L'Unità - anno III - n.12 - 20 marzo 1914

480 L' UN I TÀ salvo ad essere stato tra scinato alla solu- \ zione tr iplicista da avvenimenti posteriori. E com inceremo dal domand arci per qual i ragioni la realizzazion e da parte dc li' lta : lia di un tr attato stiputato con la Franc ia e con P Inghilterra, e quindi un atto che doveva logica mente considerar si come ef– fetto legittimo degli accordi prec edenti, sia sta to accolto proprio in Inghilt erra e in Fran cia con freddezza e con manifest a in- alla streg ua del decret o di sovranità, non è che un insorto. I quiet udine. Ciò parr ebbe a pr ima vista ine– splicn.bile, se non se ne, ricercasse la ragio ne app unto nel sospetto che l' impr esa dovesse pre ludere a un rinnuovamento e ad un' esten – sione della Tr iplice e nel modo con cui l' impresa fu ini ziarf - ---- lnfatti l' Ital ia, rovesc iando il sistema ado perato dalla Francia e da ll'I nghi lt erra tlltt~ le votte che ~anpo ~OV_1,,UtO agire ip terr itor ii soggetti alla sovranità del Suf– tano, iniziò la spedizione col proposito proclama to di annett ersi il territ orio e di sostitu irvi la prop ria esclu siva sovranità :1_ que lla d~I Sult ano : dichiarò guc·rra al Sultano. Gran part e ctelP osti lità dell' o– "pinìorie pubb lica •internaz iona le contro la I nos tra sped izione ostil ità che noi c1 osu niamo a inte rpretare come una mani – festazione dell' inv idia univer sale - è st:1t::-. prodot ta da ll' atto della dich1:mizio ne d1 guerra, il quale, nella sostanza e nclb forma, non solo ha offeso la cosc ienza giu– ridica dell' Europa, ma ha suscit ato la vio– lenta reazio ne del mon do mussulmano, il qua le non poteva mai comprende re come si conc iliasse il rispe tto proclamato da noi per la religione degl i ind igen i della Libia con una dichiarazione di guerra al Capo re- ( ligioso di ~uegli indigen i. Ora tutti sanno ch~ te sole naz10m, le quali pote vano temere le ripe rcussioni di un sommovimento del mondo mu ssul mano e lo scopp io del fana– tismo'Te fig1oso, eritno I' Ing hilterra e b Franc ia, le '(J_Uali hanno milioni di sudd iti mu ssulmani, mentre nulla per contro po– teva importa re di ciò alle pote nze delb Trip lice. Ecco come il modo dcli' imp resa può aver influ ito a indi rir.zare la politica · estera dell' Ita lia, in conseguenza dell' im– presa di Lib ia, verso il rinnovam ento della Trip lice. Siamo così ven uti str ingendo le nostr e argomentazion i verso qu ello, che avrebbe dov uto essere il punto preciso e fondamen– ta le della discu ssione sull a resp onsabi lit à del Ministe.ro in ordine alle conseguenze in– ternazional i della impre sa libica . Dato che l'occupazio ne della Libia fosse utile mili– tarmente e opportuna dal lato internazionale, cr11ntcessari11 In dichiarazione di g~urra? La qu estion e meriterebbe di essere esa – minata di prop osito dal punto di vista del dir itto int ernaz iona le. lo cre do che la Tur– chia sia uno di queg li sta ti minus habcntes 1 che non hanno la pien a personalità fra le naz ioni, e che quindi sia lecit a la occu pa – zione di un suo terri tor io senza che se ne gene ri di conseguenza lo stato di guerra. L'esemp io dell'I ngh ilterra nell'Egitto, e della Fra ncia in Tuni sia lo dimostra . E l' It alia poteva anch' essa occup are le coste, invi are na vi e sbarcar pres idii, senza rom– pere ufficialmente guerra alla Tur ch ia, e solo dich iara ndo di voler tu telart! e garan– tire i suoi inte ressi mili tar i o anche i suoi int eressi economici, senz a att ent are alla so- ( vran ità cost ituita nel terr itor io. E av reb be potuto domandare l'autonomia del pae se sotto il suo protettorato, subordinando qu e– sto regime a convenzioni che le assicura s– sero il possesso militar e delle posizioni 'st ra– tegiche •lit oranee e lo svolgim ento di tutt e le· atti vità economi che che fossero realment e capaci di realizz::izione. Non sare bb e stato affatto umiliant e soppo rt are l'a lta sov ra– nità tur ca, se ques to non è parso umiliante j alla fr ancia e :tll' lnghih-erra . Fu mo lto più , umiliant e che accettare il concetto del – )' au tonomi a e am mettere un rapp resenlante del Sultano nella pace di Ouch y, dopo un a \ lun ga guerra e dopo aver vantato trio nfi ces:.\rei. E ra meno vergogno so che ricono– scere, a pace conc hiu sa, la qua lità di belli- geran te nel Senu sso, il quale giu ridicamente, E probab ilment e la Tur chia avrebbe ac– cettato abbastanza pr esto qualunque solu– zione , che rispe tta sse nella forma I' alt a so– vranità del Sultano , e si sa rebbe peritata dal prende re essa l'i niziativa di att i guerre schi. In ogn i mod o sa rebbe divent ata in qu esto caso essa la provocatr ice dell' incendio mu s– sulman o temuto dalla Fran cia e da ll' In– ghi lt erra ; e sa rebbe ro state queste potem: c. le più direttame nte int eressa te a impedirl o. I nsomm a, la situ azion e diplomatica si sa– rebbe capovolta con grand issimo va ntaggio nost ro. In vece la Tur chia fu messa nella neces– sità assoluta di una difesa disperata, e noi fumm o costrett i ad anda re fino in fondo . 1 La 1 pro~laf\lazjone depa guer~a sus~itò.jJ ma lconten to europeo, e specia lmente inglese e fran cese ; la incert ezza della situ azione dip lomatica ci spi nse al decr eto di sovra– nità . E da que sto momento cominciò a opera re la (< fata lit à sto rica n, che conduc e l' It alia nella politica internazion ale ver so il tr iplicismo imperiali sta, e in Afr ica ve/so la conqu ista a fondo , cioè' verso la profu – sione di immens i sforzi economi ci e mrl.il. . ta ri per la rea lizzazione del possesso inter o e pieno e più sollecito che sia possibil e. Ora se è vero che I' impre sa era u;na « necessità sto rica )l' da te le cond izioni dello s irito pubbl ico e i precedent i dal Salve– mini ricordati, è ancht: vero che la scelt a de i mezzi e d;l., ;.e1:!po del!' ifnpresa era fuori di ogni impe rativo storico, etn ico o etico che possa giusti ficarla ; era fuori an– che dcli' errore o del trav iamento dcli' opi – nione pubblica, che il Salvem ini ha illust rato . Quel la scelta rimane nel campo deg li ::-.tti, per cu i il Governo aveva il · dovere della pre!' isione 1 e quindi l~ lu~ ,r.e~o ~ -ibi.. ~ Ed è qui cÌ~e il Governo do veva essere e non fu, nella recen te di scussione pa rla– menta re, nè discusso nè condannato . -rt Ubaldo Formentlni. ,. •·r l POSTILLA. Delle tre ipotesi, che il Formetlf.ini fa sul piatto di politica ester11,da cui furono mossi i nostri uomin i di Governo nel dclibcfprc l' impresa di libi11, la pi ,ì. probabile sembra ( noi la terza : che, cioè, il Governo si pro– ponesse di chiudere quest' rpisodio del!t1 no– stra politica cster11 pr ima della scadenza della f rip lìce, per avere le mani completamente ibeu nella scelta dei suoi f uturi orientamenti. E che accordi con la Ca mania e l' Au st,-ia non 11bbiano preceduto la. dichiarazione di gueua, risulta - ci sembra - all'evid enza, dal fotto che non la sola stampa inglese e fran cese si mostrò i11quictllcontro di noi allo scoppio delle ostilità, ma anche fil stampa tedesca cd austriaca non ci rispanni ò le ùi– vcttit1c pi 1Ì amare ; e l'A u.stria ci mise un veto risoluto ed altero non appena le nostre navi spararono le prime cannonate II Pre– vcsa; e ancora sugli ult.imi del novembre 191 I il c11po dello st11to maggiore austriaco, generale Conrml, sosteneva la necessità di approfittare della g uerra libica per aggredire l' It alia. 'lutt o .ci obbliga a ritenere che /i.no t?! primi del dicembre del 19 11 il nostro Governo cer– casse di non sbilmuia rsi nè verso la rr iplice In tesa, nè verso il blocco austro-germanico; / e doveJ.teroessere settimane di angoscia, quelle, t per i nostri diplomat.ici, stretti fra l' uscio \ e il muro, ed esposti ai ricatti degli amici e \ degli alleati. / Comin ciavmno così a scontare il duplice / errore : di avere credula l' impresa più 11gc- l vole che in realtà non fosse,· e di averne aumen– tate le difficoltà, già enormi, co·n la gaffe \ della dichiarazione di guerra e con la pirn– \: nidale bestialità del dcue to di annessione. !11tomo alla facilità dell' impresa non- do– veva farsi 1uss1t1111 illusio ne il Governo IC– desco, meglio info rmato certamente del no– stro. E non si faceva illusio,ie nessu no, che non fosse ignorante come i nost.ri diplo m atici drlla srnola siciliana . Già la Commissione della « l to )1 nel 1909 osservava che in Cire- Biblioteca ·Gino Bianco 11aic1 « il p11ese ; occupato da una razza 11 marziale e bene annata, che si dimostrerebbe « un ben formidabile avvcrs11rio ». E questo serve a spiegare - ci sembra - la polit.ica del Govenz(! tedesco : il quale autoriz– zando un grupp ; di st;oi b~1,chieri a conchiu– dere col Banco di Roma quel compromesso, di cui il Formentim· opportunamente risu– t cita il ricordo. sapeva di costringere senz'altro , il Governo itali11no11duna impresa assai più ' grave che noi nella nostra leggerezz11non ci faspettassimo; e quando ci vide impegnati a f fondo nel ginepraio e indeboliti militarm ente • dallo sforzo che 11011 prevedevamo di fare, 1 iniziò il triplice gioco di incoraggiare lt1 'Tur– chia alla resistenza, di mi11au iarci per mezzo dell'A 11stria, e di offrirci il suo aiuto per trarci d' imbarazzo. Non altrettanto abili furono in quegli ul– timi 1,iesì del '19 1L f..11ghilterra· e 'Fra1(cia! ' Cl'inglesi sembra abbiano avuto una di quelle u crisi di dist razio,ie n, per cui la loro diplo– mazia è fam osa anche perchè.... sa ripararle iti tempq; i (rmuesi (uro1to.,al solito, sven– t.1ti e guasconi. 'Alla fine la Germam·a prevalse. Perso la metà del dicembre r91I l' atteggiamento della stampa tedesca e austriaca mut ò verso di noi; nella seconda metà del dicembre, Kid er– le,i Il' iichter venne a Roma (fu rinnovata allora in massima la Tripli ce ?); zmmediatmnente dopo la partenza di K iderlen lii iichter da (Roma, il nostro Govcnio provocò gl' incidenti ,del Manoub a e del Canh age, che con un 'po' di buona volontà si potevano evitare; Jqucst' incidenti fecero Cllpire al Governo Fran– cese, che l'Italia aveva oramai scelta la sua ! strada, e determinarono la fliolenta reazione di 1 Poin caré. E poi venne la occupazione delle :isole dell' Egeo - l' offa che la Germania ci offriva e ci off re tuttora per lmiciarci contro Francia e l nghilterrn . E chi sa dove ci at1rebbc condotti la guerra balcanica, se le t1ittorie degli Stati balcanici e il conseguente indebo– limento dell'Austria non fossero intervenute - cont ro ogni pi ù rag ioneYole aspett at iva - a paralizzare l'Au stria, restituendo al- l' 1talia bUOna 'part& di qzieltd libertà li' a– zione: a cui un anno primt1 avroamo dafluto rin unziare . g. s. Premi agli abbonati L'opuscolo della Voce su " La Questione Mer idionale O contenente articoli di Giustin o Fortunat o, Giusep pe. Cubani, A gostino Lan– zillo, Roberto Palmarocchi, Guglielmo Za – gari, Fran cesco Sa verio Nitti, Alberto Ca– roncini, Giu seppe Donat i, G aetano Salve– mi ni , Gen naro Av olio, Ett ore Ciccotti, Luigi Ein audi , pu ò essere acquistat o dai no stri abb onati per cent. 35, anzic hè per ccnt. 70, av endon e la " Libr eria della 'Voce ,, cedut o a noi una part e della edizi one. 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È uscita la secon da ristam pa del pr imo opuscolo dell' UN!T A' " Per un pro- •gra m ma di azione dem ocratic a,, dell'on , Ant onio de Viti de M arco, con 1a rispos ta ai contr addittori con tenuta nel n. 41 dcl– i' UNITA'. È posto in vendita dalla nostra Amm. al prezzo di Cent. 15. La piccola proprietà nel nostro sistema tributario La Federazio ne Nazionnle fra i Ricevitori del Registro pubblica 1m giornaletto bimensile «L' unione denuminle •. in c·ui ci è avve,iufo spesso di leg~ere articoli assai interessanti e istruttivi sul nostro sistema tributario. Da mw degh ultimi 1mmcri ricauia1'n le se– guenti caratteristichenotizie sulle ingiustizie, am c·ui la •piccola proprietà è schiacciata dalle leggi del noslro pa~se. La pubblicazione - spieg}Aiamocibene - 1um ha lo scopo di seco11darc lfl. campagna f uriosa– met1tetassatrice di certi fnw nzieri radico-,:iotitliani. l quali protesta110 co11tro i pesi di cui è vittima la piccolapropr;etd, 11011 per rioma,ularcche sieno di– nUmlfti, nld per' doma11da't'd che .ffeuO ... at1men– tate le lasse sui proprietari che 110 n sono pic– coli. E siccome in Jtatia i proprietari, che Hon sono piccoli, sono p0<,hiassai, 11econsegue che la cosi detta -. democrazia tributaria • serve solo nd aiutare il Gover·no ad aume11tare le tasse sui picco/i, mentre si ù1vocat10 le tasse sui grandi. E questo spiega perchè di nf orma tributaria si parla specialmente quando si devono aumentare IC tasse sui minchioni : le tasse vengono, mentre tutti parlano di riforma, e la r·iforma non vie– ne mai ... Le ingiustizie, da cui è oppr,ssa la piccola proprietà, devono essere conosciute e gridale affiucilè la piccola proprietà, ne sia a/legger.ifa: euo fotto. Problema diffiàhssimo, "erlame11te, anzi i11solubile,fmcl,è lo Stato avrà bisogno di aumentare le sue entrate a centinaia di mi/frini per far fro,,t e alle necessitd di 11napolitica folle e scot1clusionata. E qui l<i questione tributaria diventa la que– stio~iedcli' i11dirizzogenerale politico itaUano ! E appunto a rendere sempre piit chiara e più intensa. la coscienza della neces5-ità che quest' indirizzo sia mutato, e non • procurure nuovi cespiti di entrate a chi intende continuare e inasprire siffatto indirizzo', - a q,~estoscot,o 1 dovrebbero rssere rivolte tutte le disctissioni sulla riforma tributaria. Ed ecco i punt i pi,ì interessanti dell'a rticolo de/l' « Unione demaniale• : li frutto del lavoro nel!' officina ~-esente da tassa sino alle lire 700 circa annue, anzi pra– ticam ente nessuna impos ta si preleva sul gua– dagno, qua lunque esso sia, dcli' operaio. Invece il piccolo agricoltore paga l' imposta sino ali' ult imo palmo del magro zerbo, sino sull' ultimo centes imo che possa ritrarre dal– l'incolto produt tivo, al qua le strappa .poc hi fastelli di legna e poco st rame. Ma v'è cieli' altro . Nelle attrib~1zioni dei valori immobilì :1.ri vi è un limite di toll~rarwi , che è flss'ato rn un s; ~ dd valore totale per i beni che si vendono , ed un ottavo pn i beni che si ereditan o. Di questo limite di tolleran za tutti usano per pagare qua lcosa meno di tassa : sareh~ logico che questo limi.. tc r~~ gr~ n ~~a regressiva proporzionale inversamente ali' en– tit à dei valori : come un scs ·o per es. sino a C. 50,000 ~ un ot tav o sino a L. 100 ,000 ecc. in modo che maggiori essendo i valori minore fosse la somma sot tratta alla tassa . illvecc il I.imite è ri.~i~lo. E ciò va ·a ·sVan– taggio del piccolo prop riet ar io, che paga pres– sochè sull'int ero ment re il granrle proprieta – rio risparmia tasse favolose a tutto danno dcl– i' era rio pubblico. Se un contadino ered ita dal padre suo il cam po e la casett a del valore reale di L. 8000, usando del limite di tollera nza di L. 1 ,ooo, 1)aga su L. 7000 e risparm ia L. 16 di tassa. Se un signore eredita dal padr e suo la di– screta sostanza immobiliare di L. 10 0, 000 , usando il limite di tolleranza di L. 50 ,0 00 ri– spa rm ia la bella sommetta di L . 1,400 . Ma ben oltre si spinge l'ironi ca ingiustizia tributa ria che grav a i piccoli proprietari. Dal seguent e specch io si rilevano l' ammon– ta re delle tasse e diritti che si debbo no paga re per gli att i di compravC'ndita, e la percen – tuale delle tasse in confronto del valore dei beni vendutL

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