L'Unità - anno I - n.41 - 21 settembre 1912

164 temevano un ... rafforzamento dcli' Italia, laddove tale opposizione si fondava tutta sulla previsione delle enormi passivit:\ economiche e dei gra• vissi mi pericoli internazionali, che l'impr esa ci avrebbe tirati addosso e che non sono fotti certo per raflorzare l'Italia. Finalm ent e è · co– stretto a far le viste di ignorare, che, iniziata l'impr esa , l' Unild ha continuamente aflcrmato il dover e nazi onale <li tutti, anche di coloro che una volta vi si eran o oppos ti senza riescire a impedirla, di non contrastarla più mi limi/i della ragiourvo/r:u,a, aOìnchè da essa il paese potes se ricavare tutti i vantaggi morali passi• bili , a compenso dei danni economici e a riparo dei nuovi pericoli internazionali i e solo si è continuato a combattere le bugie svergognate, con cui i nazionali sti tripolini, dopo avere hm– ciata 1• irnpresa militare, cercano ora di varare i grossi affari degli app altatori e i monopoli pr otezionistici delle indu strie parassite. Appunto con questo gen ere di pietose truffa– rel1e polemiche, il Sig. De Frenz i rialza la no– stra clignità nazi onale e fabbrica la Gra nde Italia. Cosi, per quanto riguard a le cim,cit · fioren– tine, noi avr emmo finito . Resterebbe ora la seconda parte dell' arti colo del signor De Fren– zi; <111ellodedi cato al si/m;io mi/mus e. Ma qui è chiamato in causa il Secolo, col quale noi non abbiamo nulla da fare-. Solo ci limite• remo a far notare una coincidenza .curiosa: l'arg ome nto con cui il Sig. De Frenzi crede di muovere vittoriosamente contro il Secolo - e cioè il fatto che mai sul Secolo si C parlato dei sindacati dei maestri francesi, d elle loro gesta e della loro dissoluzion e - non ha nemmeno il pregio, come dir e? , dell'originalità: esso è stato impi eg ato già da qualche settimana nel... G,uriuo Aftsc/Ji,,o (numero del 1° settembre). Questo raccostamento tra il foglio umoristico milanese e il foglio nazionalista romano è in sommo grado eloquente. Con questa differenza, per ò: éhe il giornale di Milano ha per scopo di far ridere i lettori, e, ci si mette di prop o– sito; mentre l'organo dei nazi ona listi, col suo atteggiamento da spaccone, e con quei suoi con– tinui donchi;;ciotteschi assalti contro mulini a vento, riesce sommamente buffonesco e ridicolo, pur ,avendo per scopo di dire gravi ed alt is– sime cose e pur volendo esser ·preso sul serio. P. SIL\'A. POSTILLA Nel numero 2 dell'Utiilà, cioè a dire nove mesi or sono, un nostro collaboratore commise l'errore di confondere la baia di Tobruck con quella di Bomba; erre.re commesso anche dal Mathuisi eulx, cioè da un esploratore <.'aro·ai m1- zionali sti, a p. 136 Jel libro La Tripolitai,i e d'l,it r ti de demaiu, e spiegabile con la incerta conoscen– za che ancora alla fine dell'anno passato si avr.va , e non dal solo nostro collaborat ore, di molti parti cola ri della topografia libica, e non certo più grossolano di quello commesso da Enricù Corradini il quale ~, p. 5 dell'Orn di Trif,o/j meltt! Tobruck nel centro della costa cirenaica, o di quello dell'alt ro grande nazionalista, Guai• liero Castellini, che in Tunisi t Tripoli ha mes– so la Colonia Eritrea nl di là del... Mar Rosso (ved i Esplorasioue commerciale, n. 5 pag. 197). Non è quello il solo errore che sia uscit o sul– l'Unità: altri noi ne conoscimno, e chi sa quanti no:i ne conosciamo, e chi sa quanti altri ne sa– ranno stampati se i Numi Superni mante r– ranno vita e fortuna a questo nostro giornale: e se i nazionalisti dell'idea fossero meno soma• relli, chi sa quanti errori avrebbero potuto in quest i nove mesi notare nell'opera nostra e trastulla rse ne. Quel che impùrta è : 1° eh~ gli spropositi non sieno ... troppi, e non facciano parte di quelle ide e centrali d.i cui derivano tutte le altre; 2°: e sopratutto <'he non si.::no invenh1ti di prop osi to per truffar e la credulità pubblica, com'è stato di quella valanga di scem• piaggin i melense o di spudorate bugie, che i na– zionalisti trip olini han messo in circolazione in– torno alla u Terrn promessa ,,, alla II ricchezza aspettante ", all'acqua che trab occa da tutte le parti, al clima mite e delizioso, alle mini ere del• l'avv. Giannò e del prof. Vinassa, agli arabi che ci aspettavano a braccia aperte e nvevano pre– parat e le bandierine, ecc. ecc. ecc. I geografi e gli esploratori dell'ld ta ua::;ionale sentono di av ere molte cose da far dimenticare al buon pubblico italiano del loro recente passat o. E non avendo potuto trarre finora ness un altro diversivo contro le continue e documtn/a/t di• mostrazioni, d1e il nostro giornale'. va facendo della sup ina asinità e della goffa focondità inven– tiva del nazionalism o tripolino, - si sono pre- • cipi tati su quell'unico erro re geografico, che in nove mesi sono riescitì a for.1ggiare nel nostro giornale, e se lo godono , e lo girano, lo rigirano, lo lan ciano in aria, pe1 iodicamen te, in media una volta al mese ;1lmcno, con una monotonia idiota da vecchi rammolliti, attribuendolo ben in– teso con un'altra di quelle falsificazioni, senza cui non poss ono ass olutamente campare, al di– rettore dcil'Uuità, e proclamando che dopo quel– l'errore di uno dei nostri amici noi non abbiamo più nes sun dirillo di mettere becco in fatto di geografia trip olina e che p('rciò tutte le pan• zane lll t'SSe in giro dai bcvioni del nazionali– smo sono verità sacrosante. Ed anche il Sig . De Frenzi, che dopo tutto non è un ddiciente ;issolut o, ritorna in occas ione dell'art icolo del Silva a fare il gioco liere coi due palloncini di Bomha e di T obruck. Sissign ore, o grande fabbricatore della nuova grande Italia: n)vc mesi or sono, un colJabo– ratorc dell' Uuilri scr isse m:o sproposito, e il dirett ore de llél medesima lo stampò: e poichè non avete nulla di meglio , è giusto che voi ci u L'UNITÀ facciate le matte risat e e che con tinuiate a ri– derci, rid erci, rid erci, c~mc rideva il buon i\far – guttc. M~ di grnzia, un poco di qu ella inaudita potenza 111tellettua le, che vi C sta ta necess aria a scop_rire un o sp ro1~osito di geografia in nove mesi del nos tro giorna le, non v1 pare che fa– reste ben e ad im piegar la nel dim os trare infon– data qualcuna delle num erosissime dimo stra– zioni~ che il no~tro gionmlc ha finora da te della ~faccrn_ta e .matt<1-g31g\ioffcria di tanti vostri soz i rn naz1onahsmo tripolin o? L'U:-.1T ,\. La questione dell'Asia Occidentale 1 territ ori asi;.1tici della Turchia non sono mi– nor e obbi etto cli comp etizione per le Potenze europee che non sia la penis ola balcanica, E seb– bene a prima giunta cotesti inter essi appaiono di più semplice soluzion e, non essendo comp l!– cati con )('ltte interne di nazionalità, se si cc• cettua la questi one ar mena, pure non sono meno complessi ed aggrovigliati. Le questi oni, cui dà luogo il futuro asse tto dall'Asia Minor e, int eressavano sino a qualche decennio addietro solam ente la Russia, )'In• ghilterra e la Fran cia, ma pili specialmente le du e prime (poichè tutta l'attività coloniale fran• cese si è andata via via accentrand o nell'Africa nord occiden tale) . Ma in questi ultimi anni vi si C introd otto un nuc,vo element o, che ha mu– tato completamente l'aspetto della questione· la Germania. La politica dell' Inghilterra. se~~r ;:~(:~r~~l~~~et~rade,! i~~~~c:~~iocl:~1f!PC:~= mania nella questione asiatica, giova tener pre• sente che la ragion d'essere <lclla politica in• glcse è ben diversa di qu~lla <legli altri Stati eur ope i continentali. Mentre questi hanno sem• pre da tutel are in prima linea l' integrità del territorio nazionale o statale, e solo in via sus• si<liaria possono badare all'e spans ione coloniale-, tutta la politica estera dell ' Ingh ilterra invece consiste speci,,lmente nella preserv.izione del vas to impero coloniale britannico. Gli interven ti della Gran Bretagna negli af• fari politici conti1ientali sono stati sempre u:,a conseguenza e.li cotesta necessità. E la pulitica ingles e si è sempre studiata di non far sorgere in Europa una potenza egemonica, o una coali– zion e di interessi, che pot essero mettere in pe– ricolo per l'Inghilterra il d()minio dt:I mar e, fatto re essenziale della conservazione e d ello sviluppo dcli' impero cololliale britannic o. Dove poi il domin io coloniale inE;lese non è preser– vato da attacchi terresti i, ivi 1' Ingh ilterra ha cercato di tenern e lontane le potenze europ ee, crean:lo intorno al proprio domin io 111,a zona d'is olamento, la così detta zona degli Sia/i Ctl• sciue/lo e dei co11.fi11i scim lifici. L'India, la più grande e popolata colonia in– glese e alla quale il Regno Unito più tiene, è tra i possedimenti della Corona britannica quella che maggiormente è esposta a pericoli di assalti dalla parte di terra. Pe rciò il governo inglese si è sempre applicato a mant enere lo s/a/u quo in Persia ed in Turchia, i quali paesi appunto dovevano funger e da Sta/i rnsci11tllo. E specialmente lo ha int eressat o sempre lo slatu quo dell'Asia turch esca, giacchè C evi• dente d1c lo stabilimento di una potenza eu• ropea in quella regione port erebbe con se la partecipazione di questa potenza al dominio del Mediterraneo e deI Golfo Persic"', e il fatale as• sorb imento della Persia: con che qu esta potenza verrebbe ad aprirsi la più fadle via d'accesso ver so l' Indi a. Questo pericolo si man ifcst ò minacci oso col trattato di Santo Stefano (a proposito del q,ule si vedano i n. 35 e ~7 dcll'Unilà). Ma l' loghi!· tern, coadiu vata dall Eur opn, fronteggi ò la Rus• s ia nel Congresso di Berlino. E per ovviare ad ogni eve nto futuro strinse in quell'anno stesso, 1878, con la Porta un trattato segreto, per il qual e si obblig:av:t. ad assicurar e lo sia/" q"o . della Tur chia asiatica. L'accordo di Reval. Gli avvenim enti posteriori annullarono r1uasi tutt e coteste previdenze <lei governo ingle• se. L'Inghilt erra ha dovuto cedere a poco a poco di fronte ali' irresistibile forza di j)ene– traz ione della Russia in Asia. L'imp ero russo, dopo qualche anno dal Trattato di Berlino, si pres e la rivincita tiel Med io Oriente nelle que– stioni. per il Murghab, per il Pamir e per l'Heri• rud. E vero che con un tratto di penna l' ln– ghilterrn, a sua volta si impos sessò del Belu– cistan I1886 ). Ma non è men vero che al giorno d'ogg i non c'c più che l'Afganistan a dividere i possessi russi e ingles i nt:11'Asia. D..,po I' in– fausta guerra col Giappone, la Russia, esa usta fin<inziaria mcnte e militarm entt>, premuta più che mai dai formidabili problemi politici e SO· ciali int ern i, ha dovuto arre stare ogni attività verso il ì\'le<lio orient e. E nacque da questa ne– cessità l' ini.:ontro di Re\•al (1907) tra l'imp era• tore Nicolò e re Eduar~lo, nel quale fur ono de– finiti i reciproci intt ress i asiatici e si venne ad un accon.Jo sulla qu estione balcanica, che l'anno di poi la riv oluzi one turca e l'anne ssio ne della Bosnia ed Erz egovina mandar ono per aria. Tra le qu estioni definite a Reval 1 princi pa1e posto tiene quella persiana. Si convenne di bi– partire la Persia in due- sfere d' inflocnza (leggi sparlfr:ione pili o meno pr ossima) divise nel senso orizzontale eia una linea ideale di confine, per moclo che la parte settentricnale cli quel paese spett.i sse all'influ enza russa e la meri• diotrnle a quella inglese. Così la questi one del Golfo Pers ico, rhc tanto pre occupava l' Inghil– terra, è risolta fra i due Sta ti a favore delle 111 ~S!r!~T}:s,~.er altr o er rore credere ad una de– finiliva solu,:ione della questione persiana e del Golfo Persico . Ogni rnpprocl,cmenl (q uello di Rcval non è il primo) fra le due nazioni non può essere che temporaneo. li desideri o di pace negli ingl esi non può toglier via q1~clle ~li~– coltà , che nascono da tende nze poht1che md1- str11ttibili, qu ale è per la Russia la nccessi tù di rag~iungere il mare libero. E non è fuor di luogo il sospetto che la de • I I U finizionc della ques tione persi mrn, pilÌ che la solu1.ione ddinitÌ\" Il di nn secolare <:onOitt<'l eh int ere ssi, sia stat 0 u n se mplici• espedit"11ti:: pro\"– v1sori o per riunire gli sforz i della Ru ss ia e de l l'logh ilterrn contro l'immi nente pericolo tede;;co . Il pericolo tedesco. Le nubi, che mi11:1cciarono l'orizz onte europ eo allo scoppiare della gucrr:i russo-tur.:a dd 18n, lasciaro no indit1erente Bis niarck: !;i <1uestinne d'oriente nun \·:d é \':\ allora I~ ossa d1 un gr a– natin e pru s'Siano. Oggi la situ;1zione è del tutto mutata. Fu nel 1882 che i ~iornali tedeschi comin– ciarono a diffondere l' idea di una es pr111sione comm ercial e gernwnica nel Levante Le solll!cita• zioni della stampa preparav ano le ini1.iative pri– vate e qu elle del governo. Furono fondate banc he per l'es pansione commercia le nella Siria e nella Palestina, fu diretta verso ques t~ regi oni una corrente emigràtori:1 ; si impiantaron o e cliffo. sero scuole tedesch e ; il g,1verno tedesco, me• <liante le convenzioni commerciali del 1883 e 1885 con la Turchi a, gart-n ti alle proprie 111erci il trattamento dog:lfldle della nazione più favo– rita. A dare s_t:\bilità e mezzi µiù larghi di svi– luppo ;11l'attiv1tà tcde;5ca si chiesero ed otten– ne ro nel 1888 concess ioni per la costruzione di ferrovi e nell'A sia i\·Iinorc; conct-S'-ioni alle qual! nel 1893 s1 aggiunse quella della ferr ovia di Bagd acl. Ad .iffcrmare ufiicialment e l' influenza tede sca su quei territori, si mosse perfino l'im– peratore Guglielmo, che and ò nel 1888 in Pa • lestina senza trascurar e, e pour cause. Costanti– nopoli. Al viaggio dcli' imp era tore Guglielmo fur ono attribuiti vari scopi. Cerio è che, oltr e a riv enchcar e il diritto di protettorato sui cat• tolici tedes chi contro i tradizi ona li diriui della Francia, e a conquist:ire una 111,iggiore influenza a Costantinopoli, la Germ,utia volle indi retta– mente affermar~ ~rnche un diritto di intervento e di prelazione sull'Asia ~'linorc. Ma appunto da questi disegni di espan• sione coloniale doveva generarsi il nuov o an• tag onis mo anglo-t edesco. La Germ ania inse– diata in un avv enire più o men o lontano nella Siria, sarc:bbe per il canal e di Suez una mi– naccia ben più grave che 1101, sarebbe il libero sbocco clelJe flotte russe dai Dardr.nelli. E rap– presenter eb bed el pari per l'espa ns ione moscovita verso il mare un ost11colo ben più serio che l'ostac olo ing lese. La Francia, che it1 Siria ha avuto ed ha tutt ora un posto preminente cli in– fluenza politi ca e una vera e propria prevalenza ccooom icu, sente non meno dell' Inghilt erra e della Russia il disag io della nuova vicinanza e i pericoli pel futur o. {Nella prima fase della questi one marocchina vi sono stati degli uo• mini politici franc es i, i quali .hanno pe11sato persino di lasciar man o libera alla Germania flella Siria, in corri spettivo ,lel suo disinte re.5se nel Marocco. come con la Trip olitania si era disinteressata l'Italia e con l'E gi tto 1 1 Inghil• ter ra). La ferrovia di Bagdad. Tutti codesti interessi antagonistici si sru10 coalizz ati contro la Gt:rmaniu. E in prima fila la lotta è condotta avanti dall' lnghilt t rra che cercn sop ratutt o di sollevare ostacoli contro la costruzi one della Ferrovia di 13agda<l o di to– glierle ogni vantaggio. La concessione, infatti :ottenuta dai tedeschi, ;:led~et~n~r:e~in~ui g~Tt~;,dpe1;~ic~bo:,~:eb~~u; Koweit. Ma questo piccolo sultanato , non sono molti anni, da un giornò all'a tro si rese indi– pendente dalla Turchia e rifugiò sotto il pro– tettorato ìnglcse. Ed ora I' Inghilterrra si Oj>· pone alla concessione del restante tronco fcrro- ~!~~~~1J~" d~f~~ 1 1~Ì~:I t:~~~e,d!11a n~~e~~ L•~,l~~t~ transazione proposta dall'Inghilt erra è che (3 concessione tedesca abbia termine a Bas ~oro (che è già presidiata sotto mentite upparenze da truppe anglo-indiane) a 150 chilometri a nord di Koweit. Ma si inganne rt•bbe chi limitasse la contro• versia anglo-ted esca ad una lotta puram ente economica, immaginando che la soluzione potreb– be ricercarsi in un altro sbocco in territorio turco della ferrovia ted esca (si è inf.,tti desi• gnata Fao come probabile termine della fer• rovia, ed ora sembra, che sia stata scelta Khar-Abdullah). No: la questione e ben altri– menti pro fonda ed eminentemente politica. L' In– ghilterra nella ferrovia di Bagdad ved e uno strumento di penetra zione politica della Ger• mania in tutta I' Asi;1 Minore turca fino alla Persia e al Golfo Persic o. Ed t qu es to un enorme pericolo pr r l'India, la quale sarebbe compromessa da un cambia– ment o di controllo politico sul Golfo Persico, fiancheggiante ancora le strade che conch1cono al Medio oriente, che fornisce coi suoi prodotti quasi tutta la Persia meridionale e la Mesopo– tamia e sarebbe mina ccia ta in questo movi– mento commerciale, qualora la Germania o al– tra potenza acquistasse su quei terntori il con– trollo politi co ; che C minacciata militarmente dalla Germania anche dalla parte della f-'ersia, dopo che la Rus sia nella int ervi sta di Potsdam, che tanto rumor e e r~:-eoccupazione susdtò in Francia e Inghilt erra , per disi,lleressare la Ger• man ia dal futur o assetto po!itico della Per sia settentri onale, dove concede rle in compe ns o il collegamento della ferrovia cli 13agdad con il sistema ferroviario, che la Russia prog ettò di esegu ire nella Persia. Fra le questioni in cui si manifesta il dissid io angl o-tedesco , qu ella della ferrovia di Bagdad è ce, to la più cap itale. Riuscirà Mar.sclrnll " raggiungere 511 cli essa un accordo? Comunque, sarebbe <la ingenui pensare che la soluz ione della qu estione della ferrovia mesop otamica possa chiudere un dis sidio politicCI,il qu.1le non è gii1, come ho detto, nella concessione ferro• viaria in co:itrovcrs ia, m.:i. riguarda tutt o l'as– setto politico dei terri tor i tur chi dell'A sia, Una Germa nia che discenda nel l\'leJitcrraneo altra• ver so Tri este e verso l'As ia rnirmre, non C am– bizione in Ge rma nia dei soli pangermanisti. Cosi non ap1>are invtrosimile l'aff crlllalo tentativo di Guglielm o nel suo via~g io or ienta le di c_uenere d~l Sultar;o lo shocco della ferrovia di Bagdad ad 1-Iaif:i e la cèssio ne di ques ta ciWt mediter – ranea alla German ia. Come non è inv erosimile crede r<' che il quos rgo di Guglielmo a Tangeri nel 1905 non avesse uvut o di mira l'int egri tà del i\farneco, bcnsi il con traccambio cli nn porto nel l\lcJi tcrran eo. Gli e,•cnti h.'.ln tratt o ad altra sol uzione la <1ucstion e maro ccluna . l\la il tent a• l !\"<•, a!Jb:md onato su un punto,sar:'!. i.:ert:ime nte o prima o poi ripr eso su un :1ltrc-. t in questi te11:itivi la G.:rm:rnia si troverà a do ~rer supe – rar e l'opposizione ddl' lnglult er ra. FR A:".CE~CO E\"O L.1. La posta delI' "Unità." L'Associazione Naiionale pel Menogforno. CariJ Sahlf mini, ho \·isto la nota riguan Lmtc: l'Associaz ione Na:.::ion:.dcper il Mezzog1orn1.1pub– blic.tta sulla tua Unilà del 7 C\)rr. E ti sarei grato se voles si agi.:iungere ai nomi dei lavo– ra/oh quaggiù, qu ello dell'lng. A A. Allieri, il qual e fo direttore dell~Ullitio dcli' Associazione in Calabria <lurante il primo anno <l1ese rc:ìzio, nel periodo più diOic,le .di acclimatizzazionf"', e che dO\'l tte in seguito abban<lona:-e l'Asso• dazion e per pa ssar e a dirig ere la Coope1ativa di produzione e lavoro da lui istitu ita a Lino• poli, in prov. d1 Regg io C:tlabria. E perchC siamo in ;1rgornento, come mai hai dimenticato di ricor dare Giustino Fortunato fra i nostri islilut orj ? Sai di qmwte benevolenze, di quanto assenso, di qu:.mto cordiale rnn.siglio egli ci sia sempre stato lar~ o. Infine, a corr egge r<! una impressione noi\ esatta c-he la nota dell' Unità potrebbe lasciar e nel lettore, perchC non dire che il concors o dcli~ oblazioni pnv :1tc non Cstato poi così lieve ·r E doveroso ricordare che dovunque d siarno ri– volti , a bbiamo ottenu to semprt· generosamente. Certo, dato il di;;creto silenzio del quale ci siamo circondati durnnte i primi anr1i di lav oro, il circolo dei nostri oblatori è stalo molto ri– strette>. Oggi che rnn i fatti abbiarno provato la bontà dei nostri criteri di azione abbiamo il dir itto di rivolgerci al gran pubblic o : ht cui part ecipazione e rcs ,, possibile mercè la motli• fica <lello statuto sociale, istituente la nuova ca– tegoria di soci a L. 10 anoue. Sal uti affettuosi dal tu o G1ov. MA1.vEzz1. Una scuola nel!'Agro Romano. Abbiamo raccolto floora le HgueoU offerte t Somma pre..:edente . L. 173.27 Operai dello Stab. Tip. Aldino . . . . 4.30• Totale . . . L. 177.57 N. B. - Le offene vengono r1ccolre d3 Giovanni C"na allt .\'"o"• .-t,,tofQgi,. Rom,, e d1W1mmini5truionc .:tcll'U ,,it~. ANGIOLO GIOVANNOZZI, gtrtnlt re~pousabilt. flrcn1c • Slab. fii). A.ldh,o,Via dc' Renai, Il • Tcl. g.gs . GIUS. ltHTERZII & flGltl" Balli EDITORI SClfffTùH I O' ITALlA Trattati d'amore del Cinquecento a cura di G. ZONT A, vo1. 37° di pp. 372 L. 5,50 Per g1i abbonati alla raccolta • • • • ,, 4.- Lc pili importanti opere che intorno alla scie11t_a d'amore furono scritte nel cinquecento dovranno essere pubblicate negli « Scrittori d' lfali:t » o sc– parat:uncntc, come i Dialoghi ,l'amort di Leone l'Ebreo, o fra le opere complete dei singoli au• tori, qu:1li il Bembo, il Piccolomini, ccc. ccc. Meritava però che fra gl' innumerevoli tratta– telli minori si facesse una scelta dd pili interes – santi, o per r illustrazione Ji quella concezione artistica ncoplatonic:1-ficiniana dcli' amore, che forma il sostrato di tutta la culla lctter:m1ra lirica e pedagogica del cinquecento, o per b stori:1 del costume cortigianesco in Italia, o per la cono• sccnza dcll:1 vita pratica nella prima met:\ del scroto XVI, in :1ssolutoantagonismo con la con– cezione mistic:1dell'amore che era soltanto nrgli scritti e nella vita dello spirito del. nostri cinque– centisti. Giuseppe Zonta, noto l?Cr i suoi studi sul Bc• tussi, ha con tali intenti rnmiti in questo volume: il Ra.1er/11 di G. Bctussi, serie di intricate discus- fi1~~;c~~~:~fi~~ci1~t~!c~~~~~t( ~:~,~i~n~!~~~~i~~f; il sobrio Ragfom1mt11fo di F. Sansovino, in cui si d,\nno acconci c{')nsigliagli uomini per sedurre le donne; il garbato e ,·ivacc Dùil ogo ,/ella irifi11ilà tf',w1ore di Tullia d'Aragona; lo sconosciuto Sptc• c/Jfo d'amore del Gottì!rcdi , che lo Zonta 0011 si perita di proclamare « la pili bella ,irte d't1mort dopo la R,1ffi1tllti del Piccolomini » ; e infine la Lro11<'rt1 dd Bc1ussi, rhc porge una signorile r:tp· presentazione della ,·ita cortig ianesca del patri– ziato i1aliano. La consueta nota fin:tlc dcll"editorc, accuratis– sinu, contiene le pili importanti notizie sulla storia cstcrn:t dei singoli trattati, alcuni cenni bibliografici, e notevoli rilievi intorno alle pccu– li:uit:\ linguistiche e gramm:tticali degli autori. li/limi volumi pubblicali: 33. Porli minori del Stllecenlo, a cura di A. DoNATl. Voi. I. 3,. SANTA CATERINA DA SIENA. Libro dttlla divi 11a do/trina, detto volgarmente « Oi.tlogo della Divina Provvidenza », a cur., di MATILm: F101ULLI. 35. GUIIJICCIONI G e COPPETTA BEC– CUTl F. Rim r, a cura di Ez10 CmORBOLI, 36. Rl'la,;ioui drg li Ambasciatori vene/i al Scna Jo, a n1ra di A. St:GA1uzz1 Voi. I. 37. Trai/ali d'Amore dtl Ciuqucct11l0 1 a cura cli G. Zo:n,,. Preno di ciascun volume l...i~ 0,5() Per gli abbonati ad una serie di IO volumi a scella L. 4,o, • Dirigere commissioni e vaa:llaalla Cau Editrice OIUS. LATERZA & FIOLI, Bari. Si invia ~n,ti s a chiunq ue ne faccia richies ta La Libreria> bollettino l>tblioriralìco mensile de-Ila Casa.

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