L'Unità - anno II - n.20 - 16 maggio 1913

302 L' UNITÀ Contro la colonizzazione di Stato in Libia. Nrg li Atti della R. Accadem ia de i Georgofil i (Serie Quinta, volume X, 191;), Gi,io Barlolo m• 11ui Gioii .e Carlo /liane/li, due profo 11di conosci• lori dei problemi delfagri collura coloniale - il pri mo, Direi/ore delf lslitulo Ag ricolo Colonia/, di Firenze - pubblicauo "" iuteressau/e studio : Il regime fondiar io ind igeno in Libia e la coloniz– zazi one. E' zm lavoro di gra ndeserietà e prob1tà scie,,lifica. E per,:iò 110 11 potrà godere delle lodi di quei quo/idiaui-ajfari slici, che sono sempre pronti a levare al cielo le pii, stupid e e più go.If e p11bbli– cazioui apotogeliche sulla u Terra promessa "· I risultat i degli studi del Gfoli e del Man e/li coincidono pienamente co,i q11a11/o da un mmo andiamo sostenendo n'oi suit Unità. E noi ci leniamo onorali di poter riprodurre, col consenso dei due Aut ori>la pari e meno speci• fica nieulc tecnica e più caral/erislica della loro m emoria : Se la fretta è la più gra n nemica della coloniz – zazione, nel caso della Libia ogni azi~ne ispira ta alla ma ssima prud enza è cons igliata dal bisogno di non fare per fare ma pe r far bene e per evi – tare bruschi quanto dannosi ritorn i indiet ro. Non occorre nemmeno prend ere in conside – razione l'opinione di coloro, e non sono scarsa falange , che, non sappiamo in graz ia di qua le principio cli civiltà e di polit ica, rit er rebbero saggia opera di gove rno que lla di non guar dare troppo sottil mente ,~dle qu estioni di diritto e di far valere anche ip ma teria di politica fon– diaria la ragio ne de l più forte. Ai fautori di una poli tica fondiaria rapace, non isp irata al rispe tto del:e trad izioni, delle consue tudini e del diritto, se possia mo dire che meditino at• tenlamente la storia dell'Algeria ed i resu ltat i a cui hanno condotto l' igno ranza delle reali con • dizioni degli indigeni di fronte ai loro diritt i sulla terra e l'inoppo rtunità dei provvedimenti legislativi presi al rig uardo i potremo anche ad. ditar loro ciò che con minor dirnn o si è veri – ficato nd la nost ra colon ia primo genita pe r non avere adeguatamente pon dera to la natur a e l'e– stensione de i diritti che le collettività indigene vantava1;0 e van tano tuttav ia. A par te la nessuna conoscen za che oggi ab– biamo deJla es tensio ne e qualità de lle terre che si posso no dichiarare del dema nio dispon ibile, molte altre deficie nze ed in cogni te dobb iamo colmar : innanzi di potere incoragg iare l' inse – diarsi d i coloni sul suo l~ della Libia. Conoscia mo noi, regione per regione, e diverse debbono es– sere in molte di esse, le risorse agrico le, le pos– sibilità economico-agrarie e zootec niche? Sap– piamo noi ne i riguardi del clima , cieli' igiene, in qua li plaghe meridionali si arres ta teorica – mente l'ada ttabilità del nos tro popo lo? Eppoi , saran no le regioni> dove si riscon tra una mag– gio_re dispon ibilità di terreno , quelle, pe r viabi – lità, per sicure zza e salubr ità, le meg lio prepa – rate ad essere messe in valore? Insomma do– mand iamo se è a nostra por tata la cognizi one d i tutti i fattori dell'ambie nte che in modo più o meno diretto influ iscono su ll' economia agra • ria. Orbene a tale doma nda noi crediamo non si possa rispo nde re oggi in modo preciso , ma soltan to dedutti vame ute, basandoci su scarse cono scenze cli alcu ne plaghe ristre tte al primo per iodo dell'occupai ione .ed induttivame nte va– lendoci delle conoscenze più prec ise che su de– termina te quest ioni si hanno ne i paes i limit rofi. Ed allora come incoraggia re ufficialme nte la colonizzazi one qu ando se ne ignorano le bas i tecniche ed economiche, quand o, propr io, per gran pa rle della Libi, 1 1 si ha ragione d i cre– dere che la tecnica e l'economia agraria si tro• vino dina nzi a problemi della massima gravi tà e complessit à ? quando in su l prin cipio dovra nno pure ess er \'lnte con fine tatto e con pru denza le qu estioni della cata stazione pr obatoria e geo– metrica delle terre al fine di evi tare contras ti nella prop rietà e nei dir itti al possesso , non solt anto fra indigeni ed italiani ma anche fra gli stessi indigeni, per rendere b terra entro i limiti del vigente <liritto fondiario trasmissib ile ? Noi possediam o l'e lemento etnico animato dai pill potenti sti~noli dell'espansio ne, demografic i ed econo mici, abbiamo una nuova vas ta terr a da colonizzare , e tu tto farebbe crede re alle menti pr ofane che l'operazi one dovesse limit arsi a poco più di quan to sia neces sario a far sgorgare un recip iente tropp o pit:no in altro più capace. E su per giù con una ta le ved uta assai sem– plicista molti si sono fatti un concetto dell'arduo problema . Ed infatti arduo compito sareb be il nostro, se vole ss imo, sino dai pr imi nnni dell'ellett iva occupazi one dei territori 1>iù adatti al popola– mento, dar ma no r isolutam ente alla colonizza• zione, ag ricola anche se, compiu te le prime e più urg enti op ere pubblic he, messe in evidenza le attitu dini agricole de l suolo, il paese desse i magg iori affida menti per la buona riuscita del- 1~opera. Poich è occorre sempre tenere' presente che le impr ese ag ricole, anche se piccole e me– clie, abbisognano di capi tale cospicuo ladd ove, come noi giudichiamo sia per gran parte della Libia, l'ern nomia agraria debba in molti luoghi sp ecialme nte fondarsi s;:;pra colture arb oree. Ora, il nostro emig ratile difetta appunto di denaro; e quando anche la pr ovvidenza st atale giungesse a fornire gra tuitam ente i lotti di ter – reno a coloro, che presentassero tutti i req uisiti di esper ienza per saperli mett ere in valore, l'opera lor o rimarrebbe vana senza il sussidio indispensab ile di una scorta di cap itale. L'esame della questione farebbe a questo punto sembra re indisp ensabi le l' intervento dello Sta to come il solo capace di farci uscire da uo. circolo vizioso, vis to che su l •nomento non è da spera re che soci età capitalistiche pre ndano esse ad asso lvere cosi delicato comp ito, for– nendo terra ed anticipando capi tale alle braccia e~perte, mentre non è eia crede re che l'amb iente s~a sufficien teme nte prepara to a dar vita ad orga nismi coopera tivi che nei primi periodi del- 1' impian to non sieno sorrett i da forti cap itali e dire tti da compete nze tt!cnlche di primissi mo ordine. Dunque , si dirà, lo Sta to faccia il sovven tore alla colonizza zione, massime nei pri mi anni, ed avviatala lasc i al capitalista di continu are sulla via presa a percorr ere. Ma il giuoco, a nost ro avviso, sarebbe troppo pe ricoloso, tale insom ma da non tentars i. Lo Stato ha compi ti ben più impor tanti da asso lvere, da cui non può, nè de ve uscire, pensan do che gli esord i di ogni opera di colonizzazione agra – ria, sempre difficili anche per opera cieli' ini– ziat iva privata, sarebbero desti nati a sor te peg– giore, se lo Stato vi avesse la par te prepo nde– rante. Ciò posto , è nostro intimo convinc imento che non soltan to non ci dovrà impens ierire il len to progresso della colonizzazione agrico la ed in part icolar modo di quella intesa al popolamen to, ma che invece questa lentezza debba esse re desiderata da qua nti vogliono che Ja UO:'.>tra o– pera d'i ncivilimento prenda un ind irizzo in ar– mc.nia colle condizioni d i am biente, da cui è imposs ibile presci nde re, e riposi su basi vera• me nte solide. In ques ti ultimi mes i, e quand o ancora fer– veva la lotta per la conquis ta, è fiorita una ve-ra primavera di proge tti di colonizzaz ione e allo Stato era assegnato semp re il car ico maggior e. Non sono pochi coloro che hanno su la coscienza un disegno di colonizzazione sov venziona ta a scopo di popolamen to con l'in tervent o, vorrem • mo dire con l' invocata connivenza , dello Stato, Le virtù passiv e de i contribuenti han no talvolta -risvegli fur ibond i, che su onano come una inti– mazione a restitu ire ciò che con mano pesante fu tolto loro dal fisco. Ma il 1 Governo ha ora più che ma i ragi one di negare i fondi ad im– prese che, rischiose sempre, oggi sare bbero de– stina te .:11 più sic-uro insucc esso e nella migliore ipotes i a scredi tare la colonizzazione in Libia e a creare un parnssitismo avvilen te per la no– stra impresa. Dunque colonizzazi one statal e, palese o lar– vata no, e a ness un costo. Noi diremo col To• que\'ille: " Ou les condit iot1s économiques du pay s son telles que ceux qui voudr ont l'ha biter pourront facilemen l prosperc r et s'y fixer, dans cc cas , il est cl;dr qu e lcs hommes et les cap i– taux viendron t et y resteront i ou bien une telle condition ne se rencontre pas, et alors on peut afiìrme r que rien ne saurait jamais la rem plac-er ». Ognuno comp rende come, dato questo indi– rizzo schiettamente libcrjsta al colonizzamen to della Libia, l'ope ra che il governo sarebbe chia– mato a svolgere riuscireb be delle più pro vvide, quai-i<lo si lim itasse ad incoraggiare efiìcace - B bl10 eca Gino Bianco . .. ment e l' insediar si in Libia cli poten ti impres e agrarie capitalis tiche, alla tut ela del col6no nel prim o e sempre ard uo periodo del suo insedia – mento, socco rrendo ambedue con l'assis tenza te-::nica e con ogni agevole zza fiscale e doga nale. Il programma del Governo, per quanto ri– guarda -il colonizzamento terriero, potrebbe conde nsar si in una formu la assai semplice: fornire ter ra al colonizzam ento purgata da di• ritti o servi tù da parte dei nat ivi: spe rim entarne in modo attendibil e le atlitudini produ ttive; mettere alla pr ova quei sistemi cli appropria – zione delle terre libere meg lio ad atti a conferire solidi tà giuridica ed economica al posse sso del suolo ; perm ettere i trapa ssi di proprietà da indig eni a non indigen i, o comunque dei dirit ti di uso sulle terre, imponendo alle pi,rti dete r• mina te cautele i non sollecitare mai art ificial– mente nel periodo destinato alle indagini ed all'esperienze il popolamento con famiglie di agri coltori, ma sorregg ere invece i>ei primi pas si e con opportune provv idenze incoragg iare i capitalisti piccoli, grossi e medi che dimo strino di possed ere ..ittitudini e mezzi prop orzionati alla loro impr esa ; astenersi sempre dall' intra prendere, sia pur e in \'Ìa d'esperi~nza, la cclo– nizzazione uflìciale a base cli an ticipazi oni di cui la storia registra il falliment o. In queste dir ettive general i può esse re contenuto un pro – gramma colonial e tutto inteso alla pacificazione riel paese in gra zia del rispetto dovuto ai di– rilli dei popol i soggetti alla nostra sovra nità, alla sua rigenerazi one per gl' influssi civili che noi gli sapremo portare, ed a cu i potranno con• tribuire le molteplici energie naziona li sav ia– mente dirette e sorrette da un'az ione di governo moderatrice ed integratrice. GINO 8 ARTOLOm,IE I GI OLI CARLO l\·(AN ETT I. Frammenti di vita italiana. In quel di Cuneo, Il Corriere subalpi,,o, quo tidiano de mocra tico liberale dell a Pro vincia di Cuneo, deside ra che le elezioni avvenga no il più tard i poss ibile. " Indipende ntem ente dallr idea de lla corru – zione elettorale che noi non sapp iamo 1,emmcno concep ire (sic), è un fotto che le elezion i genera li mettono in circola zione del de naro, molto dena- , ro. E qu ando il denaro girn, gira per lutti. Ed il denaro è il sangu e de lla nazi one. Pe,· cui è desiderabile che questa cuccagna sia piul/os/o lunga. Lo comprendiamo : sono sacrifici, e ·gra – vissim i sacr ifici, perchè di .:aratter e finanz iario. Ma la nobi le amb izione di servire il proprio ~~!ft~a dpea~~e i~t:~~~!: 1:;;: obb~l;~ei ~~~~~~~: mini politici di corre r 1':.ilea delle elezio ni. Se no" l,a11110 quattrini e ,ion sanno trovar nt; se ne hanno , e non vogliono spendere ; se ,u stia110 a casa. Nessuno , lo ripetiamo, li costr inge a met– tersi in evidenza . L'on. Giolitti , d'accordo con il Capo dello Sta to, indirà i nuovi com izi quand o lo cred erà opport uno; e comunque faccia, farà bene. Per cont o nostro, interpre ti sicuri della im mensa maggiuranza de l paese, desideriamo cl,e la campag m, elellorale sia lunga , molto lunga. Si fara 11110 molle chiacchiere: ma gireranno mi – che molli qua/tri ni, che discendermmo sino nrgli ultimi strali sociali. Così che - e per venire ad una conclusione - i candi dati, vecchi e nuovi, non si preorcupino della data precisa delle ele – zio ni, ma faccian o tesoro dell'amm onimento de l Divino Maestro : Es/o /epara li, Siano pron ti, per• chè essi non sanno il giorno, nè l'ora del fa– moso decreto. Siano pronti , cioè muniti di tutto e specialme nte d i via tico "· Quel u comunque faccia, farà bene n vale un Perù: sarebbe impossi bile definir meglio lo stato d'animo del se rvitore giolitt iano di fron te al padr one. Ma qua le sconfor to dovr ebb'es se re, per un padrone che si rispe ttasse-, avere ques ta razza di servitori ! Per gli opuscoli de " L' Unità ,,, L' invito da noi fatto nel penultimo num ero dcli' Uuilà a quei nostri amici, - che ci spro– nano a riprodu rre in op uscoli gli articoli più interessa nti che esco no via via ne l nostro gior– nale, - atlinchè aggiu ngano ai buoni consigli an che... i denari per tradurr e quei consigli nella prati ca, non è caduto nel vuoto. Un abbonat o, che desid era rimanere anonimo ci scrive dicl:iara nd osi pro11to a sottoscrive rsi pe r 100 lire. Un ignoto, che firma con le sole iniziali U. S., c'i nvia senz'a ltro 25 lire. Un'al– tra abbonata, la signora Ida Masetti Benc-ini, di Fireuze, ci scrive: Pr egiatissimo Sig . Direi/ore, trovo ottima la propos ta de:Jl'abbo nato all'Unità , sig . C. Civa rd i, comparsa nel n. 2 maggio p.p. Abbona ta io pu re, ne faccio un'alt ra. Ella, in calce alla sud – detta propo sta, osst:rva gius tam ente che per – stampare in opuscoli i migliMi studi appa rsi sull'Unità, occorro no denari, e fa app ello agli amic i dell'Un ità stessa . Ora, fra gli amici del- l'Unità, credo che in prima linea siano e deb– bano dimostrars i in ogni occas ione gli abbonati. Sottoscrivi,?moci dunque per contribuire alla sp esa secondo le nostre forze. Ne dò l'esempio qu otand omi pe r L. 5 n. Eccoci, dunque, arriva ti a 130 lire . Bisogna arrivare a 1000, affinchè sia possibile iniziare la collezione con sicur ezza .,che conti nuerà almeno fino al dnimo opuscolo. Suvvi a, amici del!' Unità. Aiutateci nell' im– presa . Noi abbiamo fiducia nel vecchio motto eva ngelico : Pulsale e/ nperielur vobis. E perc iò pulsiam o. l' rt. ANGIOLO G10\IANNOZzr, ge ren/e-responsnbi/e. Firenze - Stab. Tip. Aldlno, Via de' Renai, Il • Tel. 8-8; GIUS. 11.llTEnzJI & flGIII ~ Ba11i EDITORI I LIBRI D'ORO LHOT ZKY. - L'a nfora del fanciullo. Tr ad. di N . N icol.ti . 2a Edi::lone . LHOTZ KY H. - Il libro del niatrimonio . T rad. di N . Nicolal. Eleg.tnti volumi con artistica fegatura bodoniana Lire 3 .- ciascuno . Dc l 'a11i111a 1/rl fm,c ill/fo di 1-1 Lhotzky co quale abbi:tmo ini,i:tta nello scorso gennaio que– sta nuovissima colleziouc per le famiglie, vede gi:\ b luce b seconda edizione, abbcllit:1d: 1.un: 1. elegante rilegatura bodoni:m:1.,che lo rende Lm libro molto :l<fatto anche per dono. A chi ricordi come questo libro, vcr:1.mente d'oro abbia raggiunto in Germ:1.nia l'ott:mtesimo migliaio, la sua rapida fortuna anche in lt:-.lia non arrechcr:\ meraviglia, s ~eci:llmc.ntc dopo il f,~;~il~~,i~ $\~~1 1~, 11 :t ~h~~~~eWt;i 1~~~j~~o;;t~Jn;1~ tutti i principali giornali. Il secondo \'Olume dello stesso autore, li libro dd 111alri111011io, uscito a distanz:t d'u n mese dal primo, è :-.nch'csso un libro prezioso per le fa. miglic. 11 Lhot'lky non si atteggia a sociologo, non scrive per gli studiosi, scrive semplicemente , per la giovane generazione che ha contratto o vuole contr:irrc il matrimonio, e le :iddit:i tutti i problemi gr:ir di e piccoli che nella \'ita coniu• g:1.ledovd ;iffrontare e risolvere per raggiungere ~t·~~~q~~l~:t:~of! 1 10~~: 1 1~~o~alt ir~!f~ ~f 1 : 1 i~: ,~~i~"e~ di sacrifici. Le quistioni del libero amore e del dh·ortio sono pure tr:1.ttate dall'autore con spirito libero da ogni pastoi:t confessionale e con profondo > senso della rcalt:\ Di pochi libri, come di questi del Lhottk y che si integrano :i vicenda, possiamo dire che sono \'Cr:m1ente capaci di raddri:.:zare molte idee storte, e che non dovrebbero m:mcare nella piccola li– breria di ogni fomiglia, per esser letti e medita ti a lungo. R. BAGOT. Gl'italiani d'oggi. 2~ EcU:ione ri· veduta e corre tta dal trad G. Palliccia. L. 2.50 Non abbi:-.mobisogno di spendere troppe p:t· role per raccom:indarc b lettura di questo onesto e bellissimo libro, dopo qu:-.ntone hanno scrittt> tlltti i' giornali•itali:mi nella scorsa estate all':1.p– pa.rirc della sua prima edizione. Dirigere commissioni e n glla •Il• Casa Editrice OIUS. LA rnRZA lt PIOLI. Bui. R. Acca :!emia Econo mico-Agrari a del Ge:orgofiti DI FIRENZE PROGRAMMA DI CONCORSO PER UNA MEMORIA SUL ·•PROTEZIONISMO INDUSTRIALE N ITALIA 11 Nel 1917 :-.vranno l:1 loro scadenza i trattati di Commercio che l' lt:-.lia stipulò con i princi– p:t'i Stati d'Eur opa. Allo scopo di mcitarc gli studiosi a pcrgcre ,·alièo contributo alle vaste indagini necessarie a preparare i trattati futuri, l'Accademia dcì Gcor– go!ili bandisce il seguente concorso a premio : « Il prole~Jo11ir1110 foduslrialr i11 llalia negli 11/, timi ;o mmi; i f alli, le leorie, In crilica ». All'autor e del pili degno },.\'Oro l'Accadcmi:1. as• segna un premio di lire 3000, con rC'btivo di– ploma, da prelevarsi sul fondo GARZONI V ENTURl. I manoscritti dovranno esser presentati all'Ac– cademia non pili 1ardi del 31 Dcccmbre 1914 e ciascuno di essi dovr:\ esser contrassegnato da un motto. ripetuto sopra una busta suggellata contenen te il nome, il cognome e il domicilio dell'Autore. Una commissione nominata dall'Accadem ia, giudichcr:\ in:1ppcllabi\111cntc e ne riferir:\ nel- l'anno accademico 191). 1 L'autore della memoria premiata :1.v r:\ l'obbligo ~i !~; 1 /~ar;;\1~1~! ~1~1;:i~n~~;l:~r~~~lfr,i,~~c~l~t~~~~~ si riserva il diritto di inserire nei suoi :-.tti il l:1.• voro premiato. l m:moscritti non vengono restituiti; le schede dei lavori non prcmi:1.tisaranno abbruciatc. Firenze, 2 Mau o 1913. J Scgre!ari P. Fmuu,u. l\1. ~IA RSILI Llli ELLJ. 11 Presidente F. Gu 1cc1ARD1N1.

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