L'Unità - anno VI - n.27 - 5 luglio 1917

, 196 L'UNITÀ La guerra ed il co~merc io internazionale LI più forte cava llo di balt.o.gia dei nu ovi vecchi prot ezionisti è stato ed è ancora quello del– l'inte r ruzione dei lrafflci int ernazi onali che segui – rebbe necessa r iamenlr allo scoppio della guerra; int er ruzione che mette rebbe in condizi one di insu – perab ile inferior ità quello Stato che lln dal tempo ùi pace non si rosse posto in grado di far da sè, non avesse conqui stalo cioè la t,mt o deca nta ta indipendenza economica. e cento della media del (fllin(fllenni o precedente ; in Fran cia da l 43 al 60 -per cento; in Italia (comin – l'iando dal giugno 1915) dal 7i al 112 per cento . Un liberista Tri esb10, conver titos i improvv visa – mente e rumor osame n te al protezionismo dopo l'a– ·ll'osto 1911, quando venne in l talia e la sua prosn fu accoll:t grad itn nelle gravi colonn e della Tdeo , .Va:ional e, Ylnri o 1\lb erli a.tferanava solenne.mente sui primi riel 1915, che « dopo scd[)oialo i l confli t– to europ ro non è -più permesso di parlare di econo– mia mond iale. I.o. guerra l'ha scissa e irrigidit a.in tr,nle economie nazionali , con tipo più o meno av– vicinant esi a quello dello Stato comme rcialmen te chiuso ... Gli av venimenti hanno ridotto ad un 'iro– ni ca esp ressione' di esiguità il commercio interna – zionale, hanno eleva to barri ere economiche fra paese e paese , hann o r icondotto lo vita econo!J1ica delle nazioni ai suoi elementi ed alle S'lle attività primo rdiali. .. La reallà indistruttibile è la pr?<1u– zione inler.nn n. Queste afiermazion i esagerate e sfrutt ate dai protezionisti per i loro fini, tr ovavano un' eco ed un a certa forza nel timor e cliffu so anch e fr a molti liberisti , i quali , sebbene fossero convinti della ne– cessità del mel"ra io inte TnRzionale P delln solida· rietà economica tra nazion e e naztone , pur e dubi – tns ano anch' essi rhe la gu erra dove•sP rirondur~r temporaneam ente e pa rzialm ent r all'i solamrnt1> economico dei sina-oli Sta ti belligeranti. E questi timori come quelle esagerazioni pn.rve– ro trovare una conferm a ed una certa giustifica– zione nel pn.nico gener ale e nella dl•r esn rapi rllss; ma degli sca mbi internar.i onnli . manif estatasi do– po il primo scoppio delle ostilità . 'fa oggi , a 33 mesi di distanz a, le st a.tistiche com– merciali che la mne:gior parte dei governi hn se· o:11itato a rpublie,ve , 'J)e'nmettonodi grnngeTe a con– rlnsion i •u lficien trmr nt e sicure e tali dn smenti ~ rr rnmnldamentr lr pTcvisioni più diffuse e r,e.•si – mi,.liche (1). Tali d fro ci confermano -che un a crisi gravissima rnln ì il romme rrio mondlalr TIPi p~imi mesi (!el– la <nJerr'l: ma ri dicono anr he rhe in crnel pr ri o– rln ni tiro non si volle affatt o un arresto totale de– "li sca.mhi. ma solo una forte 'dimin11r.ione, ris en– tit a dai bellia-rrnnti, sneclal ment r nell'esport azio– nÌ' r .nhì o menn e:rnvementr ser ond o la potenrn e ln " ~lnrmo della. )oro marina . Tn Tnahilterrn la rlur~tn rlella crisi è stata mini ma : m1~ tt.rn mesi solta nto. <la ao:osto a novemhr P nel 1914: erl nnche s11 m1rs to r,erindo ln cri•i fn po– ro c:rnc:.ihlP r Pr il commerrio ò' imnortazi()ne. rhe in meilh ,llry,inPl di a!'nrnn un m1inlo in r(lnfron– to '1el 011in~11°nni o !>recedente nll n. gnerr a: m,ent re ,., nlm1nnl rJ ni1ì rrrn.ve !'rr l'esnnrta1.i0ne l'he di– minnl in m"òi~ rli C'irr:1 nn tf"T70. Rnorm cment e più r-ravi sono •Inti !!li effetti rlella :,ruerrn snl rommerrio !rnnre •e e itnlin.no . J)l'r i q1111.li il nertodn criti rò •i nr ohm ir/1 finn nl mn.rzo 1915 e la dl5r esa ft, tale che in r 0 rti mesi le imoortar.io ni rnnnr e•r nt nron o ar,nena il 30 per C"'ntn. ,lp]lA, merlin. del m1inq11ennio prec"edPnte e le e"!)ortn,ion i sreseTn fin Fran rin) anch e nd nn min imo del '17 ner cent o. vf a rial dicembr e 1914. In Tn1thilterr o, e dal marz o-april e 1915 negli alt ri pn.esi dell'Tnt e•n ro– minri n un a ripr e•n n'tttvisf'ima dei commerci in– lern a1.iona li , rhe non ~ ar restnta n~ rlall'imni e<i:(l ct"mnre- ~iì1 n~~orhPn fp di .nav i p<'r tr nsnorti mi ~ litnr i ni rlal!A, iiuerr a acca nita clei sommerl!ih,lli. r.,, imn ort n'zlont s11r,ernno dov1mq11e Jn media dei temoo - ili pnre . i,:lnngenòo in cer ti mesi n ranr,r e– •enta rn e, in ln !l'hilt err n. il 149 per re ni o: in Fr nn– dn. il 13.'>r,er rrnto; in Jt nlia. il 1~0 per reni o. T.e esnortn.,:toni. per rngioni troppo ovvie. non oosso~o mantener si ·alla stessa attena , ma do– vuncrne si contini,a a pag a.r e con esse un a hn n– na part e dei materiali importati, in In ghilt erra la Joro media mensl_le var ia dal 70 nl W per Che più? 1 ella stessa Russia, compl etamente blocca ta nelle sue gran di vie commerciali, le ùn· portai .ioni, dopo essere S::ese a meno di- un quin – to, giungon o, un anno dopo, a supe rare di un deci mo la media del tempo di pace; e le stesse esportaz ioni, ostacolate da così eno rmi di!llcoltà , JJOn ;scompaio no deJ tutto, ma si mantcn gono– frn un min im o del 9 ed 11n m assimo del 45 per · cento. fn cifre asso lute Il commercio estero delle qu at– t ,.,, potenze eu ropee dell' Intesa, nei sedic i mesi dal prlm o mal'zo" 1915 al 30 giugno 1915, è stato, 1>er tutti, meno la Russia, di poco inf eriore, e per qualcuno anzi superior e al comme rcio dello stesso pe,·iodo negli anni 1913-9H : in ln ghil lerra L. il. 32 miliardi 111Fr ancia 17 In Italia 9 in Russia 4 lti rneei di }Hl(' 40 mili ard i 20 8,3 10 A rialzare le cifre del periodo di guerra con– t,ribuisce indubbiament e. l'elevazione dei pr ezzi, i quo.li però, esse ndo sem-pre valut ati nelle stati– •tiche provvisori e '6ulla media dell'anno prece · dente, sono sen sibilmen te in!erior i aJl'a.Jtezza che hanno raggiu nto in quest i ultim i mesi, e non pos– •ono concorr ere a ingrossa re di più d'un terzo l"– massa del commer cio internazionale . Yla in ogni caso, per qu anto ai vogliono abbas – sa re que lle cifre, esse dim Qstrano semp re in ma – nifra inconfut abile che la più grandiosa fra le gu.er, :e non solo non 11a potuto sopprim ere il commercio int ernn ~lona le ma non l'ha nemm eno, diminui to in· misura sensibile. Tocca ora aJl'Alberti ed agli a ltr i neo-protezio – _nisti ri prendere i loro rag ionam enti del 1915 e di– mostrare in qu al modo la chiusura dei mercati no.zionali, inatt uabile in tempo di guerra , diventi non solo. possibile, mn benefica: e necessa ri a in tempo di pace. g. t. ( 1) Le d ire delle sta tistiche commetciali degll Stati neutrali e dell'Intesa sono state raccolte e a nalizzate in un aTticolo di VINCENZOTORRl (Esi – ste ancora i! comm ercio internazionale durant e la guerra?), pubblicato nella Riforma Social e· di gennaio-febbraio 1917. Parecchio di più, parecchio di l meno Nell 'ultimo discorso a.ila Ca.mera !'on. Turati non ha potuto far a meno di dare uno sfogo al rimpian to giolittiano , che br ulica. in ogni glo– bul~ del suo sangue; ed ha fotto un confronto fra il « par ecch io » di una volta. e il « pareo chio ». di cui si contenta oggi l'on . Sonnino, e fra le ~pprova?.ioni dei banc hi giolittiani ha sug– gerito ai suoi uditori la r!.omanda ae noii sarebbe stato meglio cont entars i del « par ecchio » gio littiano , ami che far la guerra pel « parecchio » sonniniano. L' «,.I~ a Na7,ionale:,, ha sentito subito il do– vere ai accorr ere in aiuto dell 'on. Sonnino quasi quasi con lo stesso entusia smo. con cui avrebbe pref erito difend ere l'on . Tittoni . E proclama che,· l'on. Tnrati menti sce, dichiarando che il « pa – recchio ,i dell'on. Sonnino non è molto più gran– de del « par eochio » giolittiano-turatiano. L'on . Sonnino , infatti , vuole: l) un confin e strategico; 2) le rivendicaz ioni nazionali; 3) garenzie st rategic he nell'Adri at ico : 4) un assetto alban ese in con formità. delle inderogab ili esigem.e degli interessi nost ri ad ria.– tici " balcanici ; 5) il riconoscim ento dei nostri int.eressi m e– diterran ei fonda.t,o sul principio dell'equilib rio e dell' eguag lianza fra le alleate . • Il ~ parecch io ~ giolitt iano, inve ce, era, Ma&i meno, assai meno... E' vero. Ern assai meno. Socialisti-giolitti!'ni e nazionalisti- titto nian i non differiscono che por un più o per un men o, ma in fondo han no lo stesso spirito: i primi si contenta, ano di « pa · recchio > o mag ori di niente, e perciò non vol– lero la guerra; i se<:ondi volevan o parecchio di più, o perciò vollero la. gue rra. Ma noi interven tisti dem ocrii-tici - radicali, · r~pubblican i, socia listi, anarchi ci, sindacw.isti , o ,;emp licemente italiani non ascritt i a n essun par– tito ma. conaervatori della tradizion e del risorgi– monto naz ional e - noi non volemmo la guerr11.· per il par ecch io di più o per il parecchio cli men o. Aucb e se l'Italia avesse conquistato nel 1888 le patri e di Battisti e di Sau ro, anch e se non ci fosse sta to da risolvere il problema della sicu – r ezza militar e dell 'I tali a a Vallona e nelle isol-i foranee del m edio Adriatic o, noi avremmo voluto egual ment e la guerra. contro l 'Austria. e cont ro la Germania. P eTchè la noatra non è guerra cli conq uist&, è guerra d'indip endenza ; non ci è st at a sugge– rita da a cs iderl t err itoriali più o me no estes i, ma dal dovere ohe 01bbiarno sentito di cont ribuire insieme con gli altri popoli dell'Eu ropa. demo.. ora.tica alla difesa delle libertà umane contro l 'ag– gressione germanica . P er questo fine di giustizia e di libertà , non v'ha. sacri ficio che non ci sembri doveroso e tol– lerabile. Se la gue rr a d 'I talia non avesae questo scopo, tutt e le conquiste territoriali agognate dai nazionalisti non c i avrebbero indotto a sacri fi– care nè un uomo , nè un soldo solo. Diremo qual – cosw di più : ~olo per liberar e Trento e Tri este , la gtJerra non l' avremmo provocata . ma.i, a, nes – sun patt o. B eninteso che già che questa. gnerr& d'indip endenza. ci è st ata im_posta., noi dobbi amo risolv ere in essa. anch e i probl emi nostri speci ali . Sar ebbe strano davvero ohe una guerra di giu – stizia non dovesse· dare giustizia precis am ente • noi. Il più cont iene il m eno . Ma noi non accett iamo a nessun patto oome terreno di disamina fra noi e i socia.listi -giolit - tiani il par ecchio. ' No: noi non sia.mo divis i dai ·socialisti -giolit– tiani pe1 fatto che vogliamo parecchio di pitl; mo perchè vog liamo _un a cosa a.$SOlutamente df – vprsa. Per noi la. inçiipènd enza nazionale nostr& e quella degli altri popoli d 'E oropa dev'e.-,sere di– fesll. ad ogni patto contro ogni prepote nza e ogni aggr essione : per noi , .come per W ilson , il dirit to è superiore alla pace, la libertà a.ila riooher.ze ., L'onore alla vita . P er \'o n . Turati quel che im – porta sopratutto è che gli elettori '1el 5. colleg io di Milano sieno sodd isfatti del loro depu tato e lo eleggano senz a difficoltli . Qui è il dissidio fon– dam enta le. Su questo terreno l'on . Turati sarebbe imm – 'mzzato a giusti ficare il suo panoia flohismo . Per– ciò si buttt sul terre no d el « pa recchio >. L' uo– mo è stato semp re forte in questo genere di a:bi– lità . Sul terr eno dPl « par ecchio >. inf atti , a.vr ~ sempr e ragion e Giolitti contro i .nazional isti. Se tutto si riducesse ad avere un po' più o un po ' m eno di territori , questa guerra come po · trebbe essere giustificata inn anzi a.ila coscienz11 moral e del nostr o popolo? come 1<ipot?-ebbe :resi– stere. per es., ad una proposta. ohe ci fosse fa.tta event ualm ente dalla Genna ,nia , di vna pace ee– para,ta in compenso del parecchi o giolittia -no. con la giunta. ma.irari di 11n po.reoohin di più ? • ♦ « Quello che tur ba gli 11om1m, non sono le cose in sè stesse , ma la op!\'lon e che essi se ne for– mano. Cosi, per esempio, la morte in sè non he niente di terribil e, glacchè altrimenti essa sarebhe parl'n. terribil e a Socrate . E' l'opinione che si he della mort e che la rend e spaventosa u. Epllteto. r:erente u.,po nsabi.le: ERNESTO FRA,ONJ· OF.FJCIN,\P OIJJGRAF1CA-JTM.,IANA ROM A - Via della Guardi ola , N. !2 - 1'0H.A

RkJQdWJsaXNoZXIy