L'Unità - anno I - n.36 - 17 agosto 1912

142 stessa città, sono sorte in pochi anni per de· creto rea le e per decreto reale sono cadute l'una dopo I* altra, con la caduta dal potere degli uomini che le avevano create (la sop• pressione della seconda coincide va anii con la dichiarazione di guer ra alla Turchia per la con– quis ta libica 1), e la stampa italiana non ha mai degnati questi ratti neppure d'un comme nto I Se all'infuori di questi tentat ivi ufficia li semi– clandestini qualche cosa in questi ultimi anni s'è fatto o cominciato a fare, ed è sorto qualche corso d 1 instgnamento (alla Università commercia leBocconi di Milano, ad esempio) , qua lche scuola colonia le (I' Istitut o Ag ricolo Co loniale Jtaliano in Firenze), qualche istitu• zione speciale (presso la Facoltà di Scienze Naturali di Roma e di Palermo, ad es.), ciò si deve prevalentemente od esclus ivamente al– l'iniziativa privata, tolle rata bene spesso più che incoraggiala dallo Staio. Quale meraviglia, dopo ciò . se l'Italia ~ teoricamente e praticamente mal preparata al– l'opera ardua, cui si ~ accinta sulla sponda africana de l Mediterraneo? Eppure è su questa terra che il destino storico, ben più che in Eritrea ed in Somalia, attende al varco I' llalia coloniale I Là su un ter ritorio che conserva ancora le tracce di Roma, di fronte all' Europa alla quale ci siamo presentati nella nostra impresa come vessilli– feri di civiltà, fra que lla Tunisia e que ll' E– gitto che un trentennio di controllo e di ca– pitale europeo hanno trasformati e redenti per far quasi risaltar e, se mai, ancora più l'eventuale suo fallimento; l'Italia, popolo e governo, è chiamata a risolvere, in un am– biente scuza confronto più difficile, quei pro– blemi coloniali che essa finora ma le ha saputo risolvere altrove, per la cui soluzion e anzi non si è data nemmeno la cura di rac• cogliere in sè gli elementi e le forze. Mai come ora, pertanto, il problema pre– giudiziale de lla cu ltura co lonia le si è imposto al nostro paese. Non si tratta del problema scolas tico ·dcli' ,1,rabo soltanto, alla cui solu– zione 11on. Caetani da par suo suggeri, non è molto, in queste stesse colonne i rimedi migliori, ma di tutta quanta la preparazione colonia le italiana. Alla deficienza di capitale investibile nelle nuove terre, remora già di per ~ formi da• bile allo sviluppo economico e civile di esse, l'Italia non può, non deve aggiungere anche la remora intellettuale e materiale rappresen– tata da una politica co loniale acefala, da una am ministrazione brancolar.le nel buio, con tutti gli spe rperi ed i pericoli che ne deri– vano, se non vuole far della Libia una nuova palla di piombo ai suoi piedi anzichè un propu lsore della vita italiana. I ;:rovvcdimcnti imprororabili. Questa la diagnosi severa della deficien za nostra in materia. Qua le il rimedio? La soluzione a grandi linee (questo sol– tanto ci è qui permesso) del problema che ci occupa, circa la preparazione colonia le dc l– i' Italia, ~ tracciat a dagli elementi stessi di cui il problema risulta. Quattro sono, infatti, i fini ·precipui che l' Italia deve propor si in materia : 1) la pre– parazione del colo no nel senso lato della pa· cola (agricoltore, impresario, capi talista etc .); 2) l'indagine scientifica ai fini pratici della valoriuazione del territorio coloniale; 3) la prep arazione del funzionario ; 4) lo studio e l'e laborazione del dirìtto applicab ile alle no– stre colonie. A conseguire il primo ed il secondo fine, J' Italia non ha che da svolgere gè rmi di istituzioni esistenti : svilup pare cioè l'I stituto agricolo co loniale italiano di Firenze, man– tenendogli il suo carattere attuale di istituto medio di agricoJtura tropicale ; ri formare in senso analogo qualche scuo la agraria de l ~lez– zogiorno; dare a qualc he istituto universitario, meglio preparato a quest' ufficio (Roma e Pa– lermo, ad es.) i mezzi di ricerca scien tifica nel campo coloniale e metterlo in stretta re– lazione con qua lche stazione sperime ntale da fondarsi nelle vecch ie e nuove colonie ; proce– dere infine e sovratt utto, in tale opera, ad una divisione razionale di la,,oro, donde scaturi · sca un tutto coordinato ed armonico, ad e– vitare duplicati inutili, rivalità ingombranti, sperpero di denaro e di energie. o L'UN I TÀ A conseguire il terzo fine due vie si pre. sentano : o la c,eazio ne d'una scuola coloniale SJM"ciale, - sorga essa t:.. 110t•o o risulti dalla trasformazione di preesistenti istituti (p. es., l' I• stiluto Orientale di Napoli, oggi scuola pu• ramente linguistica ), la quale abbracci quel complesso di insegnamenti giuridici, econo· miei, stor ico-geografici, scientifici e lingui – stici , che sono ind ispensabili alla compren– sione esatta del mondo coloniale, all'amm i– nistrazione di esso, al reggimen to de lle sue,.,po• polazioni ; - oppure la creazione press o una Un iversità comple ta del Regno , Roma pre(e• ribilmente, di poche cattedre coloniali spe· cifìche, i cui insegnamenti form ino con alcu ni di quelli impartiti nelle varie facoltà (Legge, Lettere e Scienu:) e con qualche corso spe– ciale dettato da professori o liberi docenti di queste ultime, una Faco/là co/011ia/e rag• gruppante in sè i più indispensabil i degli in– segnamenti surricordati. Dei due sistemi è pre– feribile, evidentemente , il primo dal punto di vista tecnico; il secondo dal punto di vi• sta finanziario. Intorno al " Nuovo Partito ,,. Più ancora del sistema ~rò ha importanza, in questo caso, la , 1 ia per arrivarvi e la scelta del personale . Quanto alla prim a, è necessa– ria una legge, che offra le dovute garanzie ai docenti, agli studenti, all'opinione pubbli– ca sovrattutto. Quanto alla seconda, non do– vrebbe derogarsi da quelle norme uni versita– rie in materia, le qua li, se pu:- lasciano an– ch'es se l'adito aperto a favoritismi più o meno grandi, si presentano anco ra come il modo migliore di .scelta. Nessuna fretta, però, al ri– guardo : meglio tenere vacan te qualche anno una o più cattedre, affidandole in via pro\'– soria a chi presenti i titoli relativamente mi– gliori, che assegnarle in modo definitivo a persone impari alla nuova difficile missione didattica e scientifica. Quanto finalmente al quarto obbie ttivo, il raggiun gime nto di esso è strettamente con – nesso, da una parte con la creazione e lo S\'iluppo della scuola coloni ale prede tta, la qua le dovr ebbe essere suscitatrice di energie intellettuali applicale allo studio dei proble mi coloniali: e dal!' altra col nuovo Ministero dell e colonie, e con quella riforma del Co n– siglio coloniale che sta davanti alla Camera fino dal principio dello scorso anno, ma ch~ 1 se dovesse passare nel modo come fu pre– parata o, peggio ancora, fu modificata dalla Commissione parlame ntar e ( 1), segne rebbe un regresso, anzichè un progresso in materia . Se, come carità patria vorrebbe, il Mini– stero del le colonie fosse affiJato ad un uomo che congiungesse all'autorità politica la pre– parazione tecnica e fosse costituito solo da quei funzionari veramente adatti, che il mer– cato burocratico e intellettuale italiano pre– senti oggi come oggi nella madrepatria o nelle co lonie; - se presso questo Ministero sorgesse un corpo consult l"o prevalentemente tecnico, autorevole per riconosciu ta compe– tenza dei suoi membri, e munito di larghi pote ri in mate ria, il quale diventasse, oltre ad un ingranaggio utile dell'amministrazione coloniale, un organo permanente di elabora– zione giuridica; - le nostre colonie, le vecchie come le nuove, potrebbero avviarsi ad uno stabile assetto giuridico e ad un più rapido impulso economico. E il nostro paese potrebbe finalmente sperare che i fondi, destinati dal Parlamento ali' amministrazione ed allo svi• luppo delle colonie, fossero spesi realmente tutti e nel modo migliore a vantaggio diretto di queste, e a vantaggio indir etto, per l'avve nire se non pel presente, della stessa metropoli. Questo, infatti, do\'rebb' essere il tine unico ed esclusi\'o di ogn i colonizzazione, la quale non voglia essere nè sfruttamento iniquo delle popo lazioni soggette, nè sfruttamento stupido delle popolazioni metropol itane in nome d'una donchi sciottesca mission e di civiltà, la quale riuscirebbe realmente a vantaggio solo d'una cerchia ristretta di parassiti, buro cratici, mi• litari e politici. della nazione. Gennaro Mondaini. {1) ln\' ece d'un corpo pre\'alentemente tecnico, tal e riforma. con le modific;.ziooi parlamentari propost e, ci darebbe un corpo pre\'alent cmente politico, un comitato parlamentare, un parla– mentino coloniale addirittura, arbitro e donno non solo della legge, ma anche, dal lato pra tico, dell'amministrazione coloniale! I. Al di là del bene e del male. L'on. Podrecca C una spècie di mfnnl lerriblt de l coopera tivismo e del municipalismo rifor– mista. Sull'A ciont socialista del 21 luglio, ~gli ritorna a spiegare la necess i1à ciel minic:.teriali• sino e del blocchismo onlide1 icttle per chi vo– glia servire ser iamente ai bisogni immediati delle amm inistrazioni locali dei collegi dei de– putati s~ialisti e delle coopera ti"c travestite da « prole tariato cli tutt o il mondo •· • I contatti, che :ii riformis ti - egli scrive - ,•ennero rimproverati, sono co11/al/ivo/ut, dal– le organi:,co:,io,,; t ad tsst i11dispmsahili 1 al di li del bene e del male. 01 tali contatti siamo tutti rei - dall'on. Bentmi, che con me seguiva l'o– norevo le Sacchi nello studio delle bonifiche re– nane, all'on. Turati che - dicesi - chiedeva ed ott~neva mezzo milione di lavori pubblici per i disoc cupati di J\I ilano. Tali trattaU\'e in– dubbiamente riescono a buon fine piuttosto quan– do i governi sono democratici e appoggiati leal- ~:~,~~~n~::ir~r~ca~fc!~lis ta, che quando sono E nel discorso di Regg io Emilia, che trovia– mo pubblicato nell'.4.eion, socialista del 13 luglio, lll detto: .. La collab:>razione di classe mi venne impo– sta dalle stesse masse lavoratrici, che hanno bi3ogno di contatti con un governo ;1l111eno re– lati\'amente amico. E quando si va al Governo, come amico per dimandar e, non si può onesta– mente dirsi in piazza suoi avversa ri. Cosi io intendo la lealtà. • Vui vi presentate con programma di intran • sigenza. Ma vi sentite \'oi, sinceramente, di rom– pere I blocchi, di tagli,.re i ponti col governo, di non chit"dere più nulla alle sue simpatie per la dasst lavorotrt'ct? BisoJ,tna essere per le po– sizioni nette. Scelga il pro letaria to Certo io non amme tterei contutti con un J,tOverno clerico mo– drrato, Il quale, del resto, avrebbe te 1ue maue operale caltollcbc, alte quali larctre bca.tfbl; cd è in questa differenza che emergono i due campi della borghesia : democratica e conservatrice. Alla prima possiamo avvicinarci coi blocchi, alla seconda - per conto mio, no 1 Quesla se– CC1nda, la clericale, sarà forse larga anche a voi di "an taggi materiali quAndo salirà al potere; ma in cambio esigerà la vostra rinuncia alle li– bertà spirituali, togliendov i, scambio di poco pane-, tutto il pntrimonio ideale accumu lato da secoli di lotta. Ecco prrch è, se mi sono accon– ciato ai conta tti col potere pei bisogni della cl:,sse lavorntrice [dtl colltgio di Budrio o di lullll /lalia ? il problema i tu/lo qui}, non lo fa– rei mai doman i quando al potere st trovassero i clerico moderati •. L'on. Podrccca ha definito nettamente il mo• tivo, che deve sempre impeciire ogni alleanza ·col partit0 clericale a chiunque senta profondamente e sinceramente la necessitA di una vita civile Jib.era da ogni costrizione di dogmi teocratici. Quali che sieno i \'antaggi materiali immediati offert i dal partito clericale magari alla ir.ter a classe lavoratrice e non solamente a qualche federazio ne provinci ale di cooperative, è evi– dentemente dovere di ogni cittadino, che voglia essere veramente e onestamente, non che so– cialis ta, semplicemente democratico , opporsi a qualunque rafforzamento ulteriore del partito cler icale, rifiutare ogni accordo, difendere, in– transigent eme nte magarì, contro gli egoism i im– mediati degli stess i lavora tori, le ragioni perenn i del nostro ideale di vita civile e liberale. Se non che l'on. Podrccca, imponendo alla pro• pria azione questa preg iudiziale anticlerica le, mostra di non agire niente affatto • al di là del bene e del male •· c•~ per lui un male, che si de"e sempre combattert-, anche a costo di ri• nunziare ai più lauti vantaggi immediati: e questo male è il clericalismo. Il male è che l'on. Podrecc·3• subordinando la sua azione politica precisamente a questa pre– giudiziale del sempl ice anticlericalismo, <limo• stra di non essere niente aftatto socialista e neanche demvcratic o,ma di essere in fondo niente altro che anticlericale. Si può essere beni ssimo anticlerical i e nello stesso tempo antidemocra – tid e antisocialisti: il siderurgico senatore Ro– landi-Ricci, per es., è II notoriamente d'idee anticlericali • - come ha detto il Lavoro - senza per questo essere eocialista. almeno finchè un Congresso sodal ista non abbia proclama to che il prote7.ionismo e l'affarismo siderurgico rientrano nella cornice del più schie tto marxismo, Il socialismo. o magari la semplice democra– zia, se sono 11ecessariam t11/t anticlericali, non sono ,sdusivomeult anticlericJ1li, almeno qunndo • sieno intesi e praticali con quella onestà e in– telligenza, che manca a quasi tutti gli attuali politicanti di Estrema Sinistra. La pregiu chziale <li un serio e autentico mo– viment o socìalista o dem ocratico non è costitu ita dall'anticlericalismo podrecchiano o mass onic<', ma dall'insieme dei bisogni e dei diritti della inltra classe hworatrice. Stabilite neltamente il prir:.cipio che il de- putato socialista o semplicemente democratico •deve tutelare i diritti e promuovere gl' interessi della i11tr.ra c lasse lavoratrice, e solo in quanto i bisogni dell a it,/tra classe lavoratri ce lo esi– gano, può, anzi deve essere ministeriale, bloc– cardo, ministro, ecc. ecc., de"e essere insomma tutto ciò che arrechi una utilità reale e perma– nente alla inltrll classe la\' oratrice: e da què– sto principio vi sarà indubbiamente necessario dedurre l'obbl igo di rifiut;1re ogni alleanza cle– ricale, anche se fondata su ,·aotaggi ~nateriali immediat i, perchè quell'alleanza non risponde– rebbe ui bisogni permanenti della classe la– voratrice, qua.li li concepisce un socialista o un democratico. Ma da quel prin cipio voi dovete dedurre anri1e - in quest 'anc/,, e'~ tuttc- il so– cialismo, c'è tutta la democrazia - il vostro do– vere assoluto di combattere anche un governo anticlericale, qualora ttues to Governo, pur çon• cedendo qualche vantaggio o simpatia alle coo• perative ant1clericali del vostro collegio, com– mettes se bricconate od errori nel campo de lla politica genera.le. Da quel principio voi dovete dedurre o#dtt il vostro dovere di opporvi an– che alle organizzazioni del vostro cdlegio, se queste vi in\'ilassero ad ess ere ministeria le per ragioni locali tmd,i con un Governo dannoso al– l'int t'ro paese. Da quel principio voi dovrete dedurre anche il vostro dovere di sacrificare e magari lasciare andare al fallimento onc/,e i vostri elettori cooperato ri, se questo è richiesto Jai bisogni della i11ttra classe la"oratrice ita– liana. E l'obicì del socialismo , anzi della democra• zia. E dev'essere scesa assai bassa la educa• zione politica dei nostri partiti democra tici, se c'è in Italia bisogno di ripe tere siffatte ,,erità elementari, e difenderle come grandi novità. E tutto questo non è niente affetto • al di là del bene e del male •· È bene ciò che aiuta Jo elevamento permanente ed autonomo, materiale , intellettuale, morale della mitra eluse lavora– trice; è male ciò che ritarda o svia questo pro – gresso, anche se fa comodo a qualche gruppo di elettori di un deputato socia lista. Ed è precisamente questo il punto dove ca• sca l'asino - obsil i11juria vtrbo ! - all'on. Po– drecca e a tutti gli altri riformisti di destra e di sinistra. Se l'on. Podrecca si trovasse di fronte a un Governo, il quale concedesse bensi molti lavori pubblici, magari inutili, ai coope:1·atori disoccu .. peti del colle«io di Budrio, e introduce-sse in Italia nientemeno e finanche il divorzi o, mentre nello stesso tempo facesse nell' Italia meridio – nale le elezioni politiche a base di mazzieri e di fucilate, e-d aumentnsse il protezionismo side• rurgico, zuccheriero, cotoniero, ecc., e seguisse un sis tema di politica estera ro~inoso per il paese, - quale s.trebbe la condotta politica del– l'on. Podrecca? Rimarrebbe minister iale in con– side razione dei vantaggi <'he il ministerialismo larg irebbe alle cooperative del suo collegio e del divorzio che sarebbe largito a tutte le cop– pie sfor tunate; 01>pure passerebbe all'opposi– zione in considerazione degl' interessi generali della intera classe lavorat rice, sac rificando a quegli interessi generali i bisogni locali del col– legio di Budrio? Questo è il nodo centra le del problem,. E dinanzi a questo nodo i riformist i tanto di de– stra, quant o di siniStra, scantonano con una pertinacia degna di miglior causa. Scantonano, benint eso, solamente nel senso che si rifiutano di chiarire le loro posiz ioni ideali. Nella pra tica di ogni giorno non scantonano niente affatto, e operano co:,tinuamente propr io nel senso di sa• Ùificare gl' interessi generali agli appe titi pro– fessiona li e locali dei jitruppi meglio organiz• zati e forni ti di maggiore influenza politica. Ed è curioso notare come nelle parole del– l'on. Podrecca la preoccupazione esclus :va de– gli appc.titi immediati di questi gruppetti pro• letar i, che usurpano i diritti della intera classe lavoratrice, si faccia avanti con una ingenuità, che ha qualcosa di.... quasi eroico, r.ell'atto stesso in cui noi crederemmo che l' on. Po– dr~cca volesse affermare una pregiudiziale as

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