L'Unità - anno II - n.42 - 17 ottobre 1913

392 dati i diversi insegnamenti, abb iano rispe t– tivamente i requisiti voluti da questa legge per aspira re ed insegnare in una scuola se– condaria pubb lica o titoli equ ipollenti ; 2. Che gli insegnamenti sieno dat i in con– formità del programma, in cui sarà annun– ziata al pubb lico l' apertura dello stabili– mento, e che ad uno stesso insegnan te non possa no essere affidate più di due mate rie d' insegnamento; 3. Che lo stab ilimento sia aperto in ogn i tempo alle auto rità, cui è comme ssa l' ispezione ordinaria delle scuole secondar ie, come altre sì alle persone cui il Ministro avd data una delegazione a questo fine (art. 240). « I cittadini, che abbiano ottenuta l'abilitazi one ad un dalo insegna– mento ginna siale o liceale, avranno la fa– colt à di aprir e personalm ente corsi pu bblici intorno a que lle mate rie per cui av rann o titolo lega le sufficiente. I loro corsi saranno sottopos ti ali' ispezione dei Prov veditori, nè potranno essere chiusi che per cause grav i, in cui sia imp egnata la conserva zione dcl– i' ordi ne mor:lle e I.i tut eb dei principi che gov ernano l'ord ine sociale pubbli co dello Stato o la salute degli allievi " (art . 250). cc L' istr uzione seconda ria, che si dà nell' in– terno delle ra,n iglie sotto la vigilanza dei p.id ri o di chi ne fo legalmente le veci, ai figli de lla famig lia ed ai figli de i congiunti dell:l medes ima, sad prosciolta da ogni vincolo d' ispezione per parte dello Stato " (art . 251). « Ali' istruz ione, di cui nell' ar– ticolo precede nte, sarà eguag liarn quelb, che più p.idri di famig lia associati a que sto intento faranno dare sotto l'e ffett iva loro vigilanz:1 e sotto la loro respo nsabilità in comune :li propri figli » (ar t. 252). Come si vede, la legge Casati non pone nessun vincolo di nessun genere ali' inse– gnamento fam iliare o dato sott o la diretta sorveg lianza dei gen itori (ar t. 250, 251). Ali' insegnamento libero, quando sia ape rto :11 pub blico, esso impone le sole condizioni che I' insegnante, come ogni alt-roprofessio- 11ùta, sia ab ilitato legalment e ali' esercizio della sua professione, che non faccia d·ella scuo la un centro di propaga nda cont ro le leggi dello St:lto, che insegn i realmente qu el che ha promesso d' insegna re nel Programm a pubb lico del suo insegnamento. La garenzia che gl' insegnanti liber i ri– spetti no nelle scuole aperte al pubb lico ques te cond izioni, dovr ebbe il Governo averla per mezzo di ispezioni. Ma da tempo imme– mora bile que ste ispezioni non sono più fat– te : e molt e scuole private, laiche e cleri– cal i, tr uffano impuneme nte la buona fede delle famiglie, facendo promesse di st udi che non sono manten ut e. La stessa condiz ione che gl' inseg nant i sieno legalmente ab ilitat i, è rispe ttata solo fino a un cert o punt o : non v'è isti tut o pr ivato, laico o clericale, che non abbia qu alche dep ut ato pro tett ore, sott o le cu i pression i il P rovvedi tore agli studi non debba continuament e chiudere gli occhi sulla manca nza di titoli lega li degl' insegnant i. Dal 1896 in po i non si pubblica più neanc he la stat istica ann uale de1le scuole private, in mod o che oggi noi non sappiamo di sicuro neanch e quale este nsione abbiano gl' isti– tut j priva ti in co~fr onto colle scuole pub-– liche. In lt :llia l' insegnamento privato è, di fatto, assolutamente libero. Ed è bene che sia così, e non sa rebbe un male se qu egli arti coli della legge Casa ti, che dàn no allo St.1to un diritto di ispezio ne, fossero senz'a l– t ro abo liti anche esplicitamente. Il Govern o tenga le sue scuole e, cerchi di farle andare meglio che sia possibile; e i privat i restino assoluta mente liber i, nei limiti delle leggi com uni, di organ izza re le loro scuole come meglio credono. La scuola privata può avere anc he un util e campo di tentat ivi e di esperim enti pedagogi ci a patto di essere lascia ta del tutto libera. Da lla concorren za delle scuole priva te liber e le scuole pub – bliche - purchè stieno sempre in guar– dia, e sieno spint e da lla concorrenza a migliora rsi, e non pretendano neghitt osa– ment e elim inare con espedienti legali la concorrenza stessa - hanno tutt o da gua– dagn :lre e nu lla da perd ere. Su un punt o solo la legge Casati dà alle L' UNITÀ scuole ddl o Stato un monopo lio e subo r– dina ad esse le scuole priva te : per tutt o quanto riguarda la concessione di certi fi– cati scolastici aventi vnlore legale, i qu ali non posso no essere conseguiti che in seguit o ad esami sostenuti nelle scuole dello Stato o pareggiate a qu elle dello Sta to. E quand o si voglia ragio nare in buona fede e senza part ito pre so, nessuno può considera re que– sto monopo lio come illiberale e iniquo. Salvo, infatti , che non si voglia proclama re la.asso– luta libert:\ delle professioni liberali e •auto– rizzarne I' esercizio per chiunqu e senzn nes– suna limit azione preve nti va , è evidente che le ab ilitazion i profe ssionali come :tltr ove ab– biam o spiega to (ved i U,iit,ì, n. 28 febbraio), non possono esse re concesse che da esami– natori di Stato indipendenti dai ca ndidati. Un insegnante di istitut o privato, che sia paga to d:ii suoi :1lunni e che corra pericolo di morir di fame non appena sia abbando- nato dagli alun ni, e debba nello stesso tempo esam inare e giudicare e cl:tssificare giuri– dicament e gli stessi alunn i, sa rebbe per ne– cessità cost rett o ad app rova rne il maggior num ero possibile. Solo un esamin:itore la cui posiz.ione economica sia del tutt o indi– pendent e dn l result:lto degli esami e questo non si può :we re che con l' esami nato re funziona rio di Stato - può giudica re i c:m– didat i con unn serenità almeno relati va. Cont ro que sto sistemn giuridico i cleri– cali non si sono ma i stnncati di protestare. E via via che il loro mov iment o si :illarga e si consolida, i loro sforzi magg iori si con• cen tr ano specia lmente su questo terren o. Solamente, la loro tatt ica non è più pre– cisamen te qu ella che seguivan o nei primi decenni del nost ro Risorg iment o naz ionale. èJ n un altr o articolo ved remo come essa si è adattata al nuovo stat o di fatto. G. S alve mini . UNA DIFESA DEL PROTEZIONISMO La difesa è fatta clall' on. Colajanni, vecchio e convinto fautore del protezionismo agrario, cd è accolta al posto d'o nore, con parole dì altissimo plauso, nelle colonne ospitali della Tribuna, di cui sono ben noti gli amori per il protezio nismo siderurgico e zuccheriero.... Basterebbe questo semplice ravvicinament o per dimostrar e al deputato di Castrogio\"anni l'e rrore che egli commette, quand o difende il sistema cloganalc, instaurat o in Ita lia con la tar iffa ciel 1887, credendo di servire agli intc• ressi cieli' agricoltura , e non s'accorge di fare soltant o il giuoco delle grand i industr ie pro• tett e. 11protezionismo gener•lr . L' errore del Colajanni si potrebbe in parte giustific..'\rc,quando si volesse ammettere come si può sospet tare che egli creda tuttora nella possibilità di qucll' assurdo economico, che sa• rebbe la prote zione estesa a tutt i quant i i pro– dotti nazionali . Egli nega infatt i che in Ita lia dall" 0 87 in poi l'ag ricoltur a sia stata sacrifi– cata ali' industr ia ; si ribella contro il vezzo invalso fra i liberisti di (:hiamare il dazi; sul grano il prelium su leris della connivenza alle alte tariffe sui prodott i industr iali, e per di• mostra re l' ingiustizia di quell ' atcusa rifà la storia a modo suo, ricordando soltant o I' ul· timo aument o del dazio, da 5 a 7 lire, avve• nuto, solo in parte per ragioni fiscali, nel~feb. braio del 1894, e diment icando completamente il primo e fortissimo aumento da L. 1.40 a 3 lire approvato il 21 aprile 1887, seguito a nove mesi di distanza clall' ulte riore aumento a 5 lire, proprio nell'an no, in cui si votava la nuova tariffa doganale. Oltre il dazio sul grano egli vanta la protezione goduta da altri prodott i agricoli, come il vino, il bestiame, i formaggi ; ma non esamina se quelle prod uzioni tra ggano qualche vantaggio effett ivo da i dazi con cui si son volute proteggere, e si limita a ricorda re l'agita zione contro il modus vivendi con la Spagna per aver I' occ..'\Sione cli ripetere una vecchia accuS..'\ contr o I' on. Dc Viti De Marco, che in realtà parve dimenticar e in quel mo– mento la sua fede liberista, ma lo fece unica– mente per protestar e contro le pret ese di al– cuni industriali protetti, che dopo aver distrutta I' esporta zione dei vini meridionali, volevano per il proprio vantagg io sottrar re loro anche il mercato nazionale, facendo a spese loro un primo esperimento libera le in piena contrae!• dizione col regime ultraprotcz ionista eh"esse volevan o mantenere. Ma fosse anche vero che alcune produzioni agricole, oltre al grano, sono in Italia cmc..1ce• mente protette dai daz i dogana li. questo non proverebbe in alcun modo che si possano·p ro– tcggcre ugualmente e contemporaneamente t utt e le forme di produzione. Nella gara per le tar iffe protettri ci vi devono essere necess..1• riamente dei vincitori e degli sconfitti ; altri• 1hcnti i vanta ggi si eliderebbe ro !ra loro, e si arriv erebbe a quel risultato del merc..'ltOna• zionalc perfettamen te chiuso, che può essere il sogno di molti mercantilisti in ritardo e di alcuni nazionalisti ignoran ti , ma è la negazione assoluta della vita economica contemporanea, in cui gli scamb i int ernazionali crescono con progressione pii1 che ari tme tica, e son diven • tati cosi necessart alla vita dei popoli che le pH1 alte bar riere doganali non va lgono ad im• pedirli. I v.tnlaggl del protezionismo. Ma il Colaja nni non si trattie ne neppur un momento ad esaminare se la tariffa dcli' '87 possa aver creato delle vittim e. Per lui vi è un argomento decisivo che dovrebbe tagliar corto ad ogni discussione: il confronto fra il movimento economico delr Italia nel periodo ciel regime semiliberale (1870-1887) cd il ra• pido sviluppo raggiunt o dopo il trionfo del protezionismo (1887-1913). Basta. secondo lui, questo semplice confronto per dimostrar e an• che ai ciechi i grand i vantaggi della nuova tariffa proibitiva. Si potrebbe opporre al Colajanni che il ra_ gionamcnt o è logicamente errato ; e che con lo stesso procedimento logico si potrebbe so– stenere che il miglioramento economico cicl– i' Italia ò un effetto dcli' aumento delle spese militar i o della delinquenza dei minorenni. Ma forse il Colajanni , che deve essersi affezio– nato a questo metod o di ragioname nto, e che in un secondo artico lo sostiene che il consumo elci grano aumenta in ragione diretta del suo prezzo, non terrebbe in nessun conto la nostra obbiezione e direbbe che noi vogliamo fare della filosofia. Ma, a farlo apposta , nemme no nella loro semplice connessione cronologica, ben diversa dal rappo rto di causa ad effetto, i fatti non si presentano nelr ordine raffigurat o da l Co· lajan ni. Dopo !''approvaz ione della tariffa del 1887, che non segnava del resto il passaggio da un regime liberale ad un regime prot ezioni– stico, ma solo un inasprimento della tariffa protettiva del 1878, non solo non sì manife• stano i progressi di cui egli favoleggia, ma si va incontro al periodo della massima depres– sione economica. che abb ia attraversato I' Ita• lia dal giorno della sua unificazione. In un solo anno, dal 1887 al 1888, i nostri scambi internazi onali subirono una diminuzione di 55? milioni di lire, e per tutt o un decennio non riuscirono a riguada gnare il terreno perduto . La depress ione commerciale, che noi, per se– guire il Co1ajanni , non vorremo at tribuir e alla sola politica dogana le, fu allora cosi grave che nel 18<)7il commercio dcli ' lt alia con I' este• ro era ancora di 250 milioni inferiore a quello eh"era stato un ventennio innanz i. Dopo il 1897, comincia, lenta dapprima e poi arditissima, l'asc esa, che dura con pro– gressione quasi costant e fino al 1911. i\'la si può affermare, pé'r lo meno con la stessa sicurezza con cui il Colajanni afferma il contra rio, che que i progressi non solo non son dovuti alla tariffa dcli' '87, che non avea. impedito o piutt osto aveva causato la crisi del decennio prcce<lcnt e, ma si man ifestano anzi a dispetto del sistema protezionistico. Se que– sto infatti fosse riuscit o efficace, avr ebbe do• vuto ostacolare l' importazione degli oggetti lavorati, dei manufa tti, delle macchine, la • quale cresce invece di anno in anno in propor• zioni impressionan ti. L' incremento rapid is– simo degli scambi dopo il 1897-98 non è feno– meno ita liano, ma universale. Se in Italia dai 2937 milioni di lire del 1899 si sale nel 1910 Biblioteca Gino Bianco a 5326 milioni, la Fran cia nello stesso periodo ha \"isto salire il suo commercio con l' estero da 82o6 milioni a q .332 milioni di lire; la Gran Brcttagna da 19.000 milioni a 15.100 milioni, la Germani a da 11.000 milioni a 22 .000 milioni, i! dunque un fenomeno gene• raie, che si è manifestato altrove in propor• zioni anche maggiori che in Italia, cd al quale si accompagna dov unqu e un' ascesa assai pili rap ida dei consumi, e conseguentemente dei prezzi, che 1n 15 anni si..,calcola siano s..1liti in media dc-I 30-40 %, Poiché nel~fratt empo le nostre tar iffe doga– nali , meno poche eccezioni , si son mantenute immut ate, si può c..1lcolarc che molte di esse, abbiano subit o una dimin uzione effett iva di un ter7.0; e che perciò ali' intensificarsi dei tram ci si sia ac,·ompagnata un"at;tcnuaziçmc del regime doganale protezionista. Ma in tal caso dove cade I" argoment o cle– cisi\"O dcli' on. Colaja nni ? I d.lnnl ckl llbcrlsm(I. Nè ha molto maggior valore r altr o argo– mento cicli' effeHo disastroso che il trionfo della propaganda di Colxlcn avrebbe detenni. nat o sull" agricoltura e sulla piccola proprietà inglese. Forse , anche in questo caso, la realtà dei fatti non corrisponde pcrfcttn mente alla rap– presentaz ione che ne dà il Colajanni ; e se po– tessimo dilungarci, non sarebbe difficile il di• mostrar e che in molte regioni dcli' Inghil– terra I" agricoltura ò oggi ass..1i pili florida che nel J\fozzogiorno cl"Italia . Ma fosse anche vero che in tutta la Gran Brettagna l' adoz ione del libero scambio ha determinat o I" esodo dalle campagne e l'am pliamento del lat ifondo. tutt o questo non proverebbe un bel nulla contr o la nostra tesi. Quello che importa cli dimostra re non è che il regime liberale abb ia determinat o il progresso o la decadenza di una singola forma cli produzione; ma che abb ia aiutato od ostacolato lo 'sviluppo della ricchezza ge– nerale della nazione. In Inghilterra la libertà cloçana le fu impo• sta , dopo epiche lotte, dalla grande industr ia, che nonostante gli ostacoli di ogni genere, si era sviluppata i'n manic.ra meravigliosa nei prim i 40 anni ciel secolo e si sent iva destinata alla conqu ista del merc..1to m0ndiale. Niente cli più natu rale quindi che, aperti ali' industria inglese i mercat i agricoli del continente e dei paesi tran soceanici, s· intensificasse sopra t utt o la produzione industrial e e si manifestasse il fenomeno dcli· urbanesimo e dello spopo la– mento delle campagne. Ma in Ita lia, o almeno in qua ttro quint i cl' ltaHa, le condizioni sono del lu tto opposte a quelle cieli' Inghilterra della prima metà del secolo XIX. Il libero scambio si invoca da · persone convint e dcli' avven ire prevalente• mente agr icolo del nostro paese per richia– mare alla terra una part e cli <1uci capita li che il protez ionismo industrial e le ha artificial• mente sottratt i, e per aprir e ai prodotti del suolo un i,H1 ampio mcrc..1to. Il Colajanni - è vero - chiama anche questa una nostra illusione, perché - egli dice - le rinuncie dell' Italia sul terreno della protezione alle indu strie non potra nno indurre gli agrari dei paesi vicini ad accogliere i pro– dotti delle nost re terre. Ma si può sempre ri· sponclcrc che i paesi con cui sono più frequenti i nostri rapport i commerciali, non son domi– nati dag li agrari soltanto: la Germania, per cita re un esempio solta nto, ha una classe po• tcnte cl" industriali, che mira costant emente alla conquista elci mercato italiano. li giorno in cui vedessero i nostri negoziatori disposti a facilitare I' ingresso dei loro manufatti a. pat to di otte nere dei vant aggi corrispondent i per i prodott i dcli' agricoltura , gli industrial i tedeschi riuscirebbero facilmente ad im~rre le propr ie ragioni agli agrar i del loro paese. Protezionismo e politic•. l\fa del resto non è forse oppo rtu no di se• guire gli avversa ri nella disputa gcncric..'l sui vantaggi del liberismo o del protezionismo in astralio. La questione, in questi ultimi mesi, è stata posta in modo assai concre to e deter• minat o, con la proposta della soppressione o della progressiva riduzio~e del dazio sul gra– no, e della protezio ne alle industrie dello zuc-

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