L'Unità - anno II - n.33 - 15 agosto 1913

354 Uiht C0:,1 , .... ..,..,,., ,,...,., .... ,. • .,., .... _ ................ e una evidenza assoluta, purchè si abbia ' la prudenza di non cr..edere mai al male che ciascuno dice del proprio a,,ve rsario, e di tener conto solo dell e con fessioni che per sbada taggine o per incoscie nza morale cia– scuno vi fa intorno alle bravure e alle bra– vate prop rie. Noi speriamo di 11vere cosi spiegata a suf– ficienza la nostra idea. Sulla utilità morale e politica di un'opera quale questa da noi pro– 'posta, non crediamo occo rra insistere coi c astri lettori. La massa enorme dei con ta– dini meridiona li, che si 3fTaccia quest'anno per la prima volta all'esercizio del diritto elettorale, non ne farà cerco ovunque un uso con sapevole e lale da farci bene sperare dell'avv enire de l nostro paese. Ma dove i contadini vorranno ema nciparsi dalle vec– chie clientele e affermare la loro volontà di resistenza contro le vecchie op pression i, sarebbe un vero disastro nazionale se essi non solo si trovassero di fronte agli agenti del Governo, che non intende lasciar loro la libe ra scelta de i rappre senranti e toglie ad essi con una mano que l diri tto elettorale che ha concesso con l'altr a, ma avessero anche l' im pressione che il Gove rno ne lla sua oper a d' in fam ia è aiutato dal consenso o per lo me no dalla indifferenza dell'opinione pubb lica di tutta I' Italia. Il giorno in cui questa convim.ione s' impadronisse de i con• ladini meridion,1li, sarebbe la fine dell'unità morale e politica d'Italia. Far sentire a que lle masse sofferenti e avviantisi faticosa• mente verso una più chiara coscienza de i loro dirttti, ch e l' Italia non è formata solo da i « gala ntuomin i » merid ionali e da un Governo cinico e delinquen te alleato coi « galan tuom ini • merid ionali, ma conta an• che cuori generosi disposti a comp rendere i loro dolori, a secondare le loro rivendica– zioni, a protesta re almeno cont ro le ingiu• stizie di cui sono oppr essi quando altro non s:i possa fare, - dare ai contad ini del Mez– zogio rno l' imp ressione che non sono soli a soffrire e a lottare, abbandona ti da Dio e dagli uomini, ma hanno fuor i de lla loro mi– ~era terra deS'li amici, dei fratelli, dei· vea• dicatori, è questa Ja più bella opera di edu• cazione e di conso lidamen to nazionale, che le iniziative private possano oggi tentare io Italia per co rreggere gli effetti funes ti della cecità e della ma lvagità dei nostri uo mini di gove rno. L' Unità . Opuscoli dell' • UNII À • A. DE VITI DE MARCO PER UN PROGRAMMA DIAZIONE D MOCRATICA pag. 48 ; cent. 10 Si trorn presso i rivenditori del- 1' « Unità », e presso la Libreria della « Voce »; e si può avere di– rettmnente dalla Amministrazione dcli' « Unità » (Lungarno \' espuc– ci, 12 •, .Firenze) mediante l'i1wio di una cartolina con risposta pagata. L'oo. ANTONIO DE VITI DE MARCO h• donato al nostro giornale le ufllme copie della rac:colta di conferenze da lui tenu te Per {{ lMenogiorno e per la libertà. commerciale nel J903 e J904 e pub· bllcate poi in volume nel J905. È un'ope:ra. di at. tualltà , purtroppo, ancora vlvi11ima. E i giovani, che da.ickrano farsi una coltura politica veramente uria e rulista, troveranno In questo volume una miniera di datf e di OS,S,trv.ulon l, cbe c:onstrvano Intatto 1' Interesse di dieci ainnI or 1000, e di cui è. bene cbe faccia tesoro continuamente chi voglia ri– prende re la fotta antlprotezlonlata In occasione della prou.lma riforma del regim e doganale. Il volume può essere acquistalo per una lira (prez:o di copc:rlina L. 2). L' U N I TÀ LA CRISI VINICOLA l:.a caduta del pren l. l nostri viticoltori sono in agitazi one pe r la incombente crisi del commercio dei vini. I pic– coli proprietari, per mezzo dei giornali e nei recenti congressi di Piacenza , di Novi Ligure e di Alessandria, hanno fatto intendere ch iara•– mente i loro timor i : si lamentano che i prezzi sono bassi e ribassano sempre di più, e nono• stante ciò il vino non si vende. Infatti i sintomi sonq gravi . La produzione vinaria ha soviabbondato nel triennio 1907-09, ragg iungendo i 6l milioni di Hl.; è discesa a 29 milioni di 1-11. nel 1910 ; ma poi si è rialzata a 42 milioni di Hl. nel 1911 1 e a 42 milioni di Hl. nel 1912; e per l'anno corrente, nonostante. i dan ni del catti\·o tempo nelle region i setten• trionali e de lla peron ospe ra nella Sici lia e nelle Puglie, si prevede un raccolto non meno abbon– dan te degli anni precedenti. (1) Va notato che la crisi è resa riù impressio – nante dal (atto che la produzione di quest'ul– timo trien nio 1911-13, quantunque non scarsa, è stata tuttavia inferior e alla produzione normale, che dovrebbe sup erare i 50 milioni di Hl. Da un' inchiesta dc li'Associazione dei piccoli proprietari è risultato che un buon terzo del– vino giace invenduto nelle cantine. Dalla Sicilia si offre vino a 15 1 a 12 e perfino a 10 lire il quintale ; in Piemonte i prezzi sono più elevati, ma la domanda è anche minore. Nelle quar te pagine dei giornali si oRrono migliaia di quin– tali di vino da pas to a 24 llre il quintale, ci~ ad un prez zo inferiore n quello con cui gli ac– quiren ti erano dispost i, dura nte lu vendemmia passata, a pagare un quinta le d'uva alla vigna. Ques to riovilio dimostra quanto sia fondato il timor e dei produttori di non poter vendere pri– ma della vendemm ia prossima il vino rimas to nelle cantin e. (2) Uo otdfoe del 1loroo caratterf ,ttco. Che cosa dunque propongono i viticultori ptr ripnrare n questo stato di cose? La rispos ta è Pte cedeo tt protu loobU . Bisogna premette re che la crisi vinicola in Italia è allo stato cror.ico da almeno 25 anni. Quando passa alle fasi acu te i viticultori, sem– pre inquieti, si metton o a gridare i e perciò l'a• gitazione odierna lm perf etto riscontro con altre precedenti, specia lmer.te con quelle dei trienni 1901-:>3 e l90i-09 , Si tratta quindi di condiz ioni anormali inveterat e, che esigono non dei pallia ti• vi transitori ma dei rimedi radicali, giacchè nella crisi vinicola sono in giuoco alcuni fra i maggiori intere35i della nostra agricol tura e specia lmen te della nostra esportazione . Ma è forse il caso di dubitare alquanto della buona volontà dei viticu ltori, perchè le loro propQStc non furono mai nè concordi nè radicali. Alcuni precede nti più sintomatici sono particolarment e da ricor• darsi . Nel 1901 i viticultori del Vicentino, espri– mendo il sentimento dei viticolto ri veneti e del bas sopiano padano, domandavano protezi one al Governo contro la concorren za dei vini meri– dionali, quasi che la vicinanza ai n1ercati Au• stro-Ungheresl e perèiò il minor costo e la mag– gior fncilitll dei tr~sporti, non costituisse già per i prodotti dell'alta Italia una natunale condizione di favore in confronto degli espor tatori meri– dionali. Ques to caso si ripetè nel 1go6 quando i vitlcultori del centro e del settentrione, per mezzo delle Camere di Commercio di Ancona , Ravenna, Milano e Turino, insors ero contro il progett o Maiorana favorevole ai vini distillati de lle Puglie. Se questi episod i di gre ttezza re • gionale si potesse ro trasforma re in indirizzo di politica commerciale, potremm o supporre che i vilicultori del Nord risolverebbero la crisi vi• nicola soffocando nei mer cati locali i prodott i meridionali e rise rvand o per sè il monopolio dei mercati setten lrionali ed ester i. Dal canro loro i produtto ri meridi onali, special • men te pugliesi, propos ero fin da l J901, col con– senso della Camere di Commercio di Bari, • la ridu1.ione delle tar iffe dogana li nffinchè i data da un comunica to appa rso sul quo tidia ni dell'alta Jtal!a in data ro lugl:o .!corso. prodotti esteri si scambino con maggiori pr o-, _ .. -Ùvlli a~ricoli nazionali •· In altr e paroìe gli 11 consiglio direttivo della Associazione dei agricoltori meridionali giudicavano che, abbas- piccoli proprie tari riunito ad Alessandria, vo-, sando i dazi doganali industriali, l'espor tazion e lava all'unanimità il seguen te ordine del giorno: agricola aume nter ebbe, sia pcrch~ il minor CO• • 11Consiglio dell'Associazione, vivamente prcoc- cupato dell'appari re di inquie tanti sintomi di una nuova crisi vinicola, constata che se essa è dov uta in gra n par te ai daz ii interni che fa. voriscono la fabbricazio ne del vino artificiale ; alla gue rra libica che ha ristretto il consumo interno; ai dazi dogana li esteri, che limitano i mercati ; è dovuta però anche alla mancanza di una organizzazio ne tecnico-commercia le nella produ1ione e distribuzi one i dichiaru che un tem• peramento consiste in : 1°) abolizione dei dazi interni i :zO) legislaz ione seria che rep rima le frodi ; 3°) convenzioni doganali con la limita – zione dei dazi di entrala sul cafTé, zucchero, minerali e carbone, in cambio di agevolazioni doganali ai vini nostri; 4') orga nizzazione del consumo e commer ~io dell'uva come frutta, alimento e medicinale; invita la classe ad or• ganizzarsi per ottenere con le iniziative proprie quanto non si può otte ner e con la sola esposi – zione.' dei nostri bisogni; delibera di por tare al prossimo congresso nazionale In questione per – chè In classe possa prendere i provved imenti del caso "· . Quest'ordine del giorno è quanto mai sinto- malico . Non solo esso conferma la crisi, ma riconosc e esplici tamente la connessio ne tra la crisi stessa e la nostra politica cornmerci~ le, in altr e parole fra il problema vinicolo e i dazi, compresi que lli di protezione. Ed ecco balzata clnll'attua lità dei fatti l'occnsionc di studiare codesto problema, interessa ndo al med esimo l'opinione della mass a dei produtt ori e dei con• sumat ori. Nè l'occasione potr ebbe essere più propi zia, ciacchè se nel prossim o settembre si dovrà ingaggiare la lotta elettora le, e se, come i compet enti pre vedono, per via della vendem – mia la crisi vinicola si sa rà in quell'epoca ac– centuata, qual miglior momento per dimostrare l'attualit à e l' inter esse- della campagna antipro– lezionista ? (1) R. IJACIII : L'/IJ /i11 teOn-oWlit , , 11)10-l f.12. i') Il S«ol• , 23 luglio 1913- sto dei pr odotti indus triali esteri, ora allonta – nati da l nostro mercato dal sopraprezzo dei dazi, permett erebbe agli Italiani di compera rne maggior quanti tà, e per conseg uenza una mag– gior quantit à di prodo tti agri coli ltaJiani ande– rebbe aJl·estcro per pagare, in forma di scam – bio, i prodotti indus triali acq uistati; sia perchè abbassando le barriere contro i prodotti indu– striali esteri si può ottenere, almeno in forma contrattuale, che altre n.tzioni abba ssino le bar• riere contro i prod otti agriccli italiani. ( 1) Intorno a questo concetto radicale direttiv o i viticoltori del Nord s i sono semp re diba ttuti, ora accennand olo parzialment e, ora rigettando lo addirittura. Sono vari episodi che spiegano a meraviflia la politica doganale degli agrari del Nord, i quali pretenderebbero di realizzare que– sto assurdo economico: trionfa re sui merca ti esteri con prodotti di qua lità spes so infer iore, senza pernllro ammettere lo scambio dei pro• dotti degli altri paes i con i nostri, poichè vo– gliono mantenute le tariffe proibitive sulle im• portazioni industria li e agri cole. Non bisog na dimenticare che i viticoltori del Nord sono an– che granicultori, e perciò fedelissim i alla causa del dazio sul grano, che essi fanno trionfare d'accordo con gli industriali prot etti, ai quali controprestano il proprio appoggio alla causa del dazio sul ferro, sul cotone, sullo zucchero ccc. In conseg uenza di questa solidari etò.il con• gresso vinicolo di Novara, nel 19 01 , non osò che timidam ente e quind i inut ilmente doman– dar e qualche riduzione delle tariffe doganali in favore di pochi articoli secondar i ; come fece del resto il congresso vinicolo di Alessandria nel 1905, nel quale i viticolt ori consacrarono per conto proprio la intangibili tà de l daz io sul gra– no. (>). (1) 8HTO Ll~I e G&.UIAll &I: I.A ri11nor.1iÌon• J, i 1r111t,:,i di u,m."-.ttrtl• • gli (n1,r,ui J,11.Jpro~;,,,;,. di ll.1ri; F, P,t1'4FAV A: Oitd 111111( di 1•1/J i11111inn.1, pp, :?00·20), (2) ,ul Congrtuo di No,·ara cfr. P. l'.l l'\ l'AYA c. ,. pp. 204· 211: 1111 coni:l'nto di Aln&1ndri1 cfr. 11 luna• e intcrc•un 1c polc111ictdiNuuuti f11 il Colcni, l•Aducco e il Cucili nella Ri/.,111.1 ~ ,, /, del 1905 / 1·i1it111flori t 11 J1r,• '"' 1r.1no. Biblioteca Gino Bianco Ma, a parte i dubbi che questi precedenti posson o far sorgere intorno alla resipi scenza in senso antiprotezionista dimostra ta ad Ales – sandria dai piccoli pr oprietari, noi dobbia mo spregiudicatamente esaminare quale conness ione esista fra il protezi onismo doganale e la crisi vinicola cronica che ci aft1igge, ed inoltre stu• diarc i rimedi gene rali e par ticolari che si pro– pongono per una cura rad icale. Tre sono le cause pri ncipali della cronici tà della crisi vin icola: a ) scarsezza di esporta– zione; b) insufiìcienza di consumo interno; e) CC• cesso di supcrfice coltivata a vigneto. Le maggi ori crisi vinicole furono sempre de– terminate da stasi commerciale. Gravissimi. quella che segui la rottura delle relaz ioni com– merc iali con la Fra ncia, dove si riv9lgeva quas i esclusivamente la nostra esportazio ne; crisi du .. rata dal 1887 al 18go 1 e superata solamen te dopo il 1Bv,l, in grazia app k-ntodella ch,usC'la ::speciale contenuta nei trattati di commercio con l'Au– stria -Ungheria , che died e ai nostri prodotti una specie di monopolio in quei mercati vinari . Pur troppo la nostra esportazione non ebbe egual successo nei m~rcati della Germaniit e della Svizzera, sia per il minor consumo di vino che si fa in ques ti paesi, sia per le vessazio ni do– ganali subite dal nostro vino da taglio, sia fi. nalment e e soprattutto perchè i no~tri prodotti non sostengono nè per ·qualità nè per prezzo la concorrenza dei vini francesi e spagnuoli. Nel triennio 1900-03 la produzione si man• tenne inalt erata fra i 30 e i 35 milioni di Hl., in qua ntità pressapoco uguale alla produzione media anteriore ; ma l'esportazione si ern ri– dotta da 2 milioni e m~zzo di Hl. a I milione e mezzo solamente. Dal 1905 al 1907 l'espo rta• zione de l vino non superò i 900 mila Hl., rag – giunse qua si i 2 milioni di Hl. dal 19()8 al 1910, cioè nel triennio in cui la produzione superò i 6o milioni di Hl. i ma ridiscese ancora alla ci– fra degli anni precedenti, cioè al disotto de i 9()0 mila Hl., nel 191 I e nel 1912. (t) Intanto per le condizion i economiche ancor disagiate delle classi povere e per il sopra– prezzo dei dazi interni, il consumo del vino in Its-lia v&ria (lai ?.7,,.ai,..3n miliC'Qi ,1: l-fl J'imnC'I. cioè è minore di un Hl. a testa. Nei comuni rurali il consumo~ ancora inisorio; nelle città solament e il vino ha cominciato ad entrare nel consumo normale delle masse operaie. Ma il con– sumatore operaio, nella maggior parte dei casi, pretende di comperare il vino al prezzo che si fa sul luogo di prod uzione, non tollerando il so;>raprezz o legittimamen te imposto, almeno dentro certi limiti, dai rivenditori che devono sost enerr. altresl le spese di trasporto, dazio, esercizio, ecc. Perciò al consuma tore operaio di Milano si spaccia un cosi detto • vino piemon – tese • a 50 centesimi il litro, mentre il vino genuino costa sul luogo di produzi one da 44 a 46 lire l'H I. e sul luogo di vendita, aggiunte le spese di trasp orto, daz io, esercizio, ecc. non può costare meno di Bo lire l'H I. cioè 8o cen– tesimi il litro. J\ltre ttant o avviene a Fir enze , a Roma, ecc. dove il consuma tore beve per vino del Chianti, d'Orvieto o dei Castelli una quan– tità. d'acqua prepa rata, in rag ione almeno della differenza tra il costo effettivo del vino consu– mato e il costo artific iale di vendita. Cosi av– viene che In fabbricazione del vino artificia– le, nell e località dove il consumo quotid iano del vino entra nel tenor di vita dell'operaio, vieta ognor più al consumo intern o di coprire, come sarebbe necessario per evitare le crisi di eccesso, la differenza tr;i, l'esportazi one e la produzione . Finalmente l'eccess o di superficie co:tiva ta, oltre ad aumentare la spoporzione fra la do– manda e l'offerltl, mette su l mercato una ' quan• tità di prodotto che, se anche sovrabb ondan te e mediocre, non 1>uò esse r venduto n basso prez2.o per via del costo sempr e elevalo di pro• duzion e e di tra sporlo. I rimedi . Quali rimedi? Dato che la crisi vinicola è in gran part e causa ta da eccesso di produz ione, il prim o rimed io è quello di limitare la sup erficie coltivata a vigneto . Bi,ogna prima di tutto spe • cialment c nel Nord· e Centro d'Italia, abbando– nare la cultura della vite in pianura ed in gene- (I\ CAftl4TI e El!U UDI : l~'ft,J/i, , i lr Jl/11/1" J j N>•fofttrtit1 , pp. 75•76: Ot: JOHA!OIII: s,,; ,..,,,,.,; Ji ,o,."'u,io, ncll 'Et0 II- ÌJ/ .1, 1iu1110 .. ,:o-to 19(12 ; 8.lCHI c. t.

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