L'Unità - anno III - n.25 - 19 giugno 1914

532 un semplice succhione. Ne ho conosciuto qualcuno , di "1Uesti succhioni, e ne son preso ancora di mernviglia.... ~la il S:tl\•emini forse, mi ferma a questo punto a bruciap elo : insomma che cosa vuoi dire? Voglio dir e che chi accetla il capital ismo, in quanto forma economica di produzione - nessuno 1 spe ro, vorr:\ tornare ai clan dei cac– ciator i troglod iti - deve insieme riconoscere la j ,m,Jone del capi talista, chè la grand iosa soc ietà nostrn, l'h anno creat a proprio essi, col loro ingegno, colle loro passioni, con sacrifici, :1ssiclui1h 1 previdenz:t, e tante e tante altre virti1 che non tulli gli uomini hanno al loro sen·izio. Proprio come il mondo del– l'arte e della scienza è tiglio degli artisti e degli scienziati, i qi.:ali hanno S\ 1 iluppate al massimo grado quelle altitudini che i più dei mortali possiedono in forma rudimentale . \"oglio dire 1 in fine, che le capacilà del capitalista sono appunto quelle cui noi dob– biamo, in gran pute, l'auuale civiltà, e non si può volere il risultalo senza accetta rne le condizio ni. Le cose sono come le h:rnno attuate co loro che avevano la capac ità di attua rle. Dov'è, dunqu e, lo sfruttame nto? Tutti vivono del lavo ro cli lull i. 1\ l:1 allora, si dir\ questo è il migliore dei mondi possibi li. Vedremo che non è cosi, nè, il nos tro, è un pensiero cosi tamlido. Bisogna uscire dal socialismo . Se poi ci volgiamo all'esperienza, al mo– vimento operaio che si S\•olge sotto i nostrì occhi, ahi quanto s.,rcasmo si adde nsa su que– sto presun to Prome teo della liberazione mon – diale! Passate le :tudacie della giovinezza le nuove lii/es operaie, se hanno voluto dvere, hanno dovu to anch'esse imborghesi re, diven– tar organ ism i economic i come gl i altr i ; peg· gio, come i peggiori deg li altri. Piaghe su piaghe I t,;on è propr io il caso di ripetere sul!' Unilà ques ta dimos trazione e questa crit ica, poich è la battaglia contro i novissimi pre tor iani è proprio tra le pili vive ed acute di ques to giorn,,le. E allora ? Qu i viene il bello: l'esperienza ha torto; le teo rie hanno ragione . Questo in fine verrebbe ad essere il tuo punto di vista, amico carissimo. Per il Salvemini, e per molti fra i mi– gliori scrittori dcli' Unilà, l'organizzazione ope– raia, in gran par te, ha deviato, è vero ; si è imborghesita , è dh ·entata strumento di cor• ruzi one, di srruttamento, di privilegio, è, in– somma, la qu intessenza di tutti e sett~ i pec• cati mortali, app unt o perchè gli uomini, sciag urat i, non hanno voluto camminare sulle rotaie del socialismo I La dottrina ern buona; l'applicazion e è staia fallace. Se il caso fosse isolato, si trattasse sol– tamo di qua lche organizzazione corrotta, o dell'organizzazione di qualche deprava to paese, si potrebbe anche dubitare; ma quando l'e– sperienza concorde di tutti i paesi più pro– grediti, dimostra che il cooperat ivismo - soprauutto il cooperati\•ismo - ed il moto operaio in gene re non è :1ffatto il Prometeo liberatore, ma piuttosto strumento di conser – vazione e di privilegio, non è forse il caso di riaffronlare il prolcma da capo, e non ostinar si a guardare con gli occhi deg li alluci • nati, bensl con le fresche pupille di chi ar– fisa la realtà? Sono , in fine, le org:rn inazioni operaie (al di là di un cer to limite in cui la loro azione è legittima cd utile come d ifesa de l salario ) an– zichè leve che finiranno per scardinare il pri– vilegio del vecchio mondo borghese, strumenti economici e politici, che si valgono della loro forza per ottenere particolari pri\ ·ilegi , tale e qual e come le peggiori e più danno se - d<1lpunto di vi.sta degl i interessi gen erali - organizz.azioni borghes i. Che si de bban o combattere questi privi– legi, e si debba so llevare co ntro di essi lo sdegno e la forza dell a pubbli ca opinione: d' acco rdo; che si debbano contro-3rmare i grup pi dei maggio rmen te sac rificati, d'a c- L'UNITÀ corda ; che pro prio questo sia, in gran parte , l'oper a dell' Unità, d'accordo ancora; ma che c'entra con tutlo questo il socia – lismo? Proprio credo che sia giunta l'ora di non occuparsene più, del sign or soc iali smo, e di non parlarne più : se ho pre so la puola è perchè 1 in ques to punto di pieno accordo col nostro am ico C:1rabellese 1 credo che e: bi– sogna uscire dal socia lismo teorico e pra tico >. C'è qual cuno che oggi pen sa ad una rin :1· scita del socialismo: fors e le recent i dimo– strazioni ? O non si tralla di guizzi di un fooco che si spenge, alim entati , purtroppo 1, da un po' di disoccupazione e da alqu:1nto vento demagogi co ? li soci:ilismo ha dati i suoi frutti; è ora, nei peggiori, una lustra per gabellare i min – chioni; nei migliori, una cristallizz azione di pensiero, un lievi to inacidito, un'a spirazione nostalgica da zitelloni. Oggi non si può più pens..1re al socia lismo senza che ti ballino innanzi agli occh i una meua dozzina di vol– poni invecchiati , pochi fanatici ed alcune cen – tina ia di inverosimi li fratelli Senussi. Tutti rappr esentan o i pili bei campion i del passa– lismo. Ce rto il Congresso d'Ancona ha dimostrato che c'è ancora del la fode e della sinc erità in qua lche an im:1 di condo ttiero soc!a lista. Meg lio cosi. E la mistificaz ione riformis ta, O falso-ri voluzionaria 1 poteva perpetuare !'equi – voco i s'andava all'infinito. Con Benito Mus– solini, per il quale sen tiamo molto rispetto, il socia lismo dovf:I marciare diritto , e si ri– veled quindi per quello ch e è. Se il Mus· solini non sarà soffocato - chi s3 quale to r– tuosa vendetta preparano i vinti, ed i falsi amici - finirà col rendere un importantis– simo sen• i7.io alla rinnovata politica del no – stro paese. i la l'opera de l Mussol ini, in tan to sarà uti le, in quanto servirà ad accelerare la di– mostrazione che de l socialis mo do bbiamo li– berarci e non parlarne pi i.1. Per creare orien– tamen ti nuov i, occorre sp irito nuovo. Bisogna , adunq ue uscire dal sociali smo , anz i, bisogna riconoscere d'esserne usciti e non per– petu:ire, attorno al nostro giorna le, un'a tmo– sfera d' incer tezza che lascia perpless i gli animi di molti, ed attutisce quello slanc io di simpatia che I' Unità ha saputo destare col suo lavoro serio e ten:ice e col suo esemp io di sincerità. Lessi con grandissimo piacere, su queste colonne, il chiaro e ben costrutto discorso del De Viti De ilarco e per un programma d'~zion e democrn tica ». Non m'è sembrato affatto un programma contro il capitalismo, o contro la soc ietà borghese . Non vi ho ri– scontrato nessuna velle ità per il frutto in• tegrale de l l:1voro operaio ecc. ecc. E pure tutt i i co llabo ratori dc li' Unilà, an– che i coside tti soc ialisti sottoscrivono a due mani quel programma d'azione. O ra 1 s' io no n fraintendo, il De-Viti vorrebbe, tra noi, in– gagg iare una b1111aglia con lro gl i impacci della libera produzi one cap itali stica; artific iali impacci che raffre nano il naturale slancio del la produzion e, arri cchiscono i pochi ed impo – verisco no la nazione. Se consideriamo III fine 1 tutte le campagne del nostro giornale, dalla battaglia anti-pro te– zionista alla ba11aglia per un'eq ua riforma tribu – taria ci accorge remo che il nostro è tutto un programma che nor. mira affJ110 all'an·en to del socialismo, come non si limi1a 1 in ispecial modo , all' llalia meridionale più che alla set– tentrional e, alli: campagne pii.1 che alle città, all'n grico hura pH1che all' indu stria 1 ma guarda aW Italia, nel suo insieme, nella sua unit à d 1 intere:-si e d':1spirnzioni. Spirito concreto, tu in1u_isci, caro S:ilvcm ini ch e, dopo tutt o (o, meg lio prima di tnllo) c'è un:, realt ?l. ben saldn 1 che resiste al tramont ar di molti sogni e di molle do1trine 1 c'è questo nostro paese umile e g,andc , di cui tu sent i tutto il rn lore storico, e per cui vuo i fare qualcosa degno di considernione . Ce rio. nemmeno quesla è l'ultima parola . Come vedono gli unitari la p:uria in re– lazione alle altr e patrie? Che significa per loro la ,1n1,,ioflt :' E tar,ti e 1.1111i altri interrogativi cui non sarà male 1 cammin facendo, ri!"-pondere .... Impor tan te, impo rtanti ssimo però, a mio mode sto avviso, era prima sgombrare il cam – mino dalle nebbie del socialismo. Rod olfo Savelli. POSTILLA L'ami co Savelli ,•uole che I' Unilà si di• chiari foori del soc ialismo Ma poich è l'U nilà non è un individ uo in c:irne ed ossa, ben sl un giornale scritt o eia l!ll)lti individui, i più fr:1 i qu:tli, come G irett i, Dc Viti, Do• nati, ecc. ecc., non hann o mai peccato di sociali smo, ne consegu e che la esortazione del $ave lli è dir eua a quei so li co llabo ratori dell' Unilà che sono siati e continu :1110 a di rsi sodalisti, e più specialmente :ti sottoscritto. Ora il sott oscr itto è co!òi stan co e stufo di tutti gli ismi che hanno ser\'it o finora solo a turlupinar e il popolo italian o, che non gliene imporla proprio nulla di rinunziare a chia– marsi socia lis1a 1 se questo può far piacere ad un buono e \·ecchio amico come il $avelli. A patto però, che il $avelli non mi appici– chi un ismo che non mi va . E a patto che rimanga ben rermo, il nuovo ismo deve ri• guarJare il solo so ttoscritto e non I' Unilà. Dico « il sottoscritto• e « 11011 l'Unilà • , perchè l'Unità, cioè l'in sieme dei col labo – ralo ri, non può avere in qt1esto campo nes– suna formula comune. Ogn i sforzo per tro– vare una formula o idea e ge nerale • co– mune a tutti i co llaboratori dell' Uuilà, non arriverà mai a nessun uti le risulta to. Abbia– mo discusso già di que sto nel 1912; ritor – nammo a discuterne nel 191 3; non conchiu– demmo nulla. E non conchiuderemmo nulla neanche ora. Da una parte il $avelli persisterà a credere che, per delerminar bene la nostra siluazione spirituale e politica, occorra anzi tutto rico– noscere d'essere uscili dal socialismo, dall'altra io continuerò ad affermare che l'idealità cui mira il mo, •imento tmilario, se 1101. è pro– prio una cosa stessa co ll'idea lità socia lista , per lo meno non di scorda da es!-a in nessun punto sostanziale . Il $avelli co ntinuerà a vo– lerc i battezza re naziona listi mazzin iani 1 il Carabe llese ritornerà a proporci la denomi– nazione di soc ialisti mazziniani. Ques ti riar– fermer:\ che la concezione socialista dev'es· sere puramente i<lealistica e disinter essata, e ne escluderà il principio della lotta di classe, il Lorini invece comba tter li questo modo sen – timentale di inte nde re il socia lismo, e spie – gherà che la formazione di una coscienza di classe (nel proletaria to e nella borghesia ) deve essere anzi uno dei compiti fondamen – tali della noslra azione-. E il dissenso è cosi radicale, che il prolungar si della discussione non riuscireb be certo a sanare . Eppure esso non impedisce che il $avelli e il Carabe llese e il I.orini e tlllti gli altri ami ci nostr i, che nell:1 ricerca de lla formula non possono non dim ostra rsi in nssoluto contrasto, con tinuino tlltta via a trovars i con– cord i nel proporre la sol uzione dei prob lem i concreti che il nostro giornale va agitando, concordi anche e sopra tutt o ne l criterio da cui quelle soluz ioni muovono e nel fine cui sono indirizzati. Limitando, dunque, il disco rso al mio solo signor me, Jella cui salute e coerenza spiri – tuale l'amico Savelli ha mille ragioni di preoccupar si, bisognJ che il $avelli si adatti, anzitutto, a rinunziare alla speranza di farne un « mazziniano ». Sissignore: io - mode· stia a parte, e come l'amico $avelli ebbe la bontà di annun1.i:tre l'anno scon,o ai lettori dell 'Uni/ii « amo di religioso amore gli ideali pili alti, li amo con spirito cli sacri– fizio ». i\la :rnche prescindendo dal fatto che ogni lestofante politico dice di sè quel che l'ami co $avelli crede di dover dire cli me, io non vedo in che cosa il dichiarars i se– guace dei più alti ideali possa serv ire util– mente per indic are i fini e l'i ndirizzo de l– l'azione di un uomo, e perchè quel solo fatto debb a forc di quest' uomo un mazzi• niano. Ma c'è anche una ragione più dec isiva che m'impedisce di chiamarmi mazziniano. Per il Mazzini il disinteresse do\·cva essere (com e era in folli) regola e guida non della sola condo tta sua e dei suoi seguac i ; era un principio che egli avrebbe voluto inseg nar e B1blioeca Gino Bianco a tutti gli uomini, estendere a 1utte le rela– zioni social i. In nome di ques to principio egli condanmwa il soc ialismo, come mate– rialista, perchè si rivolgeva agli uomini in nome, non dei loro do\•eri nè di altro prin – cipio ideale, ma dei loro interes si. Orbene non mi pare che il pensiero e l'azione no· stra si avvicini, per questo rispet to, in ne s– sun mod o al pens iero e all'azione del Maz– zini. Sta bene che noi pure non speriamo nessun van taggio clall' ope 1a che and iamo svo lgendo ; che la perseg uiamo per puro impulso ideale, per amore di giusti zia, con perfetto disinter esse; che ce rchia mo di ac– cender in altri, massime nei giov ani, come si è detto, questa medesima passione nostra. Ma non pensiamo affatto di attendere dal diffon– dersi di questo Slnt ime nto altruistico la so– luzione dei problemi che ci stanno a cuore: noi abbiamo anzi chiara la consapevolezza e l'intenzione che la nostra voce debb a ser – vire sopra tullo a dettare 11egli interessati la coscienza dei loro intere ssi ; e dalla forza loro, che cerchiamo di susc itare , noi atten– diamo il raggiungimento delle nostre fina– lità. In altre parol e que llo che a noi la co l– tur3 del lo spirito fa desiderare per impulso di altruismo, attend iamo di vede r attuato dal– !' impu lso de ll'a ltrui ego ismo illumi nato. Non credo che ci sia bisogno di esempli– ficare a 4uesto riguardo: perchè non credo che il $ave lli potrà mai pen sare di risolvere il problema doganale intenerendo il cuo re de i Maraini o deg li Artu ro Luzzatto , o di solleva re il Mezzogiorno dalle sue miserie, facendo appello alla pietà dei fratelli setten – trionali e indu cendo a più onesti e miti co– stumi i gala11/11omi11i meridionali. E meno che mai io posso permettere al– i' amico Savelli di battezzarmi per nazio – nalista. Questo no, proprio no. Quand'anche non fosse un assurdo paten te e una vera e propria imm oralità il far nascere il minimo sospetto di una qual siasi vicinanza fra il nostro or • dine di idee e que llo di un partito, il quale è ai nostri antipodi in tutt e le questioni fon – damenta li di politica interna , estera, mili– tare, tribut ar ia, scolastica, dogana le, ccc., il quale esalta tutti i valor i che noi dep rez– ziamo, e deprez za i valo ri che noi esalti amo, che muove insomma da una concezione della vita e del dovere antitetica assol utamente alla nostra, - basterebbe a distingue rci dai naz.iona– listi ques to semplice fatto: che la nazione, pur essendo per noi un prodotto storico impo r– tantissimo e benefico, non è il lermine in• superabile de ll' evoluzione umana, non è il criterio supremo ed unico della nos lra con · dotta; e pur lavorando affinchè nulla vada perduto di ciò che di utile questa forma di organizzazione co ntiene, noi non crediamo di dove r ricerca re il prog resso dell a nostra patria separatamente da que llo de lle altre patri e, anzi a danno delle altre patri e, ma crediamo nostro doveri! ricercare e svilup– pa re ne lla politica internazionale, anzi che le superficie di attr ito, quelle di coi ncidenza, e desideriamo una semp re pili vasta e pro– fonda solidarie1à fra noi e le altre naz ioni, pe r il vantaggio di tutt e. Niente mazzinianismo, e nien te nazionali – smo, duuque. - Ma niente socialismo, in~ siste il Sa,·elli . E per dimostrare que sto terzo niente segue un metodo troppo arbitrario per essere efficace . Di tutto quell' insieme va– stissimo e complessissi mo di mov imen ti e d i idee , che si denomina socialismo, sceglie i soli movimen ti e le sole idee di quelle pic– cole categorie, che specia lmente in lla lia, e magari specia lmente a Genova, si sono av• vezzate a cons idernre il soc ialismo co me un semp lice sforzo di co nquiste ego istiche im– mediate, ammettendo nnzi sollec itando spesso il patrocin io e l'allean za di questo o di que l gru ppo borg hese per raggiungere più facil– men te lo scopo, e r.icendo pagare al resto dell a classe lavoratric e le spese dei privi – legi nuovi pseudop role tari aggiunti ai privi– legi borghesi antichi. Ed ecco seconc!o il Sa– \·elli, il socialismo ; non altr o può essere il sociali smo. Indi il $avelli compie un ana – logo ma in\·erso lavor o per la borghesia: cioè ci presenta la borghesia sotto l'aspe tto di uno di quei grandi, benefici, principi me r-

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