciamente nelle veoohie stra.de tradi– zionali. Le nostre idee sui problemi fondamen– tali, che domani oooorrerà affrontare per rinn.o– va;re consolida.re e a.ffinare la compagine nazio– •nale, deboono spunta.re per ogni dove, penetrare léntamente gli spiriti, fortificarsi d 'infinite ripro– ve e correzioni dclJ.a,realtà. Più ta-rdi, qua.ndo sarà opportuno e necessario concentrare le forze per agire, quando le idee semina.fa avran germoglia.to e fruttificato, allora si potranno radunare le legioni che sorgeranno nei solchi segnati dalla nostra fatica. Ora è il momento della rinuncia ad esser· noi soltanto per divenire qualche cosa · di più, ora s 'ini1.ia il periodo del più duro lavoro, oscuro e pesa.nte, per scuotere l'apatia e l'incoscienza dei più, pe.r· da.re a.gli altri le nostre idee e vivere in loro. on v'è altra via per realizzare l'ideale. ohe oi è caro. Resti l'« Unità » come esponente, ri– trovo, rifugio nostro fuori delle correnti torbide 'I dei cozza.nti interessi in cui dovremo i=er– gerci; ma l'agone nel quale dovremo combattere, riconoscerci e valutarci, il terreno sul quale sarà fatta la nostra prova. - non dimentichiamolo - è quello in cui ci scontreremo a tutte le for,ze avyerse, a tutti gli ostacoli, a tutti i tentativi di corruzione, quello in cui si foggia il pensiero di chi non ha. tempo di pensare, quello in cui si con– quista l'opinione pubblica. V. V. Un generale tedesco e i pacifisti Il generale comandante la provincia di ;\1ag– cleburgo ha fatto pubblicare nella stampa locale un avviso in cui fa noto a coloro i quali inten– dessero partecipare a pubbliche dimost-razioni in favore dì armistizio o pa:ce, che in tal modo 'si rendono colpevoli di tradimento e soggetti a la– vori forzati o persino alla pena capil.!J,le.Tale av– viso fu emanato in seguilo ad un appello al po– polo, fatto circola-re nei din~r,i al fine di orga– nizzaire cortei nelle vie. li Generale soggiunge che lo stesso .gruppo éti persone, talune delle quali furono severamente punite nello scorso estate, ha rivolto al pubblico quell'appello allo scopo di gettare il sospi,tto sul governo e fair credere· aJ ,popolo cl'l'esso sia con– trario alla pace. Ol'J"IOIINA POUGRAll'ICA. JTALlANA ROMA-Viadella~,N. ■ ----

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