L'Unità - anno II - n.45 - 7 novembre 1913

404 Arm amenti e guerra. Assa i più grave ci appare invece l' ob– biezione di chi oppone sse che I' ost aeolo allo scoppia re di una guerra europea non sia rappresentat o soltanto dal timore dei danni economici, ma anche - e prin cipal– ment e - dall'a umento enor me degli ar– mame nti e dal terrore dei loro effet ti nel caso di una gue rra aperta. L a corsa pa_.zza agli armament i, per cui sembra che alcuni Stati vadm10 volont a– riamente incontro alla rov ina finanz iaria ed econom ica, po trebb e rap pre sent are per le grandi potenze contemporanee quello che era la guerra guerreg giata nelle epoche preceden ti. Le guerre si combatterebbero oggi a suon di milioni, e lo Staro sconfitto sa rebbe quello che non può seguire lo Stato rivale nell' impostaz ione di un magg ior nu– me ro di nav i da battaglia o nell'au mento della forza bilanciata. Così fra Au stria e Ru ssia si sarebbe comba t tut a in qu est' ul– tim o anno una grande guerra incrue nta , in cui ciasc una delle du e par ti avrebb e speso parecch ie centinai a di milion i ed in cui I' Austria - sebbene non si possa an– cor pronunc iare I' ult ima paro la - sareb be rim asta scon fitta . Ma qu and ' anche si volesse accettare una tale concez ione parados sale della guerra mo – derna e si volesse in ta l modo giust ificar e le enormi spes e per gli armamenti, non re– sterebbe meno vero per que sto che or mai - per l' una o per l' altra ragione - è asso– lutamente impr obabile lo scoppio di una gu erra genera le europea, e perdere bbe ogni valore r :irgomento dell a paura e del pre– mi o ·d':i .5sicurazione, che fa maggior presa sulla gran ma ssa del pubblic o. Esclu so que sto timore, lo Stato il quale non abbia moti vo di dar forza ad una po– liti ca aggress iva col terrore dei suoi arma– menti , non potrà ancora, finchè non siano vinti i pregiudizi attu ali, pr ende r da solo l'i niziativa del disa rmo; non avrà alcuna ragion e di andar incontro alla propria rovina per correr dietro agli armament i degli Sta ti vicini. G. L . L' on, Colajanni e il dazio sul grano, Nella tornata del 3 aprile 1909, discuten– dosi alla Camera le mozioni sulla sospensio– ne, sulla riduzione o sull'abolizione del da– zio sui cereali, l'on. Colajanni dopo aver parlato a lungo in difesa del protezionism o, chiudeva il suo discorso con queste parole, cke ·1~urita110 di essere ricordate in questi giorni. 1c lo credo di a, er dimostrato che in tempi normali il protezionismo sia utile. Jlla siamo noi in questa condizione? Nel J90J: io dice.va che basta all'agricoltura il prezzo di 25 lire al qu intale per la protezione dell' agr icoltura italiana. Siamo oggi a 32 lr"re e in certe regioni d'Italia ,• come nel– I' interno della Si cilia, siamo a 35 lire. Questo significa la fam e. Ora se voi no,i cercate di diminuire tale prezzo, vuol dire che siete dei ciechi, i quali sentono sola– mente la fo rza. della ribellione, la necersùà del sangue versato nelle pi azze. .: Quando il frumento è a 26 lire a Lon– dra, a 24 a Parigi, a 26.50 a Bud apest, a 32 nel contin ente d'Itali a, il voler mante– nere il dazi0 in questo momento è cosa asso– lutament e scellerata. .: A chi oggi contrasta la sospensione to– tale del dazio sui cereali, io ricordo che il 1n0flimento di Cobden non ·riusc-ìad ottenere I' abolizione del dazio sul grano prima del I 845, quando sull' Inghilterra e sull'Irlanda passò la devastazione della carestia. Alfura il Parlamento inglese, molto piti sapiente del Parlame11toitaliano, abolì il llazio sul grano n. Per tutto il primo semestre del 1913 il frum ento si è mantenuto in tutti i mercati italiani intorno ad una media di 30 lire il qu,'ntale ; e in maggio e giugno è salito tal– volta a 32 e 33. Oggi dopo un raccolto na– zionale abbondante il prezzo del grano ita– liano è sceso alle 26 lire circa ; ma il grano estero si mant iene sempre a Lire 29.50, e nei prossimi mesi, esaurite le scorte del/' in– terno, sarà questo certamente il prezzo gene– rale, seppu re non dovrà ancora salire. l a condizione odierna non è dunqu e molto di– versa da quella del 1909, quando il Co– tajanni considerava il mantenimento del da– zio sul grano come una cosa scellerata . J11a oggi invece il dep utato dì Castrogio– vannì 11011 vede altro nemico che il liberismo e scende in campo in difesa del dazio sul grano. L'UNITÀ ANTICLERICALISMO MASSONICO Da molte parti si grida contro la gravità del pericolo clericale. Già vari indizi, come ad esempio il questionario ant iclerica le diramat o dalla Giordano Brun o, mostrano che la i\fasso– i1eria vuole iniziare e condurre a fondo una campagna contro il clerica.lismo ; non è quin– _di inopportun o domandare - pur lasciando impregiudicata la questione dcli' opporturùtà di fare in questo momento la campagna - con qua li mezzi si vuole condurre la campa- . gna stessa, quali sono le propo ste concrete ed attuabi li che i massoni portano avanti . Già qualche documento si offre per rispon– dere alla nostra legittima curiosità : uno di questi è il libro di pretto sapore massonico scritto recentemente dall'avv. Cosmo Serembe e intit olato Il pericolo clericale in Italia. Tre quarti ciel libro sono dedicat i a mostrare con grande abbonda nza di dati e di cifre l'entità e l' imminenza del pericolo stesso, mentre l'ultima parte espone ed illust ra i mezzi più atti a combatterlo. Appunto su questa ultima parte si rivolge il nostro interesse più vivo, giacchè è giusto pensare che, dopo tan ti stud i e tant e ricerche sul clericalismo, il Serembe abbi a qualche idea nuova in proposito, e qualche concetto chiaro int orno ai mezzi coi quali condurre la lotta. Ma le delusioni com inciano subito appe na noi apriam o quest' ultim a par te che pur pom– posamente si chiama Profilassi . La prima pro– posta infatt i che il Serem be presenta ai let– tori è quella dell'abo lizione della legge delle Guarentig ie, la stessa propo sta cioè che inizia il quest ionario della Giordano Bruno e che è sta ta così ben giudicata dal nostro direttore nella risposta pubblicata nell' ultim o numer o clell'Un ittì. Vengono poi le proposte per combattere il privilegio economico della Chiesa: • abolizio ne delle mense vescovili e di tutti gli• altri pro – vent i e assegni ecclesiastici che scat uriscono dalla legge, demani azione di tutta la proprietà ecclesiastica e abolizione di tutti gli oneri per il culto gravanti sugli ist ituti di pubblica be– neficenza, sui comuni e sulle prov incie •· Qui con parole grosse e sonore si liquida un com– plesso cli questioni delicat issime e importan– ti ssime che meritavano di essere meglio chia – rite e lumeggiate. Possiamo essere d'accordo col Serembe sulla opportunit à di falcidiare le mense vescovili molte delle quali hanno red– diti veramente enormi. Ma a chi dovrebbero andar devoluti questi reddi ti ? Allo Stato ac– cent ratore ? Oppure alle provinci e cd ai co– muni dove sorgono i vescovadi ? E con che metodo si vuol proced ere alla demaniazi one della proprietà ecclesiastica? Forse col pere– grino metodo dell'on. l\'lurri, il qua le vorrebbe assegnare alla chiesa, in compenso della se– qu estrat a proprietà terriera, tit oli del debi to pubblico? E se è oppo rt uno di priv~re di ogni assegno l'alto clero, è opport uno fare al– trettanto col basso clero? La questione ha not evole importa nza se si pensa che l'assegno governativo dato ai parr oci è l' unico mezzo con cui lo Stato può impedire che il basso clero caschi totalmente e unicamente sotto l'influ enza della Santa Sede. Sono tutt e que – stioni, queste, che il Serembc doveva affron– tar e e risolvere, e non tentar di nascondere sotto un man to di parole sonore. Ma il pezzo forte del programma è costi– tuit o dalle proposte per combatte re le con– gregazioni, proposte concretate in uno schema di legge in tre articoli dei quali il primo suona cosi: .: È proibito di menar e vita in comune agli adep ti degli ordini, delle corporazion i e delle congregazioni religiose, secolari e rego– lari. L.1.contravvenzione è pun ita a termine del codice penale. Chiunque presta il locale per la vita comune di cui sopra è punito con l'arr esto da uno a sci mesi •. Parr ebbero que– ste a prima vista formule semplici e chiare e di facile interpretaz ione; ma anche qui se ap– profondiamo l'i ndag ine ci urtiam o ncll' im– precisione e nell' indete rminat ezza, sentiamo sorgere i dubbi in qua ntità. Che cosa vuol dire anzit utt o vita in comu – ne? È far e vifri iii comun e l'ab itare divcr.ii pian i di uno stesso palazzo ? li rit rovar si in– sieme a date ore per conversare, per discu- tere, per man giare ? E come si può impedire tutt o questo senza infrange.re le più elemen– tari norme della libertà ? Basta formulare questi dubbi per compr endere come la legge escogitata dal Scrembe anche se votata sa– rebbe di impossibile applicazione, perchè molte scappato ie si presenterebbero a chi volesse eluderla; sem:a contar e che una legge simile sar ebbe sommamente pericolosa, perchè come oggi verrebbe applica ta alle congregazioni, cosi domani potr ebbe da un minist ro reazionario essere applicata alle organizzazioni operaie. In realtà, quand o si parla di provvedimenti legali contr o le corporazioni religiose, troppo spesso si dimentica che dopo le leggi del 1866- 1867 esse legalmente non esistono più di fronte allo Stato. Come si possono quind i creare nuove leggi per colpire ciò che legal– mente non esiste? Dovrebbero basta re le leggi anti che applicate con discernimento e con giu– stizia . Inoltre, la campagna contro le congre – gazioni dovrebbe essere sopra tutto una cam– pagna agitata davanti la pubbli ca opinione diretta a far sorgere nel pubblico la sfiducia e il discredito nelle congregazioni stesse, a crea re quello stato d'animo di sospet to e di ost ilità che indebolirebbe le congregazioni più di qua lunqu e legge. Si deve fare in questo campo ciò che nel campo opposto si fa contro la Massoneria . An– che qui sarebbe assurdo pensare di colpire con leggi di Stato un' associazione che davanti lo Stat o non esiste : la sola lotta efficace che si può condurre è di scredit are la i\fassoneria davan ti al pubbli co, in modo da diminu ire il num ero dei suoi adepti, riusce.odo così ad in– debo lirla e ad abbatte rla. Sia nel caso della massoneria sia nel caso delle congrcg:i.zioni , i provvedimenti legali sarebbero inuti li e impo– ten ti. Ed è sommament e curioso vedere da un lato i clerico-nazionalisti che invocan o dallo Stato provvedimenti cont ro i massoni, mentre dall'altro lato i massoui chiedono nuove leggi contro le congregazioni. A noi tutti questi combat tenti dell'uno e dell'altro campo fann o a certi momenti l'effetto di gen– te che grida forte per torn aconto eletto ra le o per necessità del momento , ma che ha poca o nessuna intenzi one di fare sul serio. Dopo ciò faremo grazia al letto re di un esame minuzi oso dei provved imenti escogitat i dal Scrembe per combatte re il clericalcsimo nella scuola. Basti il dire che quest i provve– dimenti si imperniano e quasi si riass umono in due già noti e stantii : monopolio di Sta to in mat eria di insegnamento, incompatibilità del clero di adire ali' insegnamento. t inutil e una lunga confutaz ione di queste proposte per chi ha letto e ricorda quanto sull' Unità è sta to ripetutamente scritto in prop osito ; la nostra concezione veram ente liberale e laica si impernia su opposti concetti : noi non ab – biamo nessuna difficoltà ad ammettere i preti nell' insegna mento , purchè i posti siano asse– gnat i mediant e· pubblici concorsi da commis– sioni governativ e; cOsì pur e noi non ci oppo– niam o ali' insegnament o libero, ma vogliamo che gli esam i siano rigorosamente soste nuti davanti a comm issioni esclusivamente gover– native . Ci pare con ciò cli difendere la scuola laica meglio she non cert i massoni e rad icali tipo Credaro, i quali , mentre blaterano a destra e a sinistra di 'laicità di insegna ment o ecc.. non si perita.no poi di fare concessioni gra vi e pe– ricolose ai clericali, come ad esempio la par– tecipazione di rappre senta nti dcli' insegn a– mento privato nelle commissioni d'esa me. Così, concludendo. anche tutt e queste pro– poste anticlericali ciel Scrcmbe esam inate a fondo ci portan o alla solita malincon ica ,con– statazi one : i nostri anLiclericali per lo pii1 non san no bene che cosa vogliono e qual i sono i mezzi migliori per conseguire i loro in– tenti. Si consideri invece come è differente la posizione dei clericali, i qua li - e gli articoli pub blicati da l!' Unitcì sui clericali e la scuola , l'ha nno dimostrato chiarame nte - sanno as- sai bene dove vogliono giungere e quale è la via da tenere. Nel campo anticlericale regna quasi esclusi– vament e il confu sionismo e la imprecisione Biblioteca Gino Bianco delle idee, sotto un manto di parole tanto vuote quanto sonore e con la solita acredine del set tari smo massonico. Se non si vuo l giust ificare il sospe tto che la lott a anti clerica le sia inscenata al solo sco– po di dist rarre l'atte nzione delle masse da al– tri e più urgenti questioni. occorre che il pro– blema sia posto con adeguata visione della realtà e con proposte chiare e concrete in– torno ai mezzi per risolverlo. P IETRO SILVA, L'AUSTERA VIRTÙ dei ministro radicale dcli' I. P. ha capitolato un 'altra volta . Pochi mesi or sono una sua di sposizione di regolamento stabi liva che i licen• ziandi dalle scuole medie superiori caduti nello due sessioni di esami dell'anno , dovessero nel– l'an no successivo ripetere non solo le prove fallite, ma t utt i gli esami. Vi fu allora chi prese sul serio le par ole del ministro rad icale, ma evidentemente il ministro radi cale aveva fatto cosl per celia e per gioco, tanto è vero che con altra disposizione regolamen tare, per- - fetta mel}te contra ria alla p~ma, furono resti· tuite le quattro sessioni di esami reclamate dagli analfabet i della borghesia, dai loro sfrut– ta tori, dai loro prot etto ri politici. E come se non bastas se la licenza accordata già per un provvido articolo di regolamento a chi nelle quattro sessioni sia caduto in una mater ia non principal e, il ministro Credaro aggiunse ancora per suo conto la licenza condiziona ta per uso e consum o di chi sia cadut o in due materi e, tra le quali , nelle scuole class iche, il latino (so io il latino, fors e ? dice il ministr o) : ci assi– curan o che il ministro studia di accordare la licenza liceale per decreto reale a tutti quelli che abbia no paga te le tasse . Cosi è : il suf– fragio univ ersale agli ana lfabeti del popo lo lo si concede per ischerzo (nevvero, elettor i delle Puglie ?) ; agli analfabet i della borghesia le li– cenze si accòrclano sul serio. Frat ta nto Ja vir– t ù austera del ministro radicale, come sempr e. cede, cede, cede. A. B. È uscito II 2. 0 opuscolo dell' 'Unità, dedicato alla propaganda contro il PROTEZIONISMO &so contiene: L - L'Unità: La nostra campagna. IL - E. Giretti: Gli assurdi e le con– tradizioni logiche del protesionismo. IIL - Spectator': I feudatari del ferro. IV. - A. De Viti De Marco: La "scien– za doganale ,, e l' 0 industria na– zionale ,, • V. - Free Tr ader , I baroni dello :ouc- chero. VI. - G. Lu zza tto : I cofonierL VII. - N . Fan c:ello: Gli affamatori • VIII. - A. De Viti De Marco : La poli– tica commerciale e il éJ',,lezzogiorno d'Italia. IX. - G. Borgatta: Il commercio in/er– nazionale. . X. - A. De Viti De Marco: Le merci si scambiano con le merci. XI. - Il liberista democrati co : Un pro– gramma minimo antiprotezionista. XII. - A. De Viti De M arco : Politica commerciale e classe la'borafrice. XIII. - L'Unit à: P er l'azione anlipro/e, sionista. Un volumetto di pagine 126 ceni. 30. Il primo opuscolo del!' UNITA: Per un programma di azione de,nocratica è compl e– tamente esau rito. Siamo quindi dolenti di non poter dar corso alle richieste che ancora ci pervengono. L'AMMINISTRAZIONE

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