L'Unità - anno II - n.38 - 19 settembre 1913

L' UN I TÀ Per la libertà elettorale in Pi emonte. La distinz ione fra le città cap iluoghi di re– gione o altr imenti popolose e impor tan ti e i centri minori della cosidetta provi ncia è asso lu– tamente necessario che sia fatta sempre, anche per l'Italia se ttentrio nale, da chi vog lia trarre da lle manifestazio ni pubblic he della vita civile, in ispecie dalle elezio ni am ministra tive e poli– tiche, nozioni esatte che possa no serv ire di cri– terio e fonda mento sicuro all'azio ne ulteriore. Tale d ist inzione non ha significato den igrativo. La vita provi ndale esplica pregi mora li che bi~ lanciano l'angu stia de lle condizioni in cui si svolge. Ma queste condizioni hanno bisogno di esse re migliora te, specia lmente per ciò che ri– guarda l'e serciz io d ella libertà politica. Anche un conservatore (pur chè onesto e sin– cero ), anche chi è abituato a disprezzare le sfu– riate tribun izie deve riconoscere che assa i so– vente nelle pro vincie, anc he subalpi ne, i diritti sta tutari sono frustrat i nella lettera e nello spi - rito ; pegg io ancora, sono per loro ludibr io, d i– 'ç'entati pretesto e ragione di prep otenze e di coercizio ni oligarchiche. Non si tratta di invocar e che a maggiore li– bertà siano ·teorica mente informa te le istituzion i e le leg~i dello Stato. Non tanto manca libertà nella nostra legis lazione, qu,1nto spir ito vèro di libertà nell'a nim o de i cittadini . Questo fatto è particolar mente visibile nei ce ntri prov incia li di c1uasi tutte le reg ioni d' Italia, no n escl uso il Pìemo nte, de l quale oggi voglio parhue. Ora se si pensa che i risulta ti politic i de lla provincia hanno nelle sorti genera li del Paese ta l peso che un potere esecut ivo di mala fede potrebbe (sto pe r dire) lasciare sbizza rrire la vera lotta de i pa rtit i nei grand i centri, ed essere sempre sicu ro de lla villor ia anche nell' indirizzo piil le– tale ed iniquo, quando fosse padro ne della pro – \"incia, non è ch i non veda qua le dÒvert sia per tu tt i vigilare alla piena ed effett iva e since ra ,realizzaz ione , alme no de lle liber tà statutarie, per il cittadino provincia le. Lasciando a parte per o ra i pit) piccoli co• munì che ord inariamente part ecipano di ciò 'Che avviene nel capo luogo, ma che pur dovreb– -bero esse re ogge tto di att enzioni e d i pro pa• gan da specia le, doma ndia moci : Come si svolge to non si svolge) la vita politica in q uelli che ra gg iungono una popo laz ione fra i sei e i ven– timila ab itant i, nei cap iluog hi di manda mento e d i circon dario, ed anche in alcuni dei minori capiluogh i di prov incia ? Se nel co mune vi é un numero sufficie nte di operai orga nizzati, abbas tanza forte da rende re temibile una sua vittoria ele ttorale ed eRìcace la sua propaganda , so rge la necess ità d i un co ntras to pi0 o meno vivo di idee ; la presenza del nucleo soc ialista aggiu nge vigo ria di vita e di gnità idea le anche al par tito avversar io; lo Induce alla disp uta, lo obb liga a precisare i ter– min i del propr io progra mma; suscita nei citta– dini non socia listi il gru ppo dei democrat ici ar. fini dando origine alla clisl:ussio ne de i principi della democraz ia. Ma i due be nefizi principa li della prese nza d i nn forte nucleo socialis ta ope• rai~ in provin cia so no: 1° che il mo\'imento della pole mica diu turna e vivace tra scina spesso ne lle -sane corrent i della 1>0litica vera qu eg li impe ti di avve rsione reciproca che senua ciò avrebbero soltanto un odioso carattere perso nale ; 2° che il con tinuo pericolo di veder congiungersi agli organizza ti anche le masse non socia liste rend e più prud enti i tirannu coli locali e impone mo– d erazio ne alle imp osizio ni e intimidazion i irri– tanti. App unt o percir'I, in certi comuni, ali' im– pian to di indu strie a cui è necess ar io lavoro maschile le oligarchie loca li han no oppos to osta– coli d'og ni man iera, preferendo se mpr e le in– dustri e a lavoro femminile. Anche con dan no gravissi mo della popolazion e essi hanno voluto evitare il pe ricolo di 1111 risanam ento polit ico e am ministrat ivo e della cessazio ne della loro pre– potenza oligarchica. Ma dove <111estecondizi oni di lolla pili digni– tosa non si verifi cano, la libert à politic.-i è. ridotta pressochè a nulla e resa im1>ossibile ogni ribel – lione (anche nel segreto de l voto\, la quale esp rima i senti menti pur nob ili e liberi che in queste 1>opolazioni per sistono, ma <.he in tutt'a l– tro si esplicano fuorchè in manifesta1ioni poli– tiche. Se la degenerazione politica in molta parte della pro, •incia piemontese è profonda, no n è tale però da 1>0tersi considerare irr ime– diabile. Poiché l' istinto camorristico, la so pranazi qne mafiosa c' è da par te di chi impera, non c'è da par te di chi ubbidisce rasseg nato e diffidente . Non è un do ut des; non è uno sca mbio di van taggi fra ess i ; è un lasciar clomin~re per ti– more cli dan no o di lotte per sonali disgus tos,: ; dimodoch è se domani una buona ventata di rinnovazione politica e amministrativa mandasse que lle piccole tiran nidi a gambe all'aria i soli a dolerse ne sarebbe ro i due o tre che le esercita – vano; tutti gli altri che in fondo (come awiene neg li ambienti di vita stagnante ma non ancora ammorbat a) subiscono la domina zione ma non ne approfittano, sarebbe ro felicissimi della nuova vita . Come la degenerazione politica di cui parlo si sia potuta avverare in tan ta parte delle provinc ie suba lpiue non èd iflìcile deter minar e storica mente. Nelle pri me elez ioni piemontesi dal '48 in poi, dalla nobi ltà di provincia e da lla grande pro– prietà fondiaria avita alle quali 11 clero s' inchi– nav a volentieri (fuorché nella ques tione di Roma) d ipendeva direttamente l'elezio ne po litica e quin– di la rapp rese ntanza parlamentare. Ln decade nza ed anche la rovina economica della nobiltà, l'esodo di essa dalla provincia nell e grandi città e all'estero, l'estinz ione e la dispersio ne di molta parte di essa e la sua im– medes imazione colla borghesia cittad ina - la scomparsa di molta parte della gra nde proprietà fondiaria av ita - l'a ttr.tzione delle perso ne colt e alle grandi città per la q_ecessità fattasi maggio re di mettere la colt ura a profitto pratico pro fes– sionale - l'a tteggiarsi del clero a partito polit ico per la ca usa te mporalis tica t:d altre anc he più important i - il precede nte allargame .nto del suffragio e l'aumen to dc li' istruzio ne, non suffi– ciente n liber tà, ma atto a prod urre. un iniziale, informe, incomple to movime nt o de lle masse po – polari provinciali ; - la formaz ione di un medio– ceto provinciale professio nista, commerciale, in– dustriale accog liente int orno a sè eleme nti vari co me il fattore ar ricchi to e il buro cra ta a riposo , - la sovrappos izione a ques to d i un'arist ocrazia finanziaria di industr iali e di merca nti di da naro, specu latori i1>0tecarii - e in ultimo la diffusione e il semp re maggio r bisog no del picco lo cred ito, strumento di potere locale - tutte quest e cause, ed altre, hanno -eomp let·amente mutato le con– dizioni dell'a mbiente poli tico. In questi ulti mi tempi qua lche eleme nto di novità è si: to porta to dalla maggiore diffusione della sta mpa , da lle iniziat ive di coltura, dalle riperc ussion i de l movimento ope raio, da lle mag • giori e più rapide comun icazioni co i grand i cen– tr i. !\fa la novità di maggio r peso é stata la trasfo rmazione de l part ito catto lico in un 'orga– nizzazio ne socia le-eco nomica la qu ;i.le, per una specia le avvedut ez1.a che ai libe rali manca, è sop rattutt o provinciale e rurale. Dal med io-ceto bo rghese, industriale, co m– merc ian te, profe ssionista , che è in gran par te sano e fortemente lavora tore sono so rte pe rò qu elle oligar chie che durante l' ultimo trentennio del seco lo scorso si sono gettate sulle ammini– strazioni pub bliche e sulle opere pie, hanno co– stituito un vero e J)rop rio stato d'assedio in loro favore su tutte le fonti dcli' interesse pub blico e pri\•ato, coli' intendimento cli stabilire col ti• mor e il loro potere, stabile nd o un tale reticolato di influenze che ciascun cittadino dovesse o per l' una o per l'altra necessi tà della vita cade re in mano loro. Era la torbida smania ciel pa,-ve11u. di sosti– tuirsi nel do minio all'aristocrazia e alle grandi famigli e del per iodo nntece dcnte ; e sicco me l' unica potenza di questo pe riodo, so pravvissut a, era il clero, sicco me auegg iarsi contro il clero co n loyalisme cost ituzionale non costava alcu n pe ricolo ess i fece ro qualch e sbandierame nto an– ticlericale festeggia nd o i Reduci dell e patri e bat– taglie e si chiam arono libe,·a/i. Ma qua nto questo atte ggia mento fosse sincero si vide poi e si vede ora ; chè per sistendo in essi la stessa cieca, bru– tal e e meschina sete di essere temuti (non ha altro sig nificato che ques to per essi il potere pu bblico ) ed esse ndos i nel frattempo rivelato qualche indi zio di maggio re coscienza nelle masse e aumentata coll'organizzazione economica la pote nza del clero c.-ittolico, essi, i liberali di e Gino Bianco ieri , gli si sono accodati umilm ente e se rvil– mente, colle più improvvi se e impudenti con• versioni, e sogli on o gi ustificare il loro machia – vellismo volgare dice nd o di cercan i vot i dove essi si trova110: cioè ne lle fila delle orga nizza– zioni ca ttolich e. Quanto sin stata e sia nefas ta l'opera di questa ge nte alle provincie suba lpine è incalco labi le. La dedizione, che nel pe riodo antece~lente av – veni va, de ll'e lettore al nobile de lla città o al grande propri etar io sindaco a vita era almeno spontanea ed automatica, era il riconoscimento di un'autorità c1uasi sempr e merit evole, talora anc he idealmente ope rosa e cinta del fascino di nobili tradiz ioni loca li. Ma il dom inio success ivo è stato ed è corrutt ore e degradante al massimo grado ; poiché è tenuto eia persone moralme nte utilitarie, politicame nte indinerentì e scettic he e soprattutto ignora nti ; che pe r orgoglio deprez• zano ciò che ignora no e forniscono pe rciò esem– pio pestife ro di indiffe renza dileggia trice rispetto a qualsiasi idea le o nazionale o sociale o reli• gioso ; e si eserci ta con atti e atteggia menti vendica tivi, colla disciplina non dell e coscie nze ma de l timore e dc li' interess e. L'allea nza cle– ricale ha agg ravato di assai l'ese mpio e I' im– mornlità di questi piccoli dispot ismi, anzitutt o perchè il maleficio per mezzo del clero s' "insinua ., nell' intimo delle famiglie; cd anche pe rché è orrib ile cosa, anche per i non crede nti , vede re la fede deg li umi li fatta strumento di questa gen te, mangia preti della vigilia, che a nulla ha ma i credu to nè crede né nel cielo nè sulla terra. In gran parte del Piemonte provinciale si pre – para ora il trionfo del clericalismo politico che avverrà o coll'e lezione di ca ndidati clericali puri (il che, a mio parere, sarebbe il minor male) o con quella di ministeriali senz:acoscieitza politica che rappresenteranno alla Camera il domi nio della Chiesa polit icante su l libe ralismo uffi– ciale. Or bene la gra nd issima maggioranza dei pro fessio nisti che esercita no in provinc ia, degli industriali, artigiani, negoziant i e piccoli pro– prietari che vi "abi tano stabilme nte è since ra– ment e contrari a al do minio Clerica le tanto nelle forme schiette quanto nelle spur ie; il cler icalismo politko non è nelle coscienze piemontesi. Ma in prov incia sen tir ete se mpre da tutti questi ordini di perso ne, riguarclo alla politica e all'am min i– strazione, ripetere la frase: e mi 'm 'n intr igo nen • · E agg iungere : e Bisognerebbe esser e ind ifferen ti; se fossi libero ... ; se non avess i il negozio ... ; se non dovessi reme re per la mia famiglia e per i miei affari. ... •. Dunque? Dunque a ques ti bei lu mi di civiltà, dopo piil di un decennio di secolo ven tesimo, nell' Italia se ttentriona le, ne lla regio ne che fu culla de i diritt i stat utari, l'ese mpio di questi ul– timi è una cosa pau rosa e pericolosa, e la li– ber tà de l voto si risolve, se ese rcita ta, in ~una diminu zione de lla libertà perso nale . È viltà? Aneliamo adagio . Non tutti sono tenuti ad esse re eroi, E poi in nome cli che i sacr ifizi persona li dovrebbero essere compiut i dal cittadi no riser– vato e probo? In nome di un a po litica cht. in provincia eg li ha sempre veduto in forme de- " gradate e degradan ti. Ciasc uno pensa alla clien• tela conunerc i;,,le e professio nale conqu istata col logorio della vita, che può essere deviata per denigrazion i e ma le voci, al piccolo credito di cui la sua azienda ha bisogno e che può essere precluso, ali' impiego locale o proprio o dei figli in cui può essere ese rcita ta vendetta, inso mma alle ra 1>presaglie, ai ricatti, alle tninacce di cui 18 vita civile delle pro\•incie ogg i è cos tit uita. J\ quale scopo qu~sti peric o!i dov rebbero essere affrontati? Per il candida to min isteriale che rap– presenta il clericalismo <lei compromesso coa tto contro il candidato clerica le puro? pe r il libe rale che rinnega la liber tà di cosce nza ? o per que llo che presenta to e voluto dal po tere esecutivo rappr esenta la violaz ione del la libertà statutar ia ch e 1.fa la sua ragion d' essere nell' ind ipendenza del potere legis lati vo dall'ese cutivo? Qua l me– ravig lia se stri nge ndo si nelle spa lle l'e lettore dice: « Tant /11t1111 a /a t'istess •? Questa è la cond izione politica della provin cia piemontese oggi. L1. viltà non è dell'ele tto re ; è piuttosto di coloro che, indipendenti per censo e per con – dizione sociale, invece di port are la parola e l'o– pera dell'educazione 1>0litica hanno approfitta to di queste co nd izion i tristi pe r i loro scop i am• bizios i, aggravandole e peggio randole. 377 È impossibile una qua.lsiasi ribellio ne a cond i• zioni sì tri sti ? Non lo credo. Basta fortemente volere e aver fede nelle virtù inge nite del Pie• monte. Poiché il Piemonte in tutte le manife– stazioni dello spir ito ha sap uto smentire quella mala voce, ch e gli si da va, di tardità e di du • rezza: in tutto fuorchè nella po litica rece nte . Gaetan o Sa lvem ini nel!' U11ild ha la,,cia to un generoso app ello agli onest i di ogni par lito af– finchè si cos tituisca un forte manipo lo di se nti– nelle politiche che in alc uni collegi del J\·lezzo– gio rno vigil ino, riferiscano, smascher ino, solle – vino lo sca ndalo intorno alle violazio ni della li– berta elettorale. Benissimo. E ch i può, aderendo alla pr oposta del Salve mini, comp ie un alto do • vere civile. (1). Ma qualche cosa di analogo, se non di simile, dovrebbe pure esser fatto nelle prov incie sette n– tr ionali e specialmente in Piemonte. Se accen– l rata a T orino , <liramata in tutta la provincia si costituisse , auspice la giove ntù colta del Pie• mon te, una v.:.sta associazione di vigilanza e di risveglio pQlitico l.1 qual e si propo nesse d i dar man forte nelle provin cie piemo nte si a tutti gli uom ini liberi e cles idero si di liber tà effettiva , disimp egnando la da lle oppressio ni e intimidazioni oligarchiche, vigila ndo su lle pre ssioni e illegali tà governat ive ·che esigesse da ciascun candidato progra mmi precis i con recise rispos te alle piil urgenti questioni senza scappato ie disoneste, che orga nizzasse la propa ga nda rurnle su lla base del rispetto della fede e della sua distinzione dal guano de lle Casse rurali, che si ispirasse insomma al principio di dare alla politica suba lpina un contenuto idea le che la rendesse rispett abile, sarebbe questa un 'opera di tal ,,alore ideale da stare a confronto d i ciò che d i pil\ grande e bello ha fatto il Piemonte nella scienza, nell'a rte, nella letterat ura, nei suo i fasti di eroismo militar e re– cente ed antico. Ma se questo bel sogno no n può avverars i, almeno la giove ntù colta piemo n– tese pa rtec ipi alac remente patr iottica mente alla preparazione delle elezioni imminenti . Non siano esse uno scorn o, una vergog na per queste re-– gioni. Piemo ntese , torinese di nascita, di ed u– zione, ma non di sangue, io posso pe r es perie nza sicura ma se nza spirito regiona le, affermare che il Piemon te ha nel chiuso cuore la forza e l'a • nelito de lle gra nd i cose , e dcli' idea lità generosa. Se la politica è brutta, essa è necessaria alla pat ria i e la giove nt l't piemontese la faccia be lla nella pura fiamma de l suo entus iasmo idea le. Voi vedre te, o giovan i, la provincia oppressa ed obliosa ma forte e buona risvegliarsi alla vost ra voce e raccoglie rsi intorno a voi. Fate che in– nanzi a voi arross iscano ,e si rit raggano i Tar – tufi e ì Don Rodr igo borg hesucci della politica prov inciale pie mont ese . Abbiate almeno ,•oi, giacchè gl i adult i or mai dispe rano, la fede che alla polit ica della patr ia si possa da re an cora. volendo, un co nten uto cli pratica ma dis inte res – sata giustizia e una funzione di ed ucazione mo– rale nel popolo. G IUSEl' l'f.! T AROZZ I. (1) Le Jduioni ptrnnu le linor• 11111 nostr• propos,t■• cht per 1, migliore rit tCi1• dtll■ inb:i11iv. crtdi1 mo opportuno non pub• blkare, ci penntttono di org1niu11t I• l'lgil1n,.. eià ptr tre colltgi. (N. d. D, ). Letture raccomandate a chi vuol farsi una seria coltura sui principali e improrogab ili pro– blemi della nostra politica intern a : · GIUST INO FORTUNATO , l i alfez - zoglorno e lo Sfato Italiano; FRANCESCO PAPAFAVA , 'Dieci anni di 'VI/a italiana, 1899-1909; ANTONIO DE VITI DE MARCO, P er il Mezzogiorno e per la libertà commerciale ; L'OPUSCOL O della "V oce ,, su la Questione meridionale. I nostri abbonati possono otte– nerli a prezzi ridotti, facendone richiesta alla nostra Ammin istra– zione.

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