L'Unità - anno III - n.40 - 25 dicembre 1914

600 m'egli la chiama, senza bisogno di professori germanici. Il Genosse Kautsk}' parli in Germa• nia, e dia le sue lezioni ai socialis ti germanici, se il Governo di Guglielmo II gli permette di parlare. E se il suo Governo non gli perme tte di pnrlar,; in patria, st i:1zillo :mche all'es tero: è il meglio che possa fare. A GRICOLA . Il maggior pericolo. La Gazctte de Laus:rnnc del 18 dicembre p11bblica le opinioni Ji 1111 veu/110diplomatico auslriaco s11/la via che dovrebbe fmer e I'Au– sJria per uscire dal mal passo di questa guerra . e Crede il t!iplomalico che ali' Austria• Un– « gheria r' imponga una nectssilti urgen te : « quella di far la ~ s11hilo, anche...=,- ' « ratamsets d?Pil n,191:mia. Poiche, vmctino e o perdano gli am lro-leilesc/11~egli ritiene e che l'Au stria debba pagare rom1mq11e le spese. e l'Aus tria· Ungheria intleboliliJ si troverà di e fr onte ali' fla/ia armala e for te che si farà e dare Trento, Trieste e la Dalmap·a; si tro· e verà costrella a cedere la Bosnia-Ertego vina « alla Serbia; la Transilvania e la Bu,ovùta I « alla R ummi a. Invece l'Au str ia avrebbegra11- -« di vantaggi dalla pt1ce immediata: abban– c donando I' ;tlbania alla Serbia e al Monte• « negro, li fa rebbe star lrauquilli, li erigerebbe -e come una murag lia contro I' /lalia, la ne- e mica d'og ni giorno. E I' 1/alia sarehhe iso· l e /ala in Europa, 11011potrebbe acquistare il e domini o dell' A driatico. Sarebbe tr oppo tardi « per I' It alia se volesse uscire allora dalla « 1,eu/ralilà: si trov,rebb e contro l'Austria e « tu/la la coalitione anti-tedesca. E la Russia? « La Ru ssia sarebbe aao nten/ala dandole cari a e bianca in Turchia. La Russia penserebbe a « tenere in fr eno la R 11mmia. E di f ronte e alla Prussia vinta, l' A ustria polrebbe ri• « conquistare l'egemonla sui popoli tedeschi e: del ' Europa centra/e. An che se la Germania « vincesse, l' Austria sarebbe nelle condit ioni e di u11paese vinto, dovrebbe subire piil pe· « san/e il giogo prussiano. » i!.' questo il maggior pericolo che minau i oggi I' / Jalia e che noi additammo nel penul– timo numero dell'U nità .E cl,e qualche cosa bolla ù, pentola, si pu~ tir.sumere da/I, · -~,-~~,!io m' Ji ma/conlent o ,oniro la Germani'!, che già ,ominciauo a f arsi strada negli ambù11/i uffida li ungheresi, e dall'a lleggiamento che i giornali inglesi vau- 110 assumendo di fron te all'Austria . Assai am tamenlc la Nation spiega il chi'asso che i 11a·,Jo11alisli magiari vanno face11do 1 11011 tanto con la voglia clte essi abbiano di stac– cani dalla Monarchia absburghese, quanto :o/ desiderio di indurre l' Impera/ore a fare la pace, anche imlipendenlemente dalla Gen 11a11ia, sollo , )ena di disgreg,1111ento. e r." da prestarsi fede - scrive la Nat ion - alle ù1forma• t.Joni, che am11111{ia110 e/te la Duplice Mo11ar• chia ha già fallo qualehe approccio per una p ace separata, percl1t\ gutsla signific herebbe ,ma pace co11 anticipo ed ,ma pace relativa· men/e piiì f acile. Nf enlre ora bisogna soddi• sjffrt s1Jllanlo la Russia e la Serbia - co11• lllmt1 il giornale - douumi, se la guerra ,o,,/inua, bisognerà forse saltfare i conii an• che coli' lh1lia e con la Rum e11ia >. Le stesse argome,tl,1\i oni segue I' Ou tlook in 1111 arlirolo inlil olato e l ' 1l11slrù1 i11e:rlre~ mis », nel 1uale è dtllo che, di fnm le alla possibilità che l'Au stria possa concludere ,ma p.'lct separata, I' /fai, (, e la Rumenia possono da 1111 momettlo all'al tro enlrare ,i, guerra . e Ptr pret1c11ire questo pericolo - prosegue il giornale - la Duplice 1'1011archia 11011 dourebbe ritardare la conclusione della pau, e l'Au stria può farla, Stll{a rm ir mm o alla sua dignità, poiclrè gli uomini di Sia/o prus– si.111ihanno co11ti11uame11/emesso i11 rilievo la limi /ala t•a/idilà dei Ira/la/i . L' Austria , che è giunfa all'estre mo delle sue risorse, si trova 11tl caso coulcmplalo da queste parole di Bis • S'/Jl1arck : Non ui è obbligo di sacrificare la propria esisltu\a sull'allare della fedeltà ai tra/tali». I t 1 ,mlaggi per l'A 1Hlri'a, nell'ab• ba11do11are /., sua allea/,, sono eviden/1~se• condo lo scriltore del/' Outlook. Essa potrà essere privala della Gali\ia, della Bos nia e del!' Er{egovù111,ma può riav tre dei compens i a/lrov,. l ' lngltill errn ha Stmpre /m io/o tli_stoccare l'A ustria do/la Germania. Non sarebbe nient e affallo strano se ript! tsse in q,w,ti mome11/1 il lt11l,1lit10, la cui riuscila dirmta lanto più L'U N 1 T À fac ile, quanto più le comli\i<mi del 'Austria si reudono difficili. la mollt{{a, con cui è con· do/la dalla Triplice /11/tsa la guerra nat•ale nelr Adrioli co, indica assai p,.obabilmwle la intem.Jo11edella /11glti/Jtrra e ,/ella Francia di risparmiare l'Austr ia fi ,rcl,è ci sia speran\a ,ii allrarla a sè et! isolare la Germania. So/amen/e la sicureH_a di avere ,on sè I'1- lalia - d1t. è cosa diversa dal/' ,·11tervento immediato del/' 1/alia - polrebhe rendere alla Triplice Intesa meno necessaria la politica di accomodmnenti colf'Au stria. la quale si do· vesse riuscire, grap·e alle nostre abilissime e ericolosissime ambi'guità, sarebbe poi vano e idùolo protestare e sbrail are contro la « per– fi da Albi'oue > e contro la e sorella Ialina >. IChi dorme non piglia pesci. E chi tim e il piede in due staffe, ,ron deve /amen/arsi se da " " momento all'a/lro si Jrova col piede per arifl e con la schiena per te-ra. Campag ne disabitate e suolo frazionato. f:: comuno il convincim ento in chi poco conosce le vero condizioni doli' agricoltura mer idionale cho coltura estensiva (anzi gli ignoranti dicono terre i,rcolle) e vaste campa– gne spopo late, in altre p.'l.role lat ifondi e as– sen7.a comp leta di abitazi oni rurali, siano, in ogni caso, termin i correlativi. Non si pensa alla esiste nza in molti luoghi di num erO!;issime piccole proprietà semi•ab – b.·\lldonate, coltivate quali si, qunli no, in ogni caso assogg ettate a una ben misera agricoltura depnuperatri ce, prive assolutamente di abita– zioni in muratura o dotate uni camen te di piccolo capanne o pagliai da servire per rico– vero in quei pochi giorni della semina e dc.I raccolto. Queste este nsion i di terre dove l' abbnndono quo.si genera le cn.ncclla i con fini e fa supporr e a chi guarda e non sa, trattar si cli latifondi posseduti da un solo, erano qunsi sempre terre dcmanin} i che nei passati decenn i furono quo- tizzale. Non ò nostra intenzione di fare qui, in un bre,·c articolo, la dolorosa istoria delle quo– tizzazioni. Vogliamo piutt osto insistere sul concetto delta impossib ilità che havvi di re• dimere il suolo quando, disgraziatamente , esso trovi si sm.ldiviso a piccoli lott i di estensione infcrio ro a un ettaro, e spessissimo an che di molto, in ambienti nei quali lo cond izioni ge• nerali rendono , se non impossibi le. certo non convenien te !a coltura inten siva. Soltanto clo,·c la popo lazione è molto deiisa e perciò i centri abitati molto vicini uno al– i' altro, la terra piana, le vie di comun icazioni facili, può aversi popo lazione accentrata e piccola proprietà o piccola coltura con !orte intensità di coltivazi one sopra appezzament i frazionati nell'a gro del comune. Cosi è nel Mezzogiorno in tutta quella me• ravigli osa zona piana che sta tra Napo li e Caserta, nella bcllic.sima Valle Caudina e in molte altr e zone minori che non no,niniamo. L' accentrnmcnto della popolaz ione rurale nei comun i delle sunnominate zone ba qe.llc serie giustificazioni, permette, per meglio dire, alla sen to la,·oratri cc altro risorse come sono quelle delle industrie casa linsh e (la colhlr a della canapa richiede molta mano cl' opera per le trasforma zioni successive al raccolt o), della conviven za in una ste!-!'ia famiglia di conta– dini e di operai man ifatturi eri. i\1a l'a ccentramento de lla po polazione llC"Ì centri situati ad allez1a spcs.so note,·oli, in luoghi molte volte qua.si ina ccessibili, a gran– dissima distanza uno dal! ' altro, non è, pur– tropp o, cho il po;tato, che perd ura, di tristis– !lime condizioni secolar i di poca sicurezza del territ orio, di poca abitabilit!t cli esso in di– pendenzn delle cattiv e con<lizioni igieniche (malaria, man can za di acqua. potabile, ccc.). La parcella di terra che si t rova a più ore di cam mino dalla abita zione del colti, ·at orc, ò destin ata. a rimane re ntl l' ab b..'l.ndono non ap pena. il coltivat ore trovi un modo qual– siasi ùi valori21.ar e meno peggio il suo la,·oro, risparmi andosi la intttil c grav e fatica del cam– mino di andatn e rit orno. La gen te ha enu· grat o e ne :we,-a ben donde. Se ritorna, per cond i1:iuni disgraziate o fort una te, !'1iia cioé che abbi.i avuto la ~orte contrar ia o alquantc 1 fawircw ·le, terna di ripigliare la coltura dle piccolo fondo, ma non regge a lungo. li piccolo fondo non può e,.istcre s<:nza col– h ira int cn,i\'a e la colt ura inte nsi\'a non é pos!,1bile se non in vicina n1a cieli' abi taz ione ciel coltiv atore. Né può pensarsi a costruire una casetta sia pur e modes tissima , per un fondo di un quarto , un quint o di ett aro, o mezzo al più , che trovasi a qualche ora di cammin o dal pae:-.e. Che occorre fare ? Cancellare il gi.\ fott o e rit ornar e n rico– stituir e non dico la ,-;\sta propri età de ma– nial e d' un tempo ma fondi di C\tensione non inferi ore a una, due, tre cd anche più diccine di ettari, a seconda della suscettibilità, confi– gura zione clc.-1 suolo e di.,;,ponibilitl di capitali del colono che deve operare. Bisogna popo la.rinare il concetto del po– dere e non sarà difficile c~ a potend osi pi– gliare esempio da lla csiMenm dell e CO!,i dette masserie. le quali altr o non sono in fine che poderi di estensione spesso troppo grande do– tati di nnima.li e di caseggiati rnrali insuffi– cientissimi; ma che in ogni modo presentano il primo nucleo di una Org;lnizzazioue che può essere migliorata. Cance llare il frnzionamento eccessivo della terra non sarà facile cosa ; rifa.re a ritroso l'opera degli ultimi decenni , non sarà pos~i– bile senza una vasta attiva opera di educa• zione, di persuas ione, cli istru zione della gente r-uralc cong iunta con la ope ra di appositi Isti– tuti i quali facilitino le permute o lo compra – vendite detle migliaia e miglia io. di particelle disseminate ne.i vastissimi territori comunali, la ra1:ionalo formazione di poderi e la pro\'• vistn di casec oloniche e scorte. So ~ stata possibile in Russia quella mira – bile e vasta riforma agraria che ha consentite di evitare lo sper pero delle forze elci contad ino cosb etto a coltivare vari pezzetti delle terr e delle comunità spa rsi a. grande dist anza l'uno dall'altro ne.li' agro, per avviarlo invece a div entare prima. il coltivatore e poi anche il proprieta rio di un podere riunito, io non vedo pcrchò non si debba e non si possa fare qua lche cosa di simile anche in Italia, E per arrivarci, sarà intanto necessario che coloro i quali hann o potere sulle masse rurali anco ra poco istrui te, an ziché ignorantemcnte cullarl e in facili illusion i, sappian o prospet· tar e la dura realtà e la nessuna convenienza. anzi I' enorme danno che a loro stessi ridondn quan do, per ott enere ad ogni costo ulteriori qu otizzazion i ali' antiC..'l maniera, si abban– donano ad atti vanda lici (incendi di boschi ccc.} che si verific..'\nO ancora, disgraziatamente, con c1ualche frequenza. E. Azn.tONTJ. Dei pericoli della neutr alit à. t ancora stima to un Principe, quando egli é ,·ero amico, o ,·ero nimico, cioò quan do senza alcun rispetto si scuopre in favore di alcuno contro un altro: il qual p.-utito fu sempre piì.1 utile, che star neutrale. Pcrchè se duoi potenti tuoi vicini vengono alle mani, o essi sono cli qua lità, che vin– cendo un di quelli, tu nbbi da temere del vincit ore; o no. In qualunque di ques ti du ei casi ti sarà sèmpre più util e lo scuoprirti, e far buona. guerra. Perché nel primo caso , se tu non ti scuopri, sarai sempr e preda. di chi vince, con piacere e sati sfazione di colui che è stato vint o, e non arai ratione nè cosa alcu na che ti di– fenda, né che ii riceva. Perchè chi vince non vuole amici sospetti e che nelle nvver• sità non l'aiutino; chi perde non ti riceve, per non aver tu voluto con l ' anni in mano correre la fortuna sua. Er a pas'-alo Antioco in Grecia, messovi da – gli Et oli per cacciarn e i n omani. Mandò .An– tioco orat ori agli Achei, cho era no ami ci dei Romani , a confo rtarli di star di mezzo. E dall ' altra part e i Romani gli pcrsuade ,·ano a pigliare l' armi per loro. Venne questa cosa a dclibcran.i nel concilio deg li Achei : do,·e il legat o d 'Antioco li pers uadeva a star neu– trali; a che il legato romano rispose : • Quanto alla parte , che !,.i dice c~:,,.er otti mo cd utili s– simo allo Stato "ostro H non v' inrrom ctt ere nella. guerra nostra , n!cn tc vi è pili contr a– rio : impc rocché, non vi ci intr oinctt cndo, B1bliot ca Gino Bianco I senza gra1:ia e !-.t•nza repu ta zione alcuna re– stere te pre mio dt.•I \'inci torc •· E ~empre inh.•n ·crrà, che qud l<> cht.• non h è am ico, ti richiederà ddl .1 nt·utr illiÙ ; e quelJo che u è amico. ti rict:rdw d che u scuopri cun I' amli. E li Pri m ip1 mnl ri,o luti . per fugg1rt~1 pn.... cn u pericoli, :-,4.•guono il p1i1 delle \'Olle quella \Ìa neutrali. · cd 11 pii1 dcll c– volte ro, inan o. )l a quan do il Prinupe :-1 :;cu 0• pre gagliardnm ente in favon: di una p.,'\rtc-. se colui, con chi tu aderisci, , ince, an corachè sia potent e e che tu 1imnnga a ~ua di, cn•zione, egli ha teco obbli go, e "i é ccmtr.nto l'amo – re: e gli uomini non sono mai ... 1 cli,ones ti , che con t;,\nt o t•:.cmpio cl' ingratitudine ti op– prim t>s.-;ero.Dipoi lt~ vittorie non ~ono mai fi prospere, che i I vrncit orc non oll>bia nd a,·ere qualch e rispetto, e ma.<.,.:;imc alla giustizia . )la se quell o, con il quale tu adt•risci, perde, tu sici ricc\'ut o da lui ; e mentre che può. ti aiuta, e di,enti compagno di una fortuna che può risurgcre . Nel second o cm,o, quando qudli che com– batton o in~ieme sono di qualità che tu non abbia da temere eh .quell o che , ince , tnnt o più è gran prudenza lo ndcrirc. Pt•rché tu vai alla rovina d'u no. con l' aiuto da chi lo do– vrebbe sakaro e fo !-!,C savio, t' , incendo ri– ma.ne alla iua discre1ionc, ed ~ impo~ ibile che con l'aiuto tuo non vincn. Nò creda mni alcuno Stato poter piglinro partit i sicuri; nnzi pensi d'aver<' a prenderli h1tti dubbi: porchè si trova qm·sto noli' or– dine delle cose, che mai si cerca fuggire 11110 incon venien te. che non s' incorra in un al– tro: ma. la pruden1a com,iste in :.nperc cogno– scère la qualità degli inconvenienti, e pren– dere il manco tristo per buono. MA CHIA\' J!LLJ, Pr1nàpe , cap. 2 1 Ar.c10Lo G10\' ANNOzz 1, r erml e-responsal>ile. Flrun , uu. - s,.~.rt,. ALDINO, Vii.,, l tul .11, - Tll .1·15, G!US. llll.TE ~Zll e f!Glll ~ Ba11i LA CRITICA Rivista di letteratura, storia e filosofia dif etta da Bl!Nl!Dl!TTO CROCI! La. Critic" con l' ultimo fascicolo del 1914 ha chius..'\ In sua prima serie, cho si ò svolta in dodici anni e dod ici volumi, e, conforme al programma messo fuori nel novembro del 1902 , ha dat o, per 01:k!ra de l Croce, la storia della Lelleratura dal 186o al igoo, o J;>Cr opera. del Gentil e, quella della Filosofia dalia11a nello stesso periodo. Inoltr o, essa ha pubbli cato molti articoli cli varietà.. re• ccnzioni, documenti in relazione al suo pro– gramril..'\ che abbraccia la lette ratura, la storia e la filosofia. Col gennaio 1915, )a Critica dà principio alla sua Secomfa serie, e poich~ nel titolo della rivista sono le tre par ole: , lettera– tura •· • storia • o •: filosofia •. e nella prima serie la letteratura e la filosofia hanno al– quanto soverchiato la storia , nella seconda serie, sarà dato ai problemi cli questa una parte più larga Nelle prime ann..'lle della seconda serie, il Croce comincerà a trattare della Storio• grafia italiana dai principii del secolo dr.ci – moHOfl0ai giorni nostri, e il G:entile scri.– verà una serie di 1Votesulla stona della filo– sofia, da lla fil~ofia cllen_ica alla moe!,cmis– sima. Inoltre 11 Croce st propon e eh con~ durre a compime nto I' illustTnzionc della vita o cicli' opera letteraria di Fran cesco do Sanctis, mettendo in luce tutti i doc u~ menti che ne rimangono ancora inediti. E avendo con labori ose indagini e con indu– stria non piccola, ricostrui ti i celeb ri corsi di lezioni che il Dc Sanctis tenne a Napoli dal 1839 al 18j18, egli li vcrr:.\ pubblicando man mano in ordine crono logico, a comin– ciare dalle lezioni sulla grammatica per finire con quelle sulla poc!,ia drammatica e sullo Shakespeare. La. parte letteraria. in• somma, sarà, l:k!r qualche anno, ademp iuta principahncntc da un collaboratore come il Dc S..'\nct is. Nò tutti i cicli della prima serie restera nno definitivamente abbando– na ti ; e se per In letteratura e per la filo• :~:a.~~~!-~i"~:i~~~ te~~~c;; :1~~~ ~d:1;i inateria sufficiente per un'utile • con tinua – zione •• per la storia della cultura (della quale il Croce scrisse già la parte relativa a Napoli e il Casat i cominciò a !:t,·olgere quella relativa alla Lomba.rclia) la rubrica sarà continuata. La Crmca si pubblica 11giorno 20 di tutti i mesi dispari. Abbo11ame11toAnnuo: per l' ltafiA L. 8; per l' Estero L. 9; u,1 fnsdcofo stpa.r. L. 1,50 Della Serie orn chiusa, e che pcl suo con– tenuto e ordinamento ha non solo il carat – tere di una rivista, ma anche quello di un libro ann onicamcnt e com~to , rimansono disponibili le annate Il e 111 (HJOJ·-1) in seconda cdi7ione, al prezzo di lire dicci cia– scw1a, e le annate VII , VIII, JX, X, XI e XII (1900•1914), al prezzo di tiro otto ciasc• na. Della prima anna ta (19 13) è esm1rita an– che la seconda cdi1ione ; ma sarà ristam– pata como sarà fatto allrc sl per le an– nate IV, V e VI (1qo6-S), non appena. si avrà un numero sufficiente cli richieste. Dlrl1crt c•■•l11lt1l e nsll • 1111Cu i H llrk• O. LA· t! I U e Fl11I, B1rl.

RkJQdWJsaXNoZXIy