L'Unità - anno VI - n.45 - 8 novembre 1917

, problemi della vita Direttori I ANTONIO DE VITI DE MARCO e GAIIT ANO SAL VEMINl Dilaiooc • Amminiatra:ionc: 1 Roma, m Adda, 4. - Abbonamento ordinario annuo Urc 5 pc:r il Rc:2'no, pa l'c:.stc:roLire 10 Abbonamento sostenitore: annuo Lire 201 scmc:stràle Li« IO; un numero Centesimi 10. Si pu..,blica il 2'iondi a ROMA - Conto corrente: con la posta. Anno VI - N. 45. SOMMARIO. LA LEGGEt-lUA DELL' < OLTR1\NZISMO > - A. Crespi. LA SCIENZA ECONOMICA E IL PROTEZIONISMO - U. Ricci. lNTORNO ALLA' RIFORMA AMMINISTRATIVA - Spiga. POSTA DELL' e UNITA». La parola di' un mutilato - Alla -madre - l I senatore Annaratone - Col braccio e col cuore. La parola di un mutilato Il tenente OeLcroi.r, a cui dobbillmo ,,w•s/1· /W· rnle di forza e <li fede, è ampulato di ambedue Le 1r,ani e tutatmentc cieco. Anche noi ohe la gueN•a 'l)OSe 111disprurte senza ucl'ideee, nell'ombra dove si assat>orano tutte le nosLalgie in...,ieinc alle più gra.vi amarezzi?, ve– gliamo commO&$i sulle sorti delle nostre armi alla frontiera. Noi abbiamo sofferto sacrificandoci; lllè:.l soffrircnuuo a.ncor più, se la nostra carne od i! nostro sangue, cadendo sulla terra ingrata, do– vessero fecondare germi di desolazione e di ver– iogna Sarebbe ,111csta la seconda ed irreparabile ro– , ina, nella quale le nostre mozze membra cerche– rebbero invano un sorriso od unà spiegazione. 1 mutilati •'d invalidi sanno di avere offerto la loro giovin•zza per l'immortalità di un'idea, che trascende i limiti della vita; essi non potranna rinneg1ll'e le loro ferite, perchè, dist.ruggenclo l'o– >pera loro, clistrugge,.,bbero sè stessi. Per q11e8to noi lavoreremo, rispettando il pros– •imo in Tlllist•••• P l'umanità nella nostra Patria. Vogliamo a11zi fin d'ora far ghungere l'appoggio llella. svent11ra nostra a qua,lt.i combattono in t{UC'!i-lo rnornento 1wI la. ra111,.a cotntH1fl, !irti Sf' la (leva.stazione de• nostro corpo giovane potrà gio v,Lre alla vittoria, così come ne giovarono J'inte– -~rità. e la forza insiem2 a.ll 'entusia.s,m:. che pullula a nconi nelle nostre vene. Citi osR ancora 'J)arlnre di t,,agica foUìa e di inutile ca.1•neflcina'I Chi farebbe ancor mo&lra di viltà. e di ,crgogna, ora che le soldatesche a•J– ~triach,• spa.!l('ggiate dalle orde teutcniche, bat– tono ron rinnovata violenza alle port~ della ca.sa nostra'/ Lo straniero ritenta la via di Attila ~ ,,nnova oggi l'urto tremendo sulle Alpi e sul Re- 110, che da 22 o;ecoli pone alla ra.zza.J.a.tina l'atroce flilemma: " O vincere o morire! ,, Oggi la difesa tiella 1111strn libertà. e della nostra giustizia e affidala, non alla solennità di un Pontefice, ma alla nuctil.à. delle nostre baionette che incideranno anche questtt volt.a l'inesorabile veto. ConfMliamo i combattenti! Leviamo in aJto la •ostra slori,1 ed il marti1io cl•l nostro Risorgi– ■1ento! Tendiamo nei cieli le nostre braccia tron– •he, ed al nemico cupido e selvaggio, che guarda ancor3. le :1ostre terre, i segni dello stra.zio, nel •~nl(' e nell'avverure, al mondo ed all'in1\nito, C.rlo DelcrolI, 8 Novembre J 9 J 7 La leggenda dell' ~oltranzismo ,, Come la Germania per c011l011<.le1c and,e 1,iù le men.Li più ignoranti inventa il navalisinv o la libertà ilei mari, cosi i suoi 110.trani alunni e pa.laclini hanno inventalo la leggenda dell'oltmn– :.ism,o, l'idea cioè che l'on. :::ionnino, lu Franc·ia e l'lngllilLe•-ra abbiano un progran,ma di pace tirn-i;ionevolmente 13-mbizioso, ed oslinaLarnente s'o1YPOJ1gano" una pace negoziata ragionevole. E, in conseguenza, vorrebbero che l'Italia, per mezzo dell'on. Sonnino pesasse nel Consiglio de– gli Alleati come moderatrice. Senonchè quest'idea most,ra la ,·ompleta inettitudine di chi la form11- la a ragionare in materia di politica estera. li !atto si è che non c'è nulla da modera.re. Nelle sue linee e<>se1r:iaJi il programma formulato dall'J,i– l.e$a in ri&poslP a \\"ilson rappresenttt il minimo delle condizioni di u,1a pace ntg,ion,,, ole, giu~ta e cluratLtra. Una pace giusta e duratura deve eliminare le cause che cond11:-.~e-roall~l gu(•1-i-a at luale; deve riposare 6ulla dimostl'll,,ione <'ile die– tro i trattali ci sono forze adeguale a imporne il ,,ispetto e a punirne la e iolazione; deve slabilirt' li controllo dei popoli su.i loro destini e quindi abo lire i governi autocratici e clnr Iibero slogo alle energie nazionali compresse; r deve fondare i con– fini degli St,tli, nella 1ni$ura del posi,ihile su di una sintesi d,·lll' affinità etniche e cnlt11rnli e del– le esigenze d'una strategia puramente difensiva. La piena evacuazione e l'indennizza,.ione delle provincie occ·upate lrancesi, la restituzione del l'Al~azin-1.orena, del Trentino, dell'Istria all'll1- lia e l'annessione delle coste e delle iRole adria– tiche strettamente indlspensa.bili alla sic11rezza i– taliana, lo smembramento dell'Austria, la riCO$ti– tuzione della Polonia e la costituzione ciel Regno Jup-o<\.lavo,sono condizioni sine qua non di una Germania sicura e libera, ma inetta a minaccia– re ulteriormente la sicurezza e la libertà ciel mon– do e quindi anche dell'Italia. 11 minimo essenzia– le a una. 1>aceduratura si è che gli Imperi <:en– trali non escano con alcun vantanio e impuniti dalla guerPa. da essi provocata; e quE'6to minimo non ammelte compromessi: insistere su cli esso '"'n " es"l'rc ollranra6ti: è sempli,·emenle essere logici: non· insistere su di e$SO /> volere la viltorin nemica. Ora una delle con~eguenze immecliate della Ri YOluzione Russa è l'accresoiuta difficoltà cli rea– lizzare proprio quella parte del prograrnmn mi– nimo - lo smembramento clell'1\11sti;a-Unglw– ria - che ,, anche più òircttamente importante per l'incliJ"><'ndenzae· la sicurezza clell'ltalia.. Come !lOtrebbe q1.1inclil'Italia far da modera– trice nei con•igli dell'lnlesa, a meno di rinun– ciare alle ;,ue rivendicazioni, rhe sono fra le più difficili da realizzare, specie dopo gli ultimi e– venti? Non e e"!lgerazione il dire che, sia pure con qualche miopia e qualche rischio per l'avve– nire, Inghilterra e Francia, per quanto rig11are1a i loro fin.i particolari di guerra, hanno a•sai mi– nori difficoltà. cta suJ)('rare che l'Italia e potrebbero condudere una 'f){IC<' immediata a spese della RuR- sia, che potrebbe durare per qualche ll?Dtennio, 6e non fossea·o in .,-ioco anche principi ~lici e 1)0- lilici più importanti e la lede agli accordi. V'è poi un'altra ragione clic s'oppollc a ohe l'Jta.J,ia,possa compiere una 1t11llionc moderatl'ice, olu·e al fallo che non c'è nulla da niodera,·c, e.i è il ratto .-:Ilel'llalia non potrebbe rilrnrsi dalla. guet·ra senLd danno a.ssal n1.:.1gg 1 iore che co11U– nuando i11e,sa. Ove l'Italia 8i scpa1 asse da' suoi Alleaii, quesLI per naturale lllisura di difesa clo– vrebbero trnuarla come ora trall,wio i neutri; es– sa sarebbe ,Ji fatto compresn. nel blocco c.,;a,·cbbe ralionata dagli Stati Unili come l"Olallda, la Do– nimarca e la vezia. La s11pposizio11pclw l'Italia 1,ossa costringere Francia, lngllilterra e Staii Uniti ad acconsentire alla pacl' ,, assurda. QueeU tre pae~i rili!'cr~bbero le navi con .._·uiora n1·1'1- vano all'Hali l. carbonC', colont\ lana., ferro, gru no, ecc.; tcl essa dovrebbe come gli altri neutri mal'iUimi baHare a sè stessa ,·on le ,;11c1H1<i.Ec– <'O tutto. E il blocco rnt\>tlc ed •'C'OllOlllicoconti nuerebbe più che m:i.i a render,, sc.lllprr 1>iùgrave per gli lmpel'i Centrali il dilemma: o hrncarotta o resa; ecl ai 1:culri: o co11noi o 1,i fame e lo ban– carotta.. Cl-ii compiesse pace separata di ratto ren– derebbe a.I resto dell'lnlCRa JJOSsibilr una mag– gior concentrazione di forze finnnziarir e navnli contro gli Imperi Centrali; a\'l'ehbe Jet attuali clif– fìcollà cco~omiche intensificate, abdicherebbe alle sue rivendicazioni, andrebbe in bancarotta, e a 1iace conclusa i suoi emigranti sarebbero per un pezzo sprezza.ti in tutti i paes,i d'ollrcmo,·e come fìgli d'un paese fedifrago. A tulle c1uesle cose gli anti-olt ntnzillfi non pen– sano; ma il miglior modo di prc1eni1·lc i' que!Jo di prevederle La legg~nda clcll'oltran:ismo riposa tutta sul falso concetto che la guerra sia voluta o prolun– gata dall'Inghilterra per fini c·oloniuli o com– merciali o ve, arriccllir$i a s1wse degli ollcati e dimostra o una mastodonlica ignoranza o una insuperaJ>ile malafede, che pochi falli bastano a porre in piena evidenza. E' egli supponibile che gli , tali Uniti siano disposti agli enormi sacnifl– d che si s0no addossai.i e a fare a.ll 'lnghiltel'ra gli immeMi prestiti che fanno, perchè eSBa pos~a avere le colonie tedesche cleJl'Mrira? E' egli sup– ponibile rhr l'Inghilterra, la r11i ricchezza rapi talizzata nel 1914 era calcolata tra i 16 e i 19 mi– liardi cli ~terline, e i cui profitti nnnuj (nuove oot– loscrizioni <li capitale) ammontavano a 10-12 mi– liardi cli franchi) ami continuO:'e a qr>endcre cir– r,1 17 mill1rcli e mezzo 11.ll' anno, e abooa già spe 80 125 mllin.rn, , pn a,,er colonie, le q1iali, go– dendo essa clelln supremazia dei mari, avrebbe potuto conquistare con poche centinaia di migliaia òi 11omini, i,enza incorrere che in 1ma infinitesima parte della ~pesa attua.le? E' egl! supponiblle eh• 11n paese In !)TO$perità. dei rui traffici rlposa sulla pro~rwrltà. del mondo intero abbia alcun intere1- 6C a rovinarè economicamente la Germania che era uno de' suoi migliori clienti e che a tal uopo

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