L'Unità - anno I - n.38 - 31 agosto 1912

150 infatti che il prodotto lordo dell'olivo può oggi calcolarsi in media in L . 500 per et– tuo , quello della vite in L. 600, del gra oo in L. 250 e degli ortaggi in L. 4000. Ac– cettando senz'altro questi da ti ed applican doli ai 24, 824 etlari di o lh·eti che il catasto nuovo accertò in provincia di Porto Mauriz io, ai 3881 ett<ri di vigneti, ai 73 14 ettar i di se– minativi , ai 723 ettari di ortagg i si ottiene un prodotto lordo di 19, 461. 100 li« . Se si aggiungono i 9 mi lioni di lire che l'on . Ce– lesia aflel'ma prodo tti dai 500 ettari colti vati a fiori nel circo nda rio di San Remo, e · se si calcolano solo 20 li re ad etta ro ossia lire r ,S32.940 in tutt o di prodotto lordo per i restanti 76,64 7 ellari di terreni destinati a prati, pascolo, agrume to, palm eto, castag neto, canneto, bosco ed inco lto produttivo , che è una stima io med ia fantasticamen te bassa, si ot– tiene un prodotto lordo agrario totale di lire 29 1 994,040 j in cifra tond a di 30 milion i di Jire. A qu ale proporzione di ques ti 30 milion i L'UNITÀ di lire di prod otto lord o ammonte rà il red– dito ml/o del prop riet ario che è quello tassa– bile coll Limpo sla fondi aria? Ammettasi, per e~ ge rar e in me no, ad una quinta parte sol• tanto, ossia a 6 mil ioni di lire. Coll 'aliquot a dell' 8,80 0 10 l' impo sta erariale do vrebbe es– st re di 528 mila lire all' anno e non di 19 1 mi la, come vog liono i po rto mauri ziesi. Per essere di 19 1 mila lire soltanto, l' aliquota dovreb be ec;stre ridotta al 3,20 0 10 circa. Tutti qu esli calc oli sono grossolanissimi : me ntre i soli ap prossimativamen te attendiw bili sono quelli risultan ti dalle mir.u te ope– razioni catastali e da i reclam i relativ i; ma essendo fondati sulla con fes!-ione degli inte• ressati, di mostrano la veritt dell a tesi che q ui sì vuo l dimost rare: essere urgen te di rime w diare allo scandalo tribut ario per cui un'i m• presa dtlta « di pt requazi ooe > viene conw torta al fine di far pagare ad alt re provincie l' impost a che da una di esse dovr~bbe es· sere soluta. Lui gi Einaudi . durante il periodo dal 18j8 21 1881, la politica di cord iale amic izia seguita dai governi Cairoli e De Pr etis escl ude de l pari qualsiasi reale pe· ricolo temporal ista a noi minacciato da qu ella par te. Italf & e Au .trl& netta Trlpltce . IL. PROBLEMA DELLE ALLEANZE In quanto ha tratto all'Au stria, non può es– sere dubbio, come giustamente rileva il F., che la consideraz ione dei rapp orti tra quest'ultim a e l'Ita lia entnwa neì calcoli dì Bismarck. Se non che questi confe ssa che a volte esagerava a sè st esso l'esistenza di un pericolo da lui esa– minato, per non avere poi sorpr ese di sorta e per valutare a pieno le deduzioni di cui si ser• viva ne11e decisioni da adottare. Ora è un fatto positiv o incontrastabile che Bismarck stipulò nel 18j9 l'alleanza -tr a Germania ed Austria al• rinfu ori di noi, malgrad o noi e ben conoscendo quali fossero le nostr e asp iraz ioni circa i con, fini orientali. E ciò fece appunto perchè, a11c/11 in qu,sto s,condo momtnt ", non ci riteneva nè abb astanza pote nti nè elemento necessa rio ad integrare ed irr obustire la comb inazion e avve• nuta come il F. mostra di credere. Invero cosi ragionava testualmente il colosso ledesc.o: ,. Ancora per la storia della T rip!ice A llean za. lt&Ua • Gumania octl& genu t della Triplice . Nella part e retrospettiva di un mio stud io su l Problrn,n drll, nllrn11•1 (1) ho dimos trato come la genesi della Ttiplice sia da consider are, nel lento processo della realtà storica, non già co– me la condensazione di interessi idrntid e co- 1mmi, che speci almente Italia e Germania ave – ,·ano cont ro la Fran cia anche prima ed all' in– fuori di T unisi; sibbene come la deriv azione da uno stato di necessità in cui il nostro paese si trovò proprio dopo l'occupazio ne tunisi ne, e per cui l'Italia ru rostretla di accedere al blocco austro-tedesco preesis tent e, Circa il periodo che corre tra il 1871 e il 1877, anno ln cui ebbe ro luogo gli abortiti ne– goziati tra Crisp i e Bismarck, ed anche dopo, non si può parl are de ll'esi stenza reale di due pericoli equiva lenti che la Francia presentava , da comune inimico, nei rispetti dell'I talia e de l• la Germania . Infatti, mentre l'inimicizia contro quest'u ltima era davve ro effettiva e trovava la più logica spiegAzione nella pat ita disfatta , con– t ro di n<"i non v'era che la temuta prevnlenza del partito oltr amontano (2), diss ipata poi nei risu ltati delle elezioni generali francesi. Ma in un recente riesame del lato storico del problema, U. Formentini insis te, con altro bril – lan te art icolo (3}, sul concetto dell'es istenza e della singolare coincide nza di punti comuni tra · Italia e Ger mania. E fra i più salienti indica la questione r'omnnn. Infatti, egli dice, • gl' inizii della T riplice coi11cido110 colla lotta intrap resa da Bismarck contro i cattoli ci tedeschi (Kul – t11rkamp/ ) •- Mi prem e, anzitutto, osservare che nel mio studio non ho affermato, come il F. espone , che la questione romana ancor oggi conta qualche cosa nella nostra politica intern aziona le : all'op• posto io ho scritt o che essa è tramonta ta, e se ne ho pur fatt o cenno è stato soltanto per non t rascun 1re, nei varii coefficenti di valutazione , le voci spar se circa le idee che si attribuis cono all'erede del trono aust r~ ungari co. Che se que Jle voci fosse ro inconsistenti, l'accenno me• de simo cad rebbe di per sè. Chiar ita qu esta posizione, devo far rilevar e che l'esame dei fatti dislrugg e fonda mental – mente l'ass unto del F . Sin dal 1870, qua ndo do• po la breccia di Port a Pia circolò la voce del• l' intenzione di P io IX di trasferir e alt rove la sua dimora , e probabilmente in Germania, a Fulda, Bism arck, enumerando le possibili con– seguenz e di quell'evento, ebbe ed escla mare : • Poi e per ultimo, quand'anche alc_uni in Ger• mania avesse ro da tornar cattolici, io non lo diverrò di certo • (-4). Il che vuol dire che il cancellierr tedesco, nel caso. non avr ebbe ve– duto di ma l occhio e non si sarebbe allarmat o ( I) Rili1t# ,,.,.,.,,, dcll'o11. Col,j.11ni, 1, 1, , ~ I •13)-7. *.•P · (aJ "1011 .oao 10 thc rrrudo ,!11 lc1tcr1 L. nr pn:w11uiont Jel pcricO!o fr•nnst cpult ri1ulu d:1i Jocur11cnti crispini, ma i: il pen• ,k ro che ne .,.,,., Il Uro del Gon,no nel 187; ç,pru so a.clic tnt 11:1h p1rol~ del De l'rctil, ()) In quo1:1 .icu:1 t:.. it,i, 1, u. r•g. 116-.27. (4) M lh•M:11: J1,.,U u 811,..,u, i, voi. I, p•g- q ;. i- contr o quel trasferimento, e che egli .lllora non ravvisava nel pontefice alcun pericolo per la Germani a, anche se lo avesse- avuto in casa prop ria. La lotta contro . la curia roma na cominciò dopo, nei primi mesi del 1872, con la legge di sopp ressione de lla sezione cattolica nel Mini• stero dei culti; e lo stesso M. Busch, Q.ell'opera citata , pag . 147, cosi inform a circa le pretese incidenz e italiane : ,. Essa sorse non già per motivi confessio • nali, bcnsl per ragioni pura mente politiche, le quali null a avev ano a vedere con gli av\•eni– nimenti italiani e l'occupa zione di Roma. Al contrar io il cancelliere era ina1prito con l'Italia, durante lw guerra franco-germanica e ntli'epoca imnudin tammt, succ,ssiva, per la partecipazione di Garibaldi ai combau imenti contro gli eser– citi tt!<leschi, e a cagione dell'i nclinazione in– dubbiam ente avuta da l Re Vittorio di assis tere Napoleone contro la Germa nia. Dippiù, al tem– po de lla pace di Francofor te, la politica tede– scA era decisamente av versa all'accord are qual– siasi favore rigli lt ulinni ; meno di tutto poi a spese del Pa pa, col quale a Berlin o si aveva allora magg ior contatto che con l' Italia •· Si fu dura nte questa epoca che Bismarck con– cepl il primitivo e non fortunato dise gn~ di una t ripl ice a11eanza solo tra Germania , Austria e Russia ; ma dcli' Italia non si teneva alcun conto in quel dis~gno, sembrand o ovvio al can – celliere che i nostri princi pii monarchic i tosto o tard i ci avrebbero consigliato l'adesione ad una lega monar chico-conse rvatrice, nel cui saldo punto di appoggio la nostra dina stia ~vrebbe potu to soltan to sentirs i sicura. Non du nque a qu esti inizii <li una triplice si può rife rire il F. qu ando vuol sost enere il rap– porto di essi con la lotta sulle leggi confessio~ nali, perc hè quella triplice, non ann ove rando l'Itali a come elemento costitutivo, non può rap• prese ntare uno dei termini della immagina ta coincidenza. Ma se ìl F. intende riferirsi agli inizii della tr iplice storica (e altre ipotesi non vi sarebbero) , siccome essi non si può dire che spun tino nemme no alla fine del 1877, qua ndo ogni negoziato falli per la discrepa nza degli in– teress i italia ni e tedeschi nei riguardi con l' Au– stria , ma vann o prend endo vero e concre to ri – lievo solo ne-I 1881, allora meno che mai si può parl are della ripetuta coincidenza, perchè ne era già cessat o l'altro termin e, cioè la lotta contr o il partit o cattolico tedes co. Per sopravvenute convenienze, sin da qua lche anno prima, le quali impone vano al cancelli ere imperiale di e-sperimen tare una politica di pa– cificazione col \"aticano e col partito del centro, egli non solo volle ristnbilire cortesi ed ami• chevoli rapp orti col pontefic~. ma ~i servl pro– pri o de lla questione romana per minacciare l'I· talia, te11tennante, anche dopo Tuni si, ad ac– cede re alla lega precostitu ita tr a Germ ania ed Austria per non compr omett ere gli interess i che, malgrnd o tutto, il nostro governo attendeva in quel tempo dalla Francia. 1 parti colari della minaccia , che rag giunse il pieno intento propostosi, si leggo:,o ampiamente svolti nel volume Chiala : Pngùu di Storia con– lemporanen, In Triplice t la Duplice Allt.auaa, {capo IX). Qui mi sembra di avere offert o quanto bas ti per esclude re in modo assoJuto che la qu estione romana abl>ia presentato per la Ger• mania e per l' Italia una comunan za d'interess i e di vedute, composta nell'alleanza, mentre nei rispe lt! delle relazioni con la Francia, specie " Se la potenza austro-germa nica fosse altre l• tanto sicura della solidità de lla sua coesione e dell'unità del suo comando, qua nto la russa o la francese, ciascuna consid erata di per sè, io terrei per cer to che, anche 11011 fosst l'It alia la ten:a potm6a m lt'nll,au.e·a, l'attacco cont em– poraneo <lei due grand i stati nost ri vicini non sarebbe pericoloso per la nostra esist enza "· Ora l'es perienza ha d imostr ato qua le e quanta forza di coesione si condensò fin daH' inizio e si venne poi solidificando sempre più nel blocco austro-ted esco!; mentre la guerr a russo-giapp~ nese rivel ò quanta dubbia consis tenza vi fosse nei pre cedenti timori con cui si guardav a la incogni ta moscov ita. Fu la pi~na e giustifica ta confide nz.t ne lle loro forze che sp inse Je du e potenze centrali ad allearsi , anche senza l'Ita lia, mentre la primitiva valutazione de lla nostr a de• bole efficienza milit are si trova rip etu ta in un rapporto che nel settembre del 1879 Bismarc k indiri zzava al Re di Baviera sulla situa zione in– ternazionale. Ma int anto due nuove circos tanze si produ• ~evano dopo la stlpulazioue de lla lega austro• . tedesca : un principio di migliorame nto nella no~tra organizzazion e militare media nte le mag .. giori spese chieste ed ottenute da l De Pretis~ una delin eazione più mar cata come prima non si era notato del peri1.olo francese per la Gerw 1!1aoia dur antt la gestione Gambetta, il quale mirava , senza averne la genialità dell'es ecuzio– ne. ad att rarre l'It alia nell'orbita del suo paese. Al vigile tatto del canceJliere nulla sfuggi va di queste elAborazioni, e poichè ora a lui interfS· sava grandeme nte non tanto di non avere di• minuite le forze austr iache, lr. quali non avreb– bero potuto int ervenire subito nello scacchiere della possibile lotta, quanto di assic urarsi in esso la cooperaz ione italiana, cosi si spiega la rabbia mal repressa che egli ebbe per i tenten– name nti nostri a deciderc i da lla par te austro-te– desca, e la bru sca minaccia di solleva re con tro di noi la qu estione romana per cui furono vinte le ultime riluttanze di De Pr etis e nacq ue la triplice storica. La Tr iplice e 1' lnghillern. Ho anche io convenuto che le basi e il fat– tore d'integraz ione della Triplice su l mare sono oggi mutati : ma non per qu esto mi sembra si possa affermare - come fa il F. - che l' al– leanza non abbia più per noi la sua ragione d'essere e debba sost ituirsi con nuovi agg rup• pam e.1ti. Gerto occorre adagiarla su nuove basi , concordate in segu ito ad una nuova valutazi one dei singoli int eressi delle potenze contraen ti, e sempre che ognuna veda fatt o il giusto pos to alle proprie ed attuali conveni~nze. Senza posse der e tutti gli element i necessa ri, senza conoscere il reale stato di cose, senza va– luta re a pieno con la massima sere nità ed ob– biettività dello storico ogni nuova esige nza dei paesi della Tri plice da comporr e nel nuovo patto, senza avere, infine, la visione concreta e pre– .cisa delle varie energi e cd efficienze, le qu aH hann o bens l un espo nente nel dato stat ist ico, ma de bbono essere comp letate con lo st udio delle alt re forze morati ed imponderab ili che an imano i rispe tt ivi organismi, - senza tutto que sto fonrlnmento, io penso che non si può chiaramente vedere da qual part e stia il peri~ colo e quale offra le maggiori e complesse cau– tele per scongiur arlo. (1) Se, ad sempio, si trascura di da re l' impor• tanza dovuta aJl'elemento dtmografico e a quello tco11omico 1 non si può cert o comprendere al giu– sto valore l' indiri i zo politico mondia le che cggi inform a l'azione dell' imp ero ted esco ·e che, in identi che condizioni, potrebbe impors i al nostro paese. E diven ta possibile l'e rrore di definire alcuni atteggiamenti come agg ress ivi o come lussuosi, mentre altro non sono !te non I' inde– clinabile svo lgimento della prop ulsione che alla sua politica imp rime, volta :a volta, il ritmo fre– mente e vibrante delle inna te forze di un po– polo . Nulla vi ha di a~soluto nella politica interna – zionale: per la quat cosa, come non fu impossi• bile ali' Italia , alleata in un gruppo nnli'franctse, di tutel are part icolari ed esclusivi suoi interessi med iante rapporti nmichevoli e cordi ali colti– vati con la Fra ncia, cosi non è da rigelta re a priori l' ipotes i pe r j la nostr a politica estera di rappre sentar~ nell' avve nire il tr atto di unione tra Germa nia ed Inghi lterra. Che se poi gli av• venimenti ass umesse ro tale piega in prosieguo da compromettere colla permanenza nella Tri – plice attu ale (dato che fosse utile rin novarla) la st ess a nostra compagine, allora vi sar ebbe il rim ed io già accennna to in ques te ::hiare parole dallo stesso Bismar ck : " Ness una gra nde na– zione potrà mai decidersi ad immola re sè stess a sull'a ltare della fedeltà del tn.1ttato, se è obbliw gata a scegliere tra i due •· FRA NC6SCO F OBERTL Il. Il lato storico del proh!ema dcUe aUeanzc. Il dissenso f ra il Fonnmtini e il Fobtrli n·• g uarda i d" ' punii cmtrali del pr obl,ma dellt alltnnee: I, origi ni storicllt e la tttililri futura per />l tnlia della Triplice AJ/en11•a . Il pr oblema delle origini storiche ; strellam e11t, connesso col pr obltma pratico, percl,ì dall'essersi sposiate da cima a f ondo le condi• ioni storiche le quali co,idusstro 1 1 /tnli a ad aderir, al blocco a11stro– tedesm, e dalfes s,rs i d,t,,,;, innte ;,, qu,sfr,1/i,no decen,,io co11dieio11i nuov, e sollo partcchi asptlli opposte, dtriva - secondo il Formm ti,ii - la necessità per l'Italia di sciogliersi dalla Triplict Alltan11a , aderire alla Triplice l nttsn. Petcbl l'lt1U1 clo• ~ eotrare EMlla Trtpllc-e Allc u u. Secondo il Formeuti11i, f llalia fu condo/la trmt'anni or s0110 ad associarsi alla Germania da ,ma eq"i valmt e ntc,ss ilà di co11u,n, dijt sa contro I, m inncct della Frtmcia , del Papato. li Fobtrli mga che ,s ist,ss , questa equivalen11a fra il pericolo ser;o ,:he ,·apprtsentnva f>tr la Germania l 1 odio unsionale della Fr ancia, e il pericolo inuungiuario O quasi che rappr,s mla• va,:o per /11/alia le m e,11 t,mporalis te dei cleri– cali f rancesi ; e 11tgn che la comune lolla co,i. lro il Papato abbia rappresmlnto m, motivo al sorgere della Triplice, poich, la lolla di Bis• mar ck co,,,tro i callolici ltd,scbi tra gici fi,,i ta alw lorc/,e f ltulin dovi adtri re alla Tnplic, . - N tlf ùt -– sitmt e salvo qunldu sfum atura di pw sitro s" cui agli tjf tlliprati ci di qutsta nostra discussione i i1111tilinsistrrt, la lesi dtl Foberli umb ra st<r ricammt e mrglio f o11dnta di qu,lla dtl Fon 1t111• ti11i. L' Italia fu costr etta ad ader ire al pree&i– sten te blocco austro- tedesco, non tant o da ,·era e reale comunanza d' intHes si positivi con la Ger mania e con l'Austr ia, qua nto dHI bisogno in cui si tr ovò di non rim anere isolata ne11a ostilit à universale: fra la Francia che eu an– data a Tuni si 1 la Ger ma1tia che mina cciava di risuscitare la questione roma na, e l'Austri a che era considerata e si considerava tuttora come la nost ra nemica ered itaria. L'ad tsione delr lla– lia al blocco nustro-ttdtsco nacqtte dnW impossibi– li/a., in cui ci trovnvnm o di tssert contemporanea– mtntt ,umi ci tanto dti 11oslri viciui di ,s i quan to (I ) Chiediamo ~ UN 1\ no-Mrocoll,bo r1tort ed ■mi .. o ae lo ia– tcrroQlpiamo pt r an momento. Qun t1 1p«i e di prcgiudia:ialc generici, che e;ili r, corm o il11iMema di iJ « dd Formcn1iai, pub n1 ere ,i,·oha coniro qualunque 1h10 •illt QII di idre. compr.. so quello del Fobeni meJ r<1imo, 11 muado e pieno di pc:rtone, che s,,nno darit Ji qUdtc 1hrctt1n10 itcccllcnti qu~nto generiche re• g<>lc e diKiplinc di uudio e di ricere1. Tutto 1t,. a vedere se nel c1so concreto MJao 1t11i, ai o no, vtluttt i tMtt•menlC tu1ti gli elemcn1i dc\1111i1uuione, M11a cnn-rincere dell' imperreno e inco111plc10 modo di v1lu,uiou e non pub but u a una pre1iudi• zi,lc acnciic■,

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