L'Unità - anno III - n.13 - 27 marzo 1914

484 L'UN I TÀ finanze co mu nali. E co me se que sto non bastasse, il suffragio qua si univer sale ha rovesciato sulle spalle degli ammini st ra tori la mai.sa dei cont ad ini, i qua li sono pront i in tutta Italia a fulminare il primo che osi parlare di nuove tasse. Nè e' è modo di tirare innan1 i ancora un poco a furia di debiti, perchè anche i capital i li rastrella tutti il Governo centra le per la politica n siciliana», a fur ia di bon i del teso ro, e col mon opo lio delle assic urazion i e colla Cassa deposit i e prest iti. La sit uazio ne è terr ibilmçnt e difficile spe– cialmente pe r i par titi dcm ocr~ tici. I quali da un lato non possono rinH,.çziare alla conqui sta dei Comun i, perchè , q}Jfi~to signi– ficherebbe il loro fallim ento di fronte alle \ m,1sse eletto rali, che sentono i prob lemi co– munali assai più acutamen te che i probl emi f génerali ; e 9all' altr o n~>Opossono non rico– i noscCr~ - pt'r quanto sia largo nelle loro \ file il numèro dei faciloni e degl' incosci enti - che n~lle attua li condizioni finanzi :u ie dei Comuni ogni prome ssa di riform e igien iche, f scolastiche, edilizie, ecc. è un vero e pro– prio ingann o che prepa rerebbe a breve sca– denza la insurr ezione legittim a delP int ero 1 corpo elettoral e. - i n siffatt e condizi oni il discute re, come fanno la più part e dei socia listi, se nelle elezioni amministrative si debba segu ire la t:1ttica intran sigent e o la tatt ica blocca rda , fa pensare a qu ell' americaho che prima di ammazzars i non sapeva decidere se gli con– veniva di ammazzar si solo, oppur e di am– mogliar~i in precedenza per ammazz :u si poi in compagnia della consor te fedele. L 'o rdine del giorno dei socialisti fioren– tini. invece, partend o da una esatt.l vi– sione delle condiz ioni finanziari e dei Comun i e pro pone ndo come pi:urnforma 11azionfllc delh pros sima campagr ia amm inistra ti~a la lotta comro il fiscalismo st atale e per 1~•· sistemaz ione delle finanze locali, suscita un problema infihit amente più inr èressante che non sia l'ete rna inut ilissima I discuss ione della tatti ca intr ansigente e della tatt ica blocca rda. 11 prob lema non è, ~nsomma, di sap ere ~ come conquistare i comuni ; ma cht rosn si }det,e fare nei comuni da conqui sta re, e in genera le qua le programma d' azione imme– diata i socialisti devono porsi sia nei co– mun i, in cui risultin o in maggioranza, sia in quelli, in cui conqu istino la sola mino– rnn za o magar i non riescano ad i:sserc rap– presentat i affatto . E su que sto punto è agevole comp ren– der e da qu anto abbiam o detto sulle cond i– zion i finanziari e dei Comuni , perchè noi - pur non essendo rivoluzionar i cata~trofi ci - condivi diamo pit!namen\e:- 1',op inione' dei so• cia listi fiorentini. Noi riteniam o che la;•campagna pe r le pr~;si~ é- ei~rio ci · ~;~ inistrati ve d'avrebbe t es.sere i~ os_tata, non solo da i socialisti. ma dàtui:1' 1 gl~ emen ti di seria democrazia, su que st_e basi : · 1 Y ~ pf~ are agli elett ori le condizioni finanziarie di ciascu n comune , e la imp os– sibilità di qua lunqu e seria riforma (van tagg i imm ediat i du e: 1° tutti i piccoli borgh esi mort i di fame, che aspett ano là « vitto ria del partito » per avere un impiego, passe– ranno al partito contrar io ; 2° si elim ina ogni illusione nel corpo elettora le) ; Il. SpiCgare che le ca11se di qu esto in– vincibile ristagno risledono.. esclusiv:.1mente nella politica fiscale'Jéit o\:7rno ,..'-ent rai~.; è'c he senza un cambi amento dell a politica genera le del paese nè sarebl;,e possibile un a nu ova pofitiC'a"""fité'ate, nè le amm inistraz ioni loca li ·posso no sperare nessuna libertà di ini1.iativa nè finanziar ia nè politica ; Ili. Dichiarare che a nessun patto si int ende di aument are di un solo cen tesimo le tasse com una li, dovendos i alle esigenze dei servizi loca li provvedere colla rivend ica– zione di tutt e quell e entrate locali che so no sta te usurpate finora da l Governo centra le, e col passagg io al Governo centra le di tutt e que lle spese che sono di sua spe tt anza e che finora sono stat e da esso allegr:un ente scar ica te sugli ent i locali ; IV. lmpcg 'lWlt. quindi a ost ituire ovunque delle federazion i provin ciali di Co• mun i democra tici, col fine di lott are contro il fiscalismo sta ta le ed impo rre la riforma delle finanze locali, e organ izzare scioperi genera li di pro test a per il giorno . in cui il Gove rno. inv ece di cedere alle pressiom dei Comun i, credesse di risolvere il proble~a con lo scioglierli e affida rli a regi com– missari . I Noi non s:.tppiamo se que sto sia socialismo rivoluzionari o. Sappia mo solo che sarebb e del buon socialismo rifor mista , se esistesse un riformi smo non giol itti ano. E sapp iamo che potreb be essere il pro – gramma di un a semplice dem ocrazia, che non fosSe una mist ifica'iiOJle sacc hian a e pantania n~ : una democrazia, cioè, che con– siderass e come suo dovere imm an ente la lotta per le au tonomie locali e contr o il fiscalismo acuito àa lle nuove fisime imperia– liste della maggioranza giolitti ana. E collocat a I' :n..idne socialista su qti~t• ·· basi, sembra a noi che la famosa discussione \ su lla tatti ca perda ogni importa nza. Ben pochi, infatt i, osere bbero acce tt are oggi, in Italia, fuori del Part ito Socialist a un programma d'az ione come qu ello ohe noi ab biam o a largh e linee tracc iar e. Il blocco, che i cosi detti affini offrono al Par– tit o Socialista, non è che il solito vecchio blocco anticl ericale, in cui I' abo lizione dcl- i' insegnamento religioso e la baston atura , per iodica di qualche prete per le strad e •L· dovrebbero tra stullare gli elett ori, mentre o crescerebbe la press ione tributar ia, e ment re:~ i i ga loppin i elettora li dd i( blocco)) conqui– ste rebbero un po' di impieghi comunali , il che si chiam a <( sviluppa re i pubb lic:i ser– vizi n. Stabi lito quel program ma d'azione, il Partit o Socialista vedrebbe immediata – mente scappar via a ga mbe levate i nove decimi degli aspiranti blo~cardi : e il pro• blema della tatti ca sarebbe esaurit o per man– canza di material e. ( Ma quel deci mo di affini, di i( veri » affini, che non scappassero , anzi si offrissero di combattere acca nto ai socialisti la buon a ~atta~ li: , perchè respinge rli, pcrch.è non )Hi- hzzarl t , > . ~'lic~ t~t ~i. i co~uni ~i t~ovano _nelle ,~ n– dm on1 d1 Milano. 1n cui gli elementi tecnici non so~10 fra 'i socialist i tro ~po; scarsi, e la int ransigenza assoluta è senza ~ 0 1 oggi j come oggi, una necessità . In qua si tut ti i Comuni , mcdi e minimi. che noi diretta– ment e conosciamo, i social isti non sono in grado di dare neanche.... gli scrutatori p~r i seggi nel giorno delle elezioni, pur avendo dietro a sè la fiducia delle masse orga niz- zate e disorganizzate . Qui la intran sigenza significa la pa rali:•i assoJu;;-' Para lisi uti le, do~ on è pofs"ibi le fare altr imenti, perchè meglio è asteners i che spropos itar e. Ma dbve esista un gruppo di uomini , degni di rispc'tto e convinti della necessità di aderire all' azio• ne immediata social ista, perchè resping erli perchè non utilizzarli ? f: mai possibile che un' unica tatti ca sia adatta nei comuni della Lombard ia, che han no un livello di civi ltà e di libertà che zi meridiona li pare un sogno, e nei comun i pugliesi, dove si vive ,mcora in pieno 1898, e dove non si sa neanche se sarà possibile votare ? { Programma d'azione 11azio11ale Ì' obbliga– torio per tutt;, e taf.ticaadattata alle varie con– tinge11u locali, sia pu re sotto la sorveglianza di un orga no central e : que sta dovrebb' es– sere la formul a di ogni partito serio. Bel) div ersa da lla fun esta autonom ia predicat a dai .... riformisti, che si riduce, in fondo; a dir e : «( Ognun o faccia qu<:l che gli pa re e piact: : arran giati chè io mi arrangio n. I socialisti fiorentini, dopo un dep lorevole peri odo di blocchismo massonico, sono rid i– ventati gl' int ransige nti del bu on tempo :rn– tico, allorchè i u lucumoni etrus chi >> face– vano le spese dei tran sigenti in tu tt i i con– gressi e in tutte le polemiche. E, tutto com– preso, ci pare assa i diAì.cile, oggi, in Fi– renze rito rnare a parla r di blocchi. Ma per la ba rba di Marx, non giust ifichino la- loro intran sigenza con l'affennn re che- .iL pro:– gramm a da essi oppor tunam ente lanciato « soltanto il pa_rtito socialista ►1 pt!Ò soste– nerlo. Noi :1bbinmo una gran paura che neanche fra i socialist i sicno molt i i compagn i c::gaci di c~Jl 'i:cnderlJ..: di att uarlo. G. Salvemlni. BibliotecaGino Bianco I DOLORIDELLA SARDEGNA <*> Vittima deU' italiaolti. Ha scritt o il Montesquieu che i paesi non sono coltivat i in ragione della loro ferti lit·à ma in ragione della loro libert à: è una affer– mazione che, in rapporto alla Sardegna, deve essere intesa in un senso speciale. Alla Sard e– gna il Piemonte e J' Italia non hann o dato che una burocrazia burbanzosa prima , e l'ag• gressione sistemati ca - nelle persone e negli averi - poi. V' ha una verita eh' è oggi do– ·veroso dire con franchezza bru tale : la Sar) degna è misera sopra tutto pcrchè unita po– litiCamente con I' I t~lia. È sperabi le che I' af– ferma zione non meravigli alcunoi.cCon I' l ta– lia la Sardeg na non ha mai avuto rapport i notevo li, trann e che al tempo dcli ' impero romano, quand o le stragi dei legionari le tolsero l' indipendenza po!idca, ma una 'inagnifica rcle , di strade donò alle energie produttive dell'isola la possibilità dello sviluppo. Come ho già avuto occasione di osservare, la maggior disgrazia della Sardegna è quella di cssérc - secondo le entu– siast iche parole del Rèclus - • cosi ammira – bilmente situata nel centro del l\'lcditerran eo •. Questa sua • mirabile • posizione la condanna ad aver bisogno di inten si scambi cogli altr i paesi, nello stesso tempo in cui li rende diffi– cili : povera di risorse naturali e priva di am– pio mercato int erno l' economia isolana non può, per forza propria, avviare gra ndi cor– renti commerciali estere. I suoi commerci marittimi sono stati sempre frutt o di dislivelli economici: al tempo dei romani la cerealicul• tura este nsiva di fronte alle pili ricche culture continentali, prima deU' 87 la pastor i~ia di fronte alla piì1ricca economia agricola francese. Di fronte alle altre regioni italiane oggi un cert o dislivello economico esiste;: ma i rapporti economici sardo-contine ntali - per quant o non trascurabili quantit ati vamente - rapp re– sentano dei rappor ti forzati. Un solo mercato di consumo nel continente: Roma. Un altro mercato, per il commercio diretto all'Est e– ro : Genova. Aggiungiamo un terzo mercato di assai minore importanza - Pa lermo • e av remo il quadr o d~i rapport 1 i commerc iali sardi col restO d' It alia. Ma di front e a tutti e tre i mercat i la Sardegna si trova nelle con– dizioni di chi, sull'o rlo del fallimento, si pone nelle mani degli stroz zini. li c?mmercio sardo) pende dalle labbra del bagherino romano e dc li' incettat ore genovese : e questo è l' aspetto migliore del vincolo tra la Sardegna e la pc· nisola. Facciamo ora un'ipot esi: che nel!' ann o 1793 i sardi non avessero cacciato in mare i francesi, o che nel 186o il signor Thou venel ministro di Napoleone III non avesse sdegnato - secondo le sue dichiarazi oni a lord Cowley - cli acquista re un'i sola barbara. Oggi la Sar-1 degna sarebbe in condizione di sicura agia– tezza. Con la Fran cia la Sardegna ave va stretto - p°iima"ti': 11a bufera protezionista - in• timi rapporti commerciali; dalla Fran cia avreb - · be ricevuto il flusso di capitali necessario al suo problema fondame ntale: la colonizzazionej . La cosa non è sfuggita nè al La Marmora n al Cavour. Ha scritt o il generale La Marmora , a propo– sito dell'annual e commemorazione della cac• ciata dei francesi da Cagliari : • lo ho sove nti assistito a questa funzione religiosa, che certa – mente esaltava l'amor proprio d' un popolo, che in tutta Europa é stato il solo in cui le armi repubblicane o imperiali di Francia non siano penetrat e ; ma io ch'era st raniero . al– lorché assistevo a , uesta funzione, domandava a me stesso: questo rendimento di grazie non poteva essere meglio mutato in lamentazioni ? Perché, se la Sardegna fosse stata unita per qualche anno ali' Impero come il Piemonte, I' abolizione dei feudi, delle decime e la costru– zione delle strade, sarebbe da lungo tempo un fatto compiuto •· Lasciamo la intuiz ione del Ù\ ,!' 'larm ora limitata, per' carità di patria, a un breve corso di anni; e passiamo alle confes– sioni del Cavour (discorso parlamentare del -i luglio 1857). • Io non nego che spendendo molto denaro si potr ebbero migliorar e conside– revolmente e pili presto le condizioni della Sar– degna . Se invece di essere un piccolo Stat o, (' ) Vedi il numero precedent e. questo regno fosse una gra nde potenza e avesse delle finanze par i a quelle della Francia . non rifuggirci forse dal domandare alla Camera alcuni milioni per promuovere ncll' isola lo svilup1X>dì varie coltivazi oni, di varie indu • st rie. per avv iare cert i commerci, ma nel farlo avve rtir ci il paese che da l lato finanziario esso sot tosta rebbe ad un grandi ssimo sacrifi– cio. Disgraziatame nte non siamo abbastan za ricchi "· ....,,.. ragionamento del Cavour può essere giusto dal punt o di vista piemontese o ita liano, ma non è affatto giusto dal punt o di.vista dt;ll.liSard ~ gna eh~ non è mai stata nf~ icmottl'èse ,lt'"' italiana . La ar, e na ~sem e sar<la (1): I' uruca tra dizione italiana eh' essa ric:ordi I!: quella riguardant e il corpofranco (specie di compagn ia di disciplina), i discoli (coatt i), i galeotti del Piemont e. Questa trad izione con– tinua ancora, piacend o a Dio e al Governo , Ma la Sardeg na vi è estranea. Come nel 1793 cacciava i francesi.c osi nel 1794 cacciava i piemontesi da Cagliari e nel 1795 operava la rivoluzione • nazionale • sarda contr o lo • str<?,• niero • piemontese: rivoluzione ignorata dagli storici d· Itali a, ma di straordinaria importanza per i desti ni cieli' isola. Tale rivoluzione anti – feudale ed antip iemontese fu st roncata e la Sardegn a fu cammuffata da terra itaJia~ Ma i sard i nel -1796 come nel 1<)06 hann ~ co– nosciuto l'It alia unicamente SQtto forma di repressioni e di strag i. Metodicoloalall. V'è un ' unit à di indirizzo nella colonizza– zione opera ta dai va ri govern i peninsulari . La colonizzazione, di cui l'iso la ha sempre avut o bisogno, consiste nelle vie di comunicazione interne ed esterne, nella abbondanza di capi– tale per la redenzione agricola e per lo sfrutta – ment o indus triale delle miniere e dei loro pro– dotti . La colonizzazione che i dominatori hanno\ dato è stata tutt'altra cosa : imposte di ra– pina grava te da aggi di esazione fortiss1m1; ;~;:~~: ~:em;:~ h:l~/:~ i :~~::~tt~:~n!~as;a~ir vi~ canti di carbo ne (i quali , a prezzo vilissimo, comprav ano la terra per devastarla e ucci– derla nelle sue capacità produttive) ; ferrovie- ,._ truc co destinate n<;,_n a~congiungere paesi ma a pr~ ura~e chilometrafmi agli appalt~to ri set– tentnO niJ.h ecc. Le strade sono una necessità in Sarde• gna : lo sono tanto che i sardi hann o sen– tito il bisogno di dedicare nientemen o che un monumento a Carlo Felice per .ricompen• sario della costruzi one d' una strada. Questo evidentem ente spiega perché la Sardegna sia la regione che ha meno straded 1 t~tt ~ lia '"{ls km. lineari p'.er 100 Km. q. mentre t"a Lombardia ne ha 78, il Veneto i5, I' Emi– lia 74 ccc.). E le st rade sono soprat ut to necessarie dove manca la ferrovia. La Sardegna ha km. 4 ,-is 5 cli ferrovia per 100 km. q. di terr itorio. La Liguria ne ha 8.545, la Lombardia 8.117 ecc. Per compenso le ferrovie sarde molto spesso fuggono dai paesi an ziché unirli, e il viaggia – tore ha I' impressione che i villaggi siano co– stituiti d'un solo edificio : la stazione. Da una staz ione ali' altra i tren i corrono vertiginosa– ment e alla velocità di trenta km. ali' ora .. . Effet.t~ di sin~ili me~odi coloniz.zatori è sta ta t. m tutti 1 tempi la m1s~~ c; ~~-ic~•.della Sar. degna. Nel 1870, mentr e if Piemo nte poteva , conquistare la capita le d' Italia, la Sardegna --=- terra non italiana - era gravata da un (1) Uri mio collo amico, Camillo Bollieni , 1 proposito d'u na mia frue (.. 1100csillo Hn popo lo ■ardo •) che, euondo po– lemica, ha un po' tu dito il mio pcn1ier o, mi ■cri'l'e delle 01• 1ervuio11i cui non adcri1co complctaiaente ma le ril)foduco a. titolo di cbiarimc: 010 : e Non siamo d'accordo quando dici elle u11popolo sardo noo u iste. lo dico di ,i. Intendiamoci , che nella S■rdegna ci 1iano genti differeu ci per ll irpe e per fa, vel\a ~ nr;u imo. Ci 1ono sii ita lo-nrdi cioi, gli ab itanti dolla ri•ier a del Nord (di• letto nrdo•cono , n rdo-pinu a) i- i1r11i attra verso le Bocc he di Bonifacio . Ci 1ouo i n rdo-catalani, ma lutto il re.io t sardo. Sardo puro. Nu iono .,era e propria con propri couu mi, propri i1tin1i. propria tr adi.11,ione, propr ia lingua. Nadone con dei dialeui : locudore 1e e camp idane•e. Noi 1iamo una naai one «borl lta •· lo Ji .,ido perf ettam ente la conclu1iono Bellieni ma erodo che, in fallo di"di1tin1ioni ecni• cbo {più o 1Ueno identificabili ) occorra moltiplicare i 11.1oi c. ci

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