L'Unità - anno III - n.24 - 12 giugno 1914

528 annua di 1111 miliardo e '?00 milioni per la sola marina da guerra, come spende attualmente I' Inghiltcrra. L'argomento però è buono per ottenere nuove rorniturc in !talia e in Inghilterra e si è sentito di recente, nell'assemblea annua della casa Armstrong, il presidente sir A. No– blc difendersi dalle accuse di speculazione su– gli armamenti, cliccndo che la casa ArmS'trong e gli altri alleali in militarismo industriale, provvedono Soltanto ali' equipaggiamento della polizia intcrna:donalc. Polizia a base di cannoni e di corazzate che serve a dare rii mondo ci\'ilC la certezza che, se succf..'<.lcdtuna guerra europea. cosa che io non credo e che neppure i fabbricanti di armi LE ROSE L'UNITÀ si augurano, (desiderano soltanto le forniture, e se dura la pace, tanto meglio). ci saranno cannoni inglesi da una parte. e cannoni inglesi dall'altra, fucili tedeschi da una parte e fu– cili tedeschi dall'altra; insomm'a s..-..rà una carneficina fatta con le stesse armi che hanno arricchito gli stessi industriali. Il fatto è che la casa Armstrong, cosl inie• ressata nella gara internazionale degli arma– menti, l'anno scorso ha realizzato un bene• fizio cli un milione e 2i.1mila sterline. Fate il conto a 25 lire la sterlina t E ha potuto divi– dere fra i suoi azionisti una riserva di oltre 800 mila sterline che erano un guadagno na– scosto. EDOARDOGIRETTI. DI ADALIA - • mente pii1 ristretta sfera, liberata da ipOte- • che altrui e localizzata precis..-..mentc. mercè ..accordi con quelle Poten1.c che nelle reg-ioni • circonvicine hanno già dcgl' interessi sta bi- •sciuta dal 1890 al 1911 da corone 37.715.000 • a corone 110.5i7.000, ossia del 193 ~o- Il • personale al servizio dello Stato è aumen• • tato del 218 °~. Dall'inchiesta ufficiale per • la riforma dcli' amministrazione interna, di • cui fu rclntorc I' on. 1 laerdtl, risultò che nel • 1911, su 159 dipartimenti :1 tre non toccò il • disbrigo dì alcun atto, a 2i.1 di meno di 500 «att-i, a 31 di JOO·l000 atti, a ·19 cli 1000-2000. • Pii, di un terzo dunque dei dipa.rt -iment-i non • ebbe assegnati pii1 di 1000 atti t Come cscm- • pio tipico cieli' eccessiva divisione del lavoro • nel!' amministrazione austriaca, I' on. Haercltl • cita quanto avviene nel :\linistcro dei la\'ori • pubblici, dove per la costruzione di strade • e ponti, esistono nelle varie provincie quat- • tro dipartimenti, pili un quinto dipartimento • speciale per i soli ponti cd un sesto per gli • studi sulla costruzione di strade ... Le conse- • gucnzc delle cattive condi1.ioni della finanza • austriaca SI RIPEHCUOTO:-.o su TUTTA LA • VITA ECO:-SOMICA DEL PAESE e sul prestigio • dello Stato all'estero e tro\·ano espressione ..nel declinare del credito dello Stato, come • risulta dai corsi delle rendite : Anno Corso Anno Corso 1896 100.So 1910 93.35 1906 99.15 1911 91.10 190i 96.90 1911 91,10 1908 94-3.1 1913 83.95 1909 94.95 • La discesa è rapidissima, impressionante. • bilanci austriaci sono divenuti oramai una «sequela di deficit, per cui non sembra aver • torto il cons. int. Schwarz, il quale nel suo • libro slllla posizione finanziaria degli Stati • europei, dice a proposito dcli' Austria, che • tutti gl' indici gettano una luce assni sfrwO- • rC\'Ole sulla situazione finanziaria dello Staro "e così il problema .fi11a11:iario in A uslria as• • surge a particO/(IYe imporl{W/!(I PER LA GRA· « \'ITÀ SUA 1:-.TRl:,;'.!>ECA 1r, PIÙ, PJ.:R LA GRA· • nTA DELLE SJ.:E co:-.SECUE:-.ZE .... •. Ma niente paura. Anche in Austria ci sono i bravi an·ersari della meschina politica. del • piede di casa•. f~ p.1.rccchio lcmpo che si \'icn parlando ~ scri\'cndo di Asia minore. di Adalia, di con– cessioni ferroviarie, di altre concessioni eco– nomiche, e perfino della bellezza delle rose di Adalia. :\la ho letto proprio in cp1csti giorni tante cosC dolorose, lacrimevoli sulla Sardegna, e specialmente ho letto che, se Il si pote';;~o spendere dei milioni, la Sardegna rifÌorircol5C, e quei milioni spesi ·per l'isola infelice s;.;-b. bero da essa, redenta. ripagati ad usura allo Stato stesso. Ec\ allora penso io pili ,iazio11a– list1ctu11e,1/e forse di molti o di tutti i naziona– listi : perché andare a spendere dei milioni a redimere altre terte e altre popolazioni, quando noi avremmo da rxploiler, con esito forse meno aleatorio, tutta la non piccola Sar– degna, che è sangue del nostro sangue, e che, quanto meno, non ci creerebbe altri grattacapi nè con la Turchia, nè con l'Austria (che pare che avremo anche Il sui nostri confini). nè con I' Inghilterra e la Francia ? • liti. La. prima via avrebbe a\'ulo il vantaggio • di poter estendere il campo cieli' attività ita- • liana in pii.1vasto territorio forse, in regione Le agitazioni di Sicilia per gli zolfi. I-lo appreso di un • Sindacato di capitalisti italiani•; e sono rimasto a bocca aperta. Ah dunque non è \'Cro, grazie a Dio, che manchino i capitnli al!' Italia; è una vera dif– famazione questa che l'Italia attraversi una grave crisi, che le industrie non tro\·ino capi• tali, che il credito rincari e si faccia stentato .. • I milioni ? - dice r ilare macchietta na– politana del • milionario• - ma noi li abbiamo a palate!,. Occorrono milioni a centinaia per rinsa.nguarc gli smunti bilanci dello Stato e dei nostri enti locali ? si tro,·eranno: mo,ietiz• zcremo I' entusiasmo per le rose di Ada• lia ! Occorrono altri milioni a centinaia per rinsanguare la nostra agricoltura, le nostre industrie. i nostri commerci, in una parola la nostra economia languente ? niente paura : I'. Italia è brmndc, specie ora; e ben altri mi– racoli ha saputo fare nella sua gagliardia. Oc– corrono altri milioni a centinaia per quel gran guaio nazionale che è la Libia? niente paura - agr italiani nulla è impossibile, agi' italiani della terza Italia. credi sempre della grandezza di Roma e di Venezia e di Amalfi e di Genova e di Pisa. È la fede che occorre e soccorre, la fede nella grandezza della patria, la fede nei destini dei popoli ardenti e arditi : aumen• tate l'esercito, costruite nuove navi, armate le prore, salpate qua e là \·crso tutti i mondi possibili. Quando ,.· è la fede .. :\la, tornando alle rose di Adalia, se - puta caso - il Sindacato di cui sopra fosse italiano di nome cd estero di capitali; se noi vi par– tecipassimo con la fede, con l'entusiasmo, con la grandezza del nome c1· Italia, e con le spese, e i capitalisti esteri vi partecipassero coi capitali. e coi profitti, attraverso la Banca C o il Banco R, che cosa andremo noi a fare ad Adalia. se non gli aguzzini e i gendarmi del capitale straniero, in terra slranicra ? Ilo letto che l'Italia aveva due vie da sce• glicre, per arrivare ad Adalia. Ali' Jtalia - scrive il Gior,m/e [ delle glorie] d'Italia - «arri- • vata ultima nella lizza della economia del- • l'Impero turco, si prcscnta,·ano due vie da • seguire. L' una era di promuovere ini?.iali\·e • economiche e creare una. rete d'interessi ita• • liani, senza preoccuparsi di concludere in- • di concorrenza con gli altri, ma appunto per• • ciò nulla avrebbe vietato alle altre Potenze • di estendere le proprie iniziative accanto alte , itnlianc, neutralizzando la portata e il valore • di queste. Facciamo un esempio: l' Italia po- • trcbbe chiedere e ottenere la concessione di • un sendzio automobilistico nel territorio di • :\!arsina, ma, poiché in quel distretto già si • svolge con profitto l'opera dei tedeschi, que- • sti avrebbero potuto ottenere una linea auto- • mobilistica o magari ferroviaria destinata a « battere in breccia il nostro servizio. A questo ..proposito non bisogna dimenticare che le • altre Potenze hanno il vantaggio di un pi\1 • perfetto 011/illagc economico, hanno pili di • noi dovizia cli capitali disposti ad arrischiarsi • ali' estero, hanno una vasta organizzazione • di ricche societh. indusl:riali, commerciali e M bancarie, lo quali già per lunga tradizione • posseggono mezzi efficaci di attività oltre i • confmi. È dubbio, quindi, per lo meno, cl_,e • J' Italia avrebbe potuto sostenere una con- • correnza economica in modo tale eia climi- • narc effettivamente le affermazioni di altri • paesi Dunque noi trasporteremo certamente an• che colà prima un poco e poi molto del nostro protezionismo; faremo degli allc\'amenti in– dustriali (eterni). e naturalmente adopereremo per essi quelle •serre• economiche, che lì non occorrono per i fiori e per le rose. A vrcmo un po' di premi di produzione <' cli premi di esportazioni, avremo fors' anche un po" di dazi prefcrc,11.iali per gli zuccheri, i cementi, i saponi e i ferri dcli' Italia; e molto pro– babilmente non mancherà neanche qualche .fi11anziamcnlo da parte dello Stato. E vedremo subito che bella primavera scapigliata sarà per fiorire li al delizioso profumo delle rose di Aclalia ! E sopratutto. avremo anche Il, come vicina, l'Austria. L·Austria. com'è noto, è in condi– zioni ancora pili superbe d. Italia e forse pii.1 delr Italia ha bisogno di armare la prora. Un mese fa :\lario Albcrti. cosl conclude\·a nella Rivista del Colaianni un suo studio su Le im• pressio,iant, vicende della .finanza a11striaca : • Quali le cause e le conseguenze del malgo- • verno finanziario (in Austria) ? Quanto alle • cause, due principalmente : gli eccessivi oneri • militari e la cattiva amministrazione interna. • [)cr i prossimi cinque anni l' Austria-Unghc• • ria s· impone una spesa per l'esercito e la • marina di 4,5 miliardi di cor. (che probabil • mente saranno aumentati in seguito). Ciò fa • una spesa annua per scopi militari di circa • un miliardo. Lo sforzo finanziario non po , trebbe essere pili gra,·c. Quanto alla ammi• , nistrazionc interna troppo ci sarebbe da dire, • anche per solamente sfiorare l'interessante • argomento. Le numerose inchieste ufficiali. • i voti della Camera, degli enti commerciali e e industriali, le pubblicazioni cli studiosi cmi- • tese con le altre Potenze che già. si erano • ncnti, ccc., sono là a documentarla con tutta • affermate in quell'ultimo lembo della Tur- . • eviclcn1a e precisione. Qualche dato basterà • chia. asiatica, che sembrava meno ipotecato: • a caratterizzare r amministra7.ione dello Stato • J' altra era di svolgere la propria attività • austriaco. Complessivamente la spesa per • economica in una determinata e ncccss..uia- «l'amministrazione interna c\ello Stato é ere• Biblioteca Gino Bianco Volentieri rispondo alPinvito dell'Unilà di esporre le ragioni del _dissidio econ~mico fra Catania e i due porti della pr~ncia di Girgenti (Porto Empedocle e Licata) che han– no dato luogo ai fatti violenti di questi giorni scorsi e alle rel:11h•e discussioni alla Camera. Gli zolfi di Sicilia si esportano per due terze parti, circa, grezzi e per una terza parte Javorati. Qpelli grezzi si esportano dai pol'ti di Licata e porto Empedocle (pochissimi da Termini lmerese e Palermo), mentre quelli lavorati si esportano quasi interamente dal porto di Catania. A Catania, infatti, esistono delle raffinerie e dei molini che lavorano gli zolfi prima di spedirli per il cor.tinente o per l'estero. D'altra parte gli zolfi grezzi sono spediti dai produttori ai porti di l.ic.ita 1 Porlo Em· pedocle o Catania a seconda della vicinanza di quei porti dalle miniere. Due terzi cosi della produzione è mandata a Porto Empe– docle e Licata ed una terza parte a Catania. Ma sia perchè la distanza delle miniere da Catania è maggiore, sia perchè le r.1ffinerie ed i molini di Catania hanno spesso bisogno di una quantità di zolfi grezzi maggiore di quella che le mandano i produttori delle miniere più vicine, (e quindi si è costretti a comprare zolfi grezzi delle miniere più lontane) il prez• zo degli zolfi sulla piazza di Catania è stato sempre miggiore di quello Ji Porto Empe• docle e Licata con una differenza quasi uguale al prezzo del maggior trasporto. Cosi è avvenuto da tempi') immemorabile. Ma nel 1906 fu costituito il Consorzio zolfifero per cui tutti i produttori furono for• zosamente riuniti in Società; e la vendita dello zolfo fu affidata esc/usivnmmle al Con• sorzio, allo scopo di fronteggiare la concor– renza che allora si minacciava da parte del– l'industria americana. All'art. 2 della legge, fra l'altro, fu stabilito : e Il prezzo sarà uguale per tutli e !=arà fissato per periodi, seco,.do le norme che saranno determinate dal rego• lamento ». Parve, allora, a Catania, di potere, in base a quest'articolo, chiedere i:he gli zolfi sulla piazta di Catania (cioè ai raffinatori ed ai consumatori in genere) si do\'essero vendere ad un prezzo uguale a quello che si vende– vano sulle piazze di Porto Empedocle e di Licata. Si fecero, nel Settembre 1907, delle agi– tazioni e fu nominata all'uopo una Commis– sione ministerialt, la quale conchiuse che la ug11aglia11ta non si potesse interpretare nel senso preteso da Ca1,.111ia 1 ma solo nei rapporti di tutti i compratori per ogni singola piazza e che quindi a Catania i prezzi dovessero essere necessariamente maggiori perchè mag– giore era la spesa di trasporto degli zolfi grezzi. Determinò, anzi, che la differenza del prezzo dovesse essere uguale al prezzo del trasporto dalla minier'a più lontata dalla quale Catania si forniva degli zolfi di cui aveva bisogno, diminuita però di un terzo. La formula non parve soddisfaciente per Catania ed in occasione di una modifica fatta alla legge sul Consorzio nel 1910, fu stabi– lito - dietro relazione dell' on. Aprile, ca– tanese - che la differenza fra le varie piazze dovesse esistere, ma che la misura di tale differenza fra le varie piazze dovesse determi– narsi in base alla media dei noli che gli zolfi spediti ad ogni piazza pagavano per ar– rivare a ..Jestinazione. Naturalmente, malgrado questa formula più benevola, la differenza di prezzo fra Catania e gli altri due porti della provincia di Gir– Senti restava semi>re 1 non potendosi mutare le condizioni geografiche ed economiche esi– stenti ; solo era minore di quella determinata dalla Commissione ministeriale. I raffinatori, di Catania, intanto comincia– vano a riflettere che - data la differenza di prezzo irrevocabile - conveniva loro di creare qualche raffineria a Licata ed a Porto Empedocle sia per aumentare il margine del loro guadagno, in base al minor costo degli zolfi in queste due piazze, sia per resistere alla concorrenza delle raffinerie eslere. E in– fatti, qualche raffineria fu ivi istituita. Pan·e a Catania, questo fatto, il principio di una minaccia grave contro i suoi interessi specie pel timore che a poco a poco, le raf– finerie ed i molini di Catania potessero tutti scomparire con grave danno per la città. Da ciò una nuova agitazione, cominciata da parte di Catania già da qualche mese e trasci • natasi senza una soluzione attra\lerso quei labi– rinti senza uscita che sono gli ufficii del Mini• stero di Agricoltura e del Consorzio zolfifero. Dr>po l'agitazione venne la minaccia dello sciopero generale, a data fissa, poi attuato. E poichè a Porto Empedocle e Licata si sapeva per esperienza che il Governo giolit– tiano aveva sempre usato il sistema di cedere a tutte le richieste di Catania sol perchè ivi sapevano agitarsi e minacciare, nello stesso giorno in cui a Catania si faceva lo sciopero generale::, a porto Em~docle si volle dar~ la prova che anche là si sapeva fare anche più che a Catania per difendere i proprii inte• ressi. Cosl vennero i tumulti e gli atti di violenza ben noti. Sarebbe lungo, e in questo giornale inop· portuno, esaminare tutte le ragioni che le parti in contesa mettono avanti in sostegno delle loro agitazioni. Solo occorre chiarire un punto, che (:quello sul yuale Catania più insiste, e che serve meglio a spiegare la sua agitazione. Quando fu istituito ìl Consorzio, la legge a.;cordò ai produttori di zolfo uno sgravio sulla tassa fondaria delle miniere ed un altro del ;o °lo sui trasporti degli zolfi per fer• rovia i quali erano in Sicilia troppo alti. Però, anzichè stabilire una riduzione vera e propria di fondaria e di tariffe :, favore degli individui, si adoperò la forma di au– torizzare le Intendenze di Finanza a rimbor– sare il Comor{iO della fondiaria pagata in più dai proprietari delle miniere e le Ferrovie dello Stato a rimborsare al Consor{,O stesso la metà dei noli pagati.

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