L'Unità - anno III - n.20 - 15 maggio 1914

cima d'una colli na, a portar conci_me int om~ s I •con un~ ~arrioÌa a mano. ci,c era : unita di CUO e pubbliche un f.i,ialc accCSÒa~I ,;n n;an ico c1/ scopa . Si 0 - milmente , I' aeronave scorta Ìl 23 febbraio dallo steamer Orcadia, di 'pieno giorno , nel mar <lcl Nord, in visi~ dcli' isola Sa 0 nday, sì sco– perse per uno stuo lo di oché freddolose. Ciò non impcdl che la · lalÌtasia risca ldata <li · molta brava gent e, dopo l'abbriv o dato dai giorna li, seguita sse a veder sempre nuove ap pari zioni cli dirigibili ted eschi, e si molti– plicasse ro incred ibilm ente le favole di aero– navi viag ~ianti qua e là per l' Ingh ilter ra , ·come si può leggere nelle corrisponde nze al l>aily ll'lt1il dalla con tea di York, da Ports:mout h e da Li vcrpool. L' ab bondaiua delle informazioni finiva per togliere ogni credi to a lla campagna gioma li– :.tica e rendeva semp re pit1 manifesta la mi– ..tificazione . Tuttavi a r ammiragliato non si 1>eritò di prolungare artificialment e il panico , contribuend o per la parte sua ad accreditare· sulle colonne del D,11ly Mail la storiella d' un guarda coste, il qual e avrebbe visto senza fallo il movimento cl' un dirigibile muni to di fa. nali. • Quelli che piì1 persiste tt ero nella ridicola I fissazip~10 d' una proba bile aggressione aero- ' nauti ca d:t parte della German ia, furono gli ab itan ~i della contea cli York. E pare che per colmare appunto quelr agi tazione, che minacciava ormai di compr omette re il dise– g!10 de' Pm1ù; mongus, sia no stati lanciat i su ·quelle coste dei palloni volanti, un dei qual i, scope rto i1L1 ~•~a.. br~ghiera, diede 0 il colpo di graz_i~ al f'Ftf:. ~'"-)f n.temporan camen te, il go- 1 vemo tedC:SQC:r""pnbblicò una memoria ufficiale sul mov imento delle sue aeronavi per rassi– curare il pubblico inglese, onde si poteva crc– dcr_e che nessu no de' superst itì Zeppel in avesse tentato il varco pericoloso del mare del Nord. A sua volta, la stampa che aveva creato lo stato cl' animo necessa rio a' suoi scopi affari – stici, cominciò a disarmare e versar acqua sul r~oco. Un corrisponde nte del South Wales Daily Ner,•s (8 marz o) dimostrò a' suoi com– pacs.ani spave ntati per una nuova. appa rizio~e aerona utica, che si tratt ava sempli cemente del pianeta Venere , 11 pubblico tedesco intan to si diverti per tutta una settimana a spe3e dcl- i' Inghilt erra, a proposito del di rigibil e fan– tas ma . Non occorre essere est remamente compe– tenti in fatt o di aeronautica per comprend ere c he, allo stato presen te del proble ma av iaio– rio, ~ una pazzia il crede re alla possibilità d'un viagg io di anda ta e ritorn o dall ' Jnghilferra -còn un dirigibi le; pa7.7.ia . che un dirigibile pOssa portare e lanciare delle tonnellat e di , esplosivi . Ammesso anche che gli Zeppelin rappre ~enlino il tipo pili perfetto cli aer onav e, la loro utilità pratica per scop i offensivi in tempo di guerra sareb be quasi nulla, e non grande il vantaggio che · possono offrire come mezz~ di, csplorazi?ne, findiè il dirigibile non 1 può renders i ir~dipendc nte dal suo ha ngar cd atterrare sicuramente su qualunque terreno . Queste cose, se non i giorna listi, le sa nno I . . . I >eniss1m~ 1 competenti addetti alla guerra , e I alla manna . l\la fingono cl' ignorar le, con la so lita scus..'\ del patriottismo , il quale è cieco ed ha la benda agli occhi-. e perche non trovano u~igliore esped ient e di queste montature per forzare il pubblico e il go,·crn o a consenti re le nuo,·e spese pc( la flot ta aerea. Tanto é vero che, già essendo quasi d ìmenticato il pa– nico promosso dai giornal i, un ammira glio -della flotta ing lese, parlando in un consig lio • ind etto nel maggio 19 13 da l Dllily Ma il e da lla 1.cga Nava le, dichia rava ancora che la Gran IJrcttagna, per effetto de lle 'aeroJHwi germa – niche, ha cess:tto di essere un · isola. Proprio ,cdme nel prim o ,panico prov oca.to elci 18 4 7 clal Tim es il cana le della Mani ca ·non era pili : un canale! C. SURRA. Per accordi con fa Casa Editricè Athe- · neum il voli/me di Gbino Valenti, Slud( di poli/Ira agraria, • ceduto ai nostri abbo– nati che ne facciano richiesta alla nostra aOlm.inistrazione, invian done l' importo, per , L 4,50 invece che per L 6. e scuole private♦- Curo Salvo11i11i 1 Se, come tu propendi a cre dcrt-, non esistesse oggi in Italia un vero e proprio mono,>olio di stato per l'istruzione secon dari a, le nostre scuole sarebbero già state da tempo diser tate da i gio– vani migliori che surebbrro andat i e andrebbero a·cercare nella priv ata quello chC oramai non è più possibile trovare che in casi eccez ional i nella pubblica. Nell'ultim o ventennio la nostra scuola stata le, benchl! all'apparenza possa dare l'illusione di un reale progresso , è andata sem– pre più disgr egandosi per un intim o processo di dissoluzione clo\•uto a cause complesse, ma in particolar modo all'esodo sempre cre scente de i migliori ingegni dall'insegnamen to medio cd al meccanizza mento ed nl burocra tizzamcn to della funzione didatti ca, cui fu tolta ogni idealità, ogni colore, ogni etlicacia educa tiva insomma. Se fosse stato appe na appena possibile in que– sta condizione di co.!'lc, la scuola privata av rebbe di cerio gareggiato validamente colla scuola pubblica . ~ non lo ha fatto e non lo fa, gli è che in realtà lo stato esercita su ll'!struzionc me– dia , come ha dimostra to egregiamente il Sanna, un tirnnnico monopolio. Dobbiamo dunque deciderci: o schierarci anche noi decisamente con tutt i i democratici astratti ed i massoni frasaioli eh" non ved ono altro da opporre al pericolo cleri cale se non una scuola illibcralmen te monopolizzata dallo stato, anche se lo stato dimo5tra ogni giorno maggiormen te di non poter più reggere ·alle ingenti spese che richiedere bbe un'amministrazione -scolastica de– gna e civile; oppure .!'IOStenere apertamente non soltanto il diritto alla suss istenza ma la neces– silà pii, im/>t/111/1 della scuola privata, che in– t~gri l'azion e dello stato, là dove esso non può più giunge re colle sole sue forze. Ma in quest o caso, in qual modo si potrebbe favorire cd affrettare il sorgere di una scuola privata veramente drg na di tal nome ? lo non vedo 'che un solo mezzo : iniziare vigorosamen te una politica scolnstica dia metralmente opposta a quella seguira finora. Lo stato, invece di as– sumersi il pc.!llodi nuove scuole., di nuovi pa– reggiamenti, di nuovi sdopp iamenti di class e ccc., dovr ebbe cornincia~e col chi~d~re subito le porte delle sue scuole a tutti gli inetti , a tutt i colo:-oche si ~ffollano rumorosamente nella .!'!Cuoia pubbli ca, pur mancando di voglia o d'i n– gegno, profanandola colla loro volgarità •e la loro fretta; e poi via via, .!'ltring cndo sempre più i freni, dovrebbe costringer e gli alunni a passare per dimcilissime prove di nnun i.!'lsionc ad ogni or– dine di scuole, cd arrivare maga"ri, in caso di assoluta ncc'!ssi tà, a fiM.. rc un massimo di posti da non dove rsi olt rcpas.!'lare, riducendo almeno ~Ila metà le scuole e la popolazione scolastica attua le.. Certo è un rimeJio eroico e la l\·Iinerva una voltn tanto dovrclibe mostrnre unità di indi rizzo e polso fermo per un bel po' d'anni, ma credo sia l'unica via di scam1>0. Sorgerebbe in tal modo 11tuss ariam 111l1 accan to alla scuola sta– tale uria scuola privata e nd un tempo una be– nefica concorrenza fra i vari istituti privati, da cui non potrebbe che risult are un profondo rin– novame nto di tutt a la nostra vita scolas tica. Lo stato non più costrett o a mant enere troppe scuole ed a sopportare .!llpe.!lle troppo supe rior i alla sua potenz ialità economica, potrebbe racco– gliere ser iamente tutti i suoi sforzi sulle poche scuole che gli rimar rebbero : rimunera re degna• mente i suoi insegnan ti, richiamando di nuovo all' insegnament o le migliori intell igenze che po– trebbe soltan to allora sceg liersi con· un accur:i to e rigoro so sistema di sel ezione, rinnovare i 1 0 • e-ali, il materiale didattic o, le bibliote che e tutto ciò che ~ assolutamente indispe nsabile ad una scuola che voglia riusciJe seria eQ.cmcace. La maggio re hgil ità -che verr~bbc allora ad ass urnere la scuola <li stato.,faciliterebbc gr3n– demcn tc anche il suo inte rnò rinnOva,tl ento di." clattico, che non dobbi amo attend er e nè da mi– nistri, nè da leggi , nè da program mi, ma sol– tanto da instgn anti migljori più sereni e più liberi che nella .!'!Cuoia possano rea lmente cele– brare scnzu int oppi buroc ratici e sc~za i'assillo · del pane quo tidiano, tutta interz ,Ja ·lora nat~ra di uom.ini e di maestri. ~ • Tu o , . , ERsr.sro Coo1csotA. Gino Bianco 513 La virtù ed·ucatrice deila bietola. S_xo ndo gli int er( $53.ti dc li• Unione zuc– cheri • la fine del protezionismo zuccheriero , avendo per conseg uenza la chiusura delle fab– b1iche, sarebbe an che una rovina per l' , agri– colt-ura nazional e• · A qu esta panzana si può agevo hnent c ri– spondere che la superficie agricola cicli' Italia ò di 26 milioni cli ottari, di fron te a cui i 50 mila ettari coltivati a bietola non hann o al– cuna notevole importanza. Sarebbe tempo di smette rla con questo tru cco di grida re alla morte dell' indu stria e del/' agri coltu ra nazio– nalé , ogni volta che a torto o a ragione sono in gioco gl' inte ressi di ,ma determinata e ma– gari relativ amente limitata indu stria o im– presa agrico la, di cui possono essere azioni sti anche degli svizzeri o dei tedeschi o dei bcl– {t>.i, come av viene di molte nost re indu strie • nazionali •. Ma a parte ogni discussione su lla grav ità e sulla estensione reale della crisi, che colpi- · rcbbc l'indu stria • nazionale•. se J'on. E. i\fa– raj ni non potesse fabbri ca rsi pili nessuna al– tra villa ai quarti eri Ludovisi di Roma coi milioni spremuti ai minchioni italiani, - è da discutere se verame nte le terre tenute oggi a bietola rimarrebber o deserte nel caso che la coltura ,della bieto la dovesse essere abban– do nat a. • 1 n generale - scriveva, su la Nr,ova A,,. tologia del .. ~8~ febbraio 1900, I' on . Guiccia r– din..i in un artico lo coraggioso e ones to oontro gli attentati del protezionismo zuccheriero - in genera le gli ammirato ri della nuova cultura si fanno forti di confron ti fra il reddito lordo e il reddito nett o del grantur co e il redd ito lordo e il reddit o net to della bieto la per di– mostrare la superi orit.à economica di questa su quella co ltura . Ma spesso dimenticano che il confro nto per essere dimostrativo deve es– sere fatt o fra termini omogene i ; quand o è fatto fra termini eterogenei non é una argo– mentaz ione ma un sofisma . E un sofisma è, nella maggior parte dei casi, il confr onto messo avanti dagli ammirat ori delle bietole, in quant o .ò fatto fra coltu ra di gran tu rco esegui ta se– condo i metod i consuetudinar i e coltura di bietola eseguita con tutte le nonn e prescritt e dai metodi moderni . • Quand o il confronto si faccia fra culture eseguit e in terreni di ugual feracità e condott e con le miglicri norme proprie cli ciascuna cul– tura, allora il confronto diventa di mostra tivo, · ma non offre più rcsullati che diano materi a agli inni di lode degli ammiratori della biet ola. • li prof. C..1.ruso di Pisa, nella Memoria letta ai Ccorg ofili nel 2 luglio del 18g,g, con dati desunti da a1icnde del Val d'Arno calcolò per i terreni condotti a mezzadria, che la cultura de lla bietola dà un maggior prodotto lordo cli L. 90 o un minore prod otto netto pa– drona le cli L. 8. • l i prof. Vivenza, nella riuni one della So– cietà deg li agricoltori ital iani tenuta a Pe– rugia il 19 ottobre 1899 comunicò un con– fronto fra gra ntur co e biet ola desunto da aziende della va llata di Na rni , dal qua le si ricava che la cultu ra della hictola diede in quella l~a lità. un maggior prodoti o lordo di L. 47 e un maggior prodotto netto cli L. 8. • E I' ing. Niccoli, prof essore cli estimo ru– rale a '.\lilano, in un giornale di quella città. doma nda : • .... t poi prova to che, nelle stesse terre maggior mente feraci , le barbabi e– tole battan o, per convenienz a economica, il gra ntu rco?• E dopo a,·e re osservato che il confronto fra bie tole e grantur co bisogna isti– tuirlo fra termini simili e non, come ordinn– riament e si fa, fra biet ola ben coltivata o gra n• tur co mal coltivato, e ave r detto c1unli pro• dot ti dà il gra ntur co colti, ,ato con le cure prescritt e per le bietole conclud e: , Cosi tant o l~SO no, nelle terre f°;raci , a (~vore di questa cultur~, le cur.e int elligenti e assidhe Orbene ba~ta , ai, rispe tt !vi prezzi attuali , eh~ il mai·~ dia un q1tintale di semi pe.r ogni tonnellata di zucchi, perc hé, economicament e. la vecchia cultur a bau-a la nuova . Ne deri va. che le bar– b:ibicto le po~ no eolo arr ecare un , vantag gio agli agricoltor i, diretto cd immediato, laddove ottimam en te colt h·ate, sostituiscòno il mais ma l coltivato . E, in questo caso, il mag gior profitto non é merito al c~rt-o della cultura nuova, ma dei nuovi e migliori mezzi di col– tivazione •· • E il prof. 13orchga di Portici, uno dei pochi che conoscono a fondo l' economia rurale del Mezzogiorno, trattand o ciel medesimo argo– ment o scrive: e Tale pia nta (il grantu rco) esten ua il ter reno, perchò, in generale, col frum ento che le succede, non viene sufficien– temen te concimato. Ma, ove lo fosse, ad esem– pio delle proporzioni necessa rie per una cul– tura inten siva della barbab ietola, non darebbe certame nt e redditi lordi minori •. e E se, fra tanle testimonianze, mett o anche la mia, sarò ta cciat o di presunzi one? Sono an ch'i o un coltivat ore di barbabieto le, per impegni presi quand o anc h' io cedei al movi• men to creato in fa,·ore di qu esta cultura , e p05SO dichiarare che, per osservazioni succes• sivamen te fatt e, il confronto fra la cultura delle bietole e la cultura del grantur co, ese– guite a parità di terreni, di favori e di conci– mazi oni, dim ost ra che non sempr e la bietola supera il granturco e raram ente lo supera in misura notevo le, e che non di rado queste due culture si equi valgono. Si osserva eia taluno che in qu esti conti si ttascura il fatto che il frument o che su~~g ue alla bietola. dà. un prodo tto superiore di un quarto e anche di un terzo a quello cons ueto. Ma rispondo che la biet ola non è pianta ac– cumulatrice di azoto, non appartiene alla ca– teg oria delle piant e miglioratrici; anzi ò più esigente del gra nturco. Se in qualche localit\ . ha per effetto cli accr escere il prodo tto del frument o, ciò significa che in quella località. la pianta che precede il frum ent o non è col– tivata secondo le buon e norme. Siamo sem– pre 11: i confronti per essere dimostrativ i de– vono essere fatti Ira term ini omogenei . • Se non che, i faut ori delle fabbri che attr i– buiscono alla cultura della biet ola un altro be– neficio : qu ello di esercitare sui proprietari e sui contadini una spec ie cli funzion e educa– tri ce obbligandoli a migliorare le rotazio ni, a eseguire più profond amente e meglio i .lavori di rinnu ovo, a introdurre le moderne concima– zioni : in una p.u ola a farli passare da l ciclo cicli' agricoltura consuet udin aria al ciclo dcl– L' agricoltura moderna. e Esaminiamo il conte nut o di qu esta osscr• ,·azione . • Non nego certam ente Ch <' la cultura della biet ola, per essere remunerativa, ha bi~ no di essere eseguita con buone rotazioni. con buo ni lavori di rinn uovo e cou buone conci– mazio ni. No to però che questa condizione ò propria di t utt e le cultu re. L'esempio del frum ento calza qui proprio a capello : questa pianta, quando è coltivata senza buone rota• zioni, sen:r.a buoui lavori, senza buone conci– ma zioni, dà. bcneficii scarsissi'rni e spesso non paga le spese: appena se ne miglioca la cui• tura , allora subit o, c1uasi per incanto, cresce il prodotto notevo lrnenl e, con beneficio tant o del contadi no quant o del propr ieta rio. No n si compr ende dunqu e perchè il proprietario - parlo solo, qui, de l propr ietnrio perch~ egli deve <.'SSCre il vero educa toro del contadin o e se non lo è vuol dir e che non adempie ai dover i della provri età - non si comprende, dico, perchò il propri etario debba proprio aspcttare la bieto la per coltì vare bene i propr i fondi . • Eviden tement e questa virtll educat rice della bie tola, considerata come qu alità propria. fii questa pianta , ò un argomento brillant e, che fa onore alla fant asia cli chi lo ha messo in circolazion e, ma non regge alla critica : tu tte le pi::rnl e han no questa virH1, pcrc hè nessuna è iugrata a chi la coltivi con diligenza 11, È us cito : GLIANTIPROTEZIONISTI ITAL ANI ' PE R EDUARDO GIRETTI Elegan te opusco lo di 46 pagiue contenente il test o di tutte le adesi oni pervenute pu la 1 gran de manif estazione del 3 Apr ile e dei discorsi pronunciali da A. de VIII de Marco, Euttalo Cblel1, A. Lucci, R. Marrl, C. Treve,. E. Olrttll . Prezzo: centesimi 30 Ptr 111•bboaall 111'UNITA cu tu lml 20

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