L'Unità - anno IV - n.5 - 29 gennaio 1915

620 stri cx-:dleat i, un accordo, che doveva es– sere una lega scmplicemenrc difensiva , si è trasforma to in un'associazione delittuosa di briganti e di assassini. Pochi deputati alla Camera' sono forse più deliberatamente pacifisti di quello che io sia. Ebbene, se la nostra preparazione milit are sei mesi or sono non fosse stata una « menzogna gioliuiana », io avrei so– stenuto apertamente col mio voto e con tutto l'anim o mio il Governo che avesse dichiara to la guerra :ili' Austria per il suo aggressivo e brutale 11/tinwlmtt alla Serbia. 11 puro fatt o che di quell' ultimatum nella sua fase prepar ato ria il Governo italiano era stato tenuto del tutt o ali' oscuro provava che 1 1 Austria -Ungheria e la Germania , che di tutt o era Stata prev iamente informata, agiv ano di concerto contro lo spirito e la h.ttc1a del nostro comun e Tratt:n o di al– leanza per fini che noi non pot ..vamo :-ip• pro vare e che, cot ref'l i colb nosua tr ~di- 7.ionc storie~, noi dovevamo n.nzi combat – krc e cercare di rendere vani. M.1i un u casu-. belli» sarebbe stato più ùim ostr:1to e giustific:110 cli qu ello, per il qu ale, in nomt.. del princ ipio di n,1ziona lid , che è h essenza stessn della nost ra ,:siste·1z:1 politica, noi n.vremmo potuto dichi:1rnre la guerra ,11lc nostr e e:-.:-alleate. Nè qut:llo fu il solo e giustificato u cas11s belli •· L~ violnzione della neutralità del Belgio e specinlmente di quella del Lu ~semburgo, da coi guarentirn, su specia le istanz a del no– str o Governo di allora , col Trattato di Lon– dra del 1867, ci d:wa non uno, ma cento motivi legittimi per considerare legalmente sciolto il Trntrnt o della T riplice alleanza e per unire le nostre forze militar i sin d,1) primo giorno della guerra a quelle delle Pot enze combattenti cont ro la nuova e min acci-inte barb arie teutoni ca. Purt roppo, la dichiara zione di neutra lità fatt a sollecirnmeotc il 2 agosto 1914 dal Gabin ett o Salandr:1 fu - nelle condiz ioni milit ari di allora, delle quali qualc uno do– vrebbe rendere con to in Alta Corte di giu– stizia - P atto di maggiore coraggio cl1e fosse consentito ad un Governo italiano de– sideroso di scindere In propria responsabi– lit :\ morale e politica d:1 quelln dei Governi sino a quel giorno nostri a.lleat i. E certo però che b neutral ità allora im– postaci da ragioni ineluttabi li <li difesa mi– litare, delle quali il Governo non poteva ast enersi d,11 tener conto, non ha preg iu– dicato in nulb il nostr o diritto - dirò meglio, il nostro dovere - di dare pubbli– camente, :il primo momento da noi rite– nuto opportun o, la disdetta forma le della nostra Alle:tnza . Senza volere con ciò confonderm i cogli « interventi sti i) ad ogn.i costo - appunto pcrc hè non volli assumer mi la responsabi– litù di un. ordine del giorno premente sul Governo per la dichiarazi one imm ediata della guerra, ho dato sin dallo scorso set– tembre le mie dimi ssion.i dalla Direzione del P art ito Radica le - io :wrei voluto che, app ena compiuta la prepar:tzione nùlirnre necessar ia per premunir ci .da un colpo di mano :iustro-tedesco , il nostro Governo avesse fo.no conoscere la sua intenzione di non più considerars i in nessun. modo vinco lato dai patti e dalle clausole del Trattato della Tri plice alleanz:1, ma di volere regolare · esclusivamente b. prop ri:,. politica estera, sia per conserva re la neutra lità in quant o sarà possibile, sia per decide re eve ntu al– mente un intervento arm ato, alla stregua degli intere ssi materiali e mora li del nostro Paese, i quali a mio avv iso no n mai come in qu esto graviss imo momento storico hann o f:lttO una sola e mede sima cosa . l n qu esta mia conv inzione, io avevo pre– sentato da tempo alla Presidenza della Ca– mera dei deputati le seguent i due inr erro– g:1zioni, che, per le anormali· vicende par– lam entar i, si trovarono :1 dovere essere svolte nella sedut :1 .... successiva a quella, nella qua le la Camera prese le propri e va– c:1.111.e : « Al Pre sident e del Co1{siglio ed al Mini– stero degli affari esteri : per sapere quaii L'UNI T À prote ste il Governo italiano abbia creduto di far e presso il Governo imp eriale germa– nico per la violazione da questo commessa della neutralità del Lussemburgo, guaren – tita anche da l Govern o italian o col uanato di Londra del 106i . • Al Presidente del Consiglio ed al Mini– stro degli affari esteri: per sapere se, dopo le ripetute violazioni dei principii del di– ritto delle genti e delle convenz ion i inter– naziona li com messe dalla Germ an.ia nella guerra att uale, non credano necessario di dare ufficialmente al paese P assi curazione che il Trattato della Triplice alleanza è st:uo denunciato •· Non so qua le porrà essere la son e ulte– riore di ques te mie inrerr og:1Zioni e se esse riusciranno a salvars i da quel vero traboc- . chetto che, per il dir itt o costi tuziona le di interpellanza e di comr ollo del Potere mi– nisteriale, è il R egol:11nento della Carnei-a dei deputati ; ma spero che, in un modo o nel!' alt ro, alla prossima ripr esa parlamen– tare gli ono revo li Salandra e Sonnino tro– vern.nno il modo per liberare la p1op ria co– scienza e qu ella di tutti gli It aliani, che han no un elevato conce tt o della politica intern aziona le, dal senso di oppressione mo– rale, di cui è causa il sospet to che siano riconosciut e per vere, pur col solo silcn1.io , le affermazioni fatte dal principe di Biilow nel suo recente libr o Germania Imperiale che il Trattat o della Tripli ce alleanza è sempr e in pieno vigore e che i nostri Al– leati non avendoci potuto tra scinare alla guerr:1 aggressiva, come essi si propone– vano, sono nel loro diritto imponendoci una neu tr alità ad ohranz..'1 colle relative conseguenze di contrabbando.... comme r– ciale e bancario. Credo anche che in questa auitudine one– sta e coraggiosa l' on. Salandra troverebbe la migliore e più sicura difesa del proprio Governo contro l'assalto brigantesco pre– parato, forse, nelle annunciate e non smen– tite int erviste romane del principe di Bii– low, col concorso al certo disintere ssato, ma ingenuo ed imprudente dei fautori della a neutrali d. ;;u·soluta •· Se fosse dimostrata questa indebita inge– renza dcli' Amb asciat ore di una grande Po– tenza belligerante nella nostra politica na- 1.ionale, I' on . Salandra provved erebbe effi– cacemente al proprio decoro personale e nello stesso tempo a que llo del nostro paese, mandando il passaporto al dett o Amba– sciatore e denunciando a.Ila pubblica indi– gnai.ione gli uomini di Stato italiani, qua– lunque essi sia no, i qual i, in momenti così gravi e decisivi, mettono le loro mire ed ambizi oni (o, se si vuole, il desiderio di co– prir e le proprie res ponsnb ilità passate ) al disopr~ dell' interesse e dell'on ore della patria. Edoard o Gire tti. Comuni socialisti e sussidi alle organizza zioni. Quando venti o ventidue anni addi etro si costituirono in Italia le prime Camere del La– voro, il Par tito socialis ta, che ne aveva pro– mosso e niutato la creazione, intese subito che esse non avrebbero potuto aver vita lunga se oltre che sulle contribuzioni dei soci. pochi allora di numero, non avessero potuto fidare su qualche provento maggiore; e cominciò su • bilo ad agitars i perehè le amminis trazioni co– munali riconoscessero di utilità pubblica le organizzazioni delle classi operaie e conferis – sero loro sul Bilancio del Comune un congruo sussid io. I modcroti che erano allora padroni di quasi tutt i i Municipi italiani resistettero dapprima, ma finirono per cedere: poi quand o dopo il 1900 le correnti democra tiche comincibrono a pre valere e i blocchi popolari vinsero nelle lotte amminis trative di molte città italiane, compres e alcune delle maggiori, le Camere del Lavoro ottenne ro più lauti sussidi e in maggior numero di città; tant o che negli ul• timi anni si può dire che non ve ne fosse nessmrn che non ricevesse dall'nmm inistraz ione del Comune o dei Comuni, sul cui terr itori<' svolgeva In propria azione, un sussidio più o meno considerevole; e l' idea che questo fosse un dir itto delle organizzazioni proletarie s' era cosi radica to che lo scorso anno fu reputa to una vera prevaricazio ne il fatto che l'ammi ni-, straziane clerica le di l\lonza cance llasse dal bilancio quel sussi dio j e ne nacque una viva– cissima reazione C'he forse non fu estranea , nlln sconfitt a, nelle ultime elezioni, del partito che teneva l'ammin istrazione di quel Comune. A Milano è avvenuto qualcosa che a taluni parrà strano e che meritava forse una mag., giore attenzione di quella che abbia avuta nella stampa. Il partito socialista, nel pro– grnmma elettorale formulato alla vigilia del• l'ultima battaglia amminist rat iva, espresse con lodevole franchezza - il suo propos ito di sospendere il sussidio alle organizzazio ni di res istenza, come tali : e nelln discussione del prim o bÌlnncio preventivo ha sostanz.inlmente attu ato il suo proposito, impostando r er altro nel bilancio una somma di L. 95.000 sott o i_l titolo presidi ;,, dif esa della classe /avora/n"ce.1-. Non si tratta solo di un mutam ento di deno -r minazione, ma di cosa veram ente diversa: il suss idio è da to alle organizzaz ioni opera ie solo se ed in qua nto esse provvedano ai sussid i per le malattie, per la disoccupazione involontaria, per In vecchiaia etc. e perchè se ne serva no esclusivamen te ad iulegrar e quest i sussid i, cioè ad accresc erne l'ammontare. Può se mbrar stra no che sin sta ta 1>roprio un'amministrazione so..:ialista nd abolire il sus– sidio :llla resistenza operaia. E stran o è sem– brnto infatti a qualche socialista , Per es. a Clau– dio Treves , il quale - appena la Giunta co– munale di Milano annunziò il suo proposito– scrisse , in contraddit orio, on lungo art icolo, che appa rve già nel numero del 1° decembre delln Critica sociale. Le obiezioni che egli muove son due: una, perchè In funzione di resistenza è esclus a dal sussidio; Jlaltra per– chè, 11.sseg nand o i sussi di d; malattia, di vec– chiaia, di disoccupazio ne a tutte le organ izza. zìo.ni che provvedan'l a tali servig i (e quindi oltrechè alln Camera del Lavoro, an..:hè even– tualm ente ali' Unione sin dacale e alla lega cattolica del lavoro) il Comune viene a indul– gere ;, division i e secessioni della classe pro- 1e1aria, allonta nando l'attuazione di quell'unità che la Camera del lavoro da lungo tempo s' in• dustria di ricostit·uirt:. Le due obiezioni possono essere considerat e in blocco e comprese in un'un ica confutazi one, perchè esse partono da uno strs~o presuppo – sto. li Tr eve~ dice che la forza delln classe lavora trice orgunizzata sopra la base di un suo interesse purticolare è forza propulsiva dell'e – voluzione sociale, ciò conduce alla soddisfa – zione anche di un interesse genern le: è giusto quindi che essa sia aiutata, anche con sussidi di d110oro,da quelle istituzioni che, come il Comune, hanno appu nto l'uffi cio di tutela re l'in teresse di tutti i cittadini. Il rag ionamento del Tr eves corre un po' troppo. Noi socialisti siamo persuasi anche dell'utilità che tulle le class i (e cioè tutta la Società) avranno da un regime in cui l'aboli– zione della proprietà privata dei mezzi di pro– duzione tolga le ragioni di que i conflitti che noi attribuiamo appunto alle sua esistenza, e dermetta ad ognuno di metter e in valore , a beneficio suo e della società, tutte le forze di cui dispone e che vanno oggi in part e disperse o restano paralizzate. Ma a nessuno di noi viene in mente di richiedere che per dar modo al parti to socialis ta di esercitare quella sua– secondo noi, benefica - funzione, possa esser– gli asseg nato un sussidio dai Comuni o dallo Stato. E non val nulla in contrario il dire che le organizzazioni operaie compiono un' opera diversa e mirano ad un diverso fine da quella e da quello del partito socialista: res ta sem– pre il fatto che esse mirano ad affermare una più ~mpia sfera di diritt o, ad erodere un pri• vilegi~, a mutare rapporti di ordi ne economico, giuridi co, sociale, morale. Possia mo però anche prescinder e dn questa argome ntazione, e trasportarci ad un ordine affatto cl:verso di idee. Quando il proletaria to cominciò nd organizzarsi, esso era troppo de– bole 1>ercl,è pcJt!sse compiere da sè tutta l'o– pera che si proponeva di attuar e. In quel mo. mento polè anche essere oppo rtuno che il parti to socialista cercasse di procurargli aiuti per mantenerlo in vita, pcrch è - dirò meglio - potesse metters i in condizioni di vivere poi con le sole sue forze. Che tutt e le forze sociali abbiano modo di farsi valere e di esercitare la loro nzione, questo può veramente essere utile alln sccie ti\, purchè - aiutata nel suo primo sorgere - ciascuna si metta poi in condizione di viver da sola, in modo che tessa 1>1il tela, che abbia veramente più e miglior filo. Si po– trebbe applicare in questo campo quel princi• pio alla cui stregua lo Stuart Mili invocava la protezi one alle industrie bambin e entro i li– miti però che anche molti liberisti sono dispo– sti a consen tire : che cioè sia pur data una modera ta protezione, purchè si tratti di indu– stria che trovi rispo ndenza nelle condizioni del paese, non perciò artificiosa 1 e capace in\•ece di vi,•ere e svilupparsi in seguito, pur nel ci– mento della libera concor renza . O.ti punto di vista socialista la cos..'1appare ca Gino Bianco anche più evidente-. L'organizza zione operaia t: una forza che mira alla tra sform azione 50ciale: oggi potn\ mirare a un semplice aumento di SJlari o a una diminuzi one di orari o, domani a una limitazione dell'autorità pndronole nel– l'officina o a qualche più profonda mutazione di rapporti giuridici fra condu ttore e locatore di opera. Anche una legge sociale che aOOlisca il lavoro notturn o e limiti il lavoro dell e donne e dei fanciulli o imponga certe forme di tutela igienica restringe l"nrbitrin, c'io~ il j 11s del pa• drone. Orn par logico che ques t'azione si com· pia senza che la classe lavoratrice si sento vincolata in alcun modo n coloro contro cui deve lottar~, par logico ed utile che sin frutto di uno sforzo che In clas se opernin sappin com– piere con le sole sue forze, perch~ allora solo la conquista è sincera e sicurn e rappre ..enta un avviamento a conquis te maggiori. Questo è cànonc fondamcntnlisstmo d'c,gni azione opc– rain di classe. Dieci anni di esper imento riformistic o, folto coi criteri di patro ,,alo, che il Tre vcs, come gli altri riformist i dl sinis 1ra, condnnna - in teoria - nell'azione dei vari Cnbrini della le– gislazione socinle, ma in pratica di(cnde con– tr o ogni sincero tentativ o di affidare alle sole forze opcr:tie l'azione di classe , - questi dieci anni do,•rebbero servire di efficace ammaes tra– mento. Si è credu to che fosse utile porre il proletaria to sotto la campana di vetro di de– cine e decine di leggi protettive ; si è creduto di crenre cosi il nuovo diritt o operaio e di preparare il fondamento di una pacifica mo radicnle rivoluzione: viceve rsa si è nccresciutn la potenza dello Stato; si è - per le briciole di una legislnzione sociale - tollerata In ,·o• racità n qua ttro palmen ti di gruppi che gode– vano di protezione e privilegi disonesti ; e la class e Clpernin si è trovata, dopo dicci noni, disorga nizzata, irrequiet n, disco rde, diso rien– tatn: oggi essa è ben lontana da ll'aver sui fatti della vita sociale quell'influsso che era cnpace di esercitar e tredici anni adJic tro, quando lo sciopero di Genova aveva la forza di rovesciare un Ministero e di dete rminare un nuovo indirizz o di politica intern a. Di ciò potranno anche non aver colpa alcuna nè i riformisti nè il rifor mismo: ma il fatto sta ugualmente a dimostrare che, se noi vo– gliamo che le clasc;;i operaie C<'mpiano nel loro vantaggio (nel vantaggio - sia pure - di tutta la società) que ll'opcrn di trasformazione sociale a cui è riv<•lta In loro azione di classe, noi dobbiamo lasciare che esse svolguno libcra – rne11te le lwo forze, senza artificio di aiuti e di protezioni, per loro virtù natural e e sp,m– tanea. Se c'è un ci'\nonc di azione socialista che debba a questn riguardo non esser dimentica to un sol momento è quello per c1 i l'emat1cipa– tsiot1edei lavora/o ri deve essere opera dei lavo– rnlori !lessi, non, quindi, nè dei depu tat i che salgono le scale dei Minister i, nè dei Comuni che sussidian o la resis tenza, nè de lle Società Umanitar ie che fornisco no locali, illumin azione, riscaldamento e danari per pagare i segre tari delle organizzazioni. E anche l'unità deve esser raggiunta p~r un'effe ttiva coesione di forze, per la virtù che un'organizzazion e abbia di sventare le insidie. di creare e agitare le coscienze, di rappresen– tar e veramente , sul terreno della resis tenza, i bisogni e gli interessi della classe lavora trice. E anche a questo potrà giovare il fottÒ che essa abbia bisogno, per vivere, di fidllfe nella sua forza di attrazione e nell'efficacia dell'(J– pera propria, invece che sulla generosi!:\ dei suss id!. Per ques te e per altre ragioni la delibera– zione del Consiglio comunale di Milano ci sem – bra opportuna, sopra tutto dal punto di vista socialis ta. U. G. MoNDOLPo. Per i danneggiati dal terremoto. N. N. N. Get1ovn. . L. so.oo Alunni 1• classe <lei G111nas10 V. dH Feltr e a mezzo Prof. Trinche ro, irt, Begey Rosina , 1 oriuo Filq>1>i Alfredo, id.. . . . Sraffa avv. prof. Angelo, id. Devoto oror. Luigi, Mi/0110. L A., Geuovll. . . . . . M. M. 1 id.. A. T., id, R R. D., hl M. A. 0, id 0. M., id. . L. V. , id. F. S. B.. id. Fratelli M., id. Melchiorri Luigi, Parmn . , Stampacchì A. avv. Frnncescu Evoli avv. Francesco , Roma Comba dott. Domenico, Perug ia. Carnevali mg. Cesare, "ft1a,i/ova . Prof . Cecioni Giovanna, Firemse Giretti ing. Marco . Asssg1oli doti. Roberto N. N., Genova. Guido, id .. T. B., id.. E. G.. id . . R. LU ., i.i. F. M. B., hL A. D., id.. 93.00 5.00 25 .00 50.00 " 10 00 20. 00 10 .00 " 30.00 20.00 6.oo 10.0 0 " 10.00 5.00 25.00 500 5.00 5.00 5.00 200 5.00 10. 00 25.00 2.00 2.00 5. 00 5 .00 1.00 1500 2.- Total e L.~ ...... AN GIOLO G10 VANNOZ ZI, gere11/e-respo11snln·1e": Flrtatt , UIS. - S1111. Ttp. ALDINO, Yl1 del Reni, Il. ".:T'd&-as

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