L'Unità - anno VI - n.31 - 2 agosto 1917

122 pro~ta a mettersi al fianc o contro qualunque avversa.rio - Perchè ? - PercM !'lnOhilterra non t stata mai gelosa delt'ItaLia; non ha mai dim o· strat o cli adombrarsi della spontanea crescenza dell'Italia; non ha mai temuto che l'Italia potesse diventare Ja padrona del ~'iediterraneo: a part e il ratt o che non na ha i mezzi, salvo che nen,, fa ntasia qualohe esaltato, il periodo dell,, egemonie è finito nel mondo, e quel paese che vi J)l'etend.e_rà., si romperà il collo, come sta a,vvenendo n.Ua Germania; J)('rciò non è come sta avvenendo alla German ia; perciò non è stata mai in aggua to a cercarsi a:ffàìmosament e possibili alleati cont ro di noi; è vissì.,ta e ci • a· sciato vivere, convinta che il progresso nostro era utile a tutti i popoli, compreso ]'inglese. Questa conoerlone, diciam cosi, inglese, dei raP • porti reciproci è una necessità vitale per l'I talia e per la Francia. . La politica dell'equilibrio .t,ra le singole nazioni ha ratto fallimento completo in questa guerra. Al· la 1lfl$1 tli q.u~ta •terri.bile crisi l'Italia e la Fran – cia si troveranno di fronte l'Imper o britannico, trasformatosi ormai in una feder azione di na zlo• Di autonome; la Germania e l'Au st ria, çhe, per quanto sconfitte, con teranno semnre almeno 80 milioni di' uomini, quanti Italia e Francia riunit e Insieme; e al di là della Mitt eleuropa la rudis in– digestaque moles della Russia in ,;a di tra.sfor • m8'1'6i,anch'essa, in una federazione di pe>'l>Oli resi più potenti dalla comune libertà; e al di là del· l'Atlantico, gli Stati Uniti coi loro 100 milioni di uomini, e con la supremazia moral e suJl'Ame– rlca meridiona1e; e nel Pacillco il Giappo ne, pron · to a proclamare la teoria di Monroe per l'Estremo Orien'\e e a fondersi con la Cina in una nuova morme compagine supernazionale. Tutte le na• iloni, che partecipano a questa guerra, sentono il bisogno di raggruparsi con le nazi oni affini per razza, per contiguità geografica, per altri motivi in ~onne politiche superiori . Di fronte a queste nuove formazioni inrernazlonali, la Fran· eta e l'Italia nori poosono continuare a viver~ · lr, condizio ni di patit d, se non trovano anche esse in una torma di più intima. unione polìll ca, possibile centro di attrazione di tutte le altre na– zioni dell'Europa meridionale. La Francia ~ ric ca di capitali e scarsa: di ,popo · !azione : ha finora esportati i suol capitali In R11ssla dove c'erano gli uomini: le auguriamo di rtlprenderli : ad ogni mQdo, deve esserle p·assata la voglia di conti nu are. . L'Italia è ricca di f>Opolazlone e scarsa di ca'pl· tali: ha dovuto fin ora disseminare i suoi uomin i per tutto l'orbe terraqueo, mentre nel Mediter· raneo c'erano terr e in cui si sarebbe potuto far miracoli, so vi si fossero associati il capitale 1ran – c~se e il lavoro Italiano. Su questo campo econo· mlco la coilalborazione italo-francese è diventata una necessita urgente fra le due na 11ionl, se vo– gliono reetuaTare rapidamente gli sperperi ter.rl • bili di q•iesta comune guer ra di vit a e di libertà. Che cosa rende clifflcile @esta collaborazione? Un semplice t\i~r&mma so\tillssimo di pregiu– dizi Infantili ereditati dal pa..oS.ato.Nqlla e tuttot ;Fra ~lffatti preglud~ c'è anche quello che J'nr– monia fra Italia e Franci a minacc erebbe l'inte • sa fra Italia e In ghilt erra:. C'è, anzi, in Italia e Francia deJla gente, che desidera l'Intesa Italo· francese solo ,perchè la considera come un 'a rm a antl-inglese, e magari come un primo passo P.81' condurre in seguito la Fr ancia a ri conciliarsi col– la Germa'nla , e pr eparare cos\ un nuovo « guer• rone II contro l'In ghilterra. Non occorre dire che noJ non condividiamo qu e– ste fantasie . Quel che avver rà tra due o trecento anni, n,essuno di noi pµò prevederlo, e del re!rto cl ~nse ranno i nostri $Uccessorl lontan i. A chn• que four suffll sa ·peine . Oggi come oggi, e. fln– chè !I nostro svirito può penetrare il f11turo sen– za allontanarsi dal dati della realtà, Itali a e Francia avranno bisogno della garanzia ing lese su i mar .i, come l'Inghilterra avrò. bisogno della garanzia ital o-(ranc ese per terra, contro ogni ri– presa aggressiva del blocco ger manico . L'all eanzn ang lo-lat ina sarò. ancora per mollo tempo un a condizio ne di sicurezza e di libertà e per I latini e per gli anfl'lo-sassoni. L'Unità. L'UNITA L'arrembaggio La futura Lotta elettorale det Mezzogiorno dovrà essere combattuta, non solamente sui fatto r etr o– s11etti vo deUa guerra, ma sulle responsabilità _dei deJJutati, elle avranno approvato il 1rnovo reo11ne ctoganale. Ricord iamoc i che ,, proprio per opera di un ministro meridionale, l' on, De Nava, che si prepara questo nuovo iniquo sacrificio del M e:; ogiorn.o d'Italia alle ingordigie di una mi no– , a11ia indtt stria le priva di cosciema e di onore. Ad accelerare e org nniz~a re la resistenza contro il protezionismo, resistenza che do'(rebbe culmi – nare alla Camera nP.!l'ostruzlonismo contro le nuo,ve tar irfe doganali per opera dei de'putati an – liprotezionisli, noi dP.àichercmo nei prossimi mesi ia nostra miglio re atti vità . Int anto J)ttbblichiam.o alcune f ra Le parti pi,·, ;nteresanti dcl l a..rela:ione sui problema doganale approva ta dalla Camera di commer cio di Caoliart. L' illusione della indipendenza economica Taluni concepiscono, e trovansi trn questi I pr o– teiioJlJi~i, che la. 1-lazlone 11ossa conside rarRI eco– nomicoment~ indii;ende nte Rolo quando la produ– Lione agrico la ed industriale svolgentesi nell'aro• bilo del suo territorio sia in grado di far fronte o tutbi i !Ji~ogni della popolazione, senza che oc– corra ·portare all'estero la prO'pria domo.nda di m~rci. E poichè, r,er raggiungere tal e scopo, oc– corre eliminare ogni possibili là di concorr enza estera , <i logico che non possa conseguirs i il va– gheggiato stato d'indipendenza se noo a prezzo dt una forte difesa doganale. Le legg.i 11iù elemootari dell'economia politica dimoslrano tutto l'assurdo d•i una simile conce– zione, per attuare la quale bisogne rebbe, per lo meno, circoscrlveree i bisogni umani alla ristretta rerchia di quelli che <i possibile soddisfa.re con i beni che le condi zioni naturali del luogo permet– lùno di produrre. Difatti il solo pr oposito dli or. ganlzzare la produzio ne s·ulla nuo;va base di ll)re– Runta indipendenza, paralizzerebbe, per logic a reazione delle altre Nazioni, ogni possibilità di sca mbio. La ,p,roduzionc inoltre di un a serie non indifferente di 1beni non potrebbe ottenersi che In condizioni eccezionalmente sfavorevoli per dover. si esoond ere a terreni sempre più inaèlatti, o farsi uso di proceS<Si produttivi più costosi, determinan– do un rialz o di prezzi di cui non è facile preve· . dere limiti ultimi . Nè d'a ltra parte si ragg:lungereJJbe, in tal modo, anche nella migliore dello :i.potesi, la completa In– dipenden za /politica, ,Perchè non <i detto che iso– landosi si dirnnga ipso facto tanto torti da poter tener fronte a. qualunque prete sa di altre Na.z.lonl, ed anzi l'es1ierienza athmle dlimostra che, men– tre I con!ltttl tendono stori camente ad assumere proporzioni 6emp-re maggiori, e a, determinarsi tra gru,P'Pi di Na1:loni, è solo mercè la aalda coo. perazione di più Ne.zloni•che può ass icurarsi \a ,itt oria . Ohi ,si isola non può che essere destl– r,at o a perire, r.oncepir e quindi l'indtpendenza economlca come il « baatar e a' se stessi » è assu rdo e perico loso, ed una tale concez.lone è tr<Yppoarti ficiale per poter convertire chiunque al protezionismo. La vera " indipendenza economica ,t Come, dunque, 1>0trà con!K',gnirsi quella vera « indipendenz.a. economica » che non può non e-s– sere lra le aspirazioni più nobili d'ogni. buon Ita– liano? Non certo cren.ndo delle linee di difesa che Iso– lino la Nazione, ma fac,md o ogni sforzo ipe,· •Jl<lÌ· meggiare tra le Nazioni con la v.irtù dell'ingegno e, con la tena .eia del lavoro, mediant e l'intrapr en– denza. e IJ migliore sfrutt ame nt o d•i tutte le ric– chezze naturali del paese. TJna Na7Jione, perchè possa dirsi indipendente economicame nte, occorre che rappresenti una entit à necessa ria fra le ,altre Nazioni, oh·e clispon · ga, per la produzio ne di una determinata serie di beni, di una situa21ione quasi di monopolio, la quale la metta in gra.do di far ~s :a.re la propria influenza sul mercato in ternazio nal e; che la com– mercialità di tali beni sia valorizzata da una or- r protezionist~. go.nizzazione mercantile pronta, intrapre nd ente, to1-te. Si sarà qulncli indipendenti se si P:odu r- b . d' cui altre Nazioni hanno bisogno ru nno em , . . od da. battere .. mogiio e a costi più m1bi, per m o , vittoriosamente la concorren1.a e, con l C"3'IJOrt~– r.ione di tali beni, procurarsi o, favorevoli coo:id1- zioni quegH alt.ri di cui il nostro paese ha. b 1 so• gno, ma che le condii.ioni nat1,1NJ.linon ipennet- tono di p,rodurre. . Questo risultato si conseguir à con rela t,va. fa– tilità se si 1avoriranno g1i impieghi dei cap1tall in quelle produz ioni che sono adatte alle condi– zioni naturali del luogo, e che perciò potranno ottenersi a costi bo.qsi; se si perfezionerà la pr<>– ciuzione rafforzando realmente l'istruzione tecnl– ro.JJ )roleasionale; se si determin erà una >più con_. tinua e cordiale cooperazione tra scienza e lndu– ~trin, se si lMcierò. che l'azione correttiva della conc~i-renza sia sprone costante di progreseo; se s: allevierà il gro.ve peso dogli oneri lribu~a11iche mette le intra,pres e nazionaLI, a ,parità d1 con~i– zioni, in una sLtuazionè di svantaggio rl~t to •alle estere.' • La )/azione poti·à quindi dirsi indilpendente, so– k, quando avrò. saputo utilizzare nel modo mi – gliore le sue ricch ezze naturaM, e di esse valer– si per procurarsi i beni di çu! ha bisogn~, e pro– curarse li J,iberamente sui mercati esteri, senza sottostare ad alcun giogo," ad alcuna pressione all'infuori di quella ,jel proprio torp aconto. In altro modo l'indipenden7.s non può saggia– mente concepirsi nè potrà mai conseguirsi, pol– chè lbast-a scor:rere le cifre del nostro commerci.o internazio nale per convin cersi come l'importare costituisca condizione es~zialc di esistenza per una Nazione come la nostra. Il pericolo protezfonista Esclusa, dunque, la necess.i~. da talun i asse – rita che occorra instaurH,r e un regime ultra pro . tczi~nista. per assicurare l'indilpendenza politica ed eeonoroica della Nazione, se, scevri da qua– lunque preoccupazione di privato inte resse, si ri– flette sulla situaz ione in cui verrà a trovarsi l'eco– nomia na zionale dopo la guerra, non potrà fai;'!'! a meno di conslderare come pern iciosissimo o.n– che sempÌicemente qualunque rincrudimento del- 1,i attuali t,a.riffe. Dal punto di vista deJla >produzione l'economia del dopo guerra sarà caratterizzata indubbiamen– te da scarsa disponlbllllò. d i capitali. Donde la opport unità di non distogliere i co.p1- tall da.gli impieghi più naturali e vantaggiosi, che solo possono SNeTsi nelle produzioni cara.ttertstl che del 1>aese; e di non aggrava,re la condizfone del con&umatori col mantenere i prezzi di alcune catego rie rii !beni artificialmente o.ncor !)iù ele– vati di quello che già lo .saranno per il li:bero gio– cc>degli agenti economici, con ripercussione sfa– vorevole sul costo cli produzione di quasi tutta le a.ltrp éategorie di beni. Ma lo svilu'(1Po deJle produzfoni caratte risti che e la minorazione dei prPzzl non potrà · ottenersi se non favorendo, con nna '!)<>liticaliberista, lo scambio internazi onale . Con sicum coscien1.a, quindi, si può conclude re che non solo si dovr/1. abbandonare qualunque velleità . di rincr .udimento in seMo prote11lanista. ma, se si vogliono realmente tut ela re g11Interessi generali del paese, si dovrò. avviare la politica comm~rciale verso un regime di libertà. I diritti dell'Italia· africo!a Questo '3opratutto richiedono gli interess L de). l'agricoltura, il quindi dc!Ja magg.iore e più ca-– ratteristica produz,ione nazi onale, ,poichè n essuna altr a produzione, come questa, chbe !più dura– mente a soffrire in conseguenza della politica dogana le a •ba.se protezionista industriale, decisa. ment3 inaugurata con la tnriffa de( 1887. Le mt: gliori esportazioni agrico le f'i videro chiudere i morcati p iù favo revoli; a lle industrie di trasfo rma.. zione dei prodotti agricoli resa difficile l'e91sten– za ·per l'elevato prezzo de\ macchinart e di molte materie prime alle medesime necessarie; · crisi _ gro,vi.ssime si abbatterono su divetrSi rami di 'J)ro.

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