L'Unità - anno II - n.19 - 9 maggio 1913

294 gnnnti d iver si di qu elle mi\teric che finora aveva – no In fort una cli essere conccntrnt c nel gin nasio clnssico ! G INO L UZZATTO. III La musica del!' avvenire , Secondo il progetto dell'on. Credaro, gli in– segnanti di liceo o d'i stituto tecnico o di scuola normal e saranno obblig ati a fare 18 ore set– tim anali di lezione, e potrnnno esse re obbli gati a farne anche 24 ; gli inscgnnnti di ginna sio o di scuola tecÌlic.t o di scuola compl ementar e, dovr:mno farn e 21 e potranno esse re obbl igati anch'essi a farne 2.1. I primi potranno, poi Jj. bcram ente aggra \•arsi di u1,'alt r'o ra a pagam ento s upplementare, e i seco ndi d1 :1ltre quatlr o. L'on. Credar o nvr ebbc fntl o meglio a di re senz'altro che gl' insl"gnanti dovra11110 tutti fare almeno 24 ore d i lezioni settim ana li. Che dalle dici ott o e clnlle venlmrn ora in poi, le ore di in– segnam ento sieno retribuit e con un emo lumento supplementare, ciò non toglie e non aggiunge nulla nll'obbligntor iet:\ cli esse Per attuar e c1ucs1n norma , che vuol esse re nientemeno peda gogicn, • gli insegnanti si con• sideran o abili tati ad imp arti re nelle scuole me die di prirno grnd o l'1nsegna111ento di quelle di– sciplin", per le qnnli nel corso di studi per il C..)nseguimento delln laurea o del dip loma che 1>ossiedon o nbbi:in o sos tenut o es;1mc, o che nb• biano gi:ì. insegna te lode,•olmente • (art. u ); e • il Governo del Re ha focoltà di modificare con decreto reale la tabella f/ annes sa alla legge 8 April e 19()6 n. 142 per det ermina re cosi l'orgnni co delle cnttedr e di ciascun ordine e grad o di Istitu to come il raggrupp amento e In cUstribnzio ne degli i11segnn 111enli 1t (m·t. 16). Così il Gove rno del Re in un posto potr à, met– tiamo, sopprim ere unn cnttedrn di ita liano per– chè sia tenuta dall' insrg nante d i storia ; in un allro quella di filoso fia pcrc hè sia tenuta da q uello di itali ano; e cosi via. Lu posizione, come si ve.le , è feconda di situaz ioni diverse. Tutt e le discipline sarebbero, nel comples so della sc uola m,zionale, trnlt:il e nlln stess :-istregua. E quindi ne verrebbe, non c'ò che dire, un consenso àrm onico, In cni dii-ezion~ sarebb e te– nuta dal Minist ero della pubblica istruzion e, che per varié.re la mu sica avrebb e poi il diritto cli s tab ilire (art . q ) anno per nnno il num ero com– plessi vo delle catted re di ruolo. Cosi il profes – sore , mettiam o, d i filosofia potr :\ cominciar e con l'italiano e, attra verso la storin, la geografia, il latin o, la st oria dell'nrte ccc, finire alla fisio– login. La stessa scnlu si ripeta, più o meno :tmpin, per cias cun inscgnnnt e ; e si vedr:ì. qu ale polimorfa armoni a potrà In Minerva tra r fuori d alla sua ma gica bacc hetta ad ogni principia r d ';mno .sco lastico. Questo vuol dire aver fatt o le cose con molta pedagogia e con molla de– mocrazia: nell a scuo la deve esserc i vita, mo– vime nto ; la scuola che non \'i\•e della febbri le e varia attiv ità clella vita, è nccademia ; un po' d'a ri 11, un po' di molo ! P. C AN.ABli'.LL E~I ;: IV. La piaga delle classi aggiunte, Il proge tto Credaro implica, più o meno evi– de ntemente per il lettore profano, ma evide11- lissi11u,mml e per chi della s,uola ha qua lche prnticn, un accrescim ento della bara onda nelle scuole seco ndar ie. I..n pinga clelln scnoln mcd in, a pnrcre di tlltti i competenti, è .stntn nell'u h imo decennio quel– la delle classi agg itmle : un \·ero rlisaslro pecl,,– gogico e morale I Col cresce re de lla clas si ag– giu nte, riman endo imnrntnto o qua si ti num ero degli Istituii, abbiam o ved uto capi di fstitu lo trasfor marsi in dire ttori di bide lli e a,·\·iatori d i carte, mess i nella impossibili tà cli conoscere bene e cli giudi cnre e guidare la folla dei loro rro fesso ri e l' orda degli sco lnri. Abbiamo vi~ slo Jstituli, che norma imenlo dovrebbero avere tre cla ssi, salir e a sedi ci e più classi; popola– zioni scolastich e salire a 700-Boo, perfino mill e nlunni; Ginnasi-L icci di ciii:\ non gra ndi av– \iicin:trsi o raggiung ere il mezzo migliaio A\'el– lino 4.22, Sa lerno 649 Sassari 49; , \ "erona 555 ccc. ccc.); Istituti Tec nici r.,g-i;:-iungere le fa\·o– lose cifre di 1231 (Torino) 995 (Milnno) 8-19 (Rom a) 7.16 (Palermo) e cosi ,-:a. Abbinmo con• s tatalo che il pro fesso re con molte classi e alt o ornrio non arri va in fo ndo al/ '01110 scolastico a couosctre i suoi alunn i, lrnsforma to in un vero e 1>ropri o • organino da lezioni 11. In moll i ca– si, purtroppo , abb iamo do\'11\o du bitare (ed ha L'UNIT À dubit:1to lo stesso Minis tero) della si11ceril<i del– la form nzione di nuo ve class i aggiun te. E tante e tant e nitre cose abbiam o visto che s i posso no con una sola espression e de finire : / allim m fo dtlle scuole per man cam:m di couosctn~a e di-i11- limilà spirituale f ra a/mmi, proft ssori t capi di Istituto. Lo stesso Prof. Credaro era persuaso di tutt o ciò; e la sua Rivisla J,tdagog ict1, per non par• lare cli suoi privati conse nsi, ri echeggiò pi~ ol– te In nostra camp agna contro le closs i aggiunt e. Orbene la legge, che :wrebbc dovuto elimi– nar e o att enuare il mal e d elle classi aggiunte, lo co11solida, tra sfor mand o in legale e costitu– zionale il piì1 grave sconcio ciel nostro regime scolastico, quello sconcio, che finora era lecito considerare so lo come una crisi, spe rando che fosse pass eggie ra. Colle 2.1 ore obbliga torie a\-re• 1110 per "" p, oftsso re da 111 minim o di circa 160 a un massimo di 480 scolnri. Chi ha sei ore In se ttimana in ogni clnsse (per es. un in– segnate d' Italiano) a,•r:'t circn 100 alunni; chi ne ha due o tre (per es. l'insegna nte di sde nze na– tura li) ne avrà 48o o 320 circa. (N--lla favore• vole ipotesi di classi di 30 scol:lri solta nto, gli scohiri sarebbe ro rispett i,·amcnlc 120, 38<> 1 240 !). E che miscela di sco lar i ! Sco lari di varie clt1ssi, di vari Jstilufi , di va rie nwl trie. Come si pu ò pretend ere in tale condizione che il pro– fesso re si:1 educa/ore? Rccilen\ la sua part e, fnn>i. fiuta cli interrog are e di ~ind icare , si in• crctinerfl su una \lrtlnngn cli esercizi scritti e componim enti; se mpre in cors a fra un Istituto e l'altr o; sempre incer to della discip lina; sempre scon tento (necess ariamente) di sè. Nè ci dica l'On. Minis tro che il proge tto di legge mira alla cos tituzione di nuovi istituti, per sfollar e i vecchi. Il progetto, per sdop piare un lstiluto aspett a che abbia avuto per trt anni consecutivi sricenlo nltmni I i•: risibile che solo in quel caso si sen ta In necess i1:\ didattica dello sdoppium cnto ! C'è di pili. li prog etto lrga f mlr.rtsse dei Capi di l stilulo 11011al bene ma al mt1lt ,/,Il,: scuole. Esso, infatti, aume nta gli emol umenti in propo rzione de l numero deg li alunni: cosicchè diventa inte – resse cli chi dirige un Istitut o e non abbia una grande forzn morale e ~bbia bisogno (uomini sinmo, e le leggi debbon o pres uppo rre uomini, non nngcli I) diventa interesse , dicevo, di gon– fiare I' Isliluto cli clnssi nggh.rnte sino.... cQlla concor renza di . L. fol di aume nto d i indennità . Cnpi cli Istitut o di manica 1:trga per amo re dell e classi aggi unte, o per la :,anilfi d'n\'cre l'Istituto più nume roso, ne conosciamo lla recchi ! G l' insegna nti - diciam o i buoni, di cui me– rita conto occuparsi e che per fortun a sono i più - costretti <!alla fame e non eia ingordigia di gundn gno, nvevan o dovuto negli anni trasco rs i esaurirsi con l'ecces so delle lezio ni; ma erano s tanchi cli tradir e la proprin miss ione e la pro – pr ia ide alità, e aspettava no ansiosi il momen– to di tornare ad essere quel che devon essere : g<'nte di studio e di 1>ensicro . Mes~i sulla via di di\'cnire macchin e, non \'Cdevan l'ora che questi1nuom legge fosse prese ntai:, per r ifars i uomini compi uta mente. Ma tutto questo l' on. Creda ro non lo sapeva. Ed eccolo che spinge sulla slessa via che i molti voglion lasciare, an– che i ·pochi che non l'aveano nncorn presa! Finora era lecito ai miRiiori ri nunziare sd e. gnosi al facchin agg io de lle cla ssi aggiun te e chiud ersi maga ri negli sten ti per a\'ere qualche ora libera allo studi o: da ora in poi non solo a\'rn nno tlllt i un ora rio ordina rio più ele\·ato di una volta, ma nessuno potr :\ rifiutare il lm·oro straordina rio delle clas si :iggiunt: ! Che co:;a sar3 di quei professori, che oggi pr,r s,ufiarc rifi11/a110 classi aggiu nte, e domani doum m10 subire le 24 o più ore II nel proprio o ;,, ollr i lsti/11/i n, e per c1uellc materie che pia– ccr:'t oi signori pro n ·ed itori, cioè per /11/lc le ma– lt rit dtl/ e qua li !tau sosltnu fo esam i al/' Uuivcr– sit<i? Almeno ques te cose le a\·esie concepite uno che 11011 fosse s tato mai professo re, che non avesse mai a\"uto n dt e fare colla pedago gia! No, le prese nta !'On. Crecl:1ro, pcd:1gogist:1. Le presenta il prof. Luigi Cre dnro, herbarti nno spe– ri mentali sta, promotore di ,j Unioni l\lagis tr ali ,,, oratore u della scuola " e ,!eg li " ami ci della scuola •, uomo di p:1rte r.1dicale ! I) ., ora in poi, le gra ndi citt:\, che offrono mez. zi di studio . non saranno più f.ltt c ~r i profe s– so ri desiderosi di studiare e di Jlrodurrc scie nti– ficam ente. Ì\elle grandi citt:ì., coll 'obbligo delle ventiqua tt ro ore cli scuo la, della pre parazi one onesta, dclln correzione de i comp i1i 1 i professo ri miA"liori saran no conda nnnti nl supplizio cli T an– talo: vedrann o co:1nostalgico desiderio il pala zzo della biblioteca, ma non polranno \':1rcarnc la soglia! G 1L"::.Erl'E LO) IIIARt>O•R .\OICE . V. Stipendi passabi li e ora ri impossibili. Anche senza il ruolo unico, e anche con le in– (;:iustizie distributive, d1cui sono vitt ime molti in– segnan ti delle graadi sedi ed a cui non è possi– bile che non si mt-tta rimedio con un po' di buona volo111:\ - noi riconosc iamo senza sottintesi che 11 progello Cr~daro concede alla mass.'\ dei professor i di scuole medie una si1uazione ccouomica, che cliflicilmente po 1rebb'essè re migliore, da te le con– dizioni ge nerali ciel nostro 1>ae:sce d11te le :\llual i ristrettezze del bilancio dello Sta to. Cerio, s1ipendi iniziali di 2.500 o 3.000 lire, se– ~uili dopo tre anni da stipendi di 1-000 o 3.500 lire, n cui terrebbe ro dietro sci :rn111e11ti qu inque n– nali cli 500 lire, con la possibilità per moltissi mi professo ri di guadag nare col lavoro delle classi aggi uute in media 750 lire nnnue in più, - non souo li\ riccheiz~, 110 11 si possono dire nennchc l'ngialt-zia : sono ap1>ena quel minimo indispen– sabile, al di sollo del quale co mincerebbe per un uomo di s1udi la miseria. M:t l'llalia non è un paese ricco sfondato. E mentre tanta part e della nostra l>OllOlazione, specialmen te rurale, vh•e nel pili dolo roso e umiliante squ allore, non ci sembra lt!cito pretendere dallo Srnto per In massn elci suoi funzionari stipendi supe riori al minimo indispeu– snbilt!. Ln conquista di un ulle1iore rnigllo rnmc nto eco– mièo, gl' insegnanti medi - n somigli1111za di lulli gli altr i pubblici funzionari - possono ragg iun– gerla, ali' infuori di maggiori 11umenti di stipendio, associandosi fra loro e alleandosi in massa coi la– ,•oratori delle industrie e dell'agricoltura, per ot– ten ere una generale riforma doga nale e lr ibutarin, In qual e assicuri 1111 pili largo s,•iluppo alla ric• cheiza nazionale, aumenti il valore renle dei sa– lnri e degli stipendi, alleggerisca In pressione tri – buta ria che schiaccia in lla lia in modo S!)tciale gl' impiegnti pub'>lici, e produ ca cosi un \fero e proprio, per quanto indiretto, :m111ento di stipendi. Opera pitì lunga, certo , che non sia ott enere per sè soli dal Gove rno 1111 migliorn rneuto par. zialc, mentr e tutto il resto della classe lavoratri ce aspetta invnno che alla fine qua lcuno si ricord i anche di essa che direttam ente o indirettam eute p:lga per 1u11i. Ma non è dett o che possa continu nre eterna • mente :senza oslncoli la e corsa agli aum enti• che ha occupalo in quest'ultimo decennio tutta l'allh •ità dei pubblici funzionari. Checchè ne dicano gli otti– misti impenitenti, il bilancio dello Stat o è già in di– saw111zo ; d'altra parte il suflragi o allarg ato sta per lancinre sul1>iat10 della bilnnciapolitica tutto il peso dei lavorat ori ngr icoli finor,, esclusidal voto e sfrut– tati dn tu Ili: e a que sto nuovo element o <lella nost ra vita pubblica qu alche seria soddis fazione, che co• sterà cara, 11011si po trà ritardare. La Federazione degl' Insegnant i, e insieme con essa tutt e le al– tre organiz.zuioni deg l'impiegat i. sono giunte ora– mai a un bivio, dil~anzi a cui bisogn a che scel– gauo : o continuare nella vecchia tattica degli ns– sahi parzinli al bilancio dello Stato, sfr:ict:llaudosi contro In impossib ilità finanziaria di nuove con– quiste e contro la ostilità dt:i l:wora lori industriali e agr icoli, i quali da d ieci e pili ann i 11011fannJ) che assistere a bocca \IU0t:t alle e corse agli au – menti > degl' impiega li ; oppure deci J crsi a fare una buona ,•olla qu ell'c azione democra1ica 11, di cui finora han no par lalo solo per modo di dire, e che deve consistere in uu reale riccordo con le organizzazioni operaie e contadine per 111 conq ui– sla di riforme economiche utili a 111/li. P;1.ssi, dunqu e, uell' insieme, e salvo i migliora • menti pili equi alm eno nelle sue più stridenti la• cune e ingiustizie, lo stato econom ico llegl' inse– gnan ti, qua le l'on. Credaro lo propo ne. l\la non 1>assi110 a nessun patt o, insiem e ai nuo,•i stipendi, le inno\fazioui burocratico-fiscali , mediante cui l'011. Credaro si prende con una mano quel che coucecle ct>n l'altra e disorga nizza defi11itiv:111ente tutte le scuole. Non è assolut:mu11/e po.s ibile atl 1111 inse,1;11n 1te ehe si rispel/i fa r bmt 2-1or,: s,:1/ùmmali di le– ::io"e u11:a rovi11arsi i11pochi mmi In snlute. Un i11ug11a11le, du fiuci a 24 ore ul/in urnnli di le– ;;;io11e,se 11u11vuole rovi11nrsifisicamt11/ e ,: moral– mente, deve acciab,11/are le le::io11i e lrascura,·,: inlel/,:l/11alme11/,: t moralme11/e gli n/111111i. Su questo pu110 nessun dubbio è possibile per c-hi nbbia 1111:t prat ica an che med iocrissima della scuola media , e non abbi a perduto nella palude burocrat ica o parla mentare ogni rudim ento di senso comun e e di senso morale . 1bl1otcc Gino Bianco È vero: finora rnoll1ssimi inse,::nanli facevano fino a 28 ore di lezioni settinrnnnli, e si disputa • vano le clnssi aggi unte cou furor e no n mai sazia• 10. Ma era no spinti a ciò dalla fame. Questo era il male a cui si do, ·e,•a rimediar e sul serio : non <lo– ,·e,•a esse re un argome nto per rimediar e in misura insuAiciente o 11011 rimedia re aA,lltO ! Che si stab,li ica per tutti un ora rio obbligatorio, entr o i cui limiti ciascuno debba pre star servizio senza supplem ento di stipendio, è gius10, Ma non dovrebbe esser lecito pre tendere ~liti di 15 ore set- 1ima11ali. È c1ues10 il limilc massimo, n cui possa gfongerc sm: a s/or: o la resistenza di un profes– sore, che voglia fare con coscienza e passione il suo dove re. E che anche al di là di queste quindi ci ore ob– bligatorie per tutt i, si possa e si debba, in caso di e,•iden te ner.essità didr1ttica, come avviene per le mnterie lettera rie del ginnasio, chi~clere alt' inst:• g11111te qualc he nitra ora di lei ioue compensA ln a part e, oppure consentire, a ch i ,•oglia liberamente farlo, qualche ulteriore sforzo di lavoro straordina – rio llt r aggiungere un equo supp lemento allo sti– pen dio normale, - anche q uesto è giu sto. Ma in nessun caso dovrebb'es sere conse ntito a nessun insegnante - altr o che imposto! - di su• pcrar e le 21 ore sett imanali. Questa riduzi one degli assLJrdi obb li1.;'hidi ora – rio del pro..:euo Credaro 11011 solo rn1>presc11tereb– be la salvez,rn dei professori dall 'abbruti mento di un so1>rah1voro facchin esco, che sia ormai rovi – nando con essi la scuola, ma sarebbe una remo ra note,•olc co111ro i rischi di quei e completam en– ti , di orari che condotti agli est remi, a cui arri – \"3 l'on. C, cdaro, 1>rodurrcb bero i phi umoris tici e goHi e abbi111:u11enti > di mater ie r:he si possano immaginar e. E q uando que sti e abbinamenti , olt re ad esse– re contemlli in limiti asin i più ristretti per la ri– duzione degli obblighi di orari o, 110 11 fossero la– sciati .11 beneplaci to della uosha spiritosissima bu• rocrazin, mit la nota di quelli eh~ sono didattica – mente legitt imi e Jlerciò autorizzati fosse stabilita In una tab ella della legg e, allo ra, ma solo allora qu esta che è IAparte pili giusl:1me111e criticata del progett o Credaro, potrebbe cominciare a di– \lCntar accett abile . Noi 11011 pro1>011iamo, insomma, che a,gl' inse• gn:rnti sieno riumen tati gli stipendi stabiliti dal progetlo Credaro . Invochiamo, solo, che sicno d imiuuitt- tant o le ore di lavoro normale q uanto quelle di lavoro stra ordinario, in modo che nè l'ammin istrazione possa iniquamente obbligar gl' insegnant i nd ab• brutir si, nè questi possano liberam ente nbbrutir si per desiderio di guaclngno. 1 n questo senso ci pare debba110 inlegrnrsi gli emendamenti proposti a questo punt o della legge dal Consiglio Federale degl' insegnanti . Il q uale, me,:tre lm chies10 g iustamen te che l'orar io nor– maleo bbligat orio sia ridotto a proporzioni r.1g-io11e– voli, 11011ha avu to cura di domanda re che di al– trettanto sin rido tto il limite delle 24- ore setti ma– nali <li lavoro fino a cui gl' insegna nti possono essere c-ostrelli nd arriv :ue con 111supplem ento cli sti1)e11dio, nè ha clomaucl;i.10che .ti di 1ft di que – sto limi1e sia vietato og ni ulteriore ln,•oro :111che facollali\lO. Con la pror>osta del Consiglio F'ède– rale, gl' inseg nanti \fCdrcbbero ridotto il loro ora• rio norma le, non per la\'orare di meno, nm per farsi pag:arc nlcunc ore cli pili come lavoro strnor– dinar io, con tinu 111do ad avere il diritto di anun nz. r.1rsi con 111m fatica eccess iva, A che cosn servirebbe , allora, questo mn1,rn·iorc :lggravio finanziario dt:llo St~to? Varrebb e la 1>e11n di spender e qunlche milione cli pili, non J>erAvere insegna nti meno a0alicat i, ma per aver li meglio pagati bensì , ma sern1,re :if– faticati come 1•rima? Stipe ndi magri ma non insufficienti, e insegn anti freschi di forze e :igili di spir ito: q uesto mira nd otte nere la ll0'Strn propos ta. Stip endi men o magri e insegnanti :;e1111tre disfatti dalla faticn: qu esto snrebbe involonta riamente il resul1nto clelle pro– J>oste della Federazi one. Non potendo associare al minor lavoro d egl'in– seg nanti un sistenm di Jliù largo CC'lrnpenso eco – nom ico -, cer chiamo alme no di salvare In condi– zione prima senza cui la scuoln non è che un nome vano e miserabile. ABBONAMENTO STRAORDINARIO Dal 1° M1gglo al ll DJ~mbr e 1913, lire 3,50 da pagarsi dlrd l.tmenle mediante vaglia all.1 nostra ammlnb.lr.1:Jooe.

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