L'Unità - anno II - n.3 - 17 gennaio 1913

230 SOCIALISMO lii. La nece.sità della filosofia della prassi. La teoria rhe va ~otto il nome di m ate– rialismo stori co è, co me ritengo d'a vt::r dimo – strat o altro ve, una concezi one crilico-pratù·a : qui la sua essenz iale distinzione dal sindaca· lismo sorel liano, che è una teoria sem plice• mente prallf :11. lntend1:1mocisu questi term ini : l'azione per i sin dacali sti è tu tto; là dove ne l material ismo stori co l'az ione ha contro sè le– sue condi7.ioni e i suoi limiti . Per i sind:ic:i– listi la volontà cr eatrice pone libe ram ente il suo mito (per es. i: mito dell o sciopero gc • nerale); per il materiali smo stori co c'è sem· pre il roNs'-iamrnl o della pr,,ssi: l' attiv ità pre cedente, nei suoi res ultati, di venta condi - 2ione e limite cieli' attivit:\ succe ssi\•a, che però si :illèrma come oppo sizio ne a ciò che pree siste e tende a sup erarlo dialett icamente. Quindi la conoscenz a delle condizioni e de i limiti qui è parte essenziale dello sviluppo della \'Olo111à: il mom ento prat ico non si disgiun ge dal mome nto cri tico. E ques ta dif• ferenz a è in rapp or to con la dillCrem:a dei presuppos ti tilosofi ci, che sono nel mater iali• ~mo_ sloth,o dat ·1 da l ,·olDotarjsmo del _ Fec - ucrl>ach, ne l s1ncacàli srno so relliano da l mo • l demo volontarismo contingent istico. Dal suo dup lice carnttere critico -pratico il ma teri:i lismo storico tr:ie la sua im pron t.1 realist ica: chè gli atto r i e fattori della storia sono pur sempre gli uomini, esseri consape• vo li, volenti ed operanti; ma che ne l volere e ne ll' operare condizionano continuame nte sè stessi ; esseri vivi e reali, han semp re di fronte una realt à che nella loro vita e realtà pre– cede nte hann o pr odotta, in quanto stim olati dal bisogno e limit ati da lle condiz ion i, ch e l'att ivi1!1 anteriore aveva costituito. A lla luce di quest:i concezio ne critico-pra– tica ci appaion o chiari i difetti non del so lo sindaca lismo , ma anc he del rivoluzionari smo e del riformismo estremo, che ogg i rappre• ìft~~~~is~~~li iL~ _c il nuovo oor- 11 riformi smo estremo è in co ntr adiiio ne con sè stesso, q uando parla ancora di prole – tar iato e di socia lismo; perchè la sua azio ne pra tica, che ad esso tien luogo di teoria , è la negazione del co ncetto di classe proletaria. Esso tend e all'nione di Niles le qual i sod di – sface ndo volta a vo lta interessi ed asp ira zioni di g1upp i ope rai, vengono a diffe renzi.i rli dalla m:issa totale! a staccameli costituendo per essi uno stato di cosc ienza particolaristico, tr asformandoli in ili/ es che non riecheggiano pili alle voc i dell'intera massa, in cui non si pr opagano più le vibra zioni di ques ta. Si cer• cano soddisfazioni parziali e partico lari, non si afferm:ino pili esigenzP. uni versalistiche: la psicologia de l tr.tflicante, che cer ca il guada• gno anche :1 danno riltrui , si sosti tuisce in quest i gruppi inv olontariamente e forse incon• sciame nte a quella de l rivendicatore cli una giustizia universa le-. Spe zzata la solidarie t:\ al proleta riato vien meno la sua realtà di cla sse. Ogni classe es i– ste nella stor ia qua le fattrice di storia in quanto esercit i un 'azione so lida le, abbia cioè una co– cienza e vo lont à di classe. Cara tterist ico de lle classi soggette poi (e del proletaria to in modo tip ico) è che le fina lità anima trici della loro coscienza e volontà debbano assumere un ca• ratiere universa listico, presentarsi come dirilli naturali, o princ ipi di giustizia , o fini di li– berazione umana. E un fine, diceva il Las– salle con I' Hege l, può essere con segu ito con un meno , so ltanto quando questo mezzo sia penetrato inti eramen te della nat ura del tine. Ncll' azione de l ri formi smo estremo il fine (socia lismo ) scompa re; perchè il me zzo stesso dell'Jttuazione (proletar iato), spezzato in fram · menti, pe rde la sua vi ta e capac ità d 'azione. 11 supera ,nento de lle condizioni esisten ti che si può presumere di raggiun gere, è semp re corri sponden te e commisu rato alle fo1·ze at– th •e che si di spiegano per co nseguirlo: le quali sono ne l riformi smo i g ruppi, non la mas sa; capac i quin di di aver volontà e tìna· lità part icolari , uon universali. I rivoluzionari invece p:trlano (mi richiamo • L' UN I TÀ E FILOSOFIA f inchè alla tìlos olia materia lisiica non si so· stitu isca il \'Olont aris mo della pr:i.s,i, si in te r– preter.1 a rnv escio il realismo s1or ico met· ten do al pos to ,Jeg li uom in i \"i\'i e ope ranti le co se mort e ed ine rii ; si frant umer .\ la clas,e per non a\·erne capit:i la realt3 p'-ico – lo1itica ; si disco no'-cerà il fatto ch e 1':atid 1à soc i:1lc dipende dal!' :111egg iamen 10 Jel le co · !ICienze e de lle vol ontà e che lo stesso .1111• bùn li" !-O, iah si l·ost itu i, ce d i uom in i e non di ogge tt i : si sna tu rerà l' essenz: 1 e il \·alo re <lei line. tr:1,form Jndolo di uni\· ers. 1listico in p.1rtico lari stico , <li po-.u ivo in neg :1ti\'O. E per 13 m.m cata \'isio ne del tìne e per l' inettitud ine dei mezzi si sco n1er.ì, come accade ogg i a riformist i e rivol uzio na ri. con I' infocontii t:ì pr :u ic:1 I' incocren lil 1eo rica . R . M ondolfo . anco ra a 4ue l doc um en to della teorica ri\'O· luzio naria che i: la dil ucidazione data da l ,\1oc• ch i dell a m ozion e di 8r c;scia ) di mantenere de sta ne l prole taria 10 l'osçessione del social ismo; sem bra no quind i soddisfare qu elle esig~nze, alle qual i i riform isti \C ngo no meno . .\la qu,111do .rnche la loro atti vit3 si disp iegasse realm ent e in questo sen so , invece di esaurirsi nella s1erile criti ca della tenden za opp os.kl, resterebbe pur sempr e nell :1 lo ro teo ria il di• fett o di disgiun ge re 13 CO'-CÌCnza e la volont :1 dall'azione . l. 1 ossessio ne del soc iali smo, se· condo il loro conce tto, dov rebbe restare sem· prc dcs1a nella m:1ssa senza che ess:1. m:ii desse inizio o part ecip asse ad un'n ione posi· th •a : prim a che giunga il m omenlO de cisi\'o spe lta alla bo rghesia Ji stu dia re e cb re riforme, le quali venen do dall3 bor ghesia, saranno sol• tanlo esped ienti dil ato ri dt:11:i crisi supr ema; quand o la grand e ora sia suona tt , il partit o salirà al potere per attuare il suo progr amma . Co sl il prog ressivo sup eram ento delle condi– zioni attuali, lasciato all' ope ra es.;lusiva della cla sse avver sa fino al momen to decisivo, non è sent ito come conquista propria, ma come difesa altrui; non ha l'ade sione al',iva de lle coscienze, ma l'o '-tilit:\ o qua nto meno l'tslr,1· I CLERICALIE LA SCUOLA IN BELGIO erra, 1· mmrrere nn: t:1 preparn1ionP r s\Co\o– gic:i alla conclu sione decis iva è proprio l'Of· posto di quella che dov rebb 'essere. li prole• tariato si avvezza a con cepire il social ismo solo in forma negat iva, come opposizione alle condizioni esi~ten ti: non a viverlo come princ ipio atti vo e dirett ivo della propria CO· scienza e \'Olontà. Una norma vive nella co· scienza e nella volont à solo a palio di tradursi nell'azione: un'ossesione disgiunta dall'az ione è un non-s enso, che può affermarsi solo da chi ignori come nell'azione la volontà e la cosc ienza non abbiano la se m plice m:in ifesta– zio ne, ma il proce sso stesso de lla loro for – mazi one, la realtà de lla loro vita : da ch i ignori cioè che esse non sono mai formazione compiuta co me le cose morte, ma sono svi • luppo per chè so no la vita: es istono a patt o di è fare, volere è operare: senza operos ità pra• tica non c'è consapevolezza, nè volontà. E appunto per non ave r compreso questo il ri• voluziona rismo ne l punto criti co de l passag– gio da lla società bo rghese i1la soc ietà so · cialista non ha altra via che far entrar e in scena q uasi ,le11s e:r macl1ina, il p.1rlito, il quale, co n I' attuaz ione del suo programma, deve crea re alla massa l'ambiente nuovo , cui la massa non avrà che adattan,i. La trasfor– maz !one dell'ambiente, sia pure per opera di altri, ecco que l che sembra l' essenzia le : la formazione della coscienza ~uova pare che ne debba esse r poi sempli ce prod ollo. E cosi una umanità consociala dovrebbe apparire e vivere so lo co me risulta to di modificazion i de lle cond izioni este rne : qu~si che il socia lismo potesse divent ar e real!à di vita anche senza essere realtà di coscienza. Prima si imaginano possibili per un tempo indefinito una cosc ien – za e vo lontà disgiun te da ogni az ione posi – tiva; poi si attende rebbe la condotta pos itiva da un abito di att itudine psicologica affatto nega tiva. Il difetto del rivoluzionarismo consiste dun– que, al pari di quel lo del riformismo estremo, nel promuover e una prep :uazione psicologica con traria a que lla occorrente: d ifetto co mune ad ent ramb i, appun to perc hè per entramb i (con sapevol men te o no) cont:1110 le cose e no n le coscienze, l'ambùml e ester iore e no n la pra ssi. Il difetto è ne lle premesse filosofiche, nella m :mcanza di una coere nte orientaz ione teori ca, nella trascuranza del prin cip io essen – ziale di quel rea lismo stor ico , al quale pu re entrambi credono di apppog giarsi, che co n• siste nel rovesdamm lo della pr assi, per cui l' atti vità anteceden te condizi ona sempre la suc– -ees siva, appunto in quan to nell' atti\ •ità e per I' atti vità si S\'ol ge il pro cesso di sviluppo della coscienza e della volont à direttiva de l– l'azione. Nessuna tend enza , vec chia o nuo va, che sorga nel partito social i sta, potr à ma i pre sc indere da quella nec ess ità preliminare che ~larx ed Enge ls per i primi sendro no: la necessità di fare i conti con la tilosotia . Gli .tltri r: I\OÌ. li Belgio è ce;rt:11ne11te il paes" pili :ld,11to per studiare sia il progr:111111, teorico, sia l':izione pratic.1 del parti to clericale di fronte alla ques tione dell,1 st'uola, ~rncchè 111 t.-1le 1>:1ese i clericali. pa· droni del ~ov" rno i11i11k rro ttamente d,1\ 1 ')S.i in poi. hann o a\' UtO :1111pio c,1111po d 1 tradu rre in atl o le loro idee i111ornoalla scuoi;,, ed ha11no d – fetti \•a111t"11te f,,u o ciò co n tre :e~~' 111e111or;1b1li nel 1S'34 , nel 18~)i e nel 19 11. ~ è si de ve credeie che un tale s11uJiu, oltre al• I' inkre sse ~e11ernle in11cg,1bile che presenta, 11011 ne :tlJbia anche 11110p:1rticol,11e per l' Italia, in que.; 10 1110111e1110 in cui, per laccr t1·attro. le sf:t• ti111a11e sodali ,lei cler icali palesano per iodic,1111e11te le mire <Id clt"ricali per i111padro11irs1dd l,1scuola. Si ~ ,, i11fatti,che, rig1•ardu alla q11es1iom~ scola– stica, le idee e 111 talli cn dei cleric,,li di llllli i pa e-.i souo su pc:r gill u~u.1li. l nollre, i commenti entu-.ia-.tid t·on cui tutt:1 la nostra sta m1>aclerk ale, dal Corriere d'/l"lia al• l'Ossrrvalore cal/oliro, ha accolto l'ultima legge scol,tstica bell,ta 1..lel J911 e ha se~uito la lolla in• gaggiata da i cat1olici ;i fa\•ore cli es"a, stanu o a dimostrar ci chiarame11te dte i clericali nost ri sa• rebb cro felicissimi ti' introdurr e 1>reso di noi l'or• din amt:nto scohtstico cl~i coll~Khi tlt:l lld gio. Perciò, t:sa111i11an<lo l' a1ione ciel clericalismo belga di fronte :1\la scuola, possiamo aver e un'idea dì ciò che (,,rebhe i 1 clerie.tlismo uostrano, se, quod de11sar,erlal, riusci!>se ,t<l hup <Hlronirsi del potere, La libertà sussidiata. Le vicende della h111i;·a lotln dei clericali bd gi intorno a\111 que stione s~olasticR si possono rsig• 51 Ul'part, 11tu1uu " qu1:m·u- gnrnm : scopo ,,a·gneg• gia lo fin dagli inizi della lollR : ottenere In libertà d'insegnamento, la li!Jern, completa, vitto riosa concorre nza della sc.uolit privata co11fesion.1le con – tro la scuola p11bblica e neutra dello Stato; e ot– tenere a11che che lo Stato mant ene sse coi suoi da. nari <1ueste scuole private sorte in lotta aperta contro le scuole pubbliche, instaurando cosi, ri• spetto ali' insegname nto coufessionalt', il sistema della liberld sussidiala. Ciò rientrava del resto nel caratte ristico sistem a ge nerale di relazioni tra Stato e Chiesa stabilito in Belgio con la cost itu7.ione de l 1830. Nell'ent u– si.1smo libern le, che la rivo lu7.ionevittoriosa aveva fatto proro mpere e sotto il cui iuflusso );i. cost i• lu7.ioue fu dettata, i cleril:ali con lo specioso pre– testo dt:lla libertà. riuscirono a far sancire la se• parazioue tra Chitsa e St:1to su questt b:1si : la Chi~a era separa ta dallo Stato nel senso che si liberava da ogni intervento del potere laic::,nelle sue cose. cosi che, ad esempio , i vescovi ven ivano nom inati direttamente dal 1:>apa,e nomina vano essi i curati senza akun interven to del governo; ma il gove rno cont inuava, come prim.1della sepa• razione, n pagare sti1>entli a vesc-ovi e curati, a esonerare il clero tlal s~rviz:o nulitart-, ecc. La sepanuione , insonuna, libera va la Chiesa da tu tti i suoi aggravi, lasciand ole intatti tutti i suoi privil e-gi. Erano i prin ci1>i de lla liberl.'t suss i• diata ... La legge ac:olasUca del 1864. Arrivan do al poter e nel 1884-, dopo sette anni di governo liberale, i clericali trovav.1110vigente la leg·g~ scolaslica foggi:lta nel 18i o dai liberal i co11for111e111ente ai prind pi e alle dott rine del loro partito: scuola pubblic,1e neutra in ogni comune; maestri nominati dai comuni e cos iretti ad essere pro\'visti di un pubblico diploma di studi, libri scolasti ci app rova ti dal govern o; insegname nto religioso facoltat ivo , restand o in ogn i scuola un'aula a disposizione delle famiglie e de l clero per tale insegnamento. Contro que sta legge il partito clericale ave, •a mosso un'a ccanita guerra nella stampa, nelle pub– bliche riunioni, nelle chiese, ricorrendo perfino ai nu.:,zi violenti e :,Ile 1>iù abili pressioni di co - sc1e11.u per 1..1J:..l1111i,.:e1e le f,1tni~l,c a b..11co11are le scuole p11bhhd1e. 1\1 rivato al potert", per pri• ma cos,1 dist russe I' orchnam ento scolas 1ico dei liber,11i, e con la l'-'j.:l,:e del 18~.J un 1110,·o ne in• trodu:a:s.:, 1111pro11t,110agli OJ)))()" li pr incì11i. Il pn nt'.ipil,, che si ,lisse <li 1lm•eh! f\ttn are in que • sta l~gge, fu 11a1malmenti: <11dlo dd la libi:1t:\. Non più obb li~olli comun i di 111:rntenere una scuola pub– blic .L neutra , 110 11 pii1oblJligo ai nrnestri di a\•ere un pubblrco t.li1>lo111a ,li srnd i, non più obbligo dell'111),, pi ovazione i,:.O\'Crnat i\'a 1>1:r i lib1iscol;1.stici. Liber • t:\, liber1 :'l co11:ple1a per tutt i, in lutti i sensi : i co– nrnn i J)Qssono chiudere le loro scuole e lasciar sussi• sler c al posto di qu elle le scuole pri\ •ate confes• sion:1\1; tull i, siano laici. siano lt'Cc\e:-ii:istici, si.ino o 110 11 siauo mun iti di diploma , po:..son o eserci• tare l 'uflic:o di inse1,:.na111i; lu St:1to si disinteressa della scuola. Inoltre una disp osizione della legge pen, ullen r allo St ato, alle proviu cie , ai comuni di 1>ass,1re sussidi alle scuole private. La libuld sussidi" la cominci:\ A fare c:ipolino... Le consegu enzt- di que sta lc:gge si fecero pre – sto sentir'". In tulii i cflmuni, tlu\'e i cleric:ili ;lre• \ 1 alc\ 1 a110, la scuola r1ubblica neutr,1 o fu subilo chiusa brus c:m 1e11te o fu lasci:11alang uire in mezzo a mille insidie; in luogo cli essa, aiuta.te e sussi– diate in mille modi, sorsero a decme le scuo le privale confe ssionali delle rnngregaz ioni. La Ieee• tc:olaaUca del 1895. l\la la legge <lei 1884 non era comple1.1 ag li OC· chi dei cleric.-1li,giacchè , in conseguenza i!el 1>rin• cipio di li!~er là di cui si pomp e~giava, aveva do– vuto lasciar facoltat ivo l' insegnamento religioso nelle :rncorn sussistenti scuole pubb lichf>. Ecco q uindi nel 1&J5 una nuova legge, con la <1uale I' insecname nto religioso era dichiarnto ohbli• gatorio, salvo che JlCr ili alu nni i cui parent i aves,.ero fatto t:spresAA do 111: 11lladi esenzion e. Alla legge si ~ggiunsero poi si>eci.1li dis1>osizioni ministeriali, l>f'r le <1uali in quelle scuole pultbli• che in cui nt>ssun alunno risultava esentato dal• l'i~aruzione religi osa, l'insegnamento doveva pren • dere un carattere anche t:onfessionale . Alcuni dat i ci 1>e1mettono di vedere d'un colpo i result11ti01tenu11 da i clericali con l'organiu.uione scol,1stica, quale risulta dalle leggi del 188 .i, e del 1895. Su 272 5 comuni quanti sono in Belgio, 100 m.1nca110 ;il tutto di scuola 1>ubblica, avendola s01>– pressa in effetto della legge 1884; in altri 700 l'uni- • ca scuola puhb licr1esiste11te è accessibile ai soli ma– schi o alle sole femmine. In trent'anni sono st.1te sopp resse in tutto il llel.:io 1.143 scuole comu ... na li i per compens o le scuole confess ionali ascen – dono a 2.SuS. Gli alunni frequen tant i queste scuole confessio nali sono 40 0 .000; mentre la po• polazione delle scu~le pubbliche~ dì 510.000 cir, a. Ma di questi 510.000 alunni, 330.000 ricevono an, ch'~s si 1111' istruzione conllt'ssionale in conseguenza , dell e dis1,osizioni ministerial i che accompagnavano la legge 1895. Così che su un milione circa di ra • gazzi frequ entanti le scuole, solo 180.000 ricevono ~ un inSt-gnameut o neutro. Nei rigu.1rdi del personale, gli effett i delle leggì sono altretta nto eloquenti. Nel 1883 vi erano 17 scuole normali cli stato, nel 1910 eran ridott e a 13; per co mpenso l'unica scuola normale catto lica esi– slente nel 1880 , ne ha prodotto in tre nt 'ann i 41 . Ne l 1885 si avevano 9.251 maestri laici.questi nel 1909 sono diventat i 13,684, aumenta ndo del 48 0/0; i maestri ecclesiastici, da 1751, qua nti erano nel 1885, raggi unsero nel 1909 i 6506 con un aumento del 359 °/,,. E di tutti questi insegnanti, 2.533 non ~ lrnnno alcun diploma ! La conquista clericale della scuola non 1>0teva essere più completa. I clericali 1>artiti in guerra per 1,. liber tà, stanno arr ivan do al monopolio del - 1'istruzi one. Le tosuffld eote della libertà suasldtata . Rest:wan o ancora da sviluppare i già esistenti germi della libtrl d sussidia ta, per rendere co• piosi, obblig,,tori, regolari qut>gli aiuti finanziari alle scuole private, che il gove rno poteva dare

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