L'Unità - anno II - n.11 - 14 marzo 1913

262 rare le fabb riche, previo 1111 dete rmina to com – penso sollo forma di dni di prot ezione. T ulti \'Oglìono quello che vog liono, nc\l' inter esse na• zionale. Non v' ha lripola1: c spo rco e camorri– s1ico, che non venga prese ntato da gl' intere ssa ti come affare di altissima utilità ge ncrnle o nazio– nale . J\nche questa dell' intcrcssc « ge ntrnle • o o: n:lzionale •• dunque, non è quella « idea rias • sun tiva, semplice e chia ra », \.li cui tu, caro Sa– vell i vai in cerca per caratt erizzare il nostro 1110,,imento. i:: anch' essa una formula eq uivoca, pe rchè è una formu la a-.tratla . E pe r uscire dal- 1' eq uivoco, bisog na usd rc <lai\' astra tto : cioè fare la enume razione ddle riforme concrete, che crediam o oggi ne cess arie « ucll' interesse nazio– nale • · Proprio quella enumera zione, che tu re– put i insuOicienLe ! Interesse dt ou looe e lo ltrtHe dt cla11e. E sia - tu mi dirai forse a questo punto - : abband on iamo la denominmdone <li 11azio1mlisti, per quanto a modo nostro; :unmcttiamo che la formu la del!'• interesse generale•· cieli'• inte– resse nazionale• è insufficiente da sè sola a ca– rath.:rizzare que llo che sia mo. Esso è, pe rò, pili che sulliciente a definire quello che non siamo . na ess a dobb iamo dedur re almeno che non sia• 1110 pili socia listi, in quanto tendiamo a riven– dicare ~'I' • interessi nazionali , cont ro gl'• inte– res,.i di classe • · Qne:-to non essere socialisti non credo debba impensierire più dello stretto necessar io quei colla borato ri e amici nostri, che... non sono mai stati socialisti, come per es. Gius1ino Fortunato, Antonio dc \' iti dc 1\larco, Edoardo Giretti. li fa11accio può a\·ere importa nza per qu elli soli fra uoi, che continuano, comc per es. U. G . 1\lon– dol fo, acl esse re iscritti al l'a rtito Socialista uf• fida le, o che ne sono usciti, come il sottoscritto, per disperazione , senza a\' ere inteso con ciò rin– nei;.are sic el simpli ciler gl' ideal i della sua g:io• vcntù. Noi sare mmo, secondo te, caro Savc lli, giust';ippunto come quel poverino eh~ non 11c n·cu 11c,o, 10, nnJ a,·a c<.nnh,11cndoc!I cu 1110,u,. E certo se per socialismo s' intende il socia • lismo ri\'oluz:ionario intransigen te, nel quale vi ha .iutit esi p1:renne ine~pi:,bile fra la classe proletaria e le altre classi, <· perci ò non esiste nazione, tu hai mille \'Olle ragione. Ma noi - cioè quelli fra i collab oratori dd l'Ut1ilà, che sono tutt ora socialisti unicial o si nffermano socia • listi.. irregolari - noi 11011siamo mai stati SO· cinlisti rivoluzionnri. Per questa parte, du nque, la nostra fedina penale è nctla, e 110 11 abbiamo bisol{nO di riabilitazione. Ora, sc tu es.'1mini uno dopo l'altro i proble• mi, che siamo and ati studia ndo, e le soluzioni concrete, che siamo anda ti pro1lonendo, do\'rai riconoscere che noi no n ci siamo mai lrovati nel bi\'io di do\'ere scegliere o • g:I' interessi della nM:ione », o g:1' e interessi della classe favora– lri re »; ma l'opera nostra ha consistito scm• pre nel combattere gli egoism i ciechi e meschini di quci gruppi prolct:1ri, che isolando si dal la intera classe fm:oratrirc si sono resi comp lici di alcun i grupp i borg hesi nello sfruttam ento di tutto il resto della nazione. Certamente questa è opera nazionale . :\la è anche opera dtmocrat ica. E' anche opera socia– li:-ta, se si astrae d:i\ socialismo rivoluzionario, e se si accetta la teoria riformist:1 - dimenti– cando beninteso 1utta la prat ica dei rifor misti. Pcrchl: è assai facile e assa i comodo , mio q fo Save lli, riman endo nell'empireo delle idee pure e dando ai termini « nazione • e • clas– se » - c1uale classe? - significati schemati – cament e: ed arbitrar iamente co ntradditto ri, isti• 111ire un'anlite si irriducihil c: fra gl' • inte ressi nazionali • e i;l' ( interessi di classe », salvo naturalme nle a tra spor tare :d momento oppor• tuno l'an tilesi nstratta nel \"ilupp o degli inh.:ressi concreti, banczzando dog111aticamc 111e come «na– zionali » e mandandoli in p;1racliso, tutti gl' inte• re,, i che fan comodo a noi. e dannn ndo sen– z'altro ali' inforno come .-interess i antin:1zionali • o di •cl asse • tutti quegli altri, pc r cni 110 11 abLiamo nessuna simpatia o che cisccca no. Sul terre nodella vita rcalc non esiste ness un:, nntik si fra g:P einte• ressi clella classe /a;.•on1/ri rc » e quelli della « na• zionc », non solo perchè In cl:is:-c lavoratrice forma i 110\'e decimi della nnzio11e, tliciamo così, ma– lcrialc, ma sopratutt o perchè 110 11 C pos:-ibile un miglioramen to della classe lavoratrice senza un L' UN I TÀ miglioramento contemporaneo di tutte le alt re cla ssi, che comp ongono la n;izione - purchè, be • ninteso, s'inte nda per migl ioramento, non quello del selva~gio che abbatt e l'albero per mang iare il frutt o. • In c1uanto il 1>0,•ero - ha dett o il nostro \'ecchio e grand e Caltaneo - s' intere5sa dell ' i111iera sua causa, s' inter ess ;i, anche senza volerle-, alla più largn coltura di tutta la nazione. E se alcuno promuove I' iufluenza delle classi laboriosc nf•ll'ordine legislalivo, egli non fa opera di discordia, m a di t i11stizia e di benevolen,m ». Di tanlo in tanto, una boccat:t d'ar ia frese~, come questa, non fa male. l'na diecina d'a nni or sono , fra il 1S99 e il 190.i, <:!-istè in ltnlia un blocco di par titi • libe• rali-dcmocra tici » (z:mardc lliani, gioli ltiani, ra– dicali, n.:pnbblicani, social isti) - era\'am o tutti bloccard i allora, mio cnro Savelli ! - ; il qua le blocco ebhe per piattafo;m a la co11q11i!-ta della libertà di organizzazione operaia e la clifes:t delle franchi~ic costitu~ionali cont ro gli att entati del blocco cortigiano - militare sco - reazionario . La difesa della liber tà d'organ izzazione era un • int eresse di classe • o un • interess e nazio• nalc it? - Era 1111a cosa e l'altra . - Era una azione auti socia!ista perchè era contemJ>Oranea– mente un'a1.ione radicale o zanard clli.ma ? :'\e– anche per idea: era l'una cosa e l'a ltra. Questo prccc<lc111e del 1899-1902 può servire otl imamcnte :1 chia rire quel che siamo e quel che vogli.uno noi dell'l'11it à. :\la quest'arti colo è già troppo lungo . E se ,·olessi finire il discorso in que~to num ero, non restercbb c più spazio sufliciente ai problemi... concreti. E questo sarebb e nrnle. Ahb i p:1zienza, dunqu e, caro S:well i, di a.spellar e 1:t fine alla prossima set timana. G. 5 At. \'IU 11:-.I. Intorno al problema burocratico . Nel!' ultimo numer o del la Critica MJciale Peter Auge n controreplica al mio artico lo. (Unilà dcl q. Febbraio r9 13). Nonc redosia il caso che io cont inu i qui la pole mica: que l che io av rei da dire è già in part e contenulo ne lla nota che la reda zione del la Critica oppone all'ar tico lo di Peter Augen; ed io pot rei de l res10 anche dichiararm i soddisfatto di Ciò che quest i am mette , anche là dov.c. sembra che neg hi più risolut.arnente. È piutt osto oppo rtuno venire a co nside rare un altro aspetto de l problema deg li imp ie– gati, gravissimo anch' esso pe r le mo lte rela– zion i che ha coi pu bb lici int eress i. La podagra burocrat ica. Uno stran iero, uomo d'a lfari, che vi,•e a Milano da qualche a11no 1 mi raccontava, un paio di mesi fa, che ne i pri mi giorni in cui egli venne a stabil irsi nella met ropoli lom• barda, giu nse al suo indirizzo una raccoman– data urgen te, ferma in posta. Quando e~li si recò a rili rarla, l'impi ega to gliene rifiutò la consegna (non ostan te che egli offrisse qualche segno di identificazione), se non si fosse presen tato in compagni a di pers ona eh• conoscesse lui e fosse cono sciuto da qua lche imp iegato dell'ufficio. Fin qui nie nte d i straor– dinar io, almeno per noi. li signore, però 1 che veniva dall ' Inghilterra dove cer te cose sono rego late un po' diversame nte, credette di do – ver stende re la sua bra va prote sta, perchè gl i premeva di ritirar e la lettera e no n sperava di trova re sul mo mento la pe rsona, conosciula da qualc he im piegato, che facesse fede de lla sua e iden ti1à » : crede, ·a che la presen– ta?.ione del reclamo po tesse avere un ef– fetto imme diato. Fu fortuna che gli ve nisse in men te, qualc he ora più tard i, di chiede re che la lettera gli fosse recapit ata presso una d itta, nota a Milan o, dalla quale egli e ra ben co nosciuto : altrim ent i aveva un beli 'attendere ! Infatti il recla mo, che era già stato tras messo all a Direzio ne, co ntinuò, non ostante la con • segna della lettera, a fare tranquilla mente il suo corso (/uws a 11011 luccndo), ma tanto t ran – quillam ente che solo due mesi dopo il si– gnore riceve tte, :ili' indirizzo che egli ave,·a dato, la rispos ta no n so se della Direzio ne o de l Minis tero, che si dichia rava dole nte di non pote r far nulla per ciò che si atteneva all'ogge tto del suo reclamo. La cosa ha, in quest o caso speciale, un sapore co m ico p:1rticolare : ma come espres• sione della fenom en:1le lentezza buro cra tica non solo non ha nulla di ecceziona le ma è super ata di gran lunga da migliai:1 e migli:1ia di casi che capi tano og ni nnn o. I~ ben noto che vi sono imp iegati costretti nei pr imi tempi a rico rrere a deb iti usura ri, perch è debbo no attende re 4 1 5 1 6 e piì.1mesi, prima che sia registrato il dec reto della loro nomina e sia paga to il primo stipendio. Il .\lini stero della pubb lica istru zione gode in que sto campo il non inv idiato vanto di esser primo, e per il maggior disord:ne ch e v' imper:1, e per la p:1rticolare predil c1.ion e di cui l'onora la Cor te de 1 Co nt i. Ho l'esempio da ofl rire di un fatto ca– pitato a mc, molto simi le a quello della lettera raccoman data. Il q . ottobre 190G il ~linistero dell:i P. I. mi telegrafa di avermi tras ferito, a mia domanda, d:tll' istituto tecnico di Terni a quello di C remo na; il giorno dopo m i ritelegrafa che il tra sferimento non può pili esserm i concesso . Poic hè la rag ione ad– dotta non mi pareva in nessu n modo val ida e offendeva il mio diritto, io proteslai e in• sistci che il frasferimen to fosse manten uto i ma , colto frattanto da ma lattia, dove tti ch ie– dere il congedo, e non pcns :1i più alla mia protesta. Dopo due mesi e mez zo ripr esi ser– viz io e fui destinato ad Assisi. Orbene nel nove mbre del 1908 (d ico : mi llenovecen to otto) ricevett i una co mu nicazione mini s1eriale 1 i11d:1ta 29 apri le di qu ell'anno, con la quale mi si co mu nicava che con dec reto 14 otto – -br e r906 1 reg istrato dalla Co rte dt:' Conti j' 1 1 gen naio 190 7 1 io ero tras ferito da Tern i a Cremona « a decorr ere dal t no vembre 1900 ». An che questo esemp io ha qualcosa di parlico larmente ridicolo I ma non è, per la lungh eua del ritard o, eccezional e : tut • l'altro! lo stesso devo tut lora ricevere co– mu nica1.ione di un decreto d i trasfer ime nto a Milan o, che fu emesso sin dal luglio de l 19 10 (cioè pii1 di trenta mesi fa) ; e non mi meraviglier ei, git1dicando da alt ri casi, di dove r attendere ancora alt ri 1; o 20 mesi. L'irresponsabi lità burocratica. Negli esempi che ho riferiti il r itardo è (od appa re) prodo tto, piit che da colpa di uomini , da di fetti di ordiname nti ; e Peter Augen il quale nel suo ultimo ar tico lo mi op pone che la vera rifor ma da fare è la semp lificazione degl i ingrana gg i, con l'a ttri– buzione a ciascu no di più netta e precisa re– sponsabilità, d imentica che da questo punlo io presi prop rio le mosse per l'articolo ap– par so nel\' Unità del 24 gennaio . Anz i sono lieto che alla co nstataz ione di ques ta neces– sità, fotta già mi lle volte dal publ.,lico, dalle org:mizzazi oni deg li imp iega ti, da uomini po liti ci, da studiosi di scie nza dell'a mmin i– strazione , Peter Auge n arrec hi il con tributo delle sue osservaz ioni e della sua esperi enza. Siamo però anche qu i in un grave im ba• razzo. L'attribuzione di re:,ponsab ilità precise nel disbrigo delle mansion i burocratiche acqu i– sta il valore di una garanz ia concreta, erret · tiva, solo qu:rndo si possa star cert i . che a nessuna co nstataz ione di neglige nza, di i nsi– pienza, di co llusione, di frode teng a poi die tro l'i mpunità: ma finchè una legge circondi di im penetrabile mistero gl i atti della pubblica ammini str:1zione 1 chi ci assicura che non \'alga, pel' le colpe della burocrazia, il t·cniam po– timusquc dr111usque vicissim l i\l a oltre che al difetto degli ordin:tm enti, molti ritardi nel disbrigo delle pratich e am– mini strative sono anche do vuti a colpa de– gli uomi ni. C' è sem a du bbio una grande esagerazione nella leg genJa comu ne, secondo cui la pili parte de i pubblici impie gati va in uflicio con qualche ora di ritardo e, nelle ore che ci stanno , passano il tempo face ndo con ver sazione o leggendo il giorna le, o sonnec – chian do sc pra le pratiche ,la t M dl're. ~la è ~mchc innegab ile che sono moltissimi gl i imp iegati, i qu ali prolìttano de l difettoso con· gegno deg li ord inamenti per l:t\'Orare il me– no possibil e : nella moltitudine degli ingra– naggi, che si intrecciano e si so\'r appongono Biblioteca Gino Bianco in maniera plè! orica cd ingo mbra nte, ch i può anda re a v:ilu1:ire !:i quan tit:ì. di la\'o ro compiuto da ciascuno? È int eress:1n1c notare che di queste neg ligen ze degli impiega ti nes– suno sen te sdegn o, se non quando ne è da n– neggiato lui personalmente. C hi \':t a fare un deposito alla cassa pos1ale di risparmio o a far richie sta di qualche not izia o certi – ficato ad una cance ller ia di tnbtm :de od .al· tro uOizio pubbl ico, si sdeg·n.'1 gius tamente vedendo con quan1:1 lentezza scrive 11 impi e– gato, interrompendo t ratto trallo il la\lo ro pe r acce nde re l:1 sigare tta o per sca mbi:1re qualche parola col collega n~nuto a salu tarlo da lla stanza o dal !avol o vicino. 1\I., quell a stessa perso na tro\'erebbe più ridicolo lo ze lo di qualche suo amico pubb lico imp iegato, che si lc,•asse alle r3.50 dalla sed ia de l caffè, dov e sta con\ler sando co n lui, pcr chè alle q deve trov:1rsi in uflìcio i o dichia– r:1s c la ser a di sen tirsi stanco pe r il molto lav oro compiuto nell a giorna ta. lo non so se ques to dipenda da fat1ori et nici (come alcuni dico no) o dall' influsso di vicende storiche o da cause po litiche attuali ; ma è un fatto che quasi nes3uno fra noi riesce ad acqui stare la coscienza di di fendere nel pub – blico interesse anche un interesse prop rio. Sotto quc!.to rispetto non si confa cer to alla gran maggiora nza J i noi la famo sa dc:fini– zio ne ari stotelica llell' uomo. Occ orrereb be dunque mutare anche l'a bito mentale e morale del pubb lico in modo che l'impie gato si sentis se coperto dal disprezto di tutti se, a\'endo so llecitato o accettato un ullicio, non vi atlende co n tutto lo zelo che porrebbe nel disbrigo dei prop ri affar i. La propa ganda pe r suscitar e un ab ito sirratto è cer tame nte necessaria , ma non può dare na– turalmentt: frull i pron t i nè può bastare a guarire tutto il male . Altri rimed i ci vo• gliono. La semplifi cazio ne deg li ordi nam enti e l'at – trib uzione di respo nsabili tà pili rre cise sareb• be ro, anche sotto questo rispetto, ellìcaciss ime, e varrebb e10 a stimo lar e lo zelo de i sing oli im piega ti 0 1 almeno, a scuoterne la pigrizia. ln qualche ufficio, che ha aspetto pili c.1ratte – risticamen tc indu striale o comme rcia le, sare bbe poi ut ilissima una modi ficazione del contratto d' imp iego 1 con int rodu zione di cla usole che stimolassero l'attività de l funzionar io anche con l'allettamento di un beneficio personale, ma di un benefi cio (intend iamoci bene) da conseg ui rsi mec.:anicamente, pe r effetto spo n– taneo e diretto, non mediante un giudizio fa• vorev()le di superior i che frutti - per es. - una promoz ione per merito o altro prem io riservato molto spesso alle schiene pieghevoli e ai beniamin i. Basti osser vare, ad es., con quan ta mag~ior cele rità che negli unici cen· trali sia sb rig11a la vendi ta, po niamo, di ca r– tolin e vag lia in uno d i qu egli uflìci succur – sali delle poste che si trov ano orma i in quasi tutte le cit1à un po' impo rtanti, per capire quanto vantagg io pot rebbe recare I' introdu – zione di cer 1e cla usole ne l con tratto cl' im – piego o anche la sua sostanziale modif ica– zione, e di qual genere potr ebbero esse re quelle clau sole o questa modificazione. La scelta degl' im piegati. Ma non ba sla anco ra. Checchè dica Pete r Augen 1 non è ,·ero che lo St;1to ogg i abbia la po ssibili1à d i far la sce lta dei suoi impie– gati sopra un l:1rgo numero di concorrenti e di procura rseli quind i valenti. Potrà forse dars i che nei pro ssim i :rnni l'acuirsi della cr isi eco– no mica pe r effetto del!' impr esa libica e delle spese militari rovesci ne lle gare ~!i concorso per i pubbl ici uffici 1111 maggior numero di aspi ranti: ogg i non è certo co sì, e 11011 sarà così neppure in ,wvenire, se la crisi potrà provv idenz ialmen te essere e ~·itata o quando almeno potr:ì esc;ere supe r:ita. Ogg i co me ogg i è noto ai muricciol i che ai concors i pe r 1a magistratura partecip:mo, fatte poc he eccezioni, gli scart i delle faco ltà <li giurispru– denza; che gli unici <lei Ge nio C ivile non tro– vano più aspiranti; che i co nco rrent i ali' inse – gn:11nen10 ne lle scuole medie d:ì.nno testimo – nian ze b crimevoli de lla loro i11s11Hicie11.:1 e che, pur con la larghezza usata da molte com – missioni giudica1rici 1 vi sono pili di 2000 (due – mila ) catt edre vacanti, e le facoltà uni\'ers it:1rie

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