L'Unità - anno I - n.39 - 7 settembre 1912

154 giornale essere la dimostrazione della falsità e molto facile, dati i numerosi errori di fatto, le evidenti contraddizioni e le anacro– nisti che affermaz ioni, che infior ano quegli scritti: in momenti pil1 tranquilli, in cui gli animi non fossero stati tanto distratti dalla passione eroica (sic}, che tutti ci ha con– quisi, la falsificazione dei documenti crispioi sarebbe saltata agli occhi di ognuno )I. In conclusione, e con buona pace di chi troverebbe comodo che fosse lasciato in pace il signor Alamanni, - noi, finchè un comu– nicato ufficia le del .Ministro della Guerra non confermi espl icitamente la noti zia data dal quotidiano torinese: continueremo a ritenere che nessun Consiglio di disciplina ha pro· nunciata una sentenza cosl ... disinvolta. E se veramente ci fosse stato un tale Cons iglio di disciplina, questo vorrebbe sem– plicemente dire che i componenti di que l Consiglio hanno voluto o dovuto assolve re l'Alamanni perchè cosi conveniva agli autori della falsificazione. E allora la questione, lungi dal cadere, si allar~herebbe, per chè vi sarebbe implicato da questo mom ento in poi il Ministero della Guerra. E diventerebbe sempre più interessante co– no~cere gli autori de lla mist ificazione: i qua.li dovrebbero essere personaggi molto autore– voli o forniti di appoggi presso personaggi molto autorevo li, d.al momento che sarebbero riesciti a coinvolgere nella propria compli– cità anche un Consiglio di disciplina del Mi– nistero de11a Guerra. Intorno _ai probabili autori della falsifica– zione, nel n. 33 dcli' Unild noi facevamo os– servare che l'Alamanni, mentre dichiarava di e essere stato collaboratore as~ai atli vo ~ del la Riforma di Crispi morta nel 1896 1 dichia– rava nello stesso tempo di c. non conoscere nessuno degli antichi redatcori della Rifor– ma •· Ora dato che fosse vera la prima af– fermazio ne, si manifestava evidentemente as– surda la seconda. B quest'as;mrdo dovrebbe avere uno scopo. E questo scopo non po – trebbe essere altr o se non quello di sviare i sospetti dal vecc hio enlourage crispino, sul qua le i sospetti vanno a posarsi naturalm ente, allorchè si ossen •a che tutti i falsi documenti hanno la tendenza di glorificare Crispi. Ma noi sentivamo il dovere di dubitare se fosse lecito prestar fede all'affermatione dell'Ala – manni e essere stato egli collaboratore assai attivo de lla Rif orma >, senza nessuna altra prova di controJlo. Orbene noi siamo in grado di comunicare ai nostri lettori un documento, dal quale ri– sulta che I' Alamanni fu non solo collabora• tore, ma addirittura redattore della vecchia Riforma. Allorchè, infatti, la Riforma morl sui primi di agosto 1896 e i redattori si trovarono a un tratto buttati sul lastrico , ques ti presentarono un ricorso al Co llegio ctei probiviri contro i l proprietario de l gior– nale . E fra i firmatari dei documenti pre– sentati ci fu anche 11Alamanni, come risulta dalla seguente dichiaratione: Associ:1zionc dcll:1 stamp:1 pcriodic:1 italiana Si certifica che il signor Ennio Quirino Alarnanni figura tra i firmatari dei quesiti sottoposti al Co llegio dei probiviri in merito alla cessata pubblicazione della Riforma nel· l'ago sto e mesi seguenti del 1896. Il Segretario T. LOCCHI. Su questo dato di fatto costruisca ognuno col suo buon se~so le ipote si più probab ili. Dopo di che crediamo r.ostro debi to por– tare a conoscenza dei lettori che dall' /Jìruria M,ova de l r 8 agosto 1 9 I 2 ci risuha avere il deputato repubblicano, on. Pio \"iazzi, pre– sen t:lla al ~linistero della Guerra la seguen te interroguione. Per sapere, a proposito del preteso ca1·teg– gio Crispi pubbli cato sul giornale La Ragio11e carpendo la buona fede di quei reda ttori, se nell'esercito italiano v' è un uflìciale fabbri• calore di documenti falsi e, dato che egli sia innocente, chi ebbe a passarglieli. Ed ora al Ministr o della guerra on. Spin – gardi, la risposta ufficiale. G. Satvemini. L'UNITÀ 11 viaggio del prof. Vinassa. Nel Bollelli110 della Socittà Geografi ca Jta– lia11a del I905, pagg. 762-7 73, 930-949, il prof. Paolo Vinassa de Regn)' dava not izia di una sua «: bre ve escursion e > {pag. 3 del– l'e stra tto) Nella Tripolitania Sellmtrio11ale. I.a « brev~ escursione » - scrh ·eva il sul lodato professore in questa memoria - e avvenne in un momento forse non troppo adatto ; ma grazie al va lido appoggio del compianto nostro conso le Scaniglia 1 godemmo piena li6erlà di morimenlo verso la parie col– li,,osa e lungo buono spa(ÙJdi ,osi,, » (pag . 3). Dal racconto del Vinassa si rileva chiara• menle che egli, dopo trascorsi non sappiamo quanti giorn i a Tripoli, andò per mare ad Hom s. « Un bel vapore italiano era in partenza per H oms, e noi ne approfittammo per recarci a visitare l'antica Leptis Magna e per avere un 'idea della regione più presso alla Sirte e della por(IOlle collinosa e cosliera > (pag. I 4). Ari Hom s fermata di qualche altro giorno. e Per quanto si stesse bene e ci fossero cose interessanti da vedere a Homs, pur dovevamo pensare al ritorno, per non perdere il piro• · scafo per l'It alia; e rinunziammo quindi, sebbene a malincuore, ad una gita a Misu– rata > (pag . 2 1 ). Però il nostro esploratore ebbe la felice idea di farsi descrivere da un e bravo camelliere » la strada per Misurata e altri luoghi circonvicini i e fu cosl che non solo seppe che il terreno è « fertile >, e assai ben coltivato > 1 « con buon i pozzi•, ma anche che ci sono delle « colline cretacee > (pag. 21, 22). Che bravo camelliere I La breve escur,ione consiste in un viaggio di due soli giorni sugli asi ni da Homs a Tripoli, per la via carovaniera, come si ri– leva da l racconto e dà:IP itinerario disegnato in apposita cart ina. E dall'uno e dall'altro ~i ri leva che I' intrepido esplo ratore non si al– lontanò mai da lla costa più di 3-4 ch ilo– metri, salvo che ne l primo giorno di mar– cia, in cui pe"'r seguire la carovaniera fra le colline di Homs, si internò al massimo r 5 chilometri. Nè durante la escursione il professo• re Vinassa deve avere avuto agio di fare molte osservazioni scientifiche sistematiche e col Ghibli, il vento de l deserto, che moz– zava il respiro e tmbinava in moto continuo quel le sabbie rosse , acute come aghi, che accecavano e penetravano ovunque• (pag. 2;): il viaggio dovè servire più che altro a fargli e sentire pienamente la grande poesia del de· serto • (pag. 25). E perciò ancora giu~tamente il pror. Vinassa scriveva sulla fine della sua memoria: « I risultati della mia escursione in Tripo litania non sono stati, come è ber. naturale , di una grande port.1ta scientifica; pur tuttavia credo eh 'essi possano avere un qualche interesse > (pag . 31). E distingueva nettament e la e regione da lui studiata> e da cui aveva riport ato e un paio di casse piene di sassi e di terre •, dai terreni che e si do– vranno trovare più nell 'i nterno • e che evi– dentemente egli non aveva ,•isitati (pagi • na 3 1); tant'è vero che ebbe cura d i racco– gliere a Lebda e lungo le vie carovaniere anche e dei ciottoli portati dalle carovane > 1 i quali e hanno spesso inter esse, come quelli che ci possono indi care ali' ingrosso le rocce che si tro vano più ali' interno • (pag. 3 1). Così per es. egli raccattò e lungo tali vie carovaniere , ~pecialm en le presso Tripoli » alcuni « calcari compatti, calcari bituminosi, e un tipo di basalte olivinico con grossi cri• stalli di plagioclasio, assai interessante » 1 il quale basalte e proviene con ogni probab i– lità dai G . Ghitrian • Sud di Tripoli > (p. , 1), dove dunque il prof. Vinassa non era andato. Per queste « alture tripoline », anzi, dove non era stato, il prof. Vinassa assicurava che la e esplorazione geologica darà al certo ri– sultali di gra nde impo rtanza, anche industria– li , e dot·re.hhc rsser falla dai geologi italia • ni • ;p,g. 3 2). Dati questi precedenti, era naturale la me• r.wiglia nel trornre che proprio lo stesso pror. Vinass:i nella Ri ::isla d' lla!ia del mag• gio ultimo scorso, pag. 823 , scrivesse: e La fortunata circostanza dell'essere stato abha– sta11\a l,mg.zmenft in una porzione almeno della nuo,·a terra che l'It alia conquistan• do .... >, E l'U11itn del 29 giugno 1912, pag. r, 5 1 si rese opportunamente interprete di questa meravi glia. La quale meraviglia è aumentata alquan to ne l legger" nella prefazione al volume Lihya ilalica queste parole : e li mio giudizio sui terreni del la Gefara, non o.;tante che io vi sia stato oltre due mesi, e che esso sia suf– fragato da ossernzioni ed esperienze, che non sono certamente troppo superficiali •· Ed è cresciuta a mille doppi allorchè abbiamo letto questo brano di recensione, che è sia/a invi'nla ai giiJr11aliq11olitli'n11i dal ,0111111. Hoe– pli, editore del ricordato volume vinassiano Lib;•a ifalim : e L'autore è uno dei pochi c.:he abbiano visitato la nuova terra in epoca lontana, circa dieci anni or sono, quancto cioè, se non facile, era possibile andare là dove non an• cora si erano spinte le nostre armi. In com – pagnia de l noto viagg iatore Ferrandi, egli potè vedere 1111a buona p,,,rle de lla Tripoli ta~ nia ~ettentrionale. Aen sapendo che dall'au · torità di Costantinopoli non avrebbe avuto il perme sso di inoltrarsi, l'Auto1e fece a merio di tal permesso. Di rirorno dalla escur– sione ed o, mai fuori pericolo le autorità tur• che furono molto adirate di quanto esse ~up· ponevano avvenuto i tanto che, per evitart" noie a taluni amici che aiutarono la sped i• zione, ad essa \'enne tolta, unicialmente, ogni importanza . D1/ 11/i, nella ,relarJo,,e puhhlicala 11e/ Bollettino della società Geografica Italiana 110,,fu parlalo che della hret:e eS<ursione li• /orale o quasi, da }/ oms a Tripoli. e Le ossert1a\10ni fa lle 11ell'i ,tler110 della Gefara e 911elle the si r1ferisco110 al Gebe/ /,anno un i,Ueresse grande, perchè si fondano s11lla vis,one direi/a e su ricerche speciali agra• rit, ieologiche ed idrologiche, svoltesi per ,m abbaslan\a lungo periodo. Di altre parti I' A. ripor"1 dafl' simr i, .,pesso poggiali sopra ma– teriali i11viallgli. e li libro, per quanto di tipo scientifico, non è però un'arida esposiz ione di dati, ma si legge facilmente da tutti, poichè tratta anche di argomenti storici, politici e pratici di grande interesse. e Si comprende da molti punti che l'A. sa della nostra campagna e dalla sua prepa– razione assai più che non dica; ed è logico che sia cosi, in quanto I' A. fu anch'egli tra queJli che hanno contribui to all'attuale nostra conquista ». Cosi quella che nel 1905 era chiamata e bre,·e escursione , nella sola zona costiera ad est di Tripoli, dopo esser si allargata ne l maggio 19 1 2 ad una e abbastanza lunga di• mora in una porzione almeno > della Tripolita– nia, diventa senz'altro nell'agosto 1912 una vera e prop ria esplorazione in grande, du– rata due mesi, nella qua le il pro f. Vinassa avrebbe e potuto vedere una buona parie della Tripolitania settentriona le•, e che gli permetterebbe oggi di parlare per e visione diretta • delle cond iti oni, non solo della zona costiera, ma ;4nche della Gefara interna e fi. nanche del Gebel. Il lettore intelligenle avrà già ril evato co· me la discordanza fra le affermazioni del 1 905 e que lle del 19 r 2 sia di,·ersa nella prefa– zione alla L)lhia ilalica e nell'annunzio edi– toriale . Il Vinassa personalmente nella pre– fazione al ,·olume si limita ad asserire sol– tanto che è stato per 1/ue mesi nella Gefara, mentre dal racconto del J 905 si poteva ri• cavare chiaramente un:1 gita della durata di due giorni da H~ms a Tripoli, senza che vi fosse preci s:tto il tempo di permanenza in Homs e in Tripol i, e senza che vi si facesse cenno alcuno di \'iaggi verso I' interno. L'e– ditore, po,i, fa il resto, dando la sensazionale notizia che il Vin:1ssa sfuggendo alla vigi– lanza turca penetr o non solo nella Gefara, ma anche nel Gebel. Ora è ov,·io domandare : r. 0 La recensione im·iata dal comm. Hoc– .pii ai giorna li è stat.1 fatta conrezionare dal comm. Hoepli ali' insaputa del pror. Vinassa de Res nr I oppure è sta la inviata con la CO• nosccnza e con l'approvazione del prof. Vi– nassa? 2. 0 Dato che dtlla recensione destinata alla rtc/mne giornalistica sia stato messo a cono scenza il pror. Vinassa, e che il prof. Vi• nassa, consentendo al suo im·io, si sia as– sunta persona lmente la respons,bilitò di quelle affermazioni , - e ammessa; anche per buona la ~piegazione che il mistero mantenuto per tanti anni sulla grande esplorazione ~ia stato determinato dalla opportunità di non com• prom ettere al cospetto dei turchi i complici del misfatto, - si domanda: a) Come mai il prof. Vinassa de Regn y , negli artico li, che ha pubb licati qua e là fra il settembre 1911 e l'agosto 1912 - cilè dopo che i suoi amici di Tripoli non correvano più nessun pericolo da parte dei Turchi - non ha mai parlato di quelle sue misteriose escursioni nella Gefara interna e nel Gebel, egli che ci ha tenuto tanto a dire e ridire che è stato uno dei pochi for– tunati a poter studiare la Tripolitania de visu? perchè ha sentito il bisogno di mettere in circo– lazione questa rivelazione solo dopo che la U11ità del 29 p:iugno ha fatto notare la con– traddizione fra la relazione stampata ne l 1905 nel Bolle/lino della Socielà Geograjira e le parole stampate nella Ri vista d' !tal,a de l maggio 19 12 ? b) Se le rive lazioni contenute ne lla recensione distribu ita dal comm. Hoepli ai giornali sono vere, come mai il prof. Paolo Vinassa de Regn y non ha parlato del suo viaggio nel volume Lybia ilalicn, comuni– cando al pubblico degli studiosi le date, I' itinerario , tutti quegli elementi, insomma, che costituiscono I' interesse scientifico di un viaggio di esplorazione, e che hanno permes• so, per es. di di!t inguere il viaggio autentico di Peary al Polo Nord dalla mistificaz ione di Cook? Il dilemma, insomma, in cui il prof . Pa• olo Vinassa de Regny si trova stretto, è molto semplice e chiaro: o egli sconfessa la recensione edito riale, o fornisce la documen – tazione pronla e sicura de lle sue escursion i nell'in terno de lla Ge rara e persino nel Gebe l. Nel primo caso, poichè il comm. Hoep li è persona troppo seria, rimarrebbe sempre da sapere chi gli abbia potuto fornire noti· zie cosi circostanziate come quelle contenute nella recensione. Nel secondo caso offro al prof. Vinassa un mezzo molto semplice per documentare le sue asserzioni. Egli aveva un compagnod'escursione, che è l'unico colonia le italiano, che io conosca, autentico, entusiasta, disinteressato e meravi – gliosamente preparato alla vita di lotte e di sacri – fici che la vila dell'esploratore richiede, mediante un lungo studio ed una altrettanto lunga pra• tica, e che appunto perciò non è riuscito in tanti anni di vita in Somalia a fare neppure una centesima parte della carriera che altri mo lto meno preparat i e adatti di lui hanno fatto: il cap. Ugo f errandi. Ques ti è un'ani– ma cosi schietta e leale, che io non esito a di• chia rare fin da ora, che, se egli conrermasse quanto è detto nel brano della recensione riportato, sarei prontissimo a ?roclamarmi pie– namente soddisfallo della sua' tes:imonianza. Ma anche in queilo caso, resterebb e sem• preda dimostrare la serietà scientifica del sullo-– dato prof essore. Che cosa sarebbe egli andato a fare nel Gebel, se non ~olo non ne ha riportato una pietra , un documento qualsiasi, ma non ha saputo darcene neppure una not izia originale, pur trattandosi di regione quasi inesplorata, nel senso più sem plice della parOia? E intorno alla Gefara che cosa ha docu– mentato? Se prescindiamo dalle deduzioni e dag li apprezza.men ti, gli unici dati orig inali di qualche importanza contenuti nel libro, sono alcune anal isi di terr eni agrari, e l'as• sicurazione che e nella Gefara un banco argilloso scende dal Gebel al mare e · tiene in collo tutte le acque sotterranee >. « Que– sle sono frequenti ed abbondanti » e e ove l'acqua non affiora si raggiunge mediante pozzi. Questi possono essere quasi a fior di terra \'erso la ri\'a 1 o scendere a t 2-15 me– tri di pro fondità od anche pii, verso I' in• tern o ». Quanto alle analisi, io non trovo nel libro, eseguil e le più attente ricerche, nessuna traccia di analisi su campioni che sieno localizzati ali' interno della Gefara.

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