L'Unità - anno IV - n.21 - 21 maggio 1915

682 L'UN I T À eh' è propria della mia gente, dirò , eh' io quanlo a mc, non credo che possa la Dal• mazia ora mai farsi coda a\l' Italia ; pcrchè il nostro è tutt'a ltro tempo da que llo della repubblica veneta, la quale, abbisognante delle coste da lmat iche, sapeva governa re; e poteva ne' suoi difetti essere da quc' popoli tollerata , e ne' suoi pregi ama ta; pcr chè I' Ital ia ha in sè tro ppe difficolt..1.e troppi pericoli senza anelarle a accattare di là _dall 'ac qua; pcrchè, se fu sempre dirficilc il reggere uomini par • lanti altr a lingua, ora ag i' ita liani sarebbe imposs ibile quando volessero isti tuir e, non dico materia le uguagl ian za, ma civ ile eq uità. Gli italia ni, per sa pienti e generosi che siano, non potrebbero mai {dico gl' ita liani tutti } rigua rdare e tra ttare un povero abitant e dc' mont i o delle isole della Dalmazia come ~e fosse un citt adino di Arezzo o cli Chier i.... Or io credo che, uomo per uomo, un di Da.1- mazia valga per lo meno q11ant ' uno di Pizzi– ghettone o della Valle d'Aosta. Sforzandosi d i tratt are i Dalma ti alla pari, gli itali ani si crede rebb ero fare att o, se non cl' accorg iment o politi co, di virti1 inusitata . Or i Da lmati, che dspettano le cose rispetta bili, che am– mira no le cose ammirabili, che vogliono bene a tutti , che sanno riverentement e compatire i dolor i e le miserie dc' grandi e dc' piccoli, non intendono cl' essere, per atto di miseri– co rdia degncvo le compat iti • (Ai Dalmat i). l\la ali' ironia del Tom masèo, noi ora ag– giun geremo - dopo cinquant ' anni di inten so progresso dc li' idea. nazi onale slava in Da l– ma zia e nei paesi finitimi, progresso così su– pcrb.1mcnt c ignorato o negat o dagli attua li palad ini della conqui st a à tout prix - noi vi ~ggiungcre mo: a Nò compa titi, nè disprez– za.ti , nò privati ciel <liritt o primordia le cli tutt.i i popo li di disporre del loro destino •· Gli attuali imperialisti negaro no in una re– cent e asse mblea a l\lilano che possa sorgere dietro agli stend ardi italian i • un irred enti smo croato ,. Giammai uno sv isa mento pi\1 com– pleto dello sta to reale delle ·cose fu pii1 bal– danzosa mente servito al pubbli co italia no ! Per diccine di anni gl' imperirilisti italiani hanno dcliberata mento ignora to della Da l– ma zia e dei paesi jugoslavi finitimi tutto: lin gua, lette rat ura, istituzi oni, processo evo– lutivo, vita politica, aspirazioni. Ed ora, im– provvi s..1.ndosi profondament:o dot ti in ma– teria slava, indu cono l'op inione pubbli ca ita – lian a a gettarsi a capo fitto in una politica piena di avve ntur e e di ins idie, facendo appa– rire la Dalma zia come un accampam ento slavo in piena terra ita liana, come un paese che dalla cadut a di Venezia in qua non ebbe come storia che una • arti fiziosa • invasione cli clement i eterogenei che ali' apparire delle legioni itali ane si dileguerebbe ro nelle brume delle Alpi Dinari chc ! Ì!: nostro sacrosa nt o dovere, è dovere cli tutti gli Slavi sinceri ammiratori cicli' Italia, compen etrati dcli' importanza dei rapporti fra Ital iani e Sla vi per la civilt"à e per la libertà cicli' Europa, di sfata re queste leggende e cl' insistere sul carattere irrcvoca bihnente sla– vo, sull'evo luzione profondam ente nazionale della Da lmazia e di rivendicare i diritti impre– scrittibili della nazionalità cosi fierament e ostegg iati in questa tragi ca ora eia coloro che pur iscrissero l'i dea na zionale in capo al loro programma! Reputiamo nost ro dovere cli chiarire al po– polo italiano che non da ieri, ma fin dal 1850 e •pili in su, tutti gli attuali problemi furono discussi con serenità e grandezza di ..-edute da eminenti ]><."\.t rio t i dalmati. E principa l– mente fu lumeggiato il caratte re nazionale della Da lmazia la qua le, nonostante la bilin – guit à delle sue class i colte, natura lment e e non per « arti fiziosc • inoculaz ioni pre se par te cospicua , let terari a e politica , al mov imen to slavo che sta ora definitivam ente mat uran dosi ncll' imman e guerra. europe a. Nel 1855 in piena ed incon testa ta ital ia– nità ufficiale in Dalmazia , TommasOO aperta – mente affen nava il carattere slavo de lla pro– ,·incia come un suo titolo di gloria : • La Dalma zia - queste sono le sue paro le - ama ndo un gove rno e una civiltà. italiana , non si scordò i dover i suoi e sè stessa ; riten ne l' ind ole propria, i propri cost umi, il ,·cstirc, il lingua ggio ; si conservd meglio slava che I' fltdia t1ou si co11servasse 1·talia1rn ; fu anzi nota ta e beffata di troppo origina.le singola– rit à • (Secondo Esilio li , 135). Poteva lo sla– vismo dalmata pii1 fieramente proclama rsi ? Alla ca lunni osa insinuazi one della • violenta o subdola snazionaliz zazione• del popo lo da l– mata che dall 'Austria s..1.rcbbe stato metamor– fizzato in popolo slavo, Tommasèo appone in que ste poche scultori e parole da ben mezzo secolo la più formale delle smen tit e. Vorranno tenerne con to gli uomini responsab ili in que– sto paese ? Nel 1861, l'Annuario Da/malie-O che ebbe collabora tori il Tommasèo e il Ferrari -Cupilli con altri illust ri dalmati delle schiere nazio– nali , scriveva in un arti colo editoria.le : • li mov imen to slavo in Dalmazia (badis i, movi– mento politico, siste matico non vita e svi– luppo etni co, ris..1.lcntc a periodi ben più an– tichi) principiò già da molti anni. Alcun i elettl predicarono ; ma al deser to. Però le loro fa– t iche non furono gettate indarno. Negli ul– t imi tempi, il mov imento si mostra pili pro– nunciato, come fiume che s'a llon tani da lla sorgente. Tutti devono prend erne parte, ove non vogliano essere trasc inat i o maltrattat i... E se an che non fosse ridicola e barbara uto· pia il voler 11.utarc la nazionalità di un po– polo, e se anche possibile l' ilriliani zzare com• plctamcntc la Dalmazia, chi potTcbbe volerla, simile a pover o schifo cliet.TO nav e superba, appicc icata este rnamente ad una ter ra, i di cui termini la mano di Dio fissò visibilmente ? Chi oserebbe sacrificare i tan ti intere ssi ma– teriali e mora li che l' avvenire matura e che ne chiamano a volgere verso l'Oriente tutt ' i nostri pensieri e le nostre forze ? E se tanti secoli di dominazione itali ana noi fecero cd in quei tempi , in qu esti cho si possente– ment e infiamma sentimento di nazionalità, è imposs ibile affatto, pcrchò l'eleme nto slav o, in luogo cli resistenza passiva, ne opporrebbe una attivi ssima e tremenda .... •· Cosi si pensava nel 1855 e nel 186 1, e cosi si pensa pur oggi in Dalm azia coli' aggiuntov i sentim ento di sicure zza cho la completa ma– turazione nazionale e I' climinn zio1w quas i tota le degli impedimenti a cui allude I' or citata pagina eloquente conferi scono al Uo· polo dal mata cosciente e fiero nel suo com– pat tissimo carattere etnico. E cosi si pensa anche nei paes i contermini , che i fautori dcl– i' irra gionevole conquista. della costa. orienta le adriati ca vanno tentando di scindere in pa– recchi tronchi, di separare in due mondi di– stin ti : il Croato e il Serbo, osseq uienti al motto divide et impera,, app unt ando sul primo tutt i i rancori, gli odi e le facezie, riservando al secondo un affettato rispett o, altro punt o di contatto coi metodi e colla. mentalità au– striaca ma in senso inverso . I-,. sto ria insorge anche in qu esto pu nt o cont ro i paladini di un a scissione, che pur non vollero app licata ali' Jtalia . La sto ria, ignorat a o malignam ente svisata, sta loro alle calcagna. Nonostant e le divergenz e originat e da lla diversi tà dei domini , a cui fu sott opos ta la na zione serbo-croata , i conat i di unità non ccss..1.ronoma i di serpeggiare fra la Drava, il Danub io e l'Adria tico. Ci pia ce ram mentare, pcrchè di recente illust rata , l'az ione comb i– nata del 1866 fra la Serbia. e la Croazia an – nuenti l' Ita lia e la Pru ssia - quantum mu– tata ab ilio t - per l'e mancipazione del po– polo ser bo-croato dal dominio austria co ; e ci torna acconc io citare il brano di una memo– randa lette ra. diretta nel 1868 dall ' on. i\Jra– zovich, dl}ce del grande partit o nazionale croa– to, al Capo ciel diparti mento della stampa del Minist cr~ degli Affari Es teri di Belgrado, di cui fu data lettura al processo per alt o tra– dimento a Zagabr ia il 6 Aprile 1909 present i i delegat i della stampa ita liana : « La Serbia - scriveva il deputato croato - dev e aiutar ci nel conseg uimento dcli' uni tà na– zionale. Li. ritirata. de l gove rno serbo (ncl– l' affare dcli' annessione della Bosnia-Erzego – vina voluta dal Prin cipe l\lichele ma poi mise– ramente nau {ragata.) ci ha posto in una si– tuazione miserevole. Noi da llt\ nostra parte non \'ogliamo iniziare un ' azio ne unila tera le. dacchè ho fonda ti motivi 1:>cr ritenere che I' I– talia non appogge rebbe un 'inte sa che non sia com une a tutt i gli Sla, ·i del Sud. Tutto sta nel 10 eca Gino Bianco rinn ovare il pa.tt o fra il gove rno serbo e il par– tito nazi onal e croat o cd avviar e un ' atione co– mun e, la qual e dipende esclusivamente dal go– verno serbo e potrebbe in tal caso far asse~ gnam cnto sull ' appoggi o della Russia, della Prus– sia e dcli' Italia, azione che s'i mporrebbe a tutta l'Europa occidentale . • La Croazia , che raccolse ampia m~e di lodi da l\lazzini e da TommasOO per il mod– mc)1to unitario illirico ciel 1830, ripre so dopo le sciag urate campagne d' l ta.lia il suo svi– luppo come potè, st retta fra. le spire del regime au~triaco e poi ciel magiaro; asse rviment o di che le si fa imm eritata colpa nel 1915 alla vigilia della liberazione <li [taliani da ugua le servaggio. Nel 1851 i Croati, descr itti come , orde ba r– bari che • dag li att uali propagandi sti impe– rialistic i a nome cli que lla roma nità che fu in– finitame nte piì1 riguard osa verso le altre sti r– pi soggette od alleate, i Croati, dico, domanda• vano con nobilissime paro le consigli cd ammae– stramenti a Niccolò TommasOO: cL' aurea ,·o– stra penna val più che la mente di tu tti noi - scri\'eva un croato di Zagabria ali· illustre uo– mo - inco raggitec i, e, se volete, rimpr ovc– raJcci ; poichè di tut te e due queste cose ab– bisognam o. Molto c' ò in noi da riprendere; molto ò quello che non sappiam o, e che solo da voi può esse re agli spiriti dc' nostri compa– triotti addi tato. Statev i con Dio, Dio vi con– serv i in s..1.lutc per noi, per l' Europ..1.,e per la frat ellanza di tutti i popoli liberi. • Rileggendo queste pa role conve rrete con mc, caro amico, che per dei Cro. .i.t i del 51 non c"è poi tanto male ; e questo fu pure il parere dei Tomm asèo che rispose a cotesto Croato (e non ò questa l'uni ca sna lette ra a Croati. ma ne scrisse parecchie e anche in lingua croata) ri– spose , dico, con consigli cd ammonime nt i, con lodi per lo svilup po delle lettere e dello spirit o pubbli co in Croaz ia facendo intravvedere come tem poran ee le difficoltà per l' unione fra Dal– mazia e Croaz ia. : • Ella s..1. - scriveva dal suo secondo esilio - che Da lmazia rifugge da l- 1' unirsi a Croazia perchè temo esserle fatta serva, e perdere quelle abit udini di coltura intellettua le e sociale che sono ormai divenu te nat urn. Bi sogna dissipa re cotesto timore (1 ogni modo; e i Croati i11telligenti si. dimostrcwo esem– plarmente modesti nel confessare cou lieto m1imo le doti de' Dalmati e 11ell'amarli •· Su quest'argomento il grande Dalmata. ri– tornerà di sovente ali' inizio della vita. costi – tuziona le dalmata fra il 186o e il 1863; e se ostcggc rit l' unione con la. Croazia, non lo farà cogl' int endimenti del manip olo dogi' irreden– tisti e cl' imperialisti dalmati attu ali, ma con– cepirà l' autonomia dalmata come tap pa, come misura tran sitoria che debba precedere l'unione. E l'uni one si farà , avverand osi condizioni tal i negli spiriti e nella piega degli avvenime nti da non porre la Dalmaz ia in uno stat o di livel– lamento e di asservimento, ma come ente che eia sò varchi le soglie del tempio dell'unità na– ziona le, dcli' intima int esa fra. due individu alità storiche aventi in comun e la lingua e le idea– liti e soltanto alq uanto divers e nell' evolu– zione sociale. E Tommasèo si felicitava di essere sta to , allevato in Italia per farsi, tutt o chè indegno , iniziatore della fratern ità sospirata. • E con– chiud eva: « Cli Slavi non int endono gli ita– lian i ; e questi, nell' orgogli o delle loro memo– rie strav ecchie, disprezzano stolidam ente qu elli. Ma i popoli disprezzati hann o le chiavi del mond o av ven ire. Bisogna intender si per ne– cessità e per lucro, chi non S.."\. per virti1 e per amore •· Ques te paro le come ben vedete, caro amico, nulla di comun e hann o con le rett oriche de– clamazioni dcg l' Im peria listi att uali, i quali inda rno invocherebbero il nome del grand e Da lmata ond e coli' autorità de l suo nome, ,co lla purità delle sue intenz ioni, coli' ardente suo culto della verità, copra la campagna d'odio intrapr esa contro gli Slav i di Da lma– zia e di Croazia, che il Tommasèo rada rguiva nel 1855 osserva ndo co n compassio nevo le iro– nfa che « tant i Tta.liani sbertand o i Croat i si credono di dire facezia ingegnosa. •· Da qu ei lontani tempi il movimento serbo– croato, ma pili intensame nte il croato, si ac– celerò e produsse tali frutt i e nonos tante la cappa di piomlx> del germanesi mo e del ma- giarismo diede prove tanto lumino:,e de lla sua capacità cli at-t·rarre a sé, col mo, imento parallel o serbo, tutte le forze vive della na• zione , che se Tommasèo ora vivesse, certa– mente riconoscerebbe, con quell' austero co– raggio non curan te della popolarità e con quella vastità di orizzonti che gli furono pro– pri , la caducit3 di tu tte le obbiezioni che mezzo secolo fa potevano av er qualche fon– da mento per opporsi a li' unione di due - ora di tre e quattro - paes i incitati dalla poten– tissima voce del sangue , della ling ua, dei co– muni dolori, delle comuni speranze, a riu . nirsi in forte comp..1.ginc non avvcrs.1, ma amica ccl alleata dcli' ltalia. Si disse sulle colonne di un giornal e roman o che • tra Italiani e Croati non c'è che il ri– cordo delle atr ocità croate de l Risorg imento , l'odio recipr oco accum ulato in mezzo secolo di accan ita lotta italo-s lava a Tri este, nol– i' Istria e nella Dalmazia, e non c' è stat o mai fra l tal iani e Croati alcun rapporto in– tellettuale o econom ico •· Imprndenti paro le, anche se fossero ,·erC! I Ma fortunatamente non sono vere che in mi– nima part e. A quel primo ingiusto rimpro– vero, Giu sti ha risposto nel 18.16: • Costor, dicea tra mc, Re pauroso degl' italici moti e ffrgli slm•i, strappa a' lor tetti, e qua senza riposo schiavi gli spinge pu teuerci schicwi : gli spi ,ige di Croazia e di Boe.11111,e, Come mandrr a swmar nelle 1\f aremme. Stru me11ti ciechi d. occ!,i11tarapina che lor 11011 tocca e che f orse 11011 san110: e qHcst' odio che mai non avvicina il popolo lombardo all' a/ama11110, Giot·a " chi rcsn ., diuidendo, e lenze, popoli at•1.'t rsi affratellati 11isi, me•· Le lotte su ll'Adr iat ico quant o mai deplore– voli, furono aizzate dal padrone com une, con– dotte con uguale man cmu.a di discernim ent o . politico d' a mbe le parti, lott e però di asse– stamento in Da lma zia fra una ininoranza che, in nome cli una civiltà superiore ma cont ro la stessa nat ura di una superi ore cid ltà, ge– neratrice spontanea di libertà e di civiltà per altri paesi cd altr e schiatt e, volle imporre la sua volontà e l' arbitrario regno della sua lingua e del suo spirit o a un popolo assurto a una lenta , ma sicura cosc icn7,a del suo lo na zionale. Lot te che non si dovr ebbero ricor– dar e se non con l' intento di elimin arle per sempr e dal bacino adri at ico mercè un nuov o assetto conforme a.Ilo spirito elci tempi , ai diritti naziona li ugualm ent e sacri per tutti , a quella base moral e che è supr ema legge po– litica e cioè di concede re agl i altr i la libertà naziona le per cui un popolo ha combatt uto u·n•eroica tenzone. Nò ò più vera l' asse rzione che la Croazia non ebbe rapporti inte llettua li cd economici coli' Italia . Se quc st ' ult imi non avesse avuti, sarebbero pur desiderat issimi ; e si ,cggano i rap porti , che certamente esisto no, della mo– desta R. Agenzia. Consolare cli Zagabria, da i quali risulterebbe che la Croazia via Fium e, è stata la piin cipal e espo rtatri ce, con la Bo– snia, di legname per l'Italia e per la Fran– cia, e che un vivissimo commerc io potrebbe esistere fra ital iani e croati, dovut o alle gra ndi ricchezze naturali del paese fra la Drava, la Sava e il Dan ubio. 11 mirab ile sv ilup po intellettuale dei Croati negli ultim i quarant' ann i, fu presagi to ed incora ggiato eia.I TommasOO. e protetto da lla munifi cenza del celebre vescovo Strossmayc r - che fu amico di ~'linghetti, cli Sella, cli Bon ghi e gra nde amico ed ammirato re del nost ro To mmasèo - cammi nò di pari passo con un crescente interesse per la musica., pe r le belle ar ti, per la lett erat ura degli I talian i.. I libera li Croat i con quell'ingenuo fervore, proprio alla. razza slava, per cui nel Tre– cent o accorreva no a Roma ....a veder la Veronica nostra (Pa r. XX.XI , 103) ebbero fin da l 1830, dal celebre moto illiri co, cap itanato da Lodovico Gaj , ami co ciel Tom– masèo, le pii1 vive simpati e per l' Ita lia. Ed ora nelle loro galler ie custodiscono gelosa– mente tavo le del B. Angelico, dclt'A lbcrti– nelli, del Bugiardini, di Cosimo Rosselli, cli

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