L'Unità - anno VI - n.21 - 24 maggio 1917

160 un,i,versale ammirazion .e cd io oso esprin,er e la fiduciosa spe,ranza, che la sua Jie11efica influ enza possa estend ersi ollr e i suoi attu ali confini a quel · le regioni oltre il Carso e l'I sonzo, l)er la cuj ,·e– denzione i suoi valorosi soldati stann o ora ?osi eroicamente lotla'ndo ». n opo avere accen11ot,o . all 'i 11teressam enlo ch e -p1·enderà i.I CC!JJitalc ù1.Ùlcsc·11c//osvil ·u1i110 di 1wov c i1111iresc cd industrie, che sorgernnno in l la lici (lo. q10 /a uu en·lt, e (1/le socielcì fi11anziwri e u tal u op o yià fondate in / 11(!/tt/ tcrra e in l l alia, Lor<l Gain – ford conclud e: « Si crit ica ta lvolta il popolo inglese per una sua cert,a freddezza, un cert o eccessivo ri serbo; m a vogliamo llperare che in questa guena storica, i. nostri Alleat i si rend ano conto che abbiamo com· piu(.i tutbi g,li sforzi di cui l'Imp ero Britanni co ern capace e che il nostro cuore balte sincerament e con essi in profonda ed intima. uni one. I soldati e i marina i delle nazioni alleate hanno sparso insieme il loro sangue, oggi in Italia co– me ovunque combattono insieme, muoion o insie. me, si sono aiutati l'un l'altr o lottand o 'J'.)er la li– bertà, sul la base del diritto n aziona le. Il meno che JJoi, delegali par lamenta ri del com· mercio, possiamo fare, si è di rimanere uniti non solo dur ante la guerra, ma dopo la vittoria . Sia nostro orgoglio e 11ostra aspira7iione, che dalle rovine e dai tri onfi di questo terribil e con· flitto n asca no du ra turi accordi di amicizia n ei rapporti economi ci ,internazional i, e che ogni diG· senso commer ciale spari sca tra noi nell'è ra ve– gnente di pace, di 1ibertà e di indipertdenui nazio– nale n. Alr Azione Socialista Ad « un socialista riÌormista », il qu ale, dopo ave r in,vano cercato per un anno int ero nell'as· semblee della sezione romana, nelle colonne del giornale, ne l convegmo steS{;o naziona le del rpro– p,·fo partito, di spingere questo - a fini di pubb li– ca utilità e di chiarezza po,Jitica - a for~ul are senza equivo ci il suo pensiero in materia di politi· ca commer ciale postbellica, nej riguardi ,pjù 'J'.)ar– ticolarmente di quella guerra economica antige r– manica, che l'in tereS{;edei pocM e l'ignorapza ed il sentimenta lismo dei molli vanno preparando ai danni dell'Italia, espiimeva: il dubb io p iù che fon· dato nell'Unità del 26 apr ile 1917 che dl_parti to so– ciailista riformista fosse .an cora, in ,linea almeno di tenderiza, liberista, nella sper.anza cli provoca– re così dall 'este rno quella risp Òsta catego rica che non aveva potuto provocare dall'tnt erno del par· tHo; l'Azione socialista del 19 magg io 1917 rispon– deya incidentalmente, in not a ad un artico lo sul– l'a rgomento dell'ing. Oliv,!l,t:i, dando dell'indian o al secca nte in terrog atore, il quaae - secondo essa - doveva sapere che iJ convegno nazion ale rifor· mista non aveva trattato quel tema per mancanz a dd tempo. Non intendiamo ril evare la volg.arità ed in sin– cerità della ri sposta: l' Azione socialista sa al pari dei còngress isti wesenli alla seconda seduta del convegno che l'ordine del g:iorno Mondain! a ten. <lenza liber ista in genere e contr ar io ad ogni Buer– ra economica in ispecie, · ordine del giorno (si ba– di) presentato dietro accordo col Segr etario poli– tico del partito per colmare una deplor evole (se n on addirittura deUberata) lacuna del prog ram– ma deJ convegno steS{;o, doveva essere rportato In discussione insieme cogli altri ordini del giorno di .caratte re economico pr esentati al convegno, e ciò per accor do !intervenuto fra il prese ntatore dell'or. dine del giorno, il Segretario politi co del pa:rtit o e la Presidenza del convegno (p,residente on.' Be– renini). Ora ciò non fu fatt o; come il sottoscritto fa ceva ril evare al convegno alla fine dei lavori di esso. Ci limitiamo solo a constatare il contenuto del· la tard iva ri spost a dell'Azione socialista, che cioè iJ pa,rtito socialista riformista, do'J'.)odue anni ()j guel'l'a it aliana e tr e di gnerra europea , dopo che g,li altr i part iti ,rufini (il racltcale ed il democrati– co cost ituzionale) hanno formu!Jii.to il loro pensie– ro in materia, dopo che tutt e le forze economi che reazionarie e par ass itarie si sono organizzate pel dopo guer ra ai cJ.anni del popo'lo ita liano, non si (.( L'UNIT À sente a ncora cli pron un ciarsi sull'a .rgom~nto cli vit ale importa nza; e che quind i l ' « Azion e socia – list a » è pienamente autor izzata, sotto il comodo pret esto della libertà lli dis cussione, a continu .are anche d()(JJo il · convegno nazi.anale ile/ JJart ito, co. m.c qJri111ct di esso, nella sua 1nopayan<llt <I-i pr o– t.e;ioni smo oltr eclt è d'-itwperiali smo, cio è di NA· ZI0NAI.ISì\ 10 INTEG!l-lL E 'in ma schera socialista. Gennaro Mondaini, Gli ultimi ·fasti degli zutcherieri Nel 1()13 av'Venne nella « Union e Zuccheri » una cr.isi per la secess ione de1'l.aSoci,età di Pontelongo e cli ·u,n'alt.rtt società del trust. Questa secess ione e la concorr enza che ne seg ui fr a Ja « Unione » e le fabbriche secessioniste det\ rrninarono un du· pii cc aie11eficiop er gli italia'rli: da una '!)arte, l'au– mento del prezzo delle bietole, le qu ali erano ga. Jite .a 'Prezzo non ma'Ì. raggùunto prima, e da ll'a,l– lrn parte la diminuz ione d el pr ezzo d el'lo ;mcchern per i consumatori. . Ouando da me e da aJti·i colleghi nella •prima · rn;a 19H la questione fu port .at.a in P ar lamento, vi fur ono trattative tra j due gruJ>J)'i. Il gr uppo do– rnina11tc, queJlo del-I'« Unione Zuccheri», ,com– p rò il gruppo diS{;idente, con la cla usola che l'ac· cortlo sarebbe stato effettivo soltanto se il Gover· no non a\'eS{;cconsenti to 'di diminuire la 'J)rotezio– ne cln~li z.u.ccherifici. QuCiltoavvenne. Il contratto fu firmai.o n e,1 magg1io 1914, pr ima della guerra L'effetto qJ1·evedi-bile e preveduto di quel con– trntlo fu l'.immed,iata 4Jress,ionesui contratt.i agra– r i per diminuire il prezzo delle bietole, e daJl'a llna part e Ja deci~ione d.i riportare il p rezzo deJ>lozuc · chero da 113 lire a 128 Il.ireal quintale. Venne ,la guerr a europ ea. Se, invece ili un g,rup– po d',indU1Str,iali abituati' a fare il 101'0 tornacon to qui J,niPadamento con le leggi de llo Stato, ci fos– ser o stati, alla dir ezione dei nostri zuccherifi ci, illl· d·ustr,iali cdlt ie intelligenti, che cosa àvrebbern fatto ? \. Essi dovevano compre ndere come una deil,Je >pri· me conseg uenze della. guerr a europea, della ,viola– zione del Belgio, dell'invasione della Fr ancia, era la cessazion e quasi completa della prnd uzione del– lo zucchero i n alcune de·J,Je regi oni ,più hiet olifero dell'Europ a. Era ia diminuzion e della produzione in Germa,nia stessa:, Il.a quaile non poteva ,più es,por– ta,re zucchero nei paesi contro di lei be1ligerant,i . Era la dtffìcoltà di far venire zucche,ro dall 'Ameri· ca e da1la -Russia per J'lnghilten a e per gtli altr i P aesi. E a11ora un gru,ppo di indu strj ali non specu la– lor.i, d'industria li aiccorti, ai,rebbe dato immedi n– tame nt,e mano ad n.umentar e, a S'))in gere Jn.·1Jr<>· pr ia pro du zione senui preocoup a1,si del costo. I IJ,rezz,i sallivano, ,ra,pidamente saaivano: essi per mett evaJJo di,rpagare molt o di più le ibietole per assi<:ura:rne ed aumentarn e la prod uzione. Gli zuccherieri av.rebbero ·potut o mantenere i\ p,rezzo dello zucchero ad un limi te relati-v.amente bas so nel mercato inte,rno producendone mollo di p iù, e ne-110stesso tempo domand are onestamente a.J Governo la facoltà di esport are la quantità ecce– dente at 'fabbisogno del consumo na1,ionale. Invece che cosa fecero essi? Pensarono soltan to n. valersi òe J loro accordo per .diminui •re il .,prezzo delle bietole. J produtto ri di bietole sciopera.rono, non ne vol– lero 'J'.)iùl])l'0dLLl'De, tanto più perchè trovarono maggfor·i vantaggi nella produzione del g,ra no r,inoarato e deLla caJJapa più r incarata ·. D'altra 'l)a,rte ghl zuccheri ,er i ottenne,ro dai! Go· verno B 'J'.)ermeS{;o di esportare 650.00 quint ali di zucchero acèumul ato nei loro magazzini durante gli anni fo cui la concorrnnza aveva stim dlato la prncluzione delle fa.1lbriche f-acend·ola salir e nel 1913 a olt re 3 mhlioni ili qu inta li. ' Veramente, per ottenere quella concessione, gli indus tri ali 'J'.)romiseroallora che avrebbero mante– nuto il IH'e1,z,o òeOlo zucchero sua mercato nazio· nale a lir e 128 il quintale. Ma fu prom essa a pa· role: q11an do l'ecced'enza d'i zucchero fu esporta .la la prom essa rimase ina demp iuta e ·senza sa nzion e alcuna. Cosi neJ 1914-, ·o .[)0i nel 1915 e nel 1916, la J'!r~– du.zione dello zucchero in It alia dis cese a poco P' u O poco meno di un mi lione C mezzo di C]Ul!ltrnl, .. ment.re Jl consumo aumentava a circa 3 m,hom d1 quint ali. . . , la v·è di più. Quest.a famosa indust r n1 na:t,10· nale prot et.t.a con tanto (umore dallo Stat-0, co11 t"n t~ grave sac rificio dei cont1:i1buenU e dei eon– su111a.Lori it.alliani, e,,a dLpendont.e t)e1· la semente de],le ,!Jielole dalla Germania ! QuesL'a,nno i cari– chi di sement e si son dovuti Iar v-enir e cl-alla Russia! Bdoar~ Giretti. • ♦ Prima della guel'ra, nella sola Svi zzera, la Ger– . 111an ia spendeva per ser vizio di spio~~gio 50 mila lire all'ann o. L'Italia ne spend eva 60 mila ... in tutt o il mondo preso insieme. Sono due cifre che definiscono perfettamente · i due popoli. Alcuni giorni or son o, un colonnell o, ad detto al– l'uffi cio stamp a di un paese, a noi alleato, uomo di severi studi e p e1,fettame nte speciali1Q:ato per · il suo lavoro, p arlando con un nostro am ico, si dimostrava ad dirit tu ra spaiventato delle ramifi car zioni che ha il Governo tedesco nelle agenzie gior~ alist iohe e nei giornali di tu tto il mondo , anche in qu ell i che hanno sentimenti sinceramen– te e ri.sotutamen te tedescofob i . « Quan do la Ger – mania ha int eresse a mettere in circolazione una notizia - diceva quel colonn ello - io la vedo aip– pa rir e or qu a or là.; si mette '(ler ,vja, e non c'è ri– med,io: o prima o poi f.a la sua ap parizione in tutti i giornali del mondo. Quando per es. la Gcr- · man ia n on soffriva anc ora la d"am~-davv:er o come la softre ora - io vedevo a periodi fissi mettersi in camm ino la notizia della fame diretta a secon- . dare la cam pagna ;pacifista e filantropica nei pae. si neutrali. La manovra er.a compiu ta a int erva lli regolar i: qua,ndo veniva il mom ento della •ripresa, la notizia si rimetteva per istrada e rif aceva il solito giro <:on una •regol!!Xità cronometrica. Il fatto più preoccupante . è che· qua.si sempre cado– no nel trane llo proprio i g iorna l i più since,ri e più disinteressati. E mentre la Germani a ries ce a far filtrare ne lla nostra stampa tutto cip che vuole noi non :riesciamo mai a penebrare nella stampa tedesc!l-; n è i nostri .governi hanno ancora. cap ito 1a ne'cessità di organizzare ,un s~i,vizio di ~a la– zione delle notizie te1;1denziose per mettere in , -guardi a contr o di esse il pulbblico e i giornali interventisti. ♦ • Lo scandalo Cortese II a riv elalo che il cav. Co• lazza, iinpiç gato n el Ministera di Grazia e Giu – s/'izi ct era ino ltr e l'avvocato di Luca Cortese. L a legae suUo stato giuridi co degli impi egati p1·oi· bisce un tale fatt o. Il buon senso ci -di ce che !'im · piegato che eserci ta l'a vtJocatur/1,, potrd essere un ra ttivo avvocato ma sarà cert amen te un cattivo imvief!ato. Ci dommidiamo com.e i l Colaz.a i': rie– scito a fare i due mest ieri. Non è possibil e· far /.'avvocato sta ndo alle ore d'uff#,cio e lavorando sul se~·io· al proprio uff#,cio. P i r fa rio bi.soqn,i cl,e ·i superio ri siano o r.iechi (e allora si debbono manda r via ver incapacità) o conniv~n !i (e al · lora si debbono ma.ndar e via per indegnitd). O i rnpe riori ·del Colazza sapevano ch e f a~eva l'avvo – cato (P allora per chè non lo v1mivano? ) o nnn l o sa11evano (e come non se ne accorge!>ano?). Di qui non si esce. Anche questo numero si pubblica in quattro pa– gine , in omaggio alle disposizioni del decreto luo– goteneln,zialej12 aprile 1917 sulla, limitazione del- 1'uso d·ella carta , Gerent e resp01U•abile: ERNESTO Fll.\TOIII 011\FI-Cl!NA POUGR..WICA ITALl.ANIA ROMA - Via della. Guardiola, N. 22 - ROMIA

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