L'Unità - anno III - n.14 - 3 aprile 1914

490 L' UN I T À che sarebbe • \ lt Uma della politica &tranJcr,1 del Co,•erno 1t.tliano ,, non bLSOgna - m1 sembra nfenn.1 al sardo della vecchia do– m1na1.ione piemontese. 11 sardo, come ogni isolano, è attaccato al suolo nativo, per I' adattamcmo multiforme che egli vi ha subito. Il pensiero di doversene allontanare ò per lui un dolore. Così è nella meccanica elci sentimenti. l..a. rcpugnanza per la vita militare non sarebbe, c1uindi, in ogni cnso, che un aspetto p:lrticolarc di un feno– meno generale. An1.i, alcuno potrebbe sospet– tnrc che la vita delle armi non ripugni al sardo per st\ stessa, ché egli è abituato ali' eser– cizio delle armi cd ha I' istinto della forza e della ftcrcua. Tale as1~t10 poLrebbc compen– sare, per lo meno, 11sacrificio della caserma. E m1 si la.sci richiamare alla memoria che il sardo ò un soldato disc1phnato e attac– cato ai superiori e, all'occasione, un comb.1.l– tcnte valoroso. I lo avuto 11 piacere di udire la riconferma d1 ciò 111 recenti n\ie escurs10111 in Tripolitania, interrogando pila ufficiali sulla condotta dei M>ldati delle nostre varie re– gioni. l\·fa le ritrosie isolane del s.,rclo molto si sono andate 11tlcnur111doman mano che dalla do– miunzionc ph;montcsc veniamo ai giorni no– stri. Tutto ò storico, ciOOmutevole. L:t psiche s1 trnsfomm coli' ambiente e coll.:1 vita a cui l'uomo è costretto o è portato. Ed ormai il sardo è fra le popolazioni italiane uno dei pii1 abituali alla cO'ICri.1.ione militare. Chi conosce I' i.sola non ignora come siano venerati i rl"<lucidelle patrie b..1.ttaglie e qualche reduce ancora superstite della guerra di Crimea. Ma i fatti, al solito, contano pii1 delle os– serva~ioni generiche .. \ due falli. a due fatti c.ollettw,, ora ri~'lhremo, perchè ci appaiono buoni e sinceri indici del rapporto psicologico fra il sardo e la vita militare. Il primo si ri– ferisce direttamente, in persona, a chi è sog– getto al servizio militare; l'altro alla fami– glia dei solduti e, pi1ì in generale, ali' ambiente morale della regione per rispetto olla partico– lnrc <1ucstionc. 11µlimo indice ~ ìl numero dei renitenti. Prcndiumo In media annuale delle leve 1908-910: la Sardegna dò. il minimo dei re– nitenti in confronto delle singole regioni ita• Jiune, ciOO3.8 renitenti ogni 100 gio,·ani sog– getti dcfinitivumentc alla le,·a, cli fronte alla media italiana di 9.7 e alla media che nella serie rappresenta il polo opposto. il massimo, quella delle Cfilnbrie, che è cli 23.1. Questa benedetta isola è sempre rsfr~misl11, per dirla con barbarica espressione! Certo, al fatto J>Otrà contribuire la quota relativamente non ancora elevata dcli' emigrazione, - per quanto la Liguria, che nel periodo H.)07-911 ha dato solo 6,13 emigranti per 100.000 abitant-i, ab– bia uvuto 9,4 rcnilei1ti (nel periodo stesso in– dicato per la Sardcgnu), una quota, cioè. molto pH1clcv;1t,1 dcli' isola. Ma se, in quest· ul– timu, 1 l repugnanza contro il sen·izio militare vernmcntc ci fosse. il contingente dei reni– tenti dovrebbe di molto elevarsi, eonsiderato anche un fatto molto notorio e sempre molto tenace, che il sardo non ripugna punto cli darsi alla montagna, al lxmd,tismo, quando voglia sottrarsi dal rendere qualche increscioso conto al Go,,erno. Ecco l'altro indice non meno significath·o. In alcune regioni d'Italia, specie meridio– nali, c'è la tendenza cli denunciare allo stato civile una p.1.rtc dei maschi nati in deccmbrc come nati in gennaio, Questa irregolarità ,·iene da tutti interpretata come indizio elci desi– derio delle famiglie di faro ritardare di un anno ai propri figli il servizio militare. L' cn• titt\ di (]IICStOrii.udo di denuncia può elegan– temente commisurarsi in base all'entità d<'I• l'alterazione del noto Y(1pporto sessuale, della propor.1.ione, voglio dire, delle nascite maschili in confronto delle femminili, pro1>0rzionc che, per r Italia e, in generale, per le varie popola– zioni, t intorno ai 105 o 1o6 maschi ogni 100 femmine. Ebbene, la Sardegna non ci presenta alcuna alteraz1onc nel rapporto sessuale, osscn-ato nei due mesi successivi. Per giudica.re meglio della Sardegna, mettia– mo!u cli fronte all'altra isola, la Sicilia, che pre:,cnt;\ le alterazioni pii1 alte, che è quanto dire Il maggior numero <h art.1fic1os1 ntard1 nelle denunc1e m:uchtlt (medie anr.u1li) : M,u,chl ogni JOO ftmmlnL (u I oJ.ti•vivi. P[RIODI SAIOt:G~A SJCtUA 6-ccmbrt 1cnnal0 dc:c:cmbrc 1c:nn1110 188:z-90 100.')0 io<> 79 97-51 ll4 I:? 1891--902 105 63 105 o<) 85.55 120.3:.? l<JOJ <J09 to6 74 107 u:, 8➔.87 122.C)I Se non mi illudo, questi rapporti (e dobbiamo ringraziare chi ha avuto la insigne pazienza di fare il lungo calcolo) ci fanno penetra1c nel vivo dcli' animo dei sardi e diurno automz• t.icamcntc al quesito che mi ero rivolto utM risposta la quale non soffre d1 e<Juivoche in• tcrpretazfoni. 51 parla, Hl riprova dcli' assenta repugnanza, di avvelenamenti ecc. pro,·ocatt dal desideri,) di sfuggire al S<'f'\ 1z10 nuhtarc, e sarebbero. non casi spora.cho, come s1 potrebbe credere. ma a<ldmuur., un fenomeno C06l esteso da costituire add11ittum • un potent1ss11no fat– tore da ùegcncra11one della rau.a •· Parole gravissime, che a mc farebbero tremare la penna u scriverle. Mi si portino av:rnti i cinti occorrcnU - dati, che risultel'cbbero cosi contrnddittori con quelli da mc non affcrmuti ma presentati - e li esaminerò con modesta quanto spregiudicata coscienza, disposto a moclificure, in base ad essi, quello che sino ad ora sono indotto a credere per vero. :\la prescindendo, per ora almeno, da questo gr05,50 affare delle auto•mtoss1cazioni ecc., posso sempre richiedermi quah effetti produca sul fi51co dei sardi la ,,-1tamilitare. i:: un punto ncc~sario a completare e1ucllo che, in questo arl1colelto, sono venuto dicendo. Sono mortilic.1.to eh dovere per la scconcla ,·olla citare me slcsso. l..o faccio per essere pii1 rapido nell'accenno, rimandando chi de– sideri altri particolari ali' appet1d,ce B (intito– lata , Di/1<1 11101·tat11tl de, 11eo1l(llisardi e del– (' <User,ta dege11eraztom: el11icatle/!11ge11tes11rda •) che ò nel mio libro: • Lt1 mortahl(Ì 11ei primi ,11111i rii tJl{Ì e /ti vit(I sociale della SMdegm1 •. Torino, Bocca, 1908 (pag. 185 e scgg.). Basandomi sugli clementi statio;tici copio– sissimi dcli' A nlropomelrw 1111/,tar-e del Livi ho studiato l'accrt"SCimcnto del corpo dei soldati sardi durante la vit,l militare. Mi limito a ri– portare le conclu~ioni per rispcl to ali" accresci– mento dei soldati in statura e in peso, dal pri• mo al secondo, dal secondo al terzo anno cli vita mihtare. Faccio il confronto fra il soldato s.1.rdo cd il soldato medio del regno. E risulta che , i sardi crescono di statura. nei due pe· riocli considerati, in maggior proporzione che il soldato medio ciel regno, e più nel primo che nel st.-condo anno•. L'accrescimento del JX'SO ò alquanto inferiore, ma questo. per ra– gioni di correlazione colla statura ccc., ha scarso signifirato. i:: il cambiamento di vita che spiC'ga il notevole nccrescimento di sta• tura dei sardi : la vita militare è per costoro migliore di quella menata nei vilh,ggi nativi. , I~ la prima volta. io commentava, chC' c'incontriamo in dati antropometrici più fa– vorevoli al soldato sardo che a quello med:o del regno ■• E basta per I' accenno che m · ero proposto. Esposti cosi i precedenti clementi di fatto iu contmpposto al noto cidont'. non faccio commenti, chè non voglio entrare in alcuna polemica. Solo un'osservazione eonch!si,·a. Che la Sardegna abbm gravi lamentele da fare anche contro il Co\"crno italiano niuno può negnre, (.'(I io, apertamente lo ho ricono– sciuto e dimostrato eia pii1 anni. ~la è perico– loso, cd a11che ingi11s10. aumentare ocl esage– rare ccc. i dnnnì che I' Itnlia nuova avrebbe recato all'isola. Facendo un confronto frn coloro che, in un moclo o nell" altro, hanno denigrato la popo– lazione sarda e coloro che mostrano di asse• conciare la tendenza propria di chi sta in di• sagio ad accagionare tutto ad un terzo, massi– mamente quando questo terzo può essere il proprio Go,·erno, credo che abbiano fatto mollissimo più male ali' isola questi secondi che non i primi. Corcliahnente, tuo •;-RAXCCSCO COLETTI. .\/1/a110, zs mar:o 1914. B1bli eca Gino Bianco Frammenti di vita italiana. Massoneria nera. Oa quattro me--1 magmo" ,uu spa111""· in verità, nel turb1n10 della , 1ta moderna s1 tra.:..Cina sui giornali la polemica :,ulla pre– tesa adesione data dall' on. De \ lt1 Dc .\i,:'rco al patio CCiltll(Mi. ( Per cliT"""'coftdSCC li l)e \'1t1, il problema è risoluto dal solo e :,emphce fatto che 1I Oc \'1t1 afferma <l1 non e~crc mai \'enuto a patii 1è col Gcnulon1, nè col ,c:te0\'0 da =-:ardò, n~ con nessun altro, nl! dircuamcnte, né per 111- tcrposta persona I)' altra p.lrte c~1-,te una lettera del ,·e:,eovo da :-:ardò, Il quale 111\ tta, a. nell" ottobre pa-.– sato 11clero a votare per 11 L)c \'111 a,endo l' on. De \'1u l)e .Marco fatta una protesta fuvore,·ole alla Cluesa •, cd C!tbtono te:,timo– nranzc da per.,onc, che d1cluarano dt a,·er~ apprc:-.o proprio dal ,·esco,·o d1 :-:ardò che 1I De \'1t1 ave,·a hnnato 11patto Gcnt1lon1. E v1ceven,a c1 sono nltre persone, le qual! dichiarano di avere raccolto dal medesimo \'('– scovo la d1chmra:uonc che per • protesta fa. vorcvolc alla Clucsa • il suddetto ,e!tcovo 111- tesc solo le ben note marnfestazioni del Oc Viti sul problema delle rclnz10111 fra Stato e Chiesa, ultima delle quali il cllsconio cli Fi– renze pubblicato dall' Un,ttl (1). Ma, d'altra parte, c'è anche una 111tervista autonzzata della Unione elettorale cattolica, la quale esclude bcn~l , ogm d1cl11ara:uone o intesa segreta ■; ma crea un m10,·o equivoco, spiegando che la lettera del ,~o,·o da :--:ardò fu determmata dalle • d1cluaraziom fatte dal Oc \'111 m pubbhco, alla Camera, ne-1:,uoi eh• scorsi, e spurn/me,lle 11dlt1 .s,w propag11,ult1 11rl collrg,o,: con le quah parole s1 può anche intendere che 11Oc \'111 abl>m fatto nella pro– paganda nel collegio cl11:,a quah chchmraz1om alla Cornagg1n, le c1uah avrebbero resa mutile , ogni cl1chinrnz1011co i111es.'lsegreta •· Ed l'CCOcome Il nome di un galantuomo, come il Dc Vili, pnò e:,serc e-.pos1~pii1 immonde insinuazioni pi:,azie alla _$1pliciu\ di <lue individui privi dei sentimc111i della '>ili elcmenlure pto >it., c1oc e e e~o,·o eh~ e1rn'i Wlifé Gdltilom. Questi due egregi servitori di Santa ~ladre Chiesa, 111 ttuattro mesi di tempo, avrebbero do– vuto sentire clu S.'\ quante volte il do,·cre d1 intervemre ufficialmente nella thscussione. spu– tando una buona ,·olta quel che hanno m cor– po, elinunando ogm et.1mvoco ed attnbucndo a ciascuno la sua rcsponsabthtà. 1n, ece pre– feriscono parlare sempre per interposte per– sone; cd ogm ,,oJta che p..ulano, mo-.trano dì non a,·crc altra cura se non quella d1 abbuiare i fatti. invece di rischiararli. 111 l'tt ,.,t r•os'•"""'• ,·•;io.u Jnu,er.1/u.a primo OpUKolo ddl' u";,j, (U\, •s Premi agli abbonati L'opuscolo della Voct su " La Questione Meridionale., contenente articoli di Giustino Fortunato, Giuseppe Cuboni, Agostino Lan– zillo, Roberto Palmaroccbi, Guglielmo Za– gari, Francaco Saverio Nitti, Alberto Ca– ronciui, Giuseppe Donati, Gaetano Salvc– mini, Gennaro Avolio, Ettore Ciccotti, Luigi Einaudi, può es.sere acquistato dai nostri abbonati per cent. 35, anzichè per ccnt. 70, avendone la " Libreria della evoa,., cc.duto a noi una parte della edizione. 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PRnAZIOXJ : Perdei siamo at1dat1 111 Li– bia : d1 G Sal\'em11u PRIMA PARTE: La ttrtJ. promau, U t1ccltnu m1t1erar1t, d1 G. ll1ccluer1. \". S1- monelh, C )laranelh Il carltl!K•O Crup, c.h C: Sal\•em1111 I 11oslri uplomlori, di C Colamonico. G. Sa'– ,·emini, C. Maranelli, Un geoi,'Tafo, G. o~ Felice.Giulfrida, E. Azimonti, Agricola. La pa.surriala mililarr. SecosnA PARTE.- L' llhulooc arcbcolo,tc1. E,-odolo e '" Cj,,enaira, di G. Salvemini. la Cirtnain, ,ull'a11lirltild r/11.ssira, di A. Ricci, F. Bernini, E. Vaina, A. Ghisleri. Il rn111aio dd momlo, di G. Snlvemini. Le cilld dellt1 Tripoli/(r,1/a n111ira, di Uno stu– dioso cli storia antica. La pretesa rii/e) di CMr:a, di Uno studioso cl~ storia antica. La Libia nelle fon/i a,-al>emtdù:t•ali, di L. Cae .. tani. TERZA PARTE. - li v.lou dcli• Llbl,1. Il pe,-icoloso mirt1ggio, di L. Caetani. L' incliitsla della • Ilo • ;,, CirtnaÙ'a, di G. Prenolini. Co,,,, /u discussa /' itt<ltiesla della • fio •• di. C. Maranelli. ·11 rli,Ha di 7hP<Jli e di Oe11rasi, di C. Cola– monico. Le riurd,e e studi agrologiri sulla libia della Commissione govrr11a/ir,a, di Ag:ricola. .\"uove disrussiotti tnpo!itte, di C. Maranelli. La propritt,t delle /erre iH Libia e il ftlittislro Berlof;,,;, di E. Girelli. li valu,·e ,ro,romiro dr/la Libia ittftn,a, di G~ Ricchieri. Il valo,·e mili/are dr/I., Ubù,, di G. Salvemini. Colonfa e Madu pjtri., di G. Salvemini. --..,..,..,..,.1,;>-=---~-~---- ANGIOl~O G1ovANN01.1.1, ~eret1le-,-esponsabile. Plreaze. Stab. Tt,. AIdi.o, Vlt d1' R1tHI, Il· Ttl. 1-U, GIUS. illlTE~Zll & flGIII" Bui EDITORI SCRITTORI STRANIERI DRAMMI ELISABETTIANI, tradotti da R. Piccoli, Voi. I I Kyd, Gr.tnt, Pttlt, lMarlO'Wt - (N. 9) di pp. 380. L. •·- L<t grande produzione 1ealrale inglese elis:th,-uiane, che tlagll ulti1111dc..:enni del see. XVI :tlla eh usum tlcì teMtri d,-J 1642 prep:1r11, ;.ccompag1111e sc-guc l'o11tr,1 di Gu– glielmo Shllkes,,earc e che costituisce una manifcstuione arlls1ica culle111va tli impor– tanza capitale nella lettcn1tura emopea,, on e anc<'rn purtroppo grnn che noLa in Italia, e qursta rnccnlta nra (atta con accorta so– bne1à da R. Piccoli itllendc r1tppresenturne nelle forme e n••gli spiriti lo svolgimento e la fiontur1:1con op1>orllma sceltn tielle 01>cre più efficaci e sig11Hkativc lici 1>rinc1p11li scrittori c!ell'epocu. La 1raduz1011,.,t'h" non vuol essc-re nf.tcimento let~er,rio, in for:-1111 ~~=:!n~~r~~i:e:,is~a~1t~~,[;~~e~;;e~tec~•:or~~~t: sapo,e gcnmni. Si conten~ono in queSl'l primo volume qu11ltro drammi, e cioc la Traguli" s/>Og11uola di Thomas Ky 1, che god~ va.sta popolarità sui teatn ptr tutto il 6oo, SI da avere per• fino interpolazioni dallo Shakc:opeare e qmndi imitazioni e traduzioni auaì J,ffosa; l'0- 11orevolc slorfo d, fra Daco11ce fra 81111gay di Ro~rt Grcene, il dissoluto libtrlino e raf– finalo libclh!la, opera ('hc pil) s'avvicina alla commcdi.1 morale, facentlo sbocciare dal dramma romantico una fresca raprresenta– zione di vita rustica domestica, e sfrutta una leggenda popolnrc medioevale con ana– logia a qnclla (austiana e con qua e 13scene di parodia alla tragedia famosa del Merlowe·; la Novella della vtt:ehù, di Georgc Pcelc.·, una font.1stica fiaba con realistico trntta– meoto, anticipazione quasi deµ:li scherzi fia. beschi di C0rlo Gozzi; e infìno l'Eduardo stco11do di Cri<1tophcr l\forlowe, eh' è uno dei prirni s11ggi e inna111.iu quelli shakespeariani il più nolt:volc dramma elisabettiano dì sto– ria nazionale, es1>osizione scenica liberamente rielaborata di varie eronut'he. In tulla la loro rudezza originale e inge• fluit:\ vivaee liricamente tragica ci si pre• sentano quuli drammi con presentt': effica– cia, ove sempre prevale allo studio letterario la visione della poetica verità umana e l' in– teresse passionale per le vicende della ,•ita e i caralleri degli uomini. Ut1li mclkazioni storiche e bibhogr11fiche li accompagnano, per ciascun autore e intorno alla loro pro– duzione, con un complemento accurato di nole. Dlrl1ere comml11lonl• n1II• •Il• Cui Edltrlc.e OIUS.LATERZA t FIOLI. Bori.

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