L'Unità - anno IV - n.15 - 9 aprile 1915
658 L'UN IT À tico, del popolo itali ano nel medi o evo; ma la prepond eran za che nel sistema po– litico cd economi co acquistò la città, nel– )' una e ncll' altr a era, fu cagione altr esì di decad enza, e per noi di avvilimento e di ignominia. La Grecia almeno salvò, per virtù di Alessandro, il suo av venir e come popolo e la sua dignità; I' It alia non salvò nulla. La · crisi del mondo greco è nel 4° secolo a. C., quella dell' It alia nel nostro 400. Il sentimento di unit::ì. delle stirpi ellen iche aveva dat0 bei lampi nella lotta coi Per– siani; ma la vittoria fu rapid a e il parti– colari smo citt adino ripre se il sopravvento. Le città tornarono ad esser dominate dal « sacro egoismo 11, cioè dalla visione esclu– siva dell'interes se patrio o dall'istinto di asservire politicamente ed economicamente le sorelle. Anc he quelle a noi più simpali– che, come la fulgida Alene, si comport a– rono nel modo più odioso . Durame la guerra del l' eloponncso, lutee quante le cinà gre– che, schierate in campi oppo sti, si macel– larono nel loro angusto territorio : il sacri– ficio della piccola Platea, che pure un tempo aveva così ben meritato della Greoia, ri– chiama tale e quale quello del povero Bel– gio. Jn forma orribile il grande comico ate– niese rappresenta la vasta ruina: la Guerra scende dal cielo con un immenso morrnio per pestarvi dentro le citd ; proprio come ora si peswno le nazion i. intanto i Fenic i, già sop raffatti nei mari d'Orieme, hanno uovato in tutte le fattorie cieli' OcC'idente la loro salvezza nell' unione sotto l'egida di Cnrrngin e: i Greci isolati. sparsi, sono rcspi n(i dalla Libi a, dalla Sardegna, da lla Corsica, da lla Spagna, d iventano ignari delle plaghe e delle acque delP occidente come non era;10 nei secoli add ietro, e nella stessa Sicilia sono minac ciati da lla potenza pu– nica . Intanto il prestigio dell' impero per– siano, che pareva fiaccato a Salamin;i, ri– sorge, le colon ie dcli'Asia mino re e del Ponto perdono ogni speranza di libertà, il gran re ripone piede in Cipro e detta la pace all' Elladc, imponendo alle citt à so– vrane <( di lasciare indip end ent i tutte le città greche, grandi e pie-cole))' cioè eri– gendo a sistem a d'equil ibrio la debol ezza univ ersa le. La supe rpopolazi one greca ri– fluisce nei territ ori dom inati dalla Persia e da Cartagine, al serv igio dei barba ri, ma la felice espans ione, la libera colonizzazione è finita. Se la civilt à greca fu salvai se ad essa si schiuse almeno in Oriente un teatro più vasto e un' era nuova, si deve al ge– nio di un monarca assoluto di dubbia stir pe greca, il qua le fece sua la causa, che avrebbe dovuto esser quella della Grecia unita . Ma il non aver saputo creare una forma nuova di Stato libero, rese inevitab ile l'a sservi– ment o delle ciu à grec he alla politi ca o alla dominazione del regno di Macedonia e delle monarchie ellenistiche. Anche l' It alia aveva avuto un felice epi – sodio e una larv a di unione nella sua lotta contro la maschera tedesca dell'impero ro . man o. Poi lo Stato citt adino si era conso– lidato, i comuni erano diventati repubbli– che : se una citt à si aggiungeva ali' altra) non era perchè l' una e I' altra venissero a fondersi in un'unità superiore ed in una concez ione nuova di Stato libero, bensì perchè l'un a sopra ffaceva l'a lt ra o tutt e erano sopraffatte da un unico tir.tnno . L' unione durava quan to durava la forza dcll;i dominan te o la vita del tiranno : la disgregaz ione si verificava talvo lta ali' im– provviso, alla morte del tiranno o :111' estin – guersi della sua discendenza, con la fata– lit à di un fenomeno meccan ico. Le città si dilaniavano rra di loro, e le gloriose repub– bliche consumano le loro forze per conten– derSi alcune cascine, alcune caste lla, alcune fattorie comm erciali. Al di fuori della pe– nisola non si spingono gli sguardi : il co– stituirs i dei gra ndi Stat i nazionali, Fran – cia, Spagna, l nghilterrai sfugge ai nostri somm i sta tisti, e Lorenzo dei Medici parve un grand'uomo politico, perch è fu inven– tore cieli' equilibrio tra gli Stati d' It alia ; come se il mondo fosse finito con l' Italia. f. l'illu sione dcli' Europa d' oggi. Quando u il barbaro dom inio ►1 a spaven to di tuu i piombò sulla penisola, I' It alia este rrefatt a per bocca del J\lachiave lli non sep pe che invocare il tiranno . « Quali port e se gli serrerebbono ? Quali popoli (cioè quali città) gli negherebbon o la obbedienza ? Quale ita– liano gli negherebbe l'osse quio ? 11. Noi - europ ei del 1915 - siamo le re– pubbli chette greche schierate nella guer ra del Pelop onneso ai fianchi di Span a o di Atene, noi siamo gli stat erelli italiani del 400, che si pestano, si dila cer:1110 tra di loro, s'ina lbera no comro la domina zione uni versale minac ciata dal signor e di Mi– lano o dalla signoria di Venezia, lasciando completamente fuori dei loro calcoli poli– lici l' Eur opa d'oltralp e. Attrav ersiamo la stessa crisi in una forma pilÌ vasta, perchè la nazione ha preso il posto della città. Non sa;à possibile evita r di ripetere gli stessi errori ? Non sarà possibile indurre i popoli a tentar di spingere gli occhi fuori di questa piccol:1 aiuola dcli' Europa occi– dentale, a cercare di front e ai pericoli del domani (e badiamo: il pericolo di un' in– vasione è l'ultimo che ci minacc ia, ma nemmeno quello è in modo assoluto escluso) una nuova base per lo Stato al di sopra della ciu :\ ant ica e della nazion e moderna, una nuova forma di libera organizzazion e po– litica? L' egemonia di un.a nazione, è chiaro or– mai, come fu chiaro nell' Ellade ant ica e nel!' It alia medioevale, non si riuscirà mai a stab ilire : se i due vani temativi della F rancia, sotto Luigi Xl V e sotto Napo– leone, non erano sufficient i a dimos trarlo, il nuovo tentativo della Germania dovrebbe finalmen te aprir gli occhi :1i popoli e ai pastor i non sempr e illumin ati : come le citt à dcli' Ellade e dcli' lcalia, le nazioni dc li' Eur opa occidental e hanno troppe glo– rie e una troppo anti ca individu alid per lascia rsi sopraffare a profitt o di una sola, e, se occorre, le più debo li avra nno sempre I' lnghilt erra al loro fianco, avranno forse in seguito anche una Corte di Sus:i. tran– soceanica . 11 vagheggiato equilibrio euro- • peo non è che la debolezza universa le eretta a sistema, l' equilibrio di Arta serse Memnone o di Lor enzo il Magnifico. Ciò che pare più arduo e chimerico, P union e dei popoli del– )' Europa libera in un concetto superiore di Stato libero, è la met a cui debbono tendere gli sforz i di coloro che pensano, di coloro che ag itano e dirigono. Una dea troppo grande addita questa unica via di salvezza: la necessità. Qual e sarà la base invocata dd nuo vo Stat o! Se un elemento spiritual e e indefi– nibile, la coscienza comune) è il suggello della nazione e il motivo del!' unione di tutti i suoi membri a co;nune difesa) l' Eu– ropa occidentale ha un tesoro anc-hiessa non meno prrzioso da custodire : la sua civiltà, e inlenclo la civiltà nella sua fiso– nomia partico lare, nei suoi elementi spi– rit ua li, non nella tecnica, che ora mai è co– mune a tutto il mondo . Una è veramen te la civiltà dcli' Europa, cresciuta su basi classiche ed omogenea nelle grandi linee del suo svolgimento ul– teriore in tutt i i popoli di Europa : anche nelle loro differenze i popoli d' Eur opa s' in– tendono e si corr ispondono e sono quindi suscettibili di fonders i in un'un ità di ldeali e di interessi comuni. .È vano e bizantino il parlare di un' an– tit esi in.conciliabi le tra la civiltà latina e la civiltà germanica . Esisteva forse nel mondo greco un' antit esi inconc iliabile Lri la civiltà dor ica e ionica ? L' abisso è solo di fronte ai « barbari 11, che sono talora non meno culù dei Greci, ma sono uomini di altri sent imenti , di altri costum i, di altri ideali, hanno verament e un'anima diver sa. Se la comune civiltà offre questa base all' unione delle nazioni europee, la neces– sità di tutelare la vita e l'e spansione di ciascuna di esse deve spingerle ad un~rsi su questo terreno . Noi abitiamo l'e stremo lembo di un contin ent e falso, che ha un a mera entità stori ca, ed è stato sempr e libe– rament e aperto nei secoli a qualunqu e in- ca Gino Bianco vasione da l lato orienta le. !\ elle alt re parti d<.>I mondo (lascio ft.or : l'Asia e b razza gialla) crescono St :i.ti vr rnmt ntf continen– tali di una vaH it à spaven tosa e a confi:ii neu i e sicuri : PAu,:tra lia, il Sud 1\ fric:i, il Nord-America con dut' S1ari 1 per ora . ma forse non per molto diqint i, I' Unione e il Canad:\. Ciascuno di essi occupa una superfi cie che è circa 30 volte l'It alia, il doppio circa o più del doppio di quella del!' Europa occidental e, e in alcuni di essi :1lmeno, la terra è assai migliore come suolo e souo – suolo, che non quella dcli' l talia e dell' Eu– ropa, ed è suscettihil e di nutrir e molte cen– tinaia di milioni di abi tanti : e ~ in alcuni Stati, come l'Au str:ilia, a!P aumento per immigrazi one sor,o oppost e per ora bar– riere an ificiali, qu('sta condizion e di cose non impedirà l'aument o spontaneo e non è comun e a mui. Il Nord -Ameri ca r:tggiun– ger..ì certam ente i mille milioni di abilanti e può sicuramenle nutrirli . lo non mi arres to davanti alla finzior,e della dipendenza C'Oloniale di akuni di que – sti Sta ti : essa scomparirà o si render:\ priva di sigPificato, senza la menom:1 influenza sulla politica esterna di questi Stati, come non ha alcuna influenrn sin d' orn nCì con– flitti ('COnomici e sociali. Sono nuove so– cied. in embrion e o in pieno sviluppo, per le quali il termine di colonia ha già un si– gn ifica to storico. Ora la civilt:\ che si va svolgendo in <JlH"Sti veri cont ineflti assume una fisonomia via via più dist inta da quella dell' Eur opa : se gli Sta ti Uniti d'America hanno ancora una vaga reverenza per le debolezze spirirna li della vecchia Europ a, un ceno culto ar– cheologico e pietoso per le sue memorie, per i suoi grandi, per la sua C'oltura, questo sentim ento svanisce completa mente in Au– stralia. Una persona colta ivi può ignorare senza scorno ciò che non ignora il narra tore popolano di Cesare Pascarella. Come a noi sono stranieri i nomi e le opere dei saggi cinesi, così via via si rendo110 stranieri alle nuove civiltà transocea niche i nomi e gli elementi più simb olici della civild europea. Cert o chi ripone la civilt:ì unicamente nelle scope rte tecniche, negli agi e nel dom inio della natura, potrà non avvenire alcuna differenza. Ma chi pensi che gli dem enti della civild sono quell i che formano l'an ima nostra e agiscono su di essa, sent irà di es– sere in un mondo nuovo. Al sen timerÌ.to citt adino è successa la coscienza nazionale: alla coscienza nazionale dovd succedere la solidari età civile. Divisi e discordi, i popoli di Eu ropa si tro vano già sin d, ora nei confli~ti econo– mici e sociali in cond izione umiliante di fronte a questi nuovi mondi, che già ci serrano le porte in faccia con un esclusi– vismo sprezzante e brutal e, e il disag io, che ora dissimuliamo, cresced in misura in– tollera bile nell'avvenire : non è escluso che nelle stesse zone le quali semb rano ora più riserva re ali' att ivitù dei popo li europei si \affaccino i nuovi popoli transoceanici . Già un a potenza transocean ica tra i batt imani dcli' Europa ha spogliato la Spagna delle sue colonie nell'Atlantico e nel Pacifico e assume ora sott o la sua tutel a que lle del– l'Olànda. Domani l'Austra lia cresciut a o il Giappone spogliera nno la Francia delle sue. Seguite remo a batter le mani ? Le nostre ragioni di conflitt o e le nostre guerre che ora ci semb rano titaniche ci appa rirann o forse un giorno miserevo li e lacrimevoli, non meno che le ragion i, che a noi sembrano ora così meschine, di ran– core e di lotta fino all' esaur imento tra le città grech e o gli slaterell i medioevali d' It a– lia. Non è la pace o la conco rdia tr a le na– zioni cl' Eur opa che noi dobbiamo preJicare, poichè una pace qualunqu e, e non soltanto la pace che venga dopo una siffatta guerra, racchiude i germi di guerre future e la con– cordia evangelica tra le nazioni è una fiacca illusione. Se non si vuol abban donar tutto ~dia deriva, conviene propor si una meta più alta . La forma del nuovo Stato non. potrebbe essere, almeno per ora, se non una federa- zione degl i Stati naziona li con un siste ma di delegazioni so, rane per la difesa e per gli oggetti essenzi:ili nelP int eresse comune, con una citt adinanza federnle, e con un a comunion e pien:1 tra i vari Stati delle t•eu coloni e di ciasc uno. che diverrebbero le co– lonie del nuovo tat o e sarebb ero difese d:1 esso. La forma feder ale è sempre s1·ata più o meno la forma di tran sizionè : così i bor – ghi e i gruppi sociali primilivi si collt"garono in città , così le tribù e i territori, dove lo svilupp o cittadino non riuscì di oslaco lo, s collegar ono in nazioni ; le rappresentanze costitu zionali e sovra>1e nate spon tanea – mente sbocciarono tutt e da rap presentanz e qua si internazionali . Nel pieno rigoglio della costituzione cit– tadina I' evo antico produ sse alcu ni mo– delli, sia pure embrion ali, di una costitu– zione libera al di sopra dt>lla cict:\, e simil– mente nell'evo moderno i modelli o i germi di una costituzione libera al di sopra della nazione non si può dire che facciano as– ~olur amente difetto. Nell' ult imo periodo della sto ria del po– polo greco, allorchè la forza della Macedo– nia e il costitui rsi cli quella specie di mo– narchie colonia li che furono gli Stat i elle– nistici ebbero fatt i accorti gli uomini mi– gliori del Peloponneso della piccolezza delle vecchie comun ità, sorse la confederazione Achea, il più ant ico ripo di Stato federale. Era troppo lardi e troppo poco : il pericolo immin en te fu allontanat o, ma non il per i– colo nuovo che mosse da Roma. Allorchè nel 90 a. C. gli it alian i, respinti da Roma nelle loro legitt ime prete se, vol– lero gittare le basi di un nuovo Stato, essi, risuscitando e rinsaldando i vincoli delle antiche leghe int ernaziona li, che Roma aveva disciolto, crea rono pure un tipo di Stat o federa le con una ca pitale, con organ i fe– dera li, con un consiglio federa le di 500 mem – bri, nel quale i delegati delle singole comu – nit:\ si sarebbero certamen te avvia ti a co– stituir e una rappr esentanza costituzionale; financo con una moneta federale. Italia era il nome del nuovo Stato, ed è la prim a volta che il nome appar e come des ignazio ne di uno Stat o. Era pur sempre troppo tardi, e la nuo va creazione fu caduca, nè è an– cora app rezzata dagli storic i. La vittoria di Roma soffocò il nuov o Stato in fasce, gli Italian i furono ammessi alla cittadinanz a romana in massa, m:1 I' assu rda perpetu a– zione dcli' ordinamento cittadino segnò la crisi dello Sta to romano stesso e la fine della repubblica. Nell'evo moderno i sociologi avvert irono il formars i di una nazione svizzera . Non è certamente una nazione quella cui m:i.nca il simbolo vivO della naziona lità: la lingua comune. Ma lo Stato non ha certo una base meno solida in una forma di pensiero e di civ iltà parti colare, che distingu e la Svizzera da ciascuna delle tre stirp i, cui apparte ngono le sue nazioni . Anche gli St:1ti tr ansocean ici mostr ano talora nella loro compag ine gruppi etnici che conservano la loro lingua e non sono per questo meno affeziona ti alla patri.\ bra – siliana o nordam ericana . E se la posiziont: dell'Eur opa fosse quella che do vrebbe es– sere rispe tt o ai nuovi mond i, essi proba bil– mente verrebbero tu tti a cost ituire tant e Svizzere transocean iche, svolgendo in nuovi e comun i atteggiamenti non la sola civiltà anglosassone, ma tutt e le varie forme della civild europea . Nell' Europa stessa un altro esemplare di Stato libero al di sopra della nazion e avre bbe potut o essere l' Austr ia. Ma questo Stato ha tradito due volte la sua missione storica. Dalla lott a cont ro i Turchi si lasciò di– strarr e nel secolo XVl U per soste nere le pretese dinastiche più str avaga nti o irrego • lari, impelagandosi in guerre di successione ed affermm1do i suoi diritti sui territ ori più eccentrici in Occidente, come le Fian– dre e la Lombard ia : di fronte ali' ideal e federale ha sempre recalcitrato come da– vanti ad una paurosa immagin e, prefere ndo conculcare e foggiare in un crogiuolo unico le nazionalità più diver se. Nond imeno, se
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