L'Unità - anno I - n.38 - 31 agosto 1912

152 ciò in esso la idrografi a sotterranea sostituisc e la idrografia supcrfkiale ; ma se l'acqua di piog– gia scarseggia, anche l'acqua della terra sarà scarsa, tanto se si sprofonda nei paesi carsici at• traverso i teireni permeabili, quanto se scorre sui terreni impermeabili : e ciò massime in re– gioni come il Barca, morfologicamente isolate, tali cioè Ja non poter essere in rapporto idrico - attraverso strati sotterranei - con regioni più ·o meno vicine e meglio fornite d'acqua. L'oa. Podrecca e fa lto. Proprio su questo elemento è fondata in buona parte la opinione sfavorevole alla sfruttabilità economica della Cirenaica del geologo della Com– missi one Scientifica della ·lto, il Gregory, che ebbe appunto a constatare che • tutto il paese è com• posto di pietra alberese (calcare) che general– mente ~ porosa come un setaccio, col risultato che l'acqua piovana scoh~ attraverso quella lino al livello del mare •· L'on. Podrecca natural• mente non è d'accor,lo col Gregory. E certo la relazione della ho non può essere conside• rata <:omeun documento dt'fìnitivo e indiscuti– hile, perch~ in ao giorni non si pub studiare a fondo, neanche da uomini di valore, la geologia di un paue vasto come la Cirenaica . Ma finora la relazione della ho rappresenta il solo studio scientifico, condotto da persone competenti, sulle condizioni idrografiche e geologiche della regio• ne. Perciò non vedo come l'on. Podrecca possa ~scrivere (p. 236) a colpa dei nostri geografi se essi la prendono come punto di partenza nei loro studi nelJa Cirenaica. Avrebbero forse do• vuto prendere t:ome punto di partenza gli artico!i di Giuseppe Bcvione e la conferenza di }:nrico Corradini ? La stesso Vinassa de Regny (Libya italica, Hoepli, 1913). bench~ ne dh,cuta le dèduzioni, se ne vale moltissimo, e come unico elemento scientifico, nei suoi <'apitolisuHa Ciren,ica . Ad ,ogni modo i ris~ltati della Ito sono pro,. - prio quelli a cui perviene l' on. Podrecca : il territorio cirenaico ~ di natura carsica e le acque (che siano molte non ~ noto) st-guono un corso profondo. Solamente 1• < n. Podrecca aggiunge che si possono sfruttare con sistemi di dre n1tg• gio, di sondaggio e di serbatoi (p. a86). Cosi mostra di non saP.e-reche nei tt-rreni pcrmubill l'acqua - anche quando e•~ed è abbondante - non ha potere ascensionale, ed è non poco co• st~ estrarla da qualche ce-ntioaio di metri di profondità; inoltre in terreni porosi non ~ pos• sibili costruire 11erbatoidi una certa importanza. E sollanto una limitàta fi.lucia è possibile DU• trire, a questo riguardo , sul benefico ausilio della terra rossa impermeabile; la quale, racco– cliendosi specialmente nelle doline e ;ene valli, ..11ionpuò che in casi particolari esercitare la sua azione protettrice e impedire atJe acque di rag– giungere i terreni sottostanti. Nell'insieme non v'è da farsi molte illusioni sulle perforazioni profonde nella Libia italiana: lo stesso Vinassa le esclude per il Barca (I. c., p. 142); e Guido Mangano non ne sembra molto convinto per la - zona tripolina (Agricoltura coloniale, giugno 191a). L' ottfmhmo • la c~•Ha dttl'oo. Podtecc1. Non ~ possibile stguire l'on. Podrecca nella sua corsa attraverso la Libia italiana e nell' e– same di tutH gli argomentì di cui crede utile occuparsi. Per lui - tranne alcuni paesi egi~ ziani - nessuna regione dcli'Africa settentrio– nale offre un paesaggio più suggestivamente pittoresco del tripolino (p. 86) ; secondo lui con non grossa spesa si potrebbe dotare di un porto Bengasi, ed esso cosi diverrebbe scalo del fer– tile e vastissimo territorio che lo circonda (pa– gina (230) - e tutto ciò colle sole risorse del bilancio stesso della regione, perchè la Cire– naica (l'ha dimostrato sotto•.•.il governo turco!) basta a sè stessa (p. 231) - ; per l'on. Podrccca il tipo ideale delle pOpolazioni eminentemente agricole è dato da quelle che abitano la puszte ungheresi, ove si mantiene normale la pro por• zionalHà tra gli abitanti e l'estensione territo– riale (p. 55). E ciò perchè, secondo lui, i terri• tori in prevalenza agricoli non possono so·ppor – tare una popolazione superiore in media ai 50 abitanti per chilometro quadrato. Noi, quindi, in Italia, dovremmo in molte regioni far emigrare perfino i due terzi della popolazione che ci vive; e l'Egitto, che è un paese emine ntemente agri– colo, non potrà veder diffuso quel senso di agiatezza che l'on. Podrecca ha notato in tanti villaggi della pi:mura magiàra, se n~n dopo aver ridotto - nella feconda vallata del Nìlo - a 50 i 330 abitanti che in media vi si raccolgono per ogni chilometro quadr ato. L'on. Podrecca, non esclude la possibilitit che siano stabilite intime relazioni di commerci o fra la Tripolitani a e il SuJan ·(p. 143) e riporta giudizi molto favorev oli finanche sull' hinter- li eca \.lino L'UNITÀ land di Tobruk (p. 274). Forse per queste ra– gioni chiama pessimi sta il Minutilli (p. 220), il quale, pur essendono convinto fautore dell'occu• pazione italiana della Tripolitania, aveva giudi– catoquasi impossibile la costruzion e di una ferro• via da Tripoli a Cano, aveva previsto vie diver– se agli sbocchi commerciali del S(!dan orientale e occidentale, e aveva - con osservazioni molto sensate e degn e di attenzione (come diss e il Bertacchi) - manifestato tutti i suoi dubbi in merito alla visione dello Schweinfur1h sull' av– venire economico del porlo di Tobru ck e del suo dentroterra. in generale l'on. Podrecca non è molto con– tento dei geografi italiani. Chi sa che razza di concetto abbia e-glidella geografi~. dal momento che vorrebbe veder rcstit1Jita - perchè geogra • ficamente italiana! - la Savoia all'Italia {p. 57), e vorrebbe rassomigliare alcune insenature della Cirenaica ai fiordi norvegesi (p. 250) ! Di questo passo è facile arrivare a chiamare pessimisti finanche quei geografi i quali affermano - non sappiamo del resto su qua1i basi! - che appena un terzo del territorio della Libia italiana eia coltivabile (p. 16o). A che servono certe pubbllu– donl sulla Ubl&. lo mi sono più volte domanJ ato, mentre leg• gevo questo libro del Podrecca, quale vantaggio possano recare simili pubblicazioni ai fini dcl– i' impresa nostra in Libia. Oramai non si trat• ta più di decidere il paese, sia· pure a furia di illusioni e di bugie, alla conquista. Si tratta di sapere da ora in poi sapientemente agire. I libri come questi dell'on . Podrecca valgono solo a provocare disgusto presso le persone colte, e a creare nuove illusioni dannosissime nella massa del pubblico, senza neanche il pretesto che l'ottimi smo rappresenti un coefficiente di successo e di vittoria. Il popolo italiano ha di– mostrato che, impegnato · com• è nella guerra il suo onore, non intende recedere dal cimento prima d'aver firmato una pace vittoriosa a tu– tela della · sua dignità e del suo prestigio. È tempo, quindi, di ragionare con calma e con esattezza delle co~ di Libia, di offrire ai tanti che non l'hanno la visione reale della sua im– port'lnza economica, di prepararsi a studiare senza preconcetti i problemi pratici che dalla conquista vengon.o di giorno in giorno ponendosi. E tale compito diviene assai più delicato quando è assunto da un socialista, e per giunta da un rappresentante della nazione. Centcni come questi del Podrecca possono fare solo del danno alla causa che ai mostra di voler difendere. A pag. 39 del suo volume l'on. Podrecca scrive: • È quello che io rimprovero al socialismo no– !ltrallo; di essersi man mano ristretto da inter• nazionalista, a nazionalista, a r~giopalista, fino à diventare poco più che provinciale, se non addirittura collegiale, almeno per gran parte dei nostri deputati, ciascuno dei quafi penserebbe gettato al vento (se non ai selvagg;i) un discorso pronunziato fuori del proprio collegio, io Cala– bria o in Basilicata •· Ecco un periodo scritto assennatamente. Ecco gli argomenti in cui è probabile che l'oo. Po• drecca 'abbia una speciale competenza, e nei quali ci sarà facile speso esser d'accordo con lui. Si occupi l'on. Podrecca delle cose che co– nosce, e lasci la cura di scrivere deJla Libia italiana a chi può scriverne con la necessaria scrieti. CARMELO COLAMONICO, Le ' fiere t nel Mezzogiorno I Signori Prefetti delle provincie meridionali proibirono anche l'anno scorso, per ragioni d!i– giene pubblica, le fitte che di solito si tengono in numero notevole dalla fine della ,estate al principio dell' inverno. , I moventi di tale misura - suggerita, forse, dal Ministero dell'Interno - saranno stati plau• sibili; ma il danno che ne è derivato, e che ne deriverà certamente ogni ·qual volta si vorrà ripetere I.a proibizione , è gravissimo -; ed è - more solito, quando trattasi di direttive uniche applicat e da un capo aWaltro d' Italia - sen• tito massimame1,te nel Mezzogiorno, cioè neJJa parte più povera del paese. NelP Italia settentrionale e in gran parte della centrale, le fitrt autµonali hanno perduta per forza di cose quasi totalmente la importanza che, ancora avevano venti o trenta anni fa. Dirò meglio: le fiere annual: sono state eclissate da quell e settimanali , dai cosi detti uurcat;, i quali hanno acquistata tanta importanza quanta ne ham,o perduta le fi ere. I principali centri di ogni circondario o di ogni provincia si ripartis cono i giorni della set– timana per tener e il mercato senza concorrenza. L'agri coltore, che abbia necessità improroga • bile di vendere o di comprare, sa dove de,·e dirigersi in ogni giorno per poter curar e nel miglior modo, con una piccola spesa di viaggio, i propri affari. Che io mi sappia non sono mai stati impe• diti i uurcati settimanali nel nord e ctntr o d' Italia. E che importa che si sia vietata qual- ,ancu che fiera , se, in luogo di questa, si è tenuto sempre il solito 11urcato? Sfido chi sia estraneo agli ordinamenti burocratici ammini strati\·i ad accorger sene. Non certo se ne accorgerà l'agri– coltore , il quale ha modo di -:urare lassù in ogni luogo e tempo gli affari suoi in barba alle ordinanze prefettiz ie. Quaggiù le cose camminano ben differente– mente, astrazi one fatta per le Puglie dove il ta1 1 to lamentato agglomeramento della popola– zione in gros si centri urbani ha pure un lato utile, ed è di render e possibili e facili gli incontri di persone e gli sc;tmbi di merci. In Puglia è assai più agevole che altrove compr;.1re e vendere anche senza le Jitre, non foss'altro per la coesistenza in ogni centro di parecchi negozianti dello stesso genere e del più facile richiamo di negozianti dal di fuori. Ma per tutto il resto del Mezzogiorno, eccct• tuattt poche località della provincia di Caserta e di non so quale altra, dove vige la usanza dei mercati settimanali, la mancanza delle fiere porta un gravissimo sconcerto nella economia delle azir-nde rurali e delle famig!ie. Vendere senza la fitt·a nei piccoli centri iso• lati, pri vi di mezzi rapidi di comunicuion e, vuol dire in ogni c.-so assoggettarsi forzatamente allo str ozzinaggio dei pochissimi o dell'unico ne• goziante incctlat ore, che risiede stabimente sul luogo ed eser cita con nileri molto egoistici, per non dire altro, i suoi molteplici traffici. Il com• prare animali, arnesi od altr o diventa quasi una impossibilità. Per rinnovar e un paio di bovi, ad ~sempio, si deve far ricorso al compare A o B, ti quale~ per quanto compar,, non potrà far •a meno di far pes"re il favore {?) che fa, non fosse altro per rifarsi dei danni che anch'egli , per altri riguardi, è costr etto a subire-. Recarsi di person a al prossim o capoluogo di circondario o provincia, sperando - con le co• noscenze che si hanno o che si possono procaca ciare - di fare migliori affari, signifi-:a andare incontro a una spes a certa per un risultato in• certo. Ed Anche con la certezza di riuscire, la spesa sarà spesso , per non dire sempre, sproporzio• nata alla importanza dell'affare da trattare. An• che vedendo "0"' comprando meglio, bisognerà poi gravare l'operazione di una passività non indifferente, ragguagliata al due-tre-quattro, quando non sia il dieci per cento, del valore di m,r,ato della cosa comprata o venduta. In con• elusione sarà sempre un magro affare. Che se poi, per colmo di disgrazia, - dopo il tenta• t!VOdi sottrarsi alle grinfe dello strozzino lo• cale, - si ~ costretti A ricadere sotto di esse, sono dolori gravi !... . ,. , •. 1 .. • Nel nord d'Itali a e in qualche parte del cen• tro, con alcune diecine di lire quante se ne ii– chiedono spesso nel Mezzogiorno per una gita al capoluogo di provincia, 1• agricoltore fa un viaggio dieci volte più lungo, -va al maggior c~n.tro della regi.Joe, va magari all' estero, av• v1c1naun numero infinitament~ più grande di ~rs?ne, colloca meglio i propri prodotti, si 1stnusce cento volte di più. In provincia di Pia• cenza e non so in quale altra, il telefono aniva ora in quasi tutti i centri rurali anche dell'Ap– pennino. Con pochi soldi l'agricoltore piacen• tino, adunque, prepara la trattativa d'affari • e, se necessita, quando è ben sicuro della riu: scita, va in persona, e cosi non .perde tempo. Nel Mezzogiorno, invece, nel fare il conto dcli~ spese, si deve calcolare isempre la ;w. di/a dtl t,mj>o. S;>esso quaggiù si richièdono tre giorni per andare al capoluogo, stare. tor– nare. Se per i gala11/uOmini oziosi spesso il tempo non ha valore, tanto che per essi la maggiore preoccupazione è quella di trovare il modo di amma 1S/6arlo, - per coloro i quali, ga• /antuomiui o non, accudiscono personalmente a'le proprie faccende, il tempo i moneta anche quaggiù; anzi massimamc:ntc quaggiù, dove ogni piccola trasfOrma'zione, ogni 1>iccolaopera che esca fuori da l tradizionale esercizio dcli' agri a cohura, vuole essere sorveJliata personalmente da chi vi ha diretto interesse, se si vuolt! che riesca , perch~ sulla istruzione professionale della mano d'opera c'è eta fare ben poco assegnamento. Da quanto sopra si è detto per sommi capi, risulta lampante quale guaio sia stato per il Mezzogiorno la proibizione di tenere le fiere . Nel 1910 quaggiù non si è prodotto niente di niente; nel 19u qualche cosa dippiù si è otte– nuto dalla terra, ma la mancanza delle fiere ha ostacolato seriam ente il realizzo dei prodotti e degli animali. Astrazi one fatta per I' uva e il vino, per i quali si sono dat i cura i compratori settentrio • nali di scovare anche nei più remoti villaggi i det entori di merce, e' è stato un danno reale e senlito per tutti gli altri generi. Ancora adess o, vedete, a mò d' esempio, ciò che succede per eli animali da macello : il com– missaria to militare richiede migliaia di capi bo. vini per la alime-ntazion e d'ellc truppe impegnate nella impresa africana. Quanto esso è disposto a pagare e paga, va a impinguare le tasche dei s61iti fornitori. L'agricolto re meridionalt>,che ha delle besti e da vend ere per carne, non ha tro– vato e non trova a da rle con maggiore torna– conto del solito, perchè la richiesta eccezionale non arriva sino al produtt ore, che è cosi costretto a passar e sotto le solite forche caudine. Le fitre darebb ero modo allo Stato di spen• dere meno, ~gli agricolt ori di guadagnare di più. Finchè adunque comunicazi oni più rapide, al• men o per le persone se non per le cose, (be-, nedetti i servizi automobilistici, ma bene im– piantati ed eserdt ·ati meglio, e, sopratuttc,, eco– nomici in confronto delle vecchie carrozze _ po· stali, non già funzicnanti malissimo e car i esa• ger atamcnie come quelli che si dipartono da un pover o capolu ogo di provincia di mia conosceo• za....), finchè comunicazioni più rapide non per• metteranno una maggiore facilità di contratta• zioni, i signori Prefetti del Me;zogiorno sono pregati di valutare un poco più ponderatamente le ragioni, che si oppongono al l"berò esercizio delle tradizi onali fi,r,. Se anche si presentassero reali pericoli di epi• demie o di epizoozi~, non sarà impossibile. con adatte misure di profilassi energi çamente applicat~, far tenere lo stesso le.fi ,r, senza danno . Del rimanente, la draconiana proibizione di tutte le fiere, causa di danno certissimo alla economia generate. non sarà mai un provvedi• mento che basti da solo a scongiurare il pe– ricolo della diffusione delle epidemie e della. epizoozie. Sarebbe troppo comodo per i Prefetti. Ci vuole ~n altro J Sarebbe assai meglio, nel vantaggio del Mezzogiorno, che lasciasse)"() le– fitrt; e pensassero, per quanto è dato a loro di fare, a qucst'a/lro . EUGENIO AZUIONTI . In che cosa cl tocca perdere Il nostro tempo I Caro Sa/w,n;,,;, vedo con meraviglia che. nell'ultimo numero dell 'Azio"" Socialista, Giu– seppe Marini accuSA I' Unitd di aver mancato alle « buone regole di ogni polemica giornali– stica • per aver soppre sso alcuni periodi della sua lettera pubblicata nel n. 36. Perchè non voglio che qualcuno, senza cono• scerti, possa accusarti di poca lealtà polemica, ti prego di pubblicare Je spiegazioni, che io a• vevo dato privatamente al Marini I di &Ni 9wsh" mi 01,evn ringrazialo: • Nell'u,eru:1 di S.h·emiai, bo (1uo io per ••plici rq6ocli di ,p,1,io, I 11ali incrimi a11i. Ma noa credo, coa qNi ta.a:li,di 1Hr tol10 nulli Il 1uo anicolo o di 1t·erne in 1Jcun modo. "'° meno chi1ro od •llerato il peaaiero: 11 lrl ltlYI di pniclJi dNt uuti IHHrtto leuo D1l1 1 Af1W • chi s.lnaiol l\'fta.rtMOo riulun10 (edclmente nel IOO anicolo. ~ Qunto 11 p1•0 di'l!lta 1H1eri" Ol'I per i1111cro I• dt1 ri,-tt. "' ~ica•:ct·A;:i;;~• ~t~:::'=:i;.o: :!i 7-:,.~~i•i =~ 11 p,,rol1) •P~•re li r,..;on1 per cui il p1rti10 IOdlll1111 rlfor– cni,:a, nalo ieri, non prttecwk di cooqoilterc d.'c.m~W t1Ui i cinqlM milioni di nUO'fielettOfi. Ma DOIIIOltHll qNI aa,lio, il 1110penti•to rn 1n1 cbiariuiaao • i•ltenito aoclN iA que1 paato,. percM reMlfl immu1111 la na dimottr11ic.n1 d,u. dit!icokà ~ lotti ~r una poli1K1 dopn1le In MHO libwilll • dd'a · • 1i1l dtlll 1lle111,• con ahri partiti •· • Ad \al>Nnda,,tiam posso anche aggiungere cbe. . quegli innocentissimi - tagli 1 ..ban , potuto tutto • poco servir.e ai tuoi fini polemici, ch'essi furono– fatti quando la tua risposta era già in,tipogra6a . Ti saluto cordialmente tuo G. LUZZATTO. ANGIOLO GIOVANNOZZI I g,rn,/1 nsj>oMa/)iÙ. ,-.,..,~-------------- PINOlt • Stab. Tip. Al,ioo, Via do' Roul, Il • Tol..... GIUS. hATEijZA & flGhl ~ BaFi EDITORI Si è pubblicato: RICHARD BAGOT GVIT ALIANI DtOGGI CONTIENE: L'unificazion'e .,,.d' ltalia • L'ope– raio italiano - I commercianti ed i profes– sionisti • Governo ed aristocrazia • Chiesa e Stato • La letteratura italiana moderna• li soldato italiano • Le calunnie anti•ita– liane • La riunificazione d'Italia • Gl' ita– liani di domani. Elqaote volame la 8' di oltre 2M P•rt•• ' L:tre s;,,eo SCRITTORI D'ITALIA li/timi vo!uT17i pubblicali: 26.. BARETTI G. Sc,lla di /1/l,r1 familiari , a cura di L P1cc1om. 07. · BERCHET G. Op,rt. Voi. ao: Scrilli tri– tici, a cura di E. BELLOR1NI. 35. - GUIDICCIONI G. - COPPETTA - BEC– CUTI F. Rime, a cura di E. CmORBOLl. 34. SANTA CATERINA DA SIENA. l..,ibro della divi,ia dollri11a 1 volgarmente detto Dialogo della Divina ProvViden:t8, a cura di MATILDE FtORILLI. Prezzo di ciascun volume L. CS,CSO Per gli 1bboo1t1 ad una serie di IO volumi a scolla L. 4,00 Dlrlcere commlulo■I e ~•1ll1 all■ Cua E41trtu OIUS.LATERZA & PIOLI, Bari. Si invia gratis a chiunqu e ne faccia richiesta La L;breria, bollettino bibliografico mensile della Casa.

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