L'Unità - anno IV - n.18 - 30 aprile 1915

b70 nel parla mento austri:ico, e che la sco mparsa dei dep utati ruten i e polacchi distrugger ebbe la maggiora nza slava e quindi rinfoner ebbe i tedeschi. I magiari, alla loro volta, ved rebbe ro senza dubbio co n una certa app rensio ne la· front iera russa estender si fino alla linea dei Carpazi. Però il cambio po rterebbe con sè dei co mpensi, perchè aument erebb e assai l'im portanza dcli' Ungher i:i. di fronte agli avanzi della mona rchia degli Absb urgo. Qu indi se la Russia rie sce .:z impadronir si della Ga lizia 1 non è impo ssibile che l'Au stria mostri una certa dispos izione a procurar si la pace mediant e l':tbbandono di una provincia, che non è mai en trata compl etame nte nel suo sistema geog rafico o poli tico. È ch ia'ro che il destino della piccola pro– vincia di Bukov ina è lega to :1 quello della Ga lizia; e nel caso da noi accennato essa sarebbe indu bbiam ente di visa fra la Ru!-sia e la Romani a secondo una larga divisione etnografi ca, essendo ruteni i distretti del nord e rumeni que lli del sud. Ciò dipend erà del resto dall'atti tud ine de l regno di Rumenia del qua le parle remo in seguito . Il T renti no. L'Austria potrebbe inoltr e cede re de l ter– ritorio in un' altra direzione , senza perdi ta in– gente salvo che di prestigio. La parte meridio– na le del Tirol o - il cosi de tto Tremino 1 cioè il dis tretto de lln citt à di Trent o - è per• fetta mente italiano di razza; e gli irred en ti– sti e nazionalisti ital iani hanno sempre propugnato, come punto central e del loro ~rogramma 1 la sua unione col regno .d' Italia. E un paese povero e m("lntagnoso che ap• par tiene geografi camente pii.1ai suoi dcin i de l sud che del nord. Le simpati e spiccatamente italian e dei suoi abi tanti hanno reso difficile il pro blema di governa re il paese, e sono state una sorge nte inesaur ibile di attrito tra I' Au– stri a e I' Ital ia. Le complicate fortificazioni lungo la frontiera, ora esisten te, dovrebb ero essere abbandonate dal l'A ustria; ma la nu0\ ':t front iera etnografica potrebb e essere trasfor– mat:t in mod o egua lm ente soddisfacente da l punto di vista strate gic o. Bisogna quindi tenere presente che in un periodo più a\'anzato della guerra I' Austria potr:\ tentar e di co mpr are I' Italia con l'o f• ferta del Trentino ( r). Se l'offerta sarà fatta , e se I' Italia vorrà o no prenderla in considera– zione, dipe_nderil dag li eventi futuri; ma è ch i:1ro che I' Italia , se i suoi diplomatici sa· ranno abbastanza 3bili , ha una seria proba– bili tà di impossessarsi del Trent ino qua lunque sia la parte vincitrice, e di consegue nza ci vo rrà un'esca pili tentante per indur\3 ad abban donare la sua neutralità. Queste due perdite, ipotet ic.1 l'un.-, ma già prob abile l'alt ra, lascerebbero ancora l'Au stria nella posizione incont rastata di gra n– de potenza. li prob lema, invece , delle sue future rela - 1.ioni coi suoi vicini balcanic i può dar luogo ad un'nltra soluzione ben più co mpli cata. Esaminiamo dunq ue la questione degli slavi meridiona li e de lla Romania 1 prima separata· mente po i nei lo ro reciproc i rapporti. Il problema sorbo. La questione deg li slavi meridiona li non può esse r tratt ata che come un tutto organico. Si può ritenere con sicurezza che l'A ust ria• Ungheria in caso di vittoria si annetterà i due regni serbi ind ipendenti e riunir à le razze serbo- croate sotto il governo degli Ab– sburgo. L' impres:i di governarle , dopo aver superata la loro resistenza, sarà estremament e difficile, e impli cher :\ una rev isio ne com• pleta dei sistemi ammini strat ivi e governa tivi dell'Imp ero. Ma l'i nsuccesso riportato finora dall'Austria e dall' Unghe ria ne l me zzogio rno sloveno non ispira una grande confidenza circa i risu ltati . O ltre a ciò si può asse rire che la distru– zione dell'indipenden za serba - impre sa che senza esitazione si può considerare al di– . sopra delle forze dell'Austria - non ri– solverà neppure in minim a parte il pro– blema deg li slavi meridio nali, ma solo ne sposterà il cent ro di gravit à. li compito (1) Lo scritto risnleal novembr esco rso. (N.c/.R.J L 'U NITÀ della liberazione degl i slavi del Sud passe· rebbe alla Bulgaria i e l'A ustri a-Ungheria si troverebbe coinvolta in un campo sempre più vasto di ostilità. Quindi se anche I' in– dipe nde nza della Serb ia non fosse ora stret– tam ente legata alla fortu na delle armi brit • tan niche, sarebbe indispe nsabile fare ogn i sforzo per sanare questa piaga che è stata tanto tempo aper ta nell' orgnn ismo europeo. In ge– nerale, in lnghilterr n, ci s'acco ntenta troppo fa– cilment e di ignorar e la questione, o tutt'al più si dice : e G ià, se vincono gli Al– leati i serbi avranno la Bosnia ». Ch i parla cosl non ha afferrato gli elemen ti del gran problema, del quale la Bosnia, come pure la Serbia, non sono che un framm en to. L' idea che basti di far passare la Bosnia dalle mani dell'Austria in quelle della Ser· bia per sistemar e ogni cosa, fa buon mer – cato delle leggi geogra fiche e di quelle con· sideraz ioni di senti men to nazion:ile che do · minan o la politi ca dell'Europa sud-or ientale. La Dalma zia . La Bosnia-Erzegodna e la Dalmazia si com– pletano a vicenda sotto ogni riguardo. La separaz ione fra l:l cosla e l' interno era possibile, bench è non naturale, finchè non ci erano ferrovie nei Balcani, e la Bosnia stagnava sotto il dominio turco, finchè la co– scienza nazionale dei serbo•croaii sonnecc hia va o si perdeva in interess i provi nciali . i\la con l'av ven to de lle idee economiche moderne la situazion e è cambiata radic almente.L'Au stria (u ten tata sopratutto dalle spìaggie della Dal– mazia ad impadro nirsi della Bosnia ; e se la Serbi a acquis tasse la Bosnia, si troverebbe su– b ito costretta (indipenden temente da ogni affi• nìtà dì ra1.Za o di sentimen ti) nd aspirare anche al possesso della Dalmazia. Geograficamente è inconce pibile che oggi la Dalmazia non sia nelle stesse mani che tengono la Bosnia Erzegov ina. L'Erzegovina si affaccia .11 mare in ~ue luoghi : per poche miglia alla fore del Narenta sotto Metkovi é, e per un miglio a Cas telnuovo-Ze lenika nelle Bocche di Ca ttaro. È ov\' io che permettere alla Serbia questi due soli sbocchi, lasciando le regi oni cir costan ti ad un altro stato, cree• rebbe un attri to immediato e intollerabile. D'altra par te, asseg nare la metà meridio nale della Dalmazia alla Bosnia , ma lasciare in altre mani la metà setten trion ale, sarebbe per i Dalmati stessi un'offesa acut3 alle loro tradizioni locali e naziona li. Esaminando la popolazione delll Dalmazia, dobbiam o applicare i due criteri antit et ici dell a razza e dell a storia. Dal punto di vista del sent imento storico l'Italia può rivend i– care la Dalmazia, le cui città principali (Zara, Sebe nico, Traù, Spala to, Lesina 1 Cur– zola) furono colonie venez iane i e tanto esse che la stes!-a repubblica di Ragusa, la quale conservò sempr e un 'es istenza indipendent e, erano sature di coltura e di idea lità italiane. Ma etnicamente la Dalmaz ia è ora prevale n• temente slava . Nel I 900 solo il 3, 1 o/o della popo lazio ne - cioè r.irca I 5000 sopra un totale di 584000 - era italiana con il 97 o/o di serbo -croa ti. Il censimento del 19 10 è ancor a più sfavorev ole agli italiani, e forse ingiustamente (1). È bensl vero che l'e – leme nto italiano, benc hè numeric amente poco im por tante, rappresent a un 'alti, sima propor – zione della classe colta e edu cata i ma se ciò può autori zzare l' Italia ad esigere delle garanzie per la con servazione delle istituzio ni e delle scuole italiane già esistenti, non si concep isce come possa fornir e argomen to in favore di un'occupazione italiana. Non solo ciò porterebbe I' halia ad un con – Aitto con gli !-lavi meridiona li, che sono, e fa. cilmente resteranno, una pote nza militare da non disprezzarsi, ma l'incamminerebbe sulla via dispera la e malfida dei tent ativi di assim ilare una popola zio ne ost ile con l'aiuto di una mi• • noranza insign ificant e 1 che esiste solo in una me zza dozzina di città, mentre non esiste in tutto il rimanente della provincia. E tutto ciò costere bbe ali' Ital ia l'eterna inimic izia slava, porre bbe :t repen tagl io i suoi interess i nei Balcani, sacrifi cherebbe molti benefic i che (1) I calcoli pili att endib ili por tano il num ero degl' italiani a circa. 40 mila. (N. d. R). la nuo" a linea ferrovia ria tra nsbalcan ica (O · dessa-Bucare st-Kl adovo Sar:1.je, 1 0 -Spala to) le por tere bbe natura lmente , getterebbe infine ad una dell e migliori razze marinare dell' Euro pa - i croa ti della Dalmaz in 1 Croaz ia ed Istria - una sfida che prima o poi suscitere bbe la creaz ione di una marina deg li sl,n 1 i meri– dionali co ntro l' Italia. Per ciò che riguarda I' Inghilterra , se– parare la Dalmazia dalla Bosnia significa non sol tan to rende re quasi imp ossibil e il prin cipio di una soluzione della questio– ne deg li slavi meridionali, ma rendere an• cora pili oscu ra la situazione navale nel i\ledit erraneo, alienandosi la Russia in una ques tione nella quale abb iamo tutto da gua· <lagnare e nien te da perdere ad acco rdarci con lei. li nuovo stato iugo sla vo . Ma nel caso che Bosnia e D.1lm azia fos– sero riun ite al Montenegro e alla Serbia, il problema degli slavi meri dion ali s3rebbe . an cora lungi da ll'esser risolto. La Dnlma zin, nella teoria costituzionale come nelle fanta • sie pol itiche, benchè non in realt à, è parte inte grale del regno trino di Croazia-Sla von ia· Dalmazia, e l'op inione serbo•croata non per– metterebbe mai l:1 libera zione dcli' uno senza que lla dell'altr o. Nessuna soluzione può con– t:ire sopra un seri o fondo di stabi lità, se i• gnora Agr am com e centro de lla vita croa ta politica e relig iosa, di educazione, d'arte e di rimembran ze stori che. I croa ti del l:1 Dal• mazia, elemento virile e ostinato della raz.za, furono sempre all'avan guardia del pensi ero poli tico, ma dovevano sempr e rivol gersi ad Agra m per avere il sostegno a loro neces– sario , e sono i contadin i de lla Croazia che hanno sempre soppor tato il peso di ogni tenta tivo di repre ssione. Ultimamente poi i Dalmati furon o l'anima de l movimento slu• dente sco, che rappresentò tanta parte nello sviluppo politico odierno. La Croazia -Slavonia è un elemento vitale del problema iugoslavo : più vitale :rncorn, dA un punto di vista naziona le, de lla Bos11ia e del la Dalmazia. Pu re anche questo non basta. Nes– suna sol uzion e sarà co mpl eta, se non si terrà conto degli slove ni del l'I stria orienta le, della Carniola, del sud della Car inzia e della Sti– ria: essi devono dividere i destini dei loro frate lli serbi e croa ti. Dunque per que l che riguarda gli slavi merid ionali 1 il trionfo degli Alle ati dovrebbe sign ificare la creazione d i un nuovo stato sull'Adriatic o orientale, la trasformazio ne della Serb ia valorosa in lugos la\'ia e il com– pime nto del\' un ità. delle tre raz.ze svre lle, serb a croata slovena. Al nord sarebbe relati• vamente facile stab ilir e una nuova frontiera che risponda alle princ ipali esigenze della etnografia , della geog rafia e della strategia. Con piccol issime deviazioni, la. frontiera segu irebbe la linea di confine etnografi co tra sloveni e te• deschi 1 dalla fron tiera italiana od ierna sino alla piccola città di Radk ersbu rg in Stiria; da Il segu irebbe il corso de i fiumi i\Iur e Drava sino alla confluenza di ques ta co l Danubio. Solo nel Banato - que lla porz ione di pia– nura che si este nde di faccia a Belgr ado , al di là de l Danubio :- sarà inevitab ilm ente una frontiera artificiale, se i distretti serbi del- 1' Unghe ria verranno comp resi nel nuovo stato e se la capitale serba dovrà essere pro tetta dai pericoli di un bombardamento futuro. Il punto debole di questa soluzione cosl ra– dica le, è I' inclu sione dei distretti sloven i nel futuro stato iugos lavo : incl usione, - data la loro posizione geografi ca fra le prov incie te– desche dell'Au stria e il mare - incon• cepibi le se no n nel c~so di uno sfacelo comp leto della Monarc hia. Tutto dipende da l num ero de lle foglie che si strapperanno al carciofo. Se saranno poche, e solo delle esterne, pot rà crea rsi una situ azion e tale da rendere necessario il sacrificio degli sloven i, accon tentandosi la Serbia de ll' acqui sto della Bosnia, della Dalmazia e della Croazia, o in altre parole della frontiera che separa presentemente la Croaz ia dall' Austri 3 e dal– l' Ung heria propriamente detta. Ma questa so– luzione lascerebbe incompleta l'opera del• l'uni tà slava e bisogna ricorda re ch e si deve cons ider arla solo come un pis alle{. a Gino Bianco Il problema di T ricsl• • dcl– i' lstril. Il prob lema slo\ ·en o si comp lica ancor più per l'att itudi ne dcli' l:alia, che non può 1estare indiHèren te ai destini di Pola e di Trieste. Dal punto di vista storico, I' Italia non può van• tare diritti su Trie ste ch'è appartenuta agli Asburgo fin dal 13B6 (40 0 anni di più che la Dalma zia). Ma se ap plichiamo, come ab • biam fatto per la Dalm azia, il principio di nazionali tà, Trie ste è indis cu tibilmente una citt à italian a, benchè tutto il paese ali' in– torno e gli stessi ~obborghi siano puramente slo· veni. D'altra parte gli intere ssi commercia li di Tri este sono comp letamente legati al suo hinter· -land 1 che comprende non solo le prov incie alpi – ne, ma l'alta e la bassa Austr ia e la Boemia da un lato, e persino la Germania me ridiona le (Ba• viera) dall' altr o. Qual siasi accomodamento, quindi , dovrà sempre essere un compromesso tra gl i inte ressi nazionali e gli· interess i eco • nomici. Come anti co cen tro di coltura it~liana, Trieste salutereb be con gioia la bandiera del Regn o sugli edifizi municip:1li, qua le si– cura garanzia che la città manterr ebbe in tutt i i tempi il suo ca rattere italiano. Ma qua lunque tenta tivo di includere Trie ste nel sistema doganal e del Regno d' ltalia, produr– rebbe dei risult ati disastrosi. La soluzione naturale è di pro clamare la città porto com• me rciaie libe ro. Dal pun to di vista degli slavi del sud, la so rte di Trieste citt à (in• dipen dentemente dalla prov incia ) dovrebbe essere del tutto indifferen te, bench è natural• mente gli elemen ti intransig enti accam pino diritti anche su di essa . Ma non bisog na di– men ticare che l'inclu sion e di Tries te nel siste• ma doganale italiano sarebbe la pronh. rov ina economica di un gra nde e fiorente centro com– mer ciale. Qu ind i Tri este, in quan to città com• merciaie, non può concepirs i se no n come por to dell'Aus tria o come por to franco sotto la so– vran ità italiana . In quanto all' Istria, non sarebbe troppo -diffi– cile tirare una line a di front iera etno grafic~men– te sodd isfacente. La porzione occiden tal e che comprende Capod istria, Rovigno e Pola, è pre– valentem _ente italiana, mentre l'interno de lla piccola prov incia e la costa orientale è preva– lentemente slava (croati e slove ni). Una nuova ripartizione del territorio sulle basi della nazio– nalit :\, assegnerebbe inevitabilmente ali' Italia l'I stri a occitientale, e nessun slavo meridi o– nale potre bbe ragionevolmente so llevare al· cuna valida obbiez ione. Anche qui il fatto pr incipale da consi• derar si è che l'acqu isto di Pola e Trieste da parte cieli' Italia presuppone la sco mparsa dell'Austria-Ungheria; alt rim en ti non sarebbe ne ppure remotamen te pos!-ibile. Quindi ,1011 è esagerato affermare che la sorte di Trieste è uno dei prohlemr' central i di tuffo l'assef/o europeo. Divenuta Tr ieste por to franc o, sotto la ban • diera italiana, la marina austriaca cesserebbe ,pso fa cto di esistere e con essa sparir ebbe lo scopo d i una qualunqu e attività navale italiana nell'Ad riatico . In altre parole, un tale assestamen to po rtereb be ad una idill iaca riduz ione di armamen ti navali ne ll' Ad riatico, daccbè tanto l'Italia che la nuova Jugo sla– via potrebbero ridurre al minimo le loro difese cost iere . È ov vio però che il disarmo di Pola - che è oggi fort ezza quasi ine – spugnabile - sarebbe condizione essenziale per le relazioni di buon vicinato fra le due potenze, tanto più che cambiatesi, in tal modo, le circostanze, una base italiana na · vale a Pola non potrebbe avere che uo unico scopo ben determinato. C'è in Italia un a tendenza infau sta a mi – sconoscere l' intera situazion e dell'Adria tico orientale e ad ignorare la trasfor mazione che il risveg lio nazi onale degli slavi me rid ionali ha portato in paesi che un giorno riconosce – vano la sup remazia d i Vene zia . Una miope diffidenza verso gli slavi rende ciech i mol ti italiani al dupli ce fatto che gl i slavi sono venut i sull'Adriatico oriental e per rimanere e che la loro amicizia deve essere guada gna ta. L'avven ire co mm erciale della Dalma zia della Bosnia e della Serbia è int imamente legato ali' Italia, e l' Italia por!lerebbe più di tutti

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