L'Unità - anno III - n.8 - 20 febbraio 1914

464 Il precedente del 1902. Eppu re e' è sta ta rea lmente una « fat alità stor ica n, che ci ha condo tt i, che ci do– veva condur re alla conqu ista della Lib ia. Fino dal 1882, allorchè la Fran cia si inse– diò a Tuni si, cominc iò ad affermarsi fra noi l' op inione che sarebbe stato necess:u io al– i' Ita lia insed iars i a Tri poli. L' idea con ti– nuò a circolare per ven ti anni , senza che ness uno la esam inasse a fondo nè per dimo– st ra rn e la giu ste zza, nè per sve larne la scem– piagg ine, senz a. che nè il Governo nè i pri– v.it i si occupassero mai seriament e di stu– diare il paese, di orga nizza rvi un a qu alsiasi influ enz;-i economica o mora le, di prepara re un piano d' az ione per il giorno, in cui occo rresse tradu rre la fant asia in realt à. Frau anto la fantas ia si affacciava di ta nto in rnn to in qu alche arti colo di giornale, in qu alche d iscorso parlamentar e, e cresceva di anno in ann o il num ero delle persone, le qu ali senza a verci mai pensato di proposito e senza sapere precisa ment e perchè, eran o assolutam ente convint e che l' Italia doveva andar e a Trip oli e che sarebbe stato un di– sas tro nazionale se un'altra nazione fosse and ata a Trip oli. Nel 1901, allorchè, grazi e ali' inte s.1 ital o-anglo-fran cese, si parl ò per la pr ima volt a, come di avv eniment o imminent e, del la conqui sta di Trip oli, la opinione pubbli ca ita liana. non mostrò nessuna rilut – tanza energi ca e chiara contro siffatta ini– ziMiva. I partiti democrati ci si mostra rono indifferenti o disorientati. li 23 <}prile 1902 l'Estrema Sinis tra si convocò per discutere l' impre sa di Trip oli, che fin d' allora l' on. Barzilai affermava ne– cessa ria alla esistenza d'Ita lia. In que st:1 adun anza, l' on. Sacchi si dichiarò franca– mente favorevo le in caso di bisogno alla conqui sta militare. « Non si può amm ette re, egli disse, che altra potenza occup i Trip oli; se deve votarsi un ordine del giorno , in esso deve pronunciarsi la condanna dcli' impre sa nel m omento presente, ma aggiungendo che la democrazia non può disintere ssar si del pro– blema. Bisogna riflettere poi che qu alunqu e riserva contro una possibile occupazion e di altri implica l'ammissione della possibilit .ì di un intervento militare » (A vanli, 24 ap ri– le 1902). E dello stesso par ere furono altri deputati ~ demo crati ci 11. E in quella prima adunan za non fu possibile venire alla votaz ione di nes– sun ordine del giorno, data la discordia dei par eri. E I' on. De Marinis, il qua le era fino d' allora tripolino per la pelle, perchè aveva scoperto nient emeno che t( P occupazione di Tr,ipoli darà valore alP Eritrea colla crea– ;,.ione della via commerciale dal Medite rra– neo al Mar Rosso >i (p ·roprio così/) , I' ono– revole De Marinis poteva a buon diritto commentare trionfalment e quella discussione col dire: (( E fallito lo scopo del Grupp o so– cialista di ottener e dall'Estr ema Sinistr a una votazi one contraria ali' occupaz ione e di promu overe nel paese un'agita zione an– tit ripolina >> (7'cmpo, 24 aprile). li 16 maggio 1902 ci fu un a nuo va riu– nione per prendere la delibera zione defini– tiva. Mentr e ali' adunanza precedente ave – vano part ecipato 50 deput ati e 11 ader enti , a questa nuova riunione i present i furono app ena 37 e gli aderent i 15. << Val quanto dir e - commenta va nella Critica Sociale del 1° giugno 1902 un bronto lone rompi sca– tole - che, su 90 deputati dcli' Estr ema, cc ne sono circa 40, ni qunli della qu estione di Tripoli non importa un fico secco : o ci si va, o non ci si va, per essi è lo stesso n. J~ fra qu esti assenti indifferenti non cr::ino scarsi nean che i deputati socialisti. Nella nuova adunanza, dop o la solitn lo– gomac hia fra i favorevoli e i contra ri all'im– presa, fu present ato un ordine del giorno che diceva : 1< L' Estrema Sinistra, dinanzi alln questione di Trip oli, riafferma la sua decis:1 opposizione ad ogni espansione coloniale con mezzi militari ». L'on. Bnrzilai dichiarò di accet tarlo<< per- 1< ch è non pregiudi ca la possibilità di un a « eventu ale occup:11.ione della Trip olitania, ((ai fini della difesa dcli' equili brio del Me- L' UN I TÀ « diterr aneo ». N essun o dei p rue nli o degli assen1i, neanche f ra i socialisti, protestò con– tro questa i11te·rpretaz io,ie ca pziosa, sofistica, violentatrice della lett era così chiara e lu– cida dcli' ordine del giorno. 11 qua le, dopo essere stato di dentro e di fuori demolit o dal commento dell' on. Barzi lai, fu votato ali' unanimi tà, meno il voto dell' on. De ~farinis, il quale in que lla occasione fu il solo uomo serio, pnre impossibile, nella pul– cinelleria genera le. t< P ER L'I MPRESA 0 1 TRI PO LI - così com– mentava la coni.media I' on. Turati sulla Critica Sociale del 1° giugno 1902 - FRA IL SÌ Jo: IL NO, Cl È SCA PPATO IL NÌ ». E il bronto lone sulloda to commentava per conto suo, sempre sulla stessa Critica So– ciale : « Così l'ordin e del giorno contrario ad ogni spedizio ne seivin\ come alibi da pre– senta rsi agli elett ori per d~u a vedere di non ave re ' nes una respon sab ilità negli av·– venimenti ; l' int erpret:1.zione dcli' on. Bar– zilai, invece, è un avv iso al Gove rno, che faccia pur e comodamen te i fatti suoi, per– chè da parte dell' Estrema non troverà nes– suna seria oppos izione. Si dice e si disdice. Si d.\ un colpo al cerchio e un colpo alla botte . Si vota un ordin e del giorn o contra – rio ali' occupazione, ma prima si dichiara che da quell'o rdin e del giorno l'occ upa – zione non è affatto esclu sa. S' intend e cl~c poi - ad occupa zione compiuta - se av– verrann o dei malestri, e se bisognerà allar– gare i cordoni ·della borsa per mantenere 1< l' onore della bandiera ", allora quegli stessi deputati, che oggi han commesso la prima viltà dissimuland o il loro consentim ento alla spedizione, comm etteranno la seconda mag– giore viltà , pestand~ i piedi stizziti , prote ~ stand o in nome degli interessi nazionali of– fesi, prod nmando di qua e di là che essi alla impre sa rovinosa eran o stati contrari. Purtropp o le masse non senton o il pericolo. Ma i depu tat i dell' Estrema si ingan nereb– bero a partito , se credessero di poter attri – buire tutta al paese la responsabilit à dei fatti : il paese tace, non si oppone con l' ener– gia necessa ria, fa male, malissimo. Ma essi, i signori deputati , non apparten gono mic.-.1, al paese della luna ; fan parte del paese anch' essi ; e data la posizione di fiducia ad essi affidata , toccava ad essi assumere I' ini– ziativa del!' agitazione, illuminare gli elet – tori, assumersi con coraggio e senza finzioni la loro parte di responsabilità nell'im presa, dat o che l' appro vassero. Essi, invece, han preferito tr incerar si dietro agli equi voci, as– sicurar si una via di ritirata pel caso che le cose vad an mal e, scus:u si della mancanza di energi a e di risoluzione con l' affermare che non c' è nessun pericolo per ora. A suo tempo, poi, commett eranno la terz a mas– sim? viltà : e dira nno che se la spedizione di ·,rripoli si fece, la colpa non fu nè del Go– verho nè del Parl amento, nè di altri : fu tutt a esclusivament e del paese >1. La " fatalità storica ,,. Nel 1902 l'im presa non si fece. Ma fino d' allora apparve a luce meridiana che una buona parte dei deputati di Estrema Sini– stra era favorevole, o per lo meno non era contr:u ia all' impr esa. E la vecchi a idea continuava a filtrar e negli spiriti , si depositava in quelli che si pot rebbero chiam are gli ipogei della coscienza o piutto sto della incosciem.a nazionale, -&.i tras formava in dogma indiscusso e indiscu– tibile, conquista va l'a desione finanche di uomini ost ili per tempera mento e per ideali ad ogni politica imperialista e coloniale, e tutt 'a ltr o che illusi intorno alle capac ità economiche della et terra promessa 11. Giusepp e Ricchieri, per es., nel 1902, pur riducendo a propo rzioni assai modeste le · illusioni di sfrutta mento econo mico della regione, e demolendone il vnlore strat egico, riconosce va la necessità che un ' alt ra nn– zione non occupasse, in vece dcli' Italia, la Tripolita nia (la <Jripolitau ia e r Ita lia, Soc. editrice Dante Alighieri , MCMII). E France– sco Papafava , un am i-colonialista bello e buono, che nel 191 J accenna ndo alle velleità , libiche dcli' It alia, faceva pr esent e la ne– cessità di <e non dimenti care che la Francia, quattr o volte più ricca di noi, dopo sett anta :inni dj colonizzazione, consuma ancora in Alger ia, molto più ferrile della Tripolita – nia, più ricchezza che non ne ritrngga • (Dieci mm i di vit11 italiana, l, 176), già nel gennaio 1902 ammetteva che a è nel nostro inter esse che la Tripolitania non diventi nè fra ncese nè inglese, ma resti riservarn ali' It alia, per quand o l' It alia vorrà e po• trà occuparla " (ibid., I, 22+)- E Giustino Fonùnato - chi più prudente e più ant ico– loniale di lui ? - nel ma rzo 1909 scriveva: « A noi importa che Tripoli, la sola terra d' Affrica ancora ottoman a, ancora fuori della civiltà, spetti un giorn o a noi e non ad altri, pur senza credere al gr:rnde auspi– cato suo valore econom ico » (Il .lf r:zogi orno e lo Stato italia no, l I, 446). Questi nostri :i.miei - è nostra ferma convinzione - erravano. Ma nessuno aveva mai cririca to qu est'e rrore, che essi aveva no in comune con la grande maggiora nza dei nostri uomini politi ci. E chiunque voglia app rezzare onestament e le responsabilit à del Ministero, che ha condott o l' It alia in Li– bia, deve riconoscere che - date quelle ro,i– dizio,ii dtl 11ostro spir ito p ubblico e dala la circostan za che nu lla da 1uss1ma parie mai si comp iva ptr muta re quelle condizioni di spi rito - era veram ent e una « fatalit?t sto– rica» che I' Itali a o prima o poi occupasse militarmente la Libi a. Se un' altra nazione avesse messo pied e in quel pa ese, la grand e maggioranza degli ita liani che leggono i giornal i e chia cchie– rano di politicn. int orno ai tav olini da caffè, e molti uomini tutt' altr o che impul sivi e scervellati, avrebber o avut o - a ort o, secondo noi ; ma in qu este faccende il pa rere val quanto J'rsse re - avrebbero a vuto , dice vam o, l'impre ssione di un disa– str o nazionale inaudi to. Molti fra colc– ro, che biasimano oggi il Governo di a– vere iniziata I' impr esa, l' avrebbe ro fulmi– nato il giorno in cui la Libia fosse sfuggit:l ali' Italia. Quei repubb licani, che oggi pro– testano contro la Monarchia perchè c' è an– data, avrebber o invocata la repubblica se ci fosse anda to un altro . Ecco perchè la cc fatalit:i. storica >) doveva ' condurci o prima o poi in Libia . E la c1 fa– ta lità storica >1 è la incoltura e la leggerezz a, di cui tutti i'n It alia siamo più o meno ma– lati : incoltura e leggerezza, grazie a cui a poco a poco si è tra sformat a in dogma una aspiraz ione dapprima vaga e fant astica; e gli animi di uomini anche non leggeri e non volgari si trovarono a poco a poco conqui – stati da questo dogma, perchè nessuno avev a mai pensato a criticarlo di prop osito, supp onend o che non si tratta sse di altro che di aspira zione senza imm ediati pericoli e senza pratiche conseguenze ; e si andò ava nti per trent ' ann i alla carlona , oscillando fra la volontà e la nolont à, finchè da un mo– mento ali' altr o i nodi non venn ero impr ov– visamente al pett ine, e la n fata lit à storica ,1 della nostra leggerezza e della nostra igno– ranza non ci prese per il collo, costrin gen– doci una buona volta a prendere o a la– sciare. Quel cbc non è stato discus– so ancora. Queste considernzioni bisognerebb e tener present i allorchè si tratt a di giudicare le responsab ilità degli uomini di Governo, che ci hanno condotti in Libia. Nell' essere con– vinti che fosse realment e per l'It alia que– stione di vita o di mort e l' andare o non and are, qu esti uomini han no part ecipat o ad un errore comun e alla int era naz ione. Fare ca rico ad essi soli di un errore uni versale - errore positi vo nei colonialisti, errore negativo negli anri colonialisti, errore di leg– gerezza in tutti - sarebbe ingeneroso e ingiu sto, oltre che inutile oram ai. In Libia ci siamo e ci resteremo purtroppo ! Recri– min are sui motivi , che ci hanno condott i al doloroso passo, o glorificarli coll'aiut o di un a nuova filosofia della storia a base di sviluppi verticali e orizzonta li, può servire a suscitare gli applausi delle plebi dei co– mizi e della Camera, ma non può revocar e l'irr evoca bile. Biblioteca Gino Bianco Ben più necessaria e più ut ile s.1rebl: e la ri– cerca del.le respon sabi lità, che il MinisteroGio– litti e più specialmente l'on. Giolitti , hanno nella scelta del momento e del modo della conq uista . Qui la respon sabilità generale del paese scompare, e si delinea la respon– sabi lità individua le de.li ' uomo, che ha pre– siedu to alla rea lizzazione della aspir :izione comune. Ed è una responsabi lid terribil e, dalh cui di :,cussione l'on. Giolitt i dovre bbe us:ire distrutto . Ma propr io sul qu ando e sul come l' impresa è stata iniziarn e con– do tt a, la Camern, !'li momento in cui scriviamo, non ha ancora cominciat o a discu tere, salvo qu:i.lche accenno !'.Issai bu<r no dcli' on. Modigliani :igli errori iniziali dell' imp resa, e la critica :ii tru cchi fi– nanz iari fatt a dag li on. Sonnino e Gra zia– dei ; e salvo un discorso sto machevolment e ult ragiolitti ano dcli' on. De Felice, il quale ha cercato di far dim en ticnre le responsa– bilit à dell' on. Giolitt i - e un poco anche le responsa bilit à propr ie ! - butt andosi con tutto il suo peso add osso al generai Caneva. E probabilmente non ne discut erà .... G. Sa\vemlnl. Il problema doganale e i ~iformisti di destra. Nel dicembre del 19 12 i Riformisti di destra tennero il loro primo Congresso nazionale, in cui votaron o il seguente ordine del giorno: • li Congresso afferma che l'attivit à del Par- • tito deve rivolgersi ad ott enere: • 1 o I' abolizione del dazio sul grano ; • 20 l' abolizione di ogni protezione doga– « nale delle industrie zuccheriere e sidenu – • gica; • 3° l'acc urata revizione di tut ti i dazi • industriali abolendoli o riducendoli al minimo « possibile ; , 40 che non si abbia a concedere alcuna • nuova protezione doganale ad altre indu- • strie •. Compiacendoci di questa manifestazione an– tiprotezionista del Congresso riformista, noi non potevam o, per altro, far a meno di osser– vare, su r Utiitd del 20 dicembre 19 12, che • purtroppo quelr ordine del giorno era stato « votato in fine di Congresso, ali' unanimità, • senza una profonda discussione, insieme a « parecchi altri ordini del giorno, come sem- • plice manifestazione di tendenza. Motivo per • cui non sappiam o se e fino a qual punt o quel • voto risponda alle convinzioni attiv e di tu/li • i vota nti, cioò se proprio 11'/li i congressisti • lo abbiamo vota to con le intenzione di far • succedere al voto un'opera di propaganda • intensa e sistematica nel paese e una azione • parlam entar e correlativa . Staremo a vedere •. Dopo quattord ici mesi di aspettazi one, pos– siamo dire oramai quel che abbiam o visto. Abbiamo visto l' on. Bissolati affermar e piì1 volte nettament e e risolutamente il programma antipr otezionista. Ma nello stesso tempo abbiamo visto : l' on. Dello Sbarba part ecipare il 18 lu– glio 1913 a una riunione di industriali a Pisa, la quale ha invocato un nuovo dazio doganale cli protezione a favore cieli' alaba stro lavorat o Italia ; !'on. Ca.nepa propone un'a ssurda inchiesta sui costi di produzione. non appena la cam– pagna contro il protezionismo zu,.;cheriero ha cominciato a diventare un po' preoccupante; l' on. De Felice e I' on. M.ilana presentare una interrogazione al Ministro delle colonie per intimar gli di non sacrificare in Libia l' in– dustria • nazionale ~ dei cementi ai cementi della Dalmazia, che sono assai migliori e co– stano assai meno. Ciò posto, noi crediamo di non essere troppo esigenti , se preghiamo i Riformisti di destra a mett ersi una buona volta d'ac cordo fra loro. Un partito politico, in cui dinanzi a una questione gravissima e urgentissima, com'è questa della politica doganale, un deputat o dice bianco e quattr o deputati operano nero, e tu tti gli altri se ne infischiano, bisogna che abbia il buon senso di non approvare, nei suoi congressi, ad unanimità, ordini ciel giorno an– tiprotezionisti.

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