L'Unità - anno I - n.28 - 22 giugno 1912

110 l)U:'lle temiamo di non a\·er facilmente con• corde la Confederazione degli industri ali. Koi crediamo, cioè, che la noslra indu,;;tria non sia ~tala spin ta ad un continuo miglioramento dei i:.uoi sistem i pr0Ju1ti\'i e dei ~u'li prod otti. :anche e principJlmcntc perchè le è mancato l' incitament o benehco della concorrenza str3· niera. E ne traiamo IJ consegl1c11z,1 che: oc– corre abolire protezioni ed abbattere bafriere doganali per sospingere i nostri produtlori 2d un continuo per(e1.io11amen10 dei prodotti loro . Questa è la propaganda da farsi, la sola che risponde verantcntc agli intere ssi e al decoro della nazione. È concorde con noi la Confederaz ione Jcgli ;ndu i;triali ? Ripetiamo di avere i no~tri dubbi. Del \'Cnto che spira può essere indice eloquen• tis'iimo un documento pubblicato e deplorato come si merita nel numero d'aprile della R,for • :na sotia/t, i! una richiesta dei fabbrica nti tori• ·1esi di mobili, i quali esigono di essere più validam ente prolelli che ora non siano, contro l:1 concorrenza della produzione camp agno la. Non bastano più i dui al conii ne dello Stato; si vogliono i dazi protellid anche ai confini della città; e si arriverà fors'anche un tempo :1 chiedere l'erezione di barriere daziarie fra un q uartìel'e ed un altro della stessa città. Dati questi precedenti, vegga la Con fede– razione del lavoro di non lasciars i trascinar~, consapevole o inconsapevole, ad una lotta per la protezione dogana le dei prodotti na– zionali . L'ese mpio di armonia soc iale assume– rebbe certQ un aspetto com movente , ma la lotta cor.tro il carov ivere diverrebbe una commedia spregevole o ridicola. Mu g. P01tlll,1. Temiamo assai anche noi, come il nostro tl/ux. ,che la campagna della Confe derazione de– gl' indu striali e per far penelr:ue nella grande classe dei commercianti e industriali la fi– ducia nella bon1à Jei prodoui nazionali » non sia che un:1 campagna protezionista in vista tiella pro ssima futura rifo rma dogana le. E tem iamo che la Confederazione de l lavoro , :1ccet1ando gli uflici di collocamento misti, - nei quali, allorchè si tralle rà di rinnova re il nostro regime dogana le, la e collaborazione > fra industria li e operai potrebbe rendere preziosi ser vizi nel denunciare i pericoli di crisi di di• socc upat.ione prodotte dal mancato aumento del protezionismo -; e impegnandosi a secon• dare la campagna per la glorificuione dei pro– dotti nazionali ; non faccia nè più nè meno che portare acqua al mulino protezionista, nell' interesse delle sole categorie operaie di quelle industrie che ,•ivono artificialmente <li parassiti~mo doganale - C'1ftgcrie. beninteso, :111eggiantisi a prolelarit,lo - e a danno della reslante e vera classe lavoratrice e dello svi– lupp o economico Jel p:1esc. E in qul!sta preoccupazione ci conferma un inciden te par lamcn lare dell'anno scorso, che non s:1r:\ inopponuno qui rico rdare. Nella seduta dell:1 Ca me ra del 25 giugno 19 11 1 discutendosi ìl monopolio delle assicu• 1·azioni 1 l'on. De Viti De Marco invitava l'o• norevole Ca brini « 1,oichè era incaricato di esprimere il pensiero de l gruppo socialista > di dichiar;1re se « il gruppo socialista avesse fatto sul terreno del protezionismo indus triale un patto di alleanza col gruppo industriale dell a Camera •· E aggiungeva : • Se l'on . Cabrini non mi risponderà , iv ri• terrò che il suo si lenzio significl11 s,. e ne ra• gioncrcmo innanzi at coq>0 elett orale •. O r Pon. Cabrini.... non rispose, cioè a dire rispose nella seduta del 18 giugno me• n:10do il can per l'aia. Ecco il resoconto u(– riciale delle parole dell'on . Cabr ini: « Noi si:m10 dei liberis ti fino a un certo punto· i,~ quant ochè sia mo .dcFJli 1101~1ini eh~ v1,·ono )~ vita e 11011 sollant o 11 hb1 o I t la solt/a nultfona di lui/i coloro chr 11011 lrggouo i libri, e c,-e ,/0110 su, v,v,·r '" vita mularr nziaut, alla ,·iu a e con la t,:sta nel sacco I, e che pure :,cgue ndo certe h·ntlcnzc e certe Mpir:izioni vogliamo, anche in q,:cstn mnterin, procedere: caso per caso {t cl1i :molr uou procrd,·rt c:a~o prr caro? In qucslioue c 1 ,ti .,;r,pere se • mso prr raso ., il protu:ionismo di ctrlc drlrrmmate i11dustrir si drb{Ja 11umle11ere# o mun eutare, o nllemmre, o aboltrrJ. E d".-ltronde quella tari ffa del 1887 voi sape te che fu fatta in part e f?) contro il proletari ato, e tutt a ali' in• fuori della poli tica del proletari,,t o. Crupf SHvfo (gro sso rolonirn : ullraprol t~io• 11i•Uo]. - Ma fu la fortuna del proletariato it.i• lian o [fo11. rolonitrt r,·tde rhe I" • rnlrt:oria • ,lrg li op,rm ' dd l, indu strie prolttlr s:a la ~a dassr proltlar itt italiaua " : r in questo t ,l'acror ,lo co11 molli dtpu tali so<ialislt]. Cabrioi. - Liberisti sino a un certo punto: il oartit o socialista e le organ izzazioni operaie sostitui scono nf"l c:unpo pratico alla formula • abolizi one • la formula • ridu zione ,. jnts• .~,mo ùa mai chits llJ la • abolfoione ,. imm e• dit,la ; si t h'tde app,11110 una rulue U.mr ragio nt • ;,o/e; in n:olli cnsi <i ,;,:i<outmlr rrbbr di imJ,l!dire fiua sprimmlo del prolr oiouismo attuale; fon. Ca– brini dim m lic,wa, poi, di o~servan che /ul dazio L'UNITÀ sul f rm 10 egli e t suoi ami ci /,an d ,irslo scmp rr f ., aboli~io11t •]; pt"rchè qu md•l s1\'ivc e s1opera, come Vl\'e o~~• 11 III0\'1111ctooperai o. in mezzo ad un tes~utu 1ndu-.1rmle C'he ha form.il o le ossa, mm si HI Ò imp fll\•,·isanu:ntc (11rss11110 fu, proj>o• sto mai ri U) domandar e l'att errament o delle ùar• rierc, m; s1 1>11òmur)vt=rc co11tro tutt e le prote• zio111nello sks s,, 1110 11w 1110. Crnpl Silvio. Ma allora siamo tutli d'accordo lapp,mto: f 011. Cabr1111/, brrista.... fino a 1111 crrlo p,mt o, e !'011 Crrsp, roloniert ultrap, olt• ::,iomstn. 11011 posso,io 11011 tS:.u e perfdlmnr11/e rfaccordo uri :,ofrrt rhr il prot,:;i t)llismo sia aho• lito " poco II poco, rom111cia,ufo e fer mrmd osi per molto tempo all'ab o/i::,iom del solo.... dm;io su/ g, ·ouo], C"brini . - Forst', on. Dr.: Viti de l\larco, il vo• str o liberismo lanct!r!\ nuove scomuniche, ma• i:;ari in nome degli interessi dei proletari: la sloria pas~er:\ lo ~tessn. De Vili De M.uco. - Non ha risposto a quell o c·he i11 ho donrnndat o, cioè quello cht farà il P:trtill) socrnll~t:1 d1 fronte::a1 tratt;Hi di com• mercio (Commmli i11trrr11~io11i all'E slrtma Si~ 11isln1). Nilll mi11islro <lia,(!rirollura. - Quelli scadono nel 191; Ima hisognn pt'11S<1rd fiuo da ora, p,r 11u11 r~ rre wrprrsi dalle tr,,ppole ,l,gl' intrr~s.sahl Ubrinl. - Ma le pare prormo che si poss a monos1llabic:1111e11k risponder e ad una domanda invol~enk cosa 1,travi problemi, qu:,lc è quella che ell11mi rivolge in questo momento? •· L'on. Ca brini, dunque, im ·itato a nega re che ci fosse un accordo fra il gruppo par• lam enlare indu striale e il gruppo parlamen· lare soch1lis1a in ,·isca dei futuri tr3ttari Ji commer cio, domanda a cui poteva rispondere senz'altro con un bel sì o con un bel 110, preferl f.Jre l'indiano . Ed ecco che or .1 ci si pre senta J'Jccordo fra le Confeder :mon1 ddl' intlu stn: 1 e del la• voro per gli uflici di co lloca mento e per la propag:111da della superiorità dei prodotti na• zionali. Sono sintomi di un accordo già an·enuto anche per i 1rau:11i di com mercio ? oppure sono sempli cemente s111to 111i di uno stato d 1 a11imo pro1ezionis1r1 1 il qu .de rc11dcrà facile al momento op portuno l'accordo, o magari rend er:\ inu1ilc ogni accordo precis o e... . compromettenre, b:1st:111doche c iascuna delle due schiere proiezioni ste \'ad3 J>èrconto suo, marciando di\'i se e colpendo unite? Sarebbe un caso ass3i caritte ristico di quella che i riformisti chiamano e coll .1borazio ne di classe a-, men tre in realt3 non è che la coll.iborazionc: fra alcune catego rie indus tria li della bo rghesia e alcune catego rie industriali del prole1aria10 1 contro la gr.mJe maggioranza de:la borghesia e del proleta1 iato itahano. L'U nità . Le città della T ripolitania antica. Dagli scritt ori nazionalisti si è cantato su tutti i toni e si è procurato di far credere al buon pubblico italim10 (il quale, facile com'è a la– sciursi abbindolare, ci ha creduto e ci crede) che la Tripolitunia (prendendo questa parola nel senso più ristretto, cioè la Libia meno la Cirenaica e il Fc1.zan) ebbe, sotto il dominio r<>– n,a,, o, un periodo di grande Ooridct.za e prospc· rità economica; che 11t ll'intrrno dr/la rrgio,u i Romani costruirono str ade , acquedotti, ccc. ; e che in meizo a esteso terri torio fertile e colti– vato, si forma rono num erosi centri di popola• zione attiva, industriosa, ricca, ch·i le ecc. ecc, (e alcuni dicono che anche ai nostri giorni colà esistono ro\'ine di ■olt• cill<Ì; vedi p. es. Il 11/ar• cocco del 26 nrnggio 191:z); ma che poi tutti i detti v:mh,ggi and:1rono perduti, quand o soprnggiuns e l' invasion e degli Arabi, ossi a di qu el med esimo po1>0l0 che, in altri pncsi, pnrim eotc gi,ì appar • tenuti ai Romani , died e prova di gran de atti tu• dine alla ch•ilt,\, cìviltà che rifol~c in cent ri im– portanti, quali Dant:tsco, il Cairo, Kairouan (tn Tuni!lia), Fet. (nel Marocco), Gran;,ta, Cordova, Siviglia ecc.: e ora, dicono i nazionafoiti, tocca agi' lta1inni ripri~tinare )'opera dei Romana; e gl' Italia ni cert o ci riuscira nno. Ma coloro che non si lasciano infinocchiare dalle ciarle altr ui sanno bcoe che, tranne una sottile striscia di ter ritorio lungo il littora le, e po. cht oas i nel1 1 intemo, 13 Tripolitania, pur esse ndo grande piò che il doppio cieli' Italia, t un paese deser:o, stcril<-, incolto, inabitabile e inabitato. Orn, per chiarire lo stato reale delle cose duran te il dominio romano, nei primi ~ci secoli dell' era volgare (I#inva sione araba nella Tr ipo• litania cominciò nel 6./ J), io credo che possano a\'crc qunlche valore alcune notizie e conside• razioni, che ness uno ha esposto, per quan to io sapJ>iu,durante questi mesi di gut:rr.t tripo lina, e sulle quali richiam o l'atten zione dei lettori dcll'Unilà . lo credo che, per formarsi un conc.:tto ade• guato della quantit..\ e qualit..'l dei centri di popolazione nell'Africa romana dal secolo II.• in poi, si possa e si deb ba ten er conto delle sedi vescovili a/ ricm11, della esistenza delle quali abbiamo notizia sia negli Atti dei Concili (specialmente di quelli adunatisi in Africa), sia da altr~ fonti ,·arie e sparse. Con\'ienc premettere alcune avvertenze: 1.;1 L'Africa romana, dalle At ·t dei Filt11i (ossia dal confine con la Circna ic:1) all'Atlantico, comprendevA (procede ndo da E. a 0.) le pro• vincic, o circoscrizioni amministrnti,·c, segue nti: Tripolitana, 8; •;:;(lrr 11t 1 Africa j>roj>riammte dtl• In o Zeugitana, Numidit1 1 .1/auritm,ia Silifmst, Muritfmin Ctsnriem·r e Ting ita,,a. Ci furono, nel decorrer del tempo, alcune mo• dificuzioni nell:, dettn divisione; ma ciò può da noi tra scura rsi, pcrchè la divisione acccnna t:1. che durò lungamente, può bastare per il nostro disc orso. 1: supe rfluo osservar e che i detti ter• ritorl compre ndono quei paesi che oggi si chia– mano: Tripo\itania, Tun isi.1, Algeria , :\larocco. 2 • Nel ccrso dei secoli 11. 0 .\f.°, noi tr o,·iamo un numero ognor maggi ore di sedi Yesco,·ili. Ciò deri,·a da du, cause. La prima, la più.effi• cace, è la gradual e e progressi,·a propagazione del Crist ianesimo ; la seconda è l'azione della ci\'ilt:\ romana in Africa e il cons~guente for• mar si di nuov i centri, o agglomern ioni di popo• )azione e l'in crem ento di quell i già esistenti . 3 • (la <1u:ilc è di spccb lc interesse ). Non si creda che tull e le sedi vcsco\'ili, di cui tro • viamo il nome, siano città di <1ualche importanza, quali sono le sedi " cscovi li ai nostri giorni : j)arecchie, anzi, erano città seco ndarie ; alcune, perfino, soltant o Rrossc borg:1te. Quindi, là dove noi troviam o scar sità (rispetto all'estensione del territ orio), o mancanza ,li vcsc..-o,·ati, possiamo ragionc\'olmentc presu mere che ivi ci fosse scar• sità , o mancanza, non solo di città cospicue, ma anche di centri di poJ>0lazione seconda, I. Esaminiamo ora i fatti. 11 primo concilio imp ortan te, pel num ero dei vesco,·i inten •enuti, fu quello di Cartagine, del 2J6 (ossia dopo almeno Ire secoli di vera e pro• pria dominazione romana in Africa), nel quale si tra llò 1~ quistionc del batt esi mo degli eretici. In quest o interv ennero 35 vescovi, cioè: 11 della Byzaccne; 2J della Pro consoh!fe, o Zcugi tana; IJ della Numidia; Z della Trip vlitand; J6 di città non sicuram ente de ter i:ninal>ilia qual pro• \'incia appartene sse ro, nrn che certo ■o■ appar • tenevano alla Tripo litana. (Secondo l'opinione di critici autorevoli , di qu<-sti J6 vescovati, proba • ùilmente 7 sono della Uyzaccne ; , 4 della Pro– consol are ; 8 della Numidia; i rim anenti pare siano della Maurita~ia) . Rl;\SSUNTO Byzacene. Proconsolare Numidia . Tripolitana Incerti Totale • Il 23 13 • __É._ 8; Però, per l',rnno di questo concilio (ossia pel 216), abbiamo notizia di 2 alti-e sedi vescovili della Tripolitana, imperocchè uno dei vescovi tripo litani presenti pi concilio, cioè Nata le di . Oen (ch'è l'odierna Tripoli ), dichiar ò di avere il mandato di rappre sentare due suoi colleghi tri· politani assentì, che erano il vescovo di Sab,-ala e il "csco,·o di Lrplis Afag 11<1, Si conoscono cosi ,f vescovati della Trip olitan a nel 2J6 , che sono: O,a (T ripoli) Girba (questa t: l'isoln di Gerba , oggi appartenente alla Tunisia ) Snhra ta (S:ibnll ha) Lrj>lis Magna (Lcbda) Sono, dunqu e, le lrr. città dr/ hl/orale, che han• no da to origine al nome Tripolitmw, e un'isola. E, verosimilme nte, non cc n'erano altr i; per• chè, se cc ne fossero stati, i loro vc!covi, an. che se imr>edili di recarsi a Cart agine, iwrebbcro conferito al vesco\•O di Oea il m~nclato di rap– presentarli , come a,·e,·ano fatto i due vesco\'i di Sabr a/a e di lr ptis Magm i, Dopo il concilio del 2J6, non sta remo a passare in ras segna ttllli i \',1rl concili africani, anche per la rag ione che per alcuni ,:i ess i non cono• sciamo neppur e ìl num ero totale degli inter • \'cnuti; per altri, mentr e conosciamo il num ero totale (p. es. al concilio di CArtaginc del •/19 sap– piamo che furono presenti 2q \'esc ovi), non ab• biamo precisa indicazione de lle singole sedi ,·e• sco\lil i a cui eran o prep osti. Passi:uno :1ddirittura alla gra nde assembl ea del 484, alla qual e do,·crono recars i, perchi: ciò /11 loro imposto dal re V:mdalo Unneri co, tutli i \'csc o,·i afr :cani (che eran o tutti 01todoss,), per sosten er<-i princi pi della loro fede in contrad– dittor io coi Vandali Ariani . Questa asse mble:t è specialmente importa nte (e merita tutt a la nostra attenzione ), per chè, nella Storia della Persecuzione Vandalica di Vii/ore Vilm se, c'è, oltr e la relazione J egli av• venimenti, un'a;lpt"ndice int itolata : X olitin pro• tiiuriarum d ci: ·1l<1lto11 A/ ncar, di cui ecco il pream bolo: • Incipiunt nomina ep iscoporum, ca• tholicomm div crsarurn pro\'inciarum, qui Car– thaginem. ex prae cept o regali, ,·cn crun t, pro redd~nda rat 1onc fidd , tiic: Kal. Februar ., anno sex to regis I lunnerit ·i •. Que!t o indice gcogr,1fico, che mcritamente fu qualifi cato come un document o prrcioso, è stato pubblicato più \'olte: può consnltar si, p. es., nella ediz ione di Vittore V11ensecurata ,la CARLO IIA1.:-.1, Berlino, 18j8, nella serie dcRli Scriptorrs antiquis simf dd la collezione .lfo111mw ,tn Grrma • ,,;a, J,istorira pag. 63 e seg~. In ques to e!cnco dei ,·cscova ti rsistenli ,,eJ 48.J {ossia, si osservi bene, 22S anni dopo il con• cilio sopra menzionato del 2J6J, nel quale sono incluse anche le sedi vacanti (ti callud rae qua~ ,piscopu m 11011 lmbuer,m() noi tro,·iamo i \·esco ,·ati cosi distn buiti per pro\'inci e : Proconsolare Vescovi 54 ~urniilia 125 Byzacene . 11:z Mauritania Cesnricnse 123 Ma11nh1111, Sit ifcnsc . ·H Tripoli tania 5 1"'->tale Vcsco\'i 463 Dunque, da l :116 11 -18-1, mentre il num ero dei \'CScovati ddlr {l/fre pr()t1i11cie, che già nel 256 erano assa i più numerosi che nella Tripolitana, è salito da 8J a -1 8, (ossia si è pili che q11i11• luplicnlo ) il numero tld vesco\•ati della Tripo• litana, dopo più di due seco li, è salito da./ aJ. Non bas ta. Un'altra cosa :mcora c'c da osser• vare. Quali sono qu t'sli J vesco\'ati? Sono i 4, che già conoscc:vamo nel 216, ~ un J. 0 cl,e è Tt1mpa o Tt1mpr. Questa città , anch 'essa lillo – ran tu, è l'odierna Gt1brs, che prima avea fatto parte della llyucene, e J>oi tpcr quan to sembra, al tempo delle riforme d1 Dioclez1,ino) era stata aggregata ~Ila Tnpohtann, essendo stato SJ>O· stato il confine di questa provi nci:I verso occi• dente. Oggi, come tutti sanno, fa par te della Tuni sia. In realt!I, dunqu ~, i vescova ti della Trip olitana ,•ern e prop ria non sono aumen tati affatt o. Sono rima sti i medesimi che nel 256. Ma, come si è accen nato da principio, le no– tizie desun te dai documenti conciliari, sebbene siano le più sicure e le più impor tant i, non sono le sole che noi po .;5eJiam o circa l'esistenza di vescovati nell'Afd ca ro,na,,a . Altre se ne pos• sono ricavare saltuariamente da altre fonti va• rie: letterar ie, geografiche, archeologiche etc. E cosi, alcuni studiosi, ricorre ndo a tutte le fonti util izz::1bili,si applicarono a compilare l'e– lenco di Ittiti i vescovati che, pr e5umib ilmente, csiste\'ano nella eletta regione. Non possiamo, per l'angustia dello spazio , e per l'indole di questo periodico , riJ>0rtare il contenuto di tutti gli elenchi che fur ono compilati. Basterà fer– mare la nostra attenz ione sui dati più notevoli e più caratteristici, che quegli elenc hi ci oftrono rispetto alla quistione, di cui qui ci occupiamo. li Dupin pubbl icò il pron o (se non erro) di cota li elenchi nella sua Geographia sacra afri – cana , aggiunt a in app endice alla edizione de l– l'opera di Optalo di :I/i/evo sullo scisma dei D.>· natisti (Parig i, 1700), :wvertendo: " Non /aul11m u'rùes urlo episcopalcs in hac tal>ula exhib ui, sed alias cliam inscrui, quarum aliquarum /or. san ctiam episcopa les sunt..... In rebus ab– strusis miuima quaeque vrsligia, si\·e inclicia verit:,tis prcliosa sun / . • Niuna meraviglia che, compila to in base a un criter io cosi lar go, l'elenco sia riuscito moJto copioso. Di fatti, ammonta a 690 città vesco\· ili. Ebbene! Vuol sa1>ere il lenorc quante città ve• scov ili ha assegnato il Dupi n alla Tripolitana? Cmque; ossia le 5 della Noti tia provi11darum ti civitalum sopra cita ta : non una. di più. li dotto e zelant e abut<-, nonostan te tutt a la sua buona "olontà, non è r:ust'ito a trovnrnc altre. E, p.1rimenk, il Gima, ncll:1 su a classica e monum enta le Scries episcoporum (Rati sbona , 1873), ove ha ruccolto i nomi di tutti i vesco\'i dell'Orbe ca1tolico 1 nella sezione dell'Af rica ro• maua, mentre, scg uen<.lo criter i più rigoros i che quelli del Dupin, no\'era, in total e, 471 vesco• vati, di questi ne assegna soli 5 (che sono i soliti della Nolitia predetta) alla Tripolitana. Ci .!='ono, 111tta,·ia,alcun i che alla Trip olitana hanno atlr ibuito un numero di \•esco,•ati al– quanto maggiore . li nostro Morcc.111 nell a sua celebr e Afri ca Chris tiana (Brescia 1816-17) dà per tulle le altre provincie africa ne, nei seco li IV-V, vescovati 6J9 (Proc onsolare: 156; Numi• dia: Ji4i Byzac.enc : 149; Mauritania Cuariense e Tm gitana: 13.1; Maur itania Sitifeose: 47): per la Tri politana , ne dà 7, cioè: i soliti 5, e, in più, Gitli:; (o G1this) e 1\·,apoJ;s. Gittis (oggi Bou-Grara), cllla situata all'E. di Tacapa, in addietro, al pari di Ta capa, ave\'a fatto parte dell a Byzaccnc l''· sopril) i oggi appartiene alla

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