L'Unità - anno IV - n.3 - 15 gennaio 1915

612 L'UNITÀ GUERRA E PROBLEMI ECONOMICI I. Difesa na zional e e protezionismo . Questa guerra, destinata a portare tanti spo• stam cati nelle prese nti generali condiz ioni, of– frir à ampia materia di osserva zione anche pei suoi effett i su ll'indus tri a e sug li sca mbi in• ternazionali. Molto di ciò, che si riceveva dal – l'es tero, dov rà dur an te la guerra esse r prodott o o surroga to en tro le fron tiere. Quali di tali ar– ticoli sapranno resist ere sul mercato , anche dopo la guerra, alla conco rrenza mondiale, che in cert i casi sarà maggio re di prim a? E sop ra– tutt o quale sarà il mod o migliore, meno dan– noso all'int eresse generale, di evi tare una crisi in queste produzio ni nate dalla eccezionalità della guer ra e des tinate a spari re nella pace? G. Luzzalt o nell' Uuilà del 4 Dicembre os– serv ava quanto sia necessario che gli Anti-pro– tezi onisti intensifichino la loro vigilanz a in questi momenti singo larmente difficili . Di tale avviso sono anche i Libe risti Inglesi. Essi, pur dov endo lavorare in condizioni relativame nte facili, in un pnese che da più di mezzo seco lo gode i vantag gi del liber o scambio, non dor– mono sugli allori, ma si tengono sempre pronti a rin tuzzare i tentativi protezionisti susci tati e incoraggi ati dalla guerra. Int eressa nte è, a questo proposit o, la polem ica sorta fra protezionis ti e liberisti a proposito dell e mat erie colora nti. Cessa ta la importazione di aniline da lla Ger– mani a, mentr e aumen tava enorm emente la richie – sta di stoffe colorate pe r l'equipaggi amento del– l'ese rcito, tutt o il colore ftfade in Germa11y fu in br eve consumalo: un consi der evole stok, incet– tato a Rotterdam, si dimos trò anch'esso inade– guat o alla domanda i le fabbriche consumatrici di mat erie coloranti furono minacciate di pa– ralisi. Allora 32 ditte, che più soffrivano della crisi, fecero appello al Governo perchè venisse in loro aiuto, collo stabilire delle grandi fab– br iche di colori che sarebbero costate pitì mi• Iioni; e al fine d i salvare ques te fabbriche dal colossa le dumpi11g che seg uirà alla guerra (la Germani a può produrr e i color i a pre7.zOdi molto inforiori) si sugg erì il solito metodo fa– cile e facilone : una tar iffa doganale. sufficien te ad esclude re dal mercato i colori tedeschi . I sos tenitori di un simile esped iente non si la- sp,:cie di grido di guerra : Capture of Gtrmau Trade ! il Jlilt on esamina in dettaglio il movi– mento del commercio austro-germa nico. È un enorme tr affico, il qual e a molti appare oggi raffigura to nella car icarnra del Punch: u Una cassa di merc e Germanica abbandonata sulla riva del mare, John Bull riflette di non esser uscito di casa per appropriarsi quel bottino, ma che dal momento che il legi ttim o proprie tario non può riprenders ela, non c'è nulla di male nel cogliere una bu ona occasione I " Ma la realtà è be n dive rsa . Il totale dell'espor tazione Germanica ed Au – striaca da l 1912 (ultim o anno di cui si abbiano le statisti che) era valutato a L. st. 554,000.000 Di ques to totale L. st. 2o6,ooo.ooo andava no a paesi della Tripl ice in_tesa ; L. st. 238,000,000 a paesi oggi neutrali: e L. st. 110,000.000 rap – prese ntavano gli scambi reciproci tra German ia, Aus tria, Tur chia. Di ques t'ultima è inutil e parlare . Esaminando invece , il movimento dell'Austria e della Ger– mania, si tr ova che della merce che Germania ed Austria sped ivano a paesi coi quali ora si tro vano in guerra, I' ln~hilte~ra irnportava per _!... st. 68 1 000,.t?_O?; .~ I pro tezio nisti arrabbia ti gioirono alla pro– spe ttiva di poter finalmente chiuder fuori del – l'uscio l'odia ta mercanzia straniera: secondo le loro teorie si trattava di aume ntare il lavoro delle fabbr iche nazionali per il valor e appunto di quelle tan te L st . che prima si pagavan o É II' estero. Non pensavano che ci~scuno degli rticoli impor tati si pagava con un'altro o con ervigi equival enti. E se s'impiega un dato nu– mero di opera i a produrr e gli ogge tti che pri- 1ma venivano d'o lt~e mare , rimangono disoc - 1cupa ti altri operai che prima producevano le )merc i, che si espo rtavano in Germania e in Alis tria per pagar e le impo rtaz ioni. ' Guardando poi alle L. st. 140,ooo.000di merci te • desEhe-eh~~ve.n_i~ 1~{j>~~~J;fin F'!?cià ~in ~; 1_ssia in Belgio e in Serb ia, è impossibile che I' Inghil– ~terr a si sos titui sca in quest i mot'nenti come per lincanto all'Aus tria e alla Germania. Perchè ciò avvenisse, oltre all'effettuarsi di altre condi– j2:ioni1 bisognerebbe che l' Inghilter ra fosse in caso di acce ttare, e i suoi alleati di forn ire, i prodotti con cui sino ra si compensavano que lli sciano trattenere dal fatto che quel dazio pe r che ricevevano dalla Ge rmania e dal!' Aus tria. rag giungere lo scopo 1 dovrebbe ammon tare qua· Inoltre gli indu stri ali dei paesi alleati dell' In- si al cento per cento, differenza che n:aturalmente _ghilterra spin ti dal bisogno , faranno il possi- ricad rebbe su l consuma tore Inglese . bile in questo periodo, per fabbrica re ciò che Il Governo inglese rifiuta la protezione : ma sembra disposto ad acquis tar e una forte parte delle azioni della Socie tà, a gara ntirne I' int e– resse per un dato term ine d'a nni. Inoltre in Inghilterra esis te una " Development Commis– sion " che fornisce assis tenza economica per lo svilupp o cosi dell'ag ricoltura come dcli' indu– stria, con oppor tuni pres titi e con aiuti alle ricer che scienti fiche d'a pplicazione in<lustriale. Quest' istituto conta già al suo attivo deg li ot– timi risultati; e si pensa di estende rne l'ope ra aument ando i fondi di cui dispone. Dal momento che la popo lazione deve soppo rtare dei sacri – fizi per manten ere nn' industria necessar ia alla difesa militare, si pensa che i sacrifiz i dt:vono esse re impiegati nell'incoraggiare finanziaria – ment e e scientificamen te il sorgere dell' indu • stria necessa ria, e non nel crea re pro tezioni doganali : anzitutt o, perchè nulla è più difficile che il libe rarsi de lla protezion e anche quand o sia passato il bisogno: in seco ndo luogo perchè la pr otezione dogana le favorisce i lru s/s dei triv ellatori; e in fine perchè bisogna aiutare l'individu o a reggers i da sè e a spiegare tutte le proprie energie men tre la tariffa doganale addorm enta e atrofizza ogni vivo sforzo. L. s. Il. Quel che la guerra non può fare. A illus traz ione e conlerma delle idee espo• ste da Luigi Einau Ji nel belliss imo stud io ri– portat o nell' Unità ciel 1 Gennaio, sa rà inter es– san te notare le osservazioni d'un economis ta Ingles e I. Hilton, pubbli cate rece ntemente nella rivista Wa r Peace. A propo sito della possibilità d'impadronirsi del comm ercio tedesco, che presso alcuni pur autore,,oli giornalisti inglesi è divenut o una occorre , entr o la frontiera. Con questo non si ! vuol dire che nulla di ciò che gli alleati dell'In – ghil terra prima comp eravano in Germania sia ~gg i forni to loro dalle fabbriche Inglesi: si ~ uole so lo dimostrare qu anto sia vana la illu– sione che si possa escludere la German ia dalla 1 sfera dello scambi o; e si vuol richiama re l'at • 1 tenzione sul fatto che il tra ffico trasferibil e oggi ,;dalla German ia ali' Inghilterra è sen za pari in– / feriore a quello che con qu est 'esc lusione l' In– ghilterra viene a perd ere. Rim ane l'e! P.or tazione Ted ~sca v~rso i' paesj tut tora neutri. Anzitutto è difficile accertare qùinlo"dìessa suss ista. Ma comunque non bisogna dimenticare un fattore assai importante in tale argomento: la scossa al cr~_d!to si è fatta sen tire fortissima anche nei ra esi neu tri, la paralisi dell'i ndustri a è an~he qui generale, e C}uiàdi · mOlt; ridotta è la cap;c ità d'acquis to e di sca mbio taaio ·rispe tto alla G~n~a~i; ~quan– to risp etto ali' Inghil terra. E un'alt ra consideraz ione si aggi unge risp etto ali' Au stra lia, Canadà, Brasi lt:~, Ar gentina in cui era ·largame nte pene tr ato II commercio tedesco . Sinora qUCSiT'paesipote-vono ;o;;;pe rar e non solo perch è potevano vendere ma perchè si sv ilup– pav ano largam ente grazie ai pres titi che face– vano in Europa. Ma come i,redic~Ì. lo~d Geor– ge;-p~~ lungo tempo dopo l'a ttu ale cataclis ma l'Eur opa anzichè fornir e pres titi dovrà cercarli pe~ l'i;~a ue opera di ricOStruziÒne' che le so– vras ta. Ecco quindi dei giovani mercat i le cui op– portunità di sviluppo sono disimpognate note• voimente. Ma anche ammesso per :potesi che l' Jnghil– terra riuscisse ad im padronirsi del commercio Tedesco , sarebbe poi in grado di cohservarlo? e Gino Bianco Vi è in taluni una vaga idea che dopo la vitt oria , l'Inghilterra soprà usare del suo pre – domini o per limitar e entro certi argin i l'a ttività commerciale tedesca e in pari tempo v'è chi già calcola. il (r.urnero spavenloso di milia rdi che la Germania dovrà pag are come inden nità di guerra. Ma come poll'ft paga.rii se non espor– terà che merci per un'analogo valore? E allo ra dov e se ne va ~ finire la forzata limitazione delle sue ind ustrie? •~• Nel mond o dell e realtà è necess ario saper ved ere qU31i sono le ..... cose ina ttu abili : e la li– ·l rnìtài'iòn e'-a e1 ~'oi~merc io tea esco è una di 7quelle. " Faremo dunque assai megli o, conclude il 1-Iilton, a non renderci rid icoli col mos trare di attend erci un vantaggio comme rciale della guer– ra. Dobbiamo invece guardarci dallo spreca re capi tali ed ene rgie nello sforzo d'impad ronir ci d' un commercio in par te già sva nito dalla fac– cia della terra . E la lezione più _pratica che possia1~0 ~f~~ re si è di dedicare ogni atti – vità e mezzo a produrre quelle merci che non ci è dat o oggi ottenere dal nemico, onde riparare alla disoccupa/ione çlerivata dal ces- l sato scambio mondia le. Se noi, accingendoc i a Jquest' impr esa, ricercheremo l~~~.to~ effettiv e 1 per cui i Tedes chi sepp ero in certi rispetti sor• jjE,_~ssarci e riu sci remo a prod urre degli ar ti– ?coli alfrettanto buon i dei lor o e che a parte Ìqua lsias i favore pro tezionistico possano affron– ' tarne la concorrenza, avre mo fatt o il meglio che stava in noi per limitare l'attuale sven tu ra "· Paro le di vero buon senso che fanno onore a chi le scrive e al giornl\le che le diffonde. ì\fa il fatto che tia necessario pronunciarle , e per contraddi re ad assiomi ll\nciati eia una stampa che ha fame- di una grande autorità , come il Time s o la Momi11g Posi mostra quanto radicati siano tutt ora certi pregiudizi pers ino in un paese come l'Inghi lterra. Ques ti pregiu– dizi negli spirit i superior i, co me quello dell' Ei– naudi, non hanno presa. Ma pur rifiutando, in compagni a cieli' Einaudi, la teoria che la Germ a– nia sia stata spin ta alla guerra esclus ivamen te da 1 ~n concetto pseudo-economico, non è del tutto f~nverosimile che quei pregiud izi abb iano avuto i och'es si la loro parte nel determ inare la vo· lontà della guerra nella classe dirigen te Prus• (siana, in cui predomina l'elemento e la menta- 1Jit à militar ista. l. s. MEZZI E FINE l v rea, 6 gcmrnio 1915. Egregio Sig. Direttore, Ho lett o l'artico lo « l i l\linist ero e il paese• pubbli cato sul num ero ,10 della risorta Unità con l'inten so piacere che dà il vede r espresse da altri, migliori di noi, idee che già si eran o ,·enute formando nella nost ra mente. ì',fa se in gran part e è perfetto il mio con– senso con le idee esposte nel!' artico lo, c'è un punto che non mi persua de, e sul quale vorrei richiamare la sua attenzione, nella. speranza cho quello che sto per dire serva a definire, almeno in parte, il • sac ro egoismo •• i • vita li int eressi• ccc., e sia giud icato, per quello che vuole essere, cioè, coni.e Lei ha detto, il com– pimento di un dove re. Amme sso che i fini dcli' It alia nel!' att uale conflitt o siano pri ncipa lment e quelli di impe– dire l'egemonia della Germania, e di otte– nere ,·erso oriente confin i tali che si ,consen – tano di limitare le spese militari e non ci co– stringano alla politica inquieta e non sempre dignit osa tenu ta in passa to verso l'Aust ria ; è propr~ assolutan1<a1.\e -~2lJW, per noi che non siaino addentro alle segrete cose, discu– tere sui _1pezzi più_ a~i ..l)C~__!:'!S,S"~ns~q~ti fini ? ~ A ll\,e par e facile dimost rar e .di .no : e per far lo mi servir ò della stcs$a Unit<Ì, la qua le ha già avuto piì.1di una volta parole giusta– mente sdegnose con tro la presunta missione del Principe di Iltilow. Deve dunque essere esclu~o il mezzo elci ne– goz~~ti cOI, la German ia. e l'.\ustria ~ c~ u q~~e– sto mi pa.rc non ci sia bisogno di in~istere pcrchè, se sarebbe forse 1-xr.;sibilcottenere con quei negoziati la rettifica <kl no!,lro confine orientale-, è evidente che la Germania nC'n tratterebbe mai con noi per la lliminuzione della sua potenza. Eliminato qu<·sto mezze-. ne rimarrebbero altri due: conscnarc una neutralità indipen– den te fino alla fine o as..;c>eiarci alla Trip lice Intesa. Dati i fini propo!>tici, è chiaro che la nostra neutralità non~l.,!:.~bbc ci::serc• .!~rnta se si scor e~I pericolo della vittor ia penna - 1~ perchè J)CI' impedire il pred ominio tede– sco non potremmo fare a meno di uni rci agli avve rsari della Germania. i\la anche se la bilar~a clc~ .i .uerr'-!.pçi1c~ssc a favo re In tc~a, non facile sarebbe il ragg iungimento dei nostri fini, consen·ando la neutralità. In ta l ca~o scompari rebbe il pericolo dcll' egemonia g1,,•nnanica, ma non sa – rebbe probab ile (e la stampa inglese e russa e francese cc lo ha pii; ,·oltc detto chiara– men te) che i vincitori acconsen tisse ro a noi, rim asti alla finestra, cli occupare i territ ori eh cui abbiamo bisogno. i Perciò, se non m'in ganno, ritengo su fficien– tem ente dimostrato che i fini a cui dobbiamo mirare non posso no essere raggiunti che con la guerra a. fianco della Tripli ce Intesa. Questo dovrebbe dire anche l' Unitcì, la– sciando al.. ~~ per gli clemen ti che solo è in grado di conoscere, la scelta del moment o. Le mie par ole, se, conlc crtc'io, son '~ , non sarebbero inutili neppure nel caso che la guerra, come è stato pub blicato, fosse già de– cisa, perch ? potrebbe ro serv ire a COll\ incere della sua necessità qualche dubbioso; e, na– turalmente , avrebbe ma ggior probabi lità cli successo una guer ra fatta per convinz ione della sua necess ità, che per disciplina ,·crso il Governo. A :,,1,\N OF ON IMPORT ANCE. Coloro che entro il 20 non avranno respinto il giorna le, o disdetto per iscritto l'abbonamento, saranno ritenuti abbonati per il 1915. ANGIOLO G 10V AN N01.z1, g-erenle-respo11Sabife, Firenze, 191S. - S11b. Tip. Al.01~0.Via del Renai, Il, · Te\. S-85 GIUS. ll.llTE~Zll. & f!GII - Bari EDITORI Pubblicazioni di grandB SUCCESSO adattB psr 5trsnnB Opere di ALFREDO ORIANI La Disfatta Vortice. Gelosia. . No . • . Olocausto. Fuoc hi di Bivacco, Ombre di Occaso . L. 3,50 . 2,50 . 2,50 3,50 2,50 3,50 3,00 Volumi con elegante copertino o colori . I L IBRI D' ORO F H. LHOTZKY . L'Anima del fanciullo. H. LHOTZKY - Il libro del Matri– monio. A. HIPPIUS - Il medico dei fanciull! come educatore, P. DUBOIS - L'educazione di se stesso. A . ANILE - La salute del pensiero. 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