L'Unità - anno VI - n.34 - 23 agosto 1917

238 Non vorr emmo però , tani.a. è la (orza di quelle verità. che ~0110 an che luoghi comun i, che esse, torli d i qu esta colla:bornzione battessero ancora e sop ratutto quella via , che era stai.a. talv olt.a. pre · terjt.a.,prima della guerra. Ricord o che, anni .fa, associaz ioni di dperai ed associazioni di ind ustri ali lit iga rono a prop osito di non so qual e legge assio urntiv a, parini quella sulle casse di ma terni tà, !)Cr decidere qual e delle ci uè class i dovesse oopport.a.re dell ' one.re la pa.Tt.e magg iore. Era un caso tipi co di contrasto d•i in– te1·css i. Tu llo ad un tratto si scop-re che I du e classi doveva no invece u collo.borar e .,. in sieme-, e ~i 1 pr esent ò qu est a u nuova " tendenza come u11 esempio t)erspi cuo della « larghezza ", « moderni – tà " di idee dei di rìgenli le dia nzi contra stanti ed ora coopernnù associazio ni. lJ guaio si fu cl1c i! succo della collaborazi one dli che le due classi si mis01·0 d'accor do per acco lla re a llo Stato, os· ;<la ni contri bu® ti, ossia a t erze person e, l'onere dell'ass iourazi one di etti esse doveva no benefl– ca, sc. Pu ò dar si che la cosa fosse a nche giusta e elle si poLes%ro far e dei •rag ionam enti corr etti per dim oslra rn elle la collett ività doveva soplportane parte clell 'one re doll'ass icllJ'azione. Ma è un po' trOPIJ.)O pr esentare un ragionam ent o corr etto, co· me un fJ•utto dello spir ito di coHabo razione · fra closs.i. Contro ad ,un caso di legittim a traslaziono sul pubb lico, è probalbil e che in nove cas i si tr a t- 1: dell'acco rd o fra due J)T-O'l)otent.i per scar icar0 sui deboli u II peso che essi dcwre'b.bero soppor -. tflre. E questa, guerra o non guerr a , non si chiama colla'borazione, ma camorrn d.i class.i 1p;ri\'ilegialP C'Ontr o a qu elle disorga nizzat e. •*• Se la classe industria le vuol di.mostraire· sul se- rio il suo spir ito di collaJ>o1\llzione, non deve limi · !11,,si a cl1iedere ogni sort a di pro tezioni e di as– sicu rozioni a favore dei propri operai; m a deve ehiede,·e tutto ciò, SO'J)Tatullo •a sue spese, a fll – vore di tutte le cltl.Ssi ohe si trovano nelle medesi- 1rio condi zioni. li « lcLVoratore » a favore di cni si clùedono bul – le qneste Oielle {)Ose,chi è? !L'opeJ·a io de ll'indu stria , od anc he il contad ino'/ Il lavorator e manu ale od nnche !"impiega to [)'rivato od il l[)iccolo arti gia no indi pondenl e od il prof essioni sta che vive del suo lavo ro? :Da cM sa ranno pagat ,e le impo ste con cu i si ra,rà fronte all'onere delle pension i? Se le pen– s ioni dovranno esser e pagat e solo ag li operai del– !' ind,ust ria, coi dena1'.i forniti in notevol e ,parte da llo Stato , ossia con le imposte pagate anche da i contad ini, dagli impjegat1 ,p.rivati, dai pi.ccoli com – mercianti ed rurtigiani e da.i prof essionisti, ibiso– gne reb'.beconclud ere che la. collaboraz ione d.l clas– se è -un luogo comun e util e per compier e etti di camorra di classe. Se la pen sion e invec e sarà uni v,ersa le, data a tut ti quçlli i qu a li avran no superata una certa età, e condizionata evenlu .almen to, come in t.aLu– no contro.de si fa con molta ,pazien.-;a, solo ad al - ' cun e pr ov~ oggeblìve di mehto cla parte del per – cipiente; e se le imposte reltttiv e sa ranno repar ti– le su coloro che possono e debbono pa ga r e secon– do i cri teri cli giust izia vige nti nel · paese, si po – trà ,pa ,rla.re di collaliorazio ne di classe. . *** Ta nto più e megliò se ne pot r à pa,rl are, se gli indu stri ali e le. loro assoc iazioni non attend eran– no ,unicamen te ad in culca re allo Stato i ri sultati dei loro studi collail)ornzion isti ; ma da sè ed a prop ri e spese fonderanno ~asc operaie, sa.le , li t'ic1·eazione, gia,rdini d'infa nzia , dopo.scuo la, scuo – Jc 11>1,ouessionaJi; se promuov eranno casse di pe n– sioni o di j ntegr az ione di pens ione; se s.ussid ie– , anno casse d i d1soccupazion e; se cerch eranno in– somma , e sen«a attendere nulla in cambio, e se n– r.a richiedere ,agH opera i la rinun cia ad. a lcun o ,lei loro prin cipi! di Terostenza e di ,assicmaz ione lii classe e di sciopero, di rendere la vita dei lo.ro oper ai ,più bella ed eleva ta. . · . . So bene che a nche in .Jta.lia non poolu mdu – st ,·ia li e non poche società h anno compiuto un eccellente lavor o, in que sto campo; ed a ttrave rso ad ama rezze gran di, ne hanno in definitiv a rica– va.te benefic i. Finor a però costoro sono troppo pochi. La classe i.ndustrial e è ancora composta di tropp i arricchiti di iresco , e quindi n atural - ino Bianco L'UNITÀ mente .rozzi e pOCO colli. Uno dei campi m cui più utilmente potrà esplicarsi l'op era edu cativa dell'Assoc iazion e è quello dell'ele\'azion e della cull um e dell~ mental ità della classe industna– Ie. UJ\a classe di industriali colt i, ap erti, vera – mente moderni, privi di orgoglio padronale , pr on– ti a trattare da uguale ad ugual e con tutt e le catego ri e dei prop ri impi ega li e sa la ria li è u1,a classe che , nsp i rn affett o néi di pend enti e ri spet– to n egli estran ei. La guerra sotto que sto rispetto ha forse fatto compiere un pa sso ind ietro; poicbè le ma degli industr iali si sono a rr icchile di par ecch.ia gent e rozza , che cc.ncepisce la: vita solo att rave rso il denaro , che disprezza lullo ciò che n on è de– na ro e ricchezza. In genti lire ed a mmorbidir e tur– li costoro; pers ua derli che se hann o tort-0 in e– cusa bile le class i .polit iche ed intellettua li a gua r– da re le dassi indu striali con sospe tt,o, hanno ugualmente !erto coloro che coll'ind ustria traggo – no ricchezza: a tenerBi, per ciò che son l"icchi , dap – I)iù di coloro che ricchi non son o e che possono · da re alla vita naz ionale un conl rrlrnto non mi– nore per 1·ileva nza e più fine pe,· qualità: ceco un o degli scopi più utili di collaborazio ne di classe che l'Associazione si possa propo r1·e. *** Rip etute volte il " nu ovo " progrn nun a parla del- l e classi industriali , che l'Associazi one ra ppr e– sent a, come delle class i u produttrici»; !asciando qt1asi vedere che le alt re classi produltrJc i non siano. Non è con qu esto veramente vieto e fTu- to luogo comune che si conu·ib ui sce alla colla– borazione di classe. Che cosa « pr odu r rebbero » gli ind ust ri ali, e non ci fosse ro nella società sol• dati, ulflcali, poliziotli, magis lraU , in segna nll, medici, e persino avvoc ati ? Tu tti han no egu al– ment e diritto di chiamar6i u pr odullori » quando comJ)iono un lavoro util e e richi esto; e di affer– ma ,·e che a l metro di stoffa od al p roiettil e di can – none od al quintale di frum ento hanno an ch 'Qssi contribuit o, aJla pa ri di clli ma ter ialmenl r Ii fab– bricò con le , 110 man i. Poi chè si con lribu i~ce al· la produzion e anc he creando l'ambie nte giuridi – co ed int.ellelluale, senza di cui sa r ebbe follia ri· tenere che tssa potesse svolger si. Ma la noviLli. l)iù vecchia e più sba gliai.a. del pro – g ,·a mma dell'Associazione sta, come era faci le prevedere, n~ll' impostaz ione del pro blema doga nale. Tu tto il re-sto sono, aggegg i e contorn i; li si finisce, nel p1oblema doganale, qu asi tra tti a vi– va f Ol"lO,. Di que st'a rgomento, consenta no gli amic i del– l'U11i/,d che lo mi occupi in un altro ar ticolo. , Luiif Bl111udf. Il segr~to dei fatti palesi I municipali dell' irredentismo. Anche il . signor Attilio Tama.-o, emigra lo istrie- 110 o volont a rio della nost ra guen a nelle trin ~e di Pa rig,i e d i Roma, è fu ori dcUa graz ia di tDi<J per la ctichia razione di Corfù. P er il signor Tamj.lro non c'è dubbio· Rugge , o Fauro e Cesare Battis ti, Ant onio P iscel e Vjr – ginjo Gay da, iJ Console d'Alia e il " Civjs italicoo » dell a Ntw vrt An tologia , i qu ali afferm ano che esi– ste un ,potent•3 movimento nazio nale unitari o ver· so la Ser hia fra i Croat i e gli Sloveni dell'Aust ri a ·u11gtÌeria, sono dei conlaJrot tole. li solo clescl"it· !ore veriUero dell'Aust ri a-Ungheria , è lui , ii qua – ie ,ci ga renti scP. chè tutti g li Sloveni spa""imano di .a.more por l'Austria, e tutti i Croa ti morireb · be ,·o di di sper azione se fossero staccati dall'Un • ghEl[·ia. Ne volete le prov e? Leggete il M essa.yg e– ro 0 del 4 agosto: e vi tr overete scior inal e tutt e le mani.f,esta zioni di leal ismo fatte in qu esti ultimi .temp i da deputàti croat i e sloveni, eh.e sono r i– masti indisturba ti in Au stria e in Ungh eria du ra n – te la guerra. A dir lo vero, se si dovesse accettar e ques to me– todo di r ag ionamento , s i dovr ebbe conchiud ere che anclle tutti gl'it aliani delle prov incie austri a· che sono svisceraLatn ent e. fedeli a .Casa. d'Ausu·ia. I nfatti il ,fott. Zi1iotlo, tpodestà di Zara, non an– dò for se nel genn aio d,e1 1915 a fare oma ggio a Francesco Giusepp e, · requie e pa ce? E il depuba– t,0 ist ria no Don Buga.Uo non ha for se dichi arato recent emente al Heichsrath di Vienna , che « gli ilali !i.ni si contentano di un modesto posticino nei domi ni di Ca,sa d'A ustr ia »? E il d~ ul a to l!rèn– tino, Don Gentil)i , ha fors e prot estato contro :ta dinastia degli A!bslbur go, men tre inv ocava un tr atta mento meno bestiale ,per la papo lazione ita– liana? - I deputa ti italiani che sono rimas ti in– distwr ba.ti in ·Austria, non hann o fallo nessun a manif estazione anti austr ia:ca: ergo ... Cesare Bat· tisti e Naza.rio Saur o, Ru ggero Fauro e Giacom o Venezia n non esistono, stando al metodo razio ci · nati•vo dell' istri ano Tamaro. Il quale, dopo ave re consumate due colonne del Messaggero a giu ra re e spergiur are che tnlti gli Sloveni e tutti i Croati sono aus!!riaca nti, dichia– ra: « Non abbiamo scritto queste ri.ghe per ap– l•~giare i Croati , che voglio no re stare unit i al- 1'Aust ra.-Ungh eria ». E allora che cosa vuole? tPer ,saJJ)ereche cosa vuole , apriamo a pa.g. 200-2 il volume La Dalmrizia , Geno va, Forml.ggini, 1915. Vi troveremo le -seguen ti sente nze del signor Ta– . maro: « L'Italia deve atflre efficacemente · ed in- sis tent emente Jlfflnchè si formino almeni due Sta ti slavi sull 'Adriatico: uno croato nel Quarne – ro e un o se rbo a.! sud del Naren ta. E se hawi o da ,essere tre , Montienegro , ,SerJJia e Cro azia, me– glio"· Dun{lue la Bosnia, che ,è al nord del .Na – r enl a, dovreb:be essere un.ila non alla Se,,!,ia, ma alla Croaz i<i.. E la Croazia -Bosnia d10 cosa far ebbero? La ri– sposta la tr overemo n ei progr a mma ufficiale di que lla Associazione « Pro Dalmazia », di cui il signor Tam a ro è pr omotore, nwgna pars, P.1è sta– to pr opaga nd ista ufficiale a Parigi. Questo 'JJTO– gramma è conten uto nell'opu scolo : « It a licus Se· na lor ", i:a question de l'Adriatiqu e, dove a pag. 23 leggiamo che « une Croatie plus ou moins · in – dépendante de la Pu i-ssance 1anubi enn e - Hon– grie ou Autr iche-Hon grie - qui survivra éventu el– lement à la guerre acluelle ... ne pourr a effcctuer son éma ncipati on de l'Hon grie et de l'Aulriche que d'une mnni ère .a.ssez lent e». J,' u It ali<-us Se– nator" no n ha il coragg io di di-re chi aramente che la Croaz ia deve riman er e unita al l'Aust ria – Unghe.ria; pe r ciò pr ende la via delle circonlocu – zioni. Ma qu ello è jl s uo pensiero, quamdo sia spo– gliato dei veli s ibillini , con cui cerca di ins inu ar– si nello spiri to della gente dist ratta. Qra un a Croazia, che disputi a lla Serbi a la Bo– sn ia è stato sempre il progr amma de l partit o tr ia.Lista e austria.caJ1te della Cronzia. La differenza d"ra i trial isti slavi e questi 0U1iosi t,ùalisti italiani, è che i tr ialisti slavi ivogliono u– niire a.lla .Slavia au stria ca la Venezia Giwia. e la Dalmaz ia per massacr a rvi ,gl'italian i; i tria .ljsti ita– lia ni vogliono fans i pagare il conse nso al pro – gramm a ta-ialisla e al sa lvata.ggio dell"Austria mediante la cessione della Venezia Giuli a p della Dalm azia in cui si propongono di m86Sa.crare gli sla vi. In to ndo, questa ,gente continu a a ragionar e o.g,gi, così come ragiona.v a nel lu glo de l 1914: sof'– fre di a rr esto menta1e. Nell a: lott a con glL Slavi per le arn.rnini'stra~io– ni comunali e di etall, lotta e89.6per ata sistemati – ca ment e ::!all'Austr ia, molti, tr oppi ital iani del- 1'A,dri atico ori entale av evano . smar rito ogni se n– time?to del!e proporzioni e delle , gran di corren– ti della vita in tern azionale. E i tedeschi li aiuta – van o a perd ere la tramontana. Nelle wtim e ele– zioni comun ali triestine, i tedeS<:hi, guard ia del co1,po d el Govern o, votarono pe r gl'itali ani, men – tre iJ Govern o appoggi.ava gli slavi. A Gorizia ., nell 'aprile 191-1, identico fenomeno: Il Governo app oggiava gli slavi, ma i tedeschi votarono per

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