L'Unità - anno VI - n.24 - 14 giugno 1917

L'UNITÀ 1 74 produttrice del paese, che aumentano follemente e larvatamente le spese di guerra, La volitica Interna del Ministero nazionale è riuscita una somma di debolezze, una sottrazione rll energie. Quindi, per coonestare un sistema dt arrendevolezze e di rigJuardi colposi si è inven– talo in nome della li·bertà un nuovo diritto, quel– lv di poler fare in tempo di guerra, la propa· ganda contro la guerra! · di zione non incorag.geran·no certo l'_imposi~1~ne . d . materie prime o su articoli slrarue1 t usa.ti a2l su · · 1 · 1 Come come materie prime in induslr:111,mg es1_. Questa delicatissima materia dell'economia nazionale di guerra » non pnò essere abbando· nata ad •un gruppo di incompetenti e di irre· sponsabili ; poiché il danno che essi pToducono non consiste più nel semplice danno materiale di alcune centinaia. di milioni, ma si risolve nel danno politico di seminare il malcontento nel paese e sopratutto nell• classi agricole della po– polazione. . . Ecco in breve il più vasto terreno della crisi. Ora Ja intima e inscindibile connessione dei vari nrgomenli r.he formano lutti il contenuto unico della « politica di guerra» mette in rilievo la con· traddizione tra la unità del '[)roblema e la mo!· teplicità degli organi indipendenti, che dovreb– bero risolverlo, e ohe formano il Ministero na– zionaìe. Il Ministero nazionale non ha risposto alle pre– visioni e alle intenzioni degli uomini di buona fede che lo vollero. Dal punto di vista politlco, si era. credulo di conciliare lutti i partiti alla gnerra nazional'e, e si erano compresi nel Ministero pochi Lnterventi– sti e molti convertiti. Ma in politica le conve.rsioni raramente sono sincere. · E' avvenuto di fatto che i neutralisti entrati nel governo non h8Jlno potuto rompere i rapporti di colleganza con i neutralisti restati f.uori, che hanno continuato nel paese la propaganda per la pace senza vittoria cd hanno con ragione 'Pre– teso ed ottenuto appoggio e simpatia dagli amici del Ministero. Cosi si è rinvigorita la loro azione di propagan– da contro la guerra, e si è sfil>brala l'azione di difesa che spettava al govérno. Dal punto di vista della politica economica, si è erroneamente creduto' che i problemi degli ap– provvigionamenti e dei consumi e dei trasporti avessero carattere soltanto tecnico, e quindi, col frazionamento delle funzioni e con l'aumento dei rispettivi ministeri, si è dato a ciascuno soverchia libertà e indipendenza d'azione. Ognuno è andato per la sua strada, esagerando la importanza del suo ufficio, invadendo, intralciando, contraddicen– do l'opera del vicino. Col Ministero Nazionale e col numero dei Ministeri si è scatenata la guerra ci· ,ile delle varie « Burocrazie »: ognuna delle quali, profittando della incompetenza del proprio Mini· stro, ha curalo il suo proprio ingrandimento, in– conscia del malcontento contro la guerra, che essa seminava nel paese. Bisogna.. dunque ritornare sopra i piroprrii pa:l!Si; bisogna ridurre il numero dei Ministeri, bisogna accentrare in mano di 1pochi la « di.Tezione di tutta la politica di .guerra», bisogna che questi pochi sieno i convinti assertori della guerra e rappresentino i divensi partili che dell'in– tervento hanno la responsabili là; bisogna che una aperta e leale ,; POLIHCA DI GABINETTO » sia adottata e seguita da essi in tutte le questioni di politica estera, di -politica interna propriamente detta e di politica economica: e finanzia.ria. La crisi è stata composta dall'on. Boselli con criterio opposto. Epperò, chiusa forse dal '[)unt0 · di vista pa.rla.menta,re., noi riteniamo che sia sem– pre a.perla nel paese. A. de Viti de Marco. · Il liberismo inglese al bivio Fino ad ora il documento più importante del neo-protezionismo inglese è il rapporto del Comi– tato presieduto d,a Lord Balfour di Burleigh, no– minato dal Gabinetto Asquitb nel 1916 per studiare i problemi commerciali del dopo guerra. alla: luce del)'esperienza. a,cquistata. la tutta a favore del principio del libero sca.m:l>io. Fin dal principio delle o.stilità tutti. i paesi pro– tezionisti dovettero sospendere i loro dazi sulle im– portazioni. E' la liberista Inghilterra, che lia fatto da ban– chiere agli Alleali e aJle sue colonie prestando loro, a tutto l'ann_o finanziario or ora concluso, quasi 25 miliardi, ed elevando le proprie entrate fiscali dirette a oltre quindici miliardi. E' la ster– lina, che fra tutte le monete dei belligeranti, fino a,ll'entrata in guerra degli Stati Uniti, _ha subito il minimo deprezzamento. E pur ora, è - nonostante i sottomarini - in Inghilterra, e non in alcun paese belligerante o neutro protezronista, che la vita coha di meno. Non è questo Ùn trionfo del libero scambio? Non è questo dovuto al fatto che, sia in pace che in guerra, la molteplicità delle fonti di risorse, cui l'Inghilterra può ricoi,rere, neµtralizza per lo più gli effettl delle crisi agricole locali nel)e varie parti del mondo? É anche i'Il condizioni di guerra, e di guerra. sottomarina, quel che all'Inghilterra è più necessario non è forse d'aver grano non tapto dal suo Impero quanto dalle terre più vicine, an– che straniere? . piega adunque il neo-protezionismo mglese? si ;sso è in parte nutrito dalla psicologia collel· tiva che tutti trascina. in tempo di gu.erra, 111 arte è dovuto al desiderio degli industnah,. che ~er la lunga guena. e per- i divieti. d'importazione dall'estero, godono oggi i vantaggi della rnan ~a.ta concorrenza e vorrebbero perpetua.re la pos1z1one praLica di monopolio di cui godono; in parlo è dovuta alla speranza di coloro che fin <Jlll non ri·uscivano ad ottener dazi, che la guerr~ _nesca a (a,rne loro il regalo: Binningham spera di sopraf– fa.re Manchester: l'industria di guerra. spera. trion.!a.r del cotone, l'industria di pace per eccel- lenza. Ma a queste cause ne vanno aggiunte ~!tre, che operano un po' nello spirito di tutti. . Fra queste vi è, Sl)ecie t.ra liberali, uno statCl d'animo, ,assai più che una dottrina co~sap.evole, che porta a pensare che il libero scambto sia ne– cessariamente sinonimo di Inerzia. e addiriltul'a ' 1 ·nihilismo amministrativo. E' innega.bile che tra liberali si è troppo proclivi a lascia,r fare ,ali~ co~e. attendere e vedere, rifluta.rsi a credere cl:te 11dia– volo possa essere proprio cosi brutto. co~'esso v~ol parere. Come in Germa.nia il protez1omsmo, e 1m– doJenza che esso tende naturalmente a produrre, è stato più che neutralizzato da altri fattori, cosi 1.n Inghilterra altri fattori hanno cooperato a , render possibile che, nonostante il liberismo: le energie d'iniziativa cessassero d'essere ~ mass~o di tensione. Questo stato d'animo d'oltu~n~mo 1_n· cornggibile ha condotto la cessata ammrn1st.ra.z10: ne Asquith a trascurar di attuare, fin da. 18 T?~s'. or sono, misure di precauzione contro ~ poss1b1(1 effetti economici della .guerra sottomarrna. cons1· glia.la dal comitato di Lord Milner. Questo sta.I.o d'animo fece esita.re ad accettar fin d'allor~ l'iiie~ di salari mini.mi ·pei lavora.lori a:grlc\)ll e d1 prez.z1 min1mi di ,•endila del grano prodotto 1n Inghli• terra, ga,ra.ntiti dallo Sta.I.o fino ·al 1822. Quest.o stato d'animo condusse molti a pensare che ... non c'è nulla o ben poco da tare. Contro questa tradizionale indolenza liberal~ è cominciata ovunque una viva.ce reazione. E 1 libero-scambisti devono oramai scegliere: o l'av– vento del protezionismo, favorito da futti gli lnte- • ressi parassitari presenti o in aspettativa, oppure una più larga misura d'inizia.Uva e di. controllo statale, avente pe:c base il libero 5eambJo, e ,con– comitante con una riforma della burocrazia.. Buona parte del momentaneo favore godutCl dalle vaghe forn:iule protezioniste è dovuta al f,attn che non appare ancora abbastanza definit~ l'altra a.lternatlva., e il paese· ha la giusta. sensazione che non si può rest.ar facendo nulla, specie in tempo di guerra. Ma tra un ritorno a1 protez!onism~, e una evoluzione in senso socialistico, a base hbe– ristica la democrazia inglese non resterà incerta. Ora. la caratteristica, forse più stupefacente, di q,uesto rapporto, in cui si raccomanda. una politica di preferenza. commerciale, si è che non v'è una riga di cenno sull'esperienza. della guerra che do– vr()bbe servire di base alla raccomandaz.ione: in· credibile, ma vero! Il nono paragrafo, per di più, riconosce chiar!tmente le difficoltà di applicazione e ne enumera non meno di undici; ma non v'è una . parola sul modo di superarle. « In questo riguar– do - dice il rapporto - sarà necessario esaminare ben davvicino l'effetto dell'imposizione di ta;riffe su materie prime impiega.te nella produzione di ma– nufatti in questo paese, specie in articoli di espor– tazione e nella costruzione di navi mencanlili. 'Oc– co1Tono inoltre mi!>ure per salvaguardare gli in– teressi del consumatore e le legittime esigenze dei lavoratori. Considera.z,ione speciale meritano !'In· dia, l'Egitto e il Sudan, i nostri vigenti trattati commerciali e gli interessi dei paesi con i quali il nostro commercio è più importante! "· Come il let– tore vede, ce n'è abbastanza per ridurre il prefe– renzialismo a un pio desiderio e a un dubbio grido di battaglia elettorale! Questo silenzio sull'esperienza, che ha suggerito le conclusioni protezioniste del ra;pporto, è tanto più notevole in quanto il presidente del Comitato fu, fino a ieri almeno, uno dei più autorevoli libe– risti. Il fatto è almeno altrettanto mLster.ioso quan– to il mutamento di convinzioni, che condusse Lord Curzon e Bonar Law, già espliciti assertori della convenienza del libero scambio tra Inghilterra ed India, a favorire dazi protettivi in India an~he contro manufatti inglesi. L'Inghilterra, che aveva una marina mercantile che pareva gigantesca, so.f!re di scarsezza di ton– nellaggio; ma forse che i paesi protezionisti non ne soffrono immensamente di più? Dove mai il pro– tezionismo è riusc'ito a costrufre una marina mer cantile come l'inglese? Certo non in Germania e non negli Stati Uniti. Negli Stati Un1t:i il fiorire della marina. mercantile fu anzi ucci-so in germe dal protezionismo; e in Germania i ca.ntieri per la marina mevcantile hanno sempre goduto del libero scambio. Lun~i dal ritornare .al •protezionismo, l'Inghil– terra rimarrà, anche se sola, libero-scambista, se~– plicemente perchè non ne vuò fare a meno; e n– marrà tale fino a che altrl .rpaesi pure ai,rivera.nno' l'un dopo l'altro a trovare il protezionismo intol– lerabile. Le società umane, come le flotte, •progre– discono al passo delle unità più lente e non fanno passi mnanzi che sospinte da irresistilii.li ne~es· sità. Sarebbe quindi utopistico attendersi senz al– tro che Ja con.elusione dell'attuale conflitto ci porti a.I libero scambio universale; ma non è a crederf che essa !)Orli ad altro che a un rafforzarsi delle tendenze liberistiche: TIlibero scambio non ha impedito la. guerra; ma certo non l'ha provocata., ed ha i.nflnilamente as– sist.ilo la parte che ha subita e ha dovu.to rintuzzar l'aggressione. Lunge dall'essere un i ~ea.le s~pera– to è un ideale destinato a sempre più· ampia at– tu~zione ed ~so solo può essere la politica eco– nomica ~onvenie~le a nazioni libere e pacifiche. La tattica protezionista è la solita: affermare, non dimostrare; ·appoggiarsi su interessi partico: lari e risulta.li visibili immediati, e trascurare gh interessi d'insieme e i risulta.li lontani, cumulativ:i, invisihili; credersi concreti e accusar gli avversari di essere teorici astratti. li) realtà ]'esperienza della guerra, se mai, iiar- L'esperienza, se mai, ha dimostrato il fallimen· lo del protezionismo e non il suo trionfo. E l'ull.i– mo Congresso delle Trade Unions non s'è 'dimo– strato troppo benevolo per le poche voci, che nel' suo seno si fecero eco del neo-protezionismo. Per vari anni, specialmente dopo la guerra,. l'alto costo dei cibi cimt.inuerà a predisporre ogm famiglia all'ostilità contro nuovi agg~avi sul suo pilmioio; e le c1isi di transizione e d1 d1soccupa- E' possibile che le lezioni. ·militari e polit.ic~ e della guerra attuale impongano qua e ià devia– zioni transitorie da questo ideale; ma è essenziale ch'e non si diment.ichi che si trat.t.a di deviazioni per finalità militari e politiche, ossia che si tratta non di misure economicamente ut.ili, ma di spese per fini extra-economici, le quali d~vono quindi essere ridotte al minimo indispensabile In riguar- do a tali fini. · Ani:elo Crespi.

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