L'Unità - anno VI - n.47 - 22 novembre 1917

302 te della taU,ca tedesca d11·etta a isolare l'Italia per vincerla più agel'Olrnenle nella guerra, e l'ian:1·– la schiava dopo la ,mcc. C:onll'o que<,tn nuorn. perlìdia nui ~pNiarno clll' non ,ni,11c·her,\ nel nostro paose In reazione , ivnce doli,. par le pi,, s,ma._ l'Unità. Milioni imbosca ti l.'artitolo l, c01111na li) del Decreto Luogotenen– ziale I~ a1>rilc 1916 diceva: « ,\ liLOlu ti, l'ilor•~ionc o di rap1>1·csaglia potrà essere a.dotkttu il provvedimento cli vietare il pa– gn.111c11to e l'esecuzione dlirclta o indiretta di obbli– ll'azioni d'ogni specie, salvo il versamento in cleler– minutc c·a-.se clcllc so111111c e delle cose dovute, ai ;n1dclit1 di Stati ne,nici, con la s:1111.ionccli una 1un111cndu u <'aricu dc•i contrn,l'cntori estensibile al doppio della ,·o~n pagata o del va.Jore della obbli– gazione eseguita. "· , olo il 23 fchhrnio lf)tì, doè circa un anno ctopo la pu•1Jblk.t1.ionc ctrt soprn citalo Dec,·eto, il ~lini– slcro elci c·o111rnNciolancio una circolare alle Ca- 1n(H"C cli <·0111rncl'cio, invilnndolc a procedere II nl· l'acccrlamrnto dei dr!Jiti e crediti <lell'lla.liu ,crso le J>otenr.\• c•pnt,·ali "· E 11ell:1sleBsn c·i1·c·olarc si clieeva,: « In nggiunta alle dichiarazioni di debito e cl'e· dilo. i tlfllJit.,,n \t\d l ci·editol'i llourunno 1·u\ssumprc i '()l'OJ}!'idebiti o crediti, in tri11tict• COf)ùl, sui 1/lO– <luli chr .,uran110 inviati d;, questo M i11istcro in pi1,oo raccomandato "· I.e C:111ne1·e di ro111mc1·ciosi aJfrcllarono a comt1- nic1t1·cali.e Dille, presunte debitrici o creditrici \'er– so i sudditi delle t>olcnze Centrali, la suclcletla cir– colare. Naturntmonte essa non rn1ipresentava pc,· gli in– LeJ·essati nn 01'(/ine perentorio, tanto• •più che vi era quèJ c·omoçlo futuro: « i ninrl11li saranno in– ·viati ·in 1iie(Jo ca.ccowundato », piego che nessuno ha ma.i ricevuto. Se tu taci, lacc,·ò anch'io - ha. dello l'intereMn– to - li quale (vedi rombi nozione!) era novantano– ve volte su cento llCùitore, e qufocti nulla di buono poteva attendersi n01 suo intere se, ove la cosa avesse aceenuoto a prendere piede. Era cioè inte– ressato a !aria abortire! Insomma ctal febbraio act oggi questi benedetti moduli non sono arrivali, e Je denunzio conseguen– temente s0110 ,·estate lellen.L ,norLa.. Questo silenzio in una materia di certa impor– tanza non poteva lare a meQo di stup.irci, e ])e1·– ciò abbiamo voluto esaminare la cosa per tenta– re di spiegarcela E' indu·bit.ato che i 1 l nostro stato di llebito verso i nemici è di gran l11nga superiore a! nostro stato di credito. E di p,ref,ernnza chi sa~·à debitore verso i sudditi nemici? Colui che acquistò poco J}rima dello scoppio ctelilc ost.ilità pl'Odolli tedeschi o au– striaci! E' inclub'il.ato quindi ohe i grossi indu– st,·iali, che hanno importalo macchine, attrezzi, utensili, element.i rhimici, ecc., debbano allo sb·a– niel'O, mollo più d1 quello che lo straniero debba ai nostri esportolori di derrate alimentari. Da un censimento. accurato di questli debiti si dovrebbe giustamente pa~are all'intimazione ai debilol'i cli versare le somme dovute allo straniero in <1uclle tali casse {l,j cui si pm·,la nell'articolo 1°, comma b) del decreto innanzi citato! Ecco quindi per questi industriali fortunati debitori un peri– colo:' quello di paaare allo Stato ciò che era dovuto allo straniero/ Vogiliamo credere, •per una est1·ema ùllusione ciw non si sia messo ne.! climenlicaloio il suddetto De– creto, solo per far piacere a questi signori privi– legiali! Ad ogni modo •rilev·iamo l'aborto del s.uccessivo Decreto che doveva natura.Jmenle integrare quello del, 13 apri le 191G e procedere alla confisca delle somme dovute! L'industriale che doveva pagare una macchina a.I suddito straniero è stato avvantaggiato -dal de– creto 13 aprile 1916: egli non ha pagato più il de– bito. E' pah·iottismo facile e comodo! Quel dena- a Gino Bianco L'UNITA ro gli ha già lrnllato lauti int.e1·e si de.! 6 e anche del 7 per cento, senza comare gli utili di guerra pe1· l'impiego che ne ha !alto! Ora questo \'antag– gio l'ha ottenuto ,olo per lu stato di guerra, men– tre altri disgrn11u1i sono stati toccati nella vita e negli averi p •r la ste~-a causa! E' <1uindi ingiu– stizia somma perpetu"rn questo stato cli ro~e! A 111iomodesto parere la condotta giusta da se– gui,·c sarob!Je questa: 1) In fo,·za del Decreto citato, affrettare il censimento ctello stato di <ll'bilo e di quello cli cre– dito; ì) Com,ninun forti penalità ni tra~gre.,sori e specialmente ai falsific,uod delle denunzie sud– dette, c·tenctenclo le t)1tnizioni ai conlabHi e im– piegati responsabili delle scrittm·c commerciali; 3) Procedere aU'incasso, da parte dello Stato, non solo delle somme denunr.iate llon1te, mu an– che degli intcre,-si ca~italizzati scmestnilmentc. daU'epoca della scadenza delle ingole partite a. quelle del pagamento; i) Istituire, magari presso le Camere di com– mercio, specia.Ji stanze di com1;ensai1011e e liquida– ,ione, arnnti facoltà di slralciat'(' il' ti 1e e i conti 1n contestazione e pan•ggiRre bensì le partite de, creclitori, i quali per lo stato cli gucrrH non hann• finorn potuto Tealizzai·e i propri crediti \'erso J sud– diti stranieri. Questa è, per ~om,ni c•api, In lilll'!l di condotta. da seguire! , on mi nn&·ondo le grnYi difficoltà dt ·questo complicalo p1·oblem11!)la non l' una ragio– ne per rnetterlo a tacerr. 11eq1etuando ingiusta– mente uno stato di cose dw av,·antaggia eno1111e– mente i più fortunati {debitori), continuando a t.rascurare e immiserire i più sfonunaii (creclilo ri)... 'inizi una buona ,oltA un censimento sul scriu e s.i ,·ectranno sbucar lunri 1>are<·c·himi!ioni imboscati e ingiustamente dPtenuti! ·LA CARTA E LA BUROCRAZIA Abbiamo vo.luto renderci conto - 1nt.en ·ogand0 UJ1 compc~,,,w? - delle cause della crisi attuale nella produzione e net commercio della carta. nu delle cause 11iùgra,·i è data c.laUospel'JJero cli carta che ranno le 13ubblichc amministrazioni, civili e militari, e ctall'incella, sproporzionata ai bisogni esercitata eta.Ile amminist.rnzionj, special– mente militari, nel tiinore infondato che In car– ta venga. a manca)·e o per errati e .megalomani calcoli sull'eflellivo fabbisogno. E' un assorotmen– to di merce dal mercato assolutamente ingiustifi– cato cd inverosimile. , ·e un modesto ca dola.io facoose, 111 più moda– sta misura, l'a.cca,parra'rrlenlo che fa la .burocra– zia militare sarebbe denunciato all11 autorità giu– diziaria. Ma si sa che i burocratici sono irresponsabih. li Commissariato Milita.re cli ~'iilano, ari ese,11- pio, ha recentemente ordinalo l'inverosimile cifrA cli 25.000.000 cli buste, tutte dello stesso tipo e formalo (Ditta A. Binda, Cartiere Pigna). Che il Commissariato di 'filano abbia in test:, cli mandare una- lettera ad ognuno dei trentasei milioni di cittadini ilaliani? Que.l Commissariato - cl diceva un competett– le - ha nei ma.gazzind tanta carta quanta ne p1•oaucono in un anno due delle maggiori car– tiere. Un'allra delle cause della cnsi clclla <'al'La e cta– t.,-~ dalla enorme quantità che, per ingiustificate condizioni cli favore, assorbono i gionwll, cc,t1 g,·ave l'imesstL del governo. Se i nost.1·i giornali si 1·id11cessero ::rncora di formato, o foosero, perlome– no, ridotti tulli i g,iorni act un solo foglio, non se ne acco1·grl'ebbe ne suno, e, in ogni n1odo, non ò giu. to che i cont.ribuenli paghino pe,· gran pal'le la ca.rt ,t ai nostri benemeriti e cl,i&intcre$sa– li ed il.ori cli g(ornali. Cùl ùcc1·,,to Lnogotcnenztaic 20 febbraio 191i vcnh·a C%lituilo un fonclo caria il quale fondo carta cte,·e e,sere destinato a sgn1vare i giornali del prezzo della carta. I giornali pagano, per il Decreto 18 agosto 1917. la carta n rotoli, rhe è la ~iù usata, a L. 75 al quintale, me11tre questo tipo di carta costere.lihe circa L. 180 a quinlalP: la differenza. tra 75 e 180 \'ien pagata alle carlirre ctat Mini lero dell'Industria C. e T.. il quale attin– ge i denari a quel fondo carta al quale affl11iscono i seguenti cesp,1ti: 1) Gli eclilori cli giornali che indichino quanll– tali•vi superlor; a.Jl'effeltivo consumo o rhe non r1- ·lirino in tulb o in parte ,i quantitativi impegna– li sono passibili di una penale di L. 5 a quintale indicato in eccesso o non ritiralo. (Decr. ZO febb. 1917). Il nica\'alo di queste mulle dovrebbe an– dare appunt0 al fondo carta, ma come ben si imm~gi11a _questo cespite non rende quasi niente. Z) .Allo ~le so fondo saranno versati i contri– buti delle ,cartiere in com1)C.nso di eventuali for– niture di materie prime fatte dallo Stato (Decr. cii..). Lo Stal0 la, co i, della beneficenza ai gio:-– nali e non ~ la sola. 3) li ,tondo carta viene inoltre a.Jimentalo oa. una .impost:i. di !a.1).llricazionc di L. 5 a quinta!• per Lulle le ca,-te, con un minimo mensile di lire 2500 a.I m•?se I)er ogni cartiera. Ora, se si tie• l'Onlo che tre quintJi eirca della produzione to– tale delle cartiere Italiane va oggi per il !abbi– sogno dello Stato, si vede come lo .'tnto fa pagare n sè stesso 5 li're di imposta a quintale per donar– ne il ricavato ai giornaJi. 4) Un altro cespite è- dato eia una quota di lire tre per cento che le dogane ,percepjscono su1 valore della carta esportala (Decr. 18 agosl• 1917). Anche i11 questo caso lo Stato pone unii/. imposta '). favore dei giornali. lnvece cli leners,f per se il gettito di questa imposta, ne benefica i giornali. Dall'insi~rne di queste ctisposi•,ioni si vede co– rne i giornali sono, in quanto a carta, mantenuti ctaJ governo. Non sarebbe più logico e decente che i giornali SI mantene3sero eta loro, O si facessero mantene– re da ch!i vogliono, e aumenla~ero magari jj prezzo di ,cndita? In Francia, in Inghilterra, doYe pure c'è più carta, i giornali costano il doppio o il triplo dei nostri. Nla il governo vuoJ tenersi amici i giornali e questi vogliono dare al ccnlribuente l'illusione dt pagare Il giornale UJl soldo. Chi potrà mai ca.Jcolare q~anto costa al contri– buente italiano il giornale (fl!Obidia,no sovvenzio– nalo dagli affaristi e dallo Stato? Come s'è dello, il decreto 18 a,gooto 1917 pone nna quota del 3 % sul valore delle merci espor– tale. Come in altri campi dell'industria, come sem– pre, l'esportazione è stato inLraJc,iata in tutti i modi t)iù ridicoli ~ illogici ctall:o nostra bum– crnzia. Alcuni esempi. na dilla di )1ilano - Ja dit- i;. Oreste Ra,,era - prima ciel decreto che limita :·e portazione avcYa concluso con una casa del Cairo un contralto ])er f>00.000 quaderni orabi. Si noti bene: i quadPrni ernno completamente con fez,ionali in modo speciale con cope, Lina e r~a– lura in arabo - erano quinci i RSSolulamenLe inu- 1ilizzabili ,:la noi. Questi quaderni cto,-eva,no esse– re vendut.i a 300 lire il quintale, r 127.000 fran– chi oro sarebbero cosi entra.I., ir, lt.i.lia, c'eran1> anzi già, in parte, ent.rati come caparra. La me,– ce era pl'Onl:i. per essere spedita quando In puh– blicato il decreto vietante l'esportazione. Ebbene, incredibile ma vero, nonostante quella ditta ab– bia chiesto tre• volle il permesso di esportazione questo è ,lato, senza motivaz:ione, respinto. La burocrazia nor. sente ragioni. Ma perchè manda– re di trulla una merce completamente inutiliz7,a.– bile da noi? Perchè gettar via 127.000 franchi orot Nè c'è da pensare' di ridurre a cartaccia, che

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