L'Unità - anno I - n.28 - 22 giugno 1912
.. problemi della · vita italiana. Si pubblica il Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVEM IN I - Direzione e Amm inistrazione: Borgo Og nissanti, 40 - Abbon amento annuo ordinario Lire 5 per il l<.egno e per i paesi italia ni dell'Austr ia e della Svizzera; per l' estero Lire 7,50 - Abbona ment o sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO - Conto corrent e con la posta. Anno I - N, 28 - 22 Giugno 1912. SOMMARIO: L~ Scuola 1'!fedi a e l'Oo. Creda ro, L 'OSS HKVATORK. - Arm onie soci ali , MuG. L'UNIT À. -;; ... Le città della T ripolita nia antica, UNO STUDIOSO UI STOklA ANTICA. - Emigrazione tran socea• n,ca ed emigrazi one eu ro pea , S. JAC 1N1, G. ~A1.vE,-11N1. - Compagno o mari to?, F. L. u . - Una sc uo la ne ll' Agro Romano . La Scuola Media e l'On •• Credaro. Il ministro Credaro, professo re nella sua gio• vinezza di Ginn asio, poi d i Liceo, infine d 'U ui=– ver sità proprio alla capitale, e propr io cli peda• gogia , uomo mode rn o, pos itivista, alquanto ra– dicale , ha tutti i titoli per esse re il :"ltinistro tecnico del!' Istruzion e pubb lica. Eppure io temo in lui il pro fessore di pedagogia, cioè di quella scienza de-ll'ed ucazione, che non è riflessione dello spirito sul suo formarsi, ma indutt ivismo pseudo-sperimentale, che per riuscire a <1ualcosa deve riuscire ad una i::asistica dcli' insegna– mento. Si capisce che una tale scienza pe<lagog ica si sofferm i cli pre fere nza al fanciullo, dove appare meno evidente la ribelle libertà indeterministica dello spirito; e si cap isce ·che il minist ro pcda -· gogista sia stato detto sopratutto il ministro delle scuole elementar i. In questa parte della sua att ività non lo posso giudicar e ; e gli rico– nosco tulti i meriti che la « democrazia » gli ,·oglia tributare. Altrettanto non posso dire ri– guardo alla scuola media. Quell'organico piano di savie riforme, che egli viene attu ando se– condo In 1rilnma, non mi pare nè savio nè or– ganico : mi pare anzi che debba riuscire solo a gua stare dell'~ltro il Liceo-ginnasio , che con tutti i gua sti è ancora sempre la migliore scuola che abb iamo in Italia. Le prime riforme toccano ad un tempo la scuo– la elementare e med ia. - I maes tri non posso no esse re pagnti adeguat amente ai loro sacrifici ? Ebbene, dice I 'on Credaro, non c'è altro da fare, che aprire ai più intraprendenti una cMriera supe– rio re. Perciò è stato accresciuto il lavoro, lo stipendio e la dignit,\ dcli' Ispettore de lle scuole elementari, inoltre si C creato il posto di primo Ispettore, che fa lo stesso mestiere del seco n– do; e fr,t poco con altri esami e concorsi e commissioni si agg iungera nno •anche gl ' Ispet– tori centrali , che come tutti gli Ispettori centrali lavoreranno a ù coordinare •· Scommetto che fra dieci anni, oltre i nuovi ministeri dd le Colonie, del La,,oro. delle Comunicazioni, avrt::rno anche <1uello delle scuole e),:111e11a1i. L'Ita lia ha tante risorse, cd il popolo è tanto paziente! - Mii que– sto era ancor poco: perciò il ministro pensò di amm ettere i maestri diplomati da lla Scuola pe– dagog ica, clnlla cosi detta « l,;ni,·ersit:t del gio.. vedi • • ai concorsi <li pcdngogia per le scuole normali. La scuoln di perfezionamento per i maestri dove\'a servire, in \'irtll di un dip loma, a non essere più maestri. ~ Fallito questo tentativo, nacque il Ginn.tsio magistrale, il cui direttor e è il pro fessore di ped11g-ogi.1, che dc\'c ave r inj,::e. gnata per d ue anni nelle scuole elementar i. Co:i-ì, sot1racmlo ancora altri maestri alla scuola elementare , si rimedi;i al dir acbr si deg li ;ilunni de lle scuole normali e ;\lla de licem:a dei mae– ~tri, che preferiscono un impiego nelle fcrro\'i e all'apos tC'lato del!' inseg1rnmento. :\lode rnizzata come sopra è detto la scuola nornrnle, si passò a moclcrnizz:ire il Liceo . In alcune cin:\ si sostitu\ al greco il te\l<:sco, alle scienze naturali {zoolog ia, mineralog ia etc.) ele• menti di d iritto e geo);rafia politica : ed ecco fatto il Liceo moderno per l:1 culturn scit:ntifica dell:1 gioventù italiana. Ai ])ci tempi della r-e. derazione, gl' inseg nanti ;l\'e,·:1no posto limpida– mente il 1>roble ma, distinguendo il tipo delle scuole profcs:-iona li dalle scuole di cultura for– mati\'a, cd :lllora a,·e,·a un senso parla, e dì scuole moderne. :\la per attu are le idee clell:i. Fede– r:u ione bi~ognava ere.ire : il mini-=tro !i è con• tentato di qualche sostituzione in nome della cultu ra scientifica : per es. la geog rnfia alle scienze naturali . Fra qualche anno tutt o tornerà come prim a, il moderno sarf, diventato antiCo, e non si p:trler.i più di riforme. In Italia nessu– no de i gove rnanti si l! fornrnto mrfi un concetto del fine e della natu ra di una sr:uola, e quindi deg l' insegnamenti necessa ri a quella natura ed a quei fini : perciò si tolgono, si aggiungono in– seg namen ti, se ne modifica l'orario e l' impor – tanza secondo il variar della mod a. Ci fu un momento, in cui il '.\linistero dell 'J. struzione a\'e va tanto a cuore la ':iloria dell'art e : pareva dovesse diventare obbligatoria da un mo– mento all'altro. Pl:!r fortuna è solo facoltati\'a :dico così, perc hè non c'è liceo che abbia una raccolta di cartoline illustrate, e in pochissimi licei c'è qualcuno che sappia distinguere un' opera d'arte da uno sgorbio. Sollo l'incubo del colera si pensò ad un corso d 'igiene. Adesso collo squillare de lle fanfare guerres che c 'è un gra n da fare per la gin• nastica. È vero che i ginnasiarchi non sono pa · gati suOicientemente, mancano gli attrezzi, man– cano le palestre, nei mesi cl' inverno non si fa nulla, la prima\'era poco ; ma si è prov\'eduto a nob ilitare il titolo di maestro di ginmtstica in quello di professore d 'educazione lisicn; se ne prescrisse un es.1me finale ; e poi si nominò un altro ispettore centrale, che presto avrà compa• · gnia per gira re a tempo debito, e a tempo de– bito far ritorno a Roma a ... coordiua rc.J>ec ora si affanna a ordinare molte passeggi ate, di cui richiede premurosamente le date. !'are che sia importante saper le date. Un'altra tr0\'ata peregrina, sempre per la non mai abbastanza lodat.1 modernit:t della scuola, è la licenza co1Hlizionata: potranno cioè avere la licenza anche giovani rimandati in due materie, che non sia110 Italiano e Storia, purchè facciano e manteng:1110 il voto di tro ncare gli studi. A n• che senz:1 questa provvida legge un i;:iovane cl' intelligenza matura, non ostante la riprova – zione in un paio di materie, era per solito li– cenziato : lutti sanno che non c'c Liceo in Ita– lia, in cui ngli esami aut11111rnli i cinque non si– gnifichino sei, in cui anche un paio di c1uattro non vengano compresi entro i limiti di un' in– dulge nz,1 ormai riconosciuta dalla consuetudine. Con la disposizione cred ari:i.na non si è fatto che cod ificare una \'ecchia cons•;c tucline, legittiman– do indulgenze nuo\'e : adesso la licenza data a clii meriterebbe di essere riman dalo in quattro materie mera\'iglia ancora qualcuno ; fra un paio d'a nni non mcra\'iglicr:\ più nessuno. Mi pare già di \'cderlo il po\'cro professore di storia, inna l– z:1to a dig·nità di insegnante di materia primaria, :1ssed ia10 d:1 cento prcg;hicre di risparmiare al futur o postelegra fico il marchio d' infamia della licenza condizionala. Sarà un ottimo sistema di alle,·amento di una sottospecie di ciuchi, a sempre nrngg ior gloria della sempre più intel– ligenle burocraz i:1 italiana. i\1:1 :1 risanare tutti i mali della sr:uola ed al• tri ancor:1., 11 '.\linistcro ha con\'eni entemen1e pro,·,·eduto col progetto di un Ispettorato in gra nde . A mt! p:1rc\':1 già 1ro1>pogr:tnde l' lspet• torato in piccolo. '.\la c'è tanta genie da collo– care! I professori uni,·ersitari falliti di\'entarnn o una \'Olla pro\'veditori ; ora che quello del prO\'\'e– ditore si è fatto un mestiere pericoloso, abb ia– mo il grande ispettorato. Che le ispe1.ioni siano necessarie nessuno lo ne~a, ma ora il :\linistero pare preso dalla libi– dine cr ispezionare. Quando un insegn.1nte è pass:i.to :i.ttra\'erso la trafila di concorsi per li• toli e per esami, ha fatto un paio di lezioni pratiche, ha subite le ispezioni per il passaggio .td ordinario in dh·ersi grad i di scuole·, non ba- _...':!erebbe ro le celazio~,i dei Presidi, e non sa– rebb e il caso di restringe re le ispezioui a cui speciali, rispa rmiando quatt rini e non disturban– do l'i nsegnamento di tanti Istituti? Quest'an no si sono sprecati de i mod uli persino per i sup– plen ti, per vecchi vicini alla 1:>ensione, tutta gente a cui un giudizio di que sti commessi viag• giatori cieli' istruzione non fo nè caldo nè freddo . Ecco un vizio rndicale delle nostre ammin i– strazioni : se un orga no va male, nessu110pensa di farlo andar bene : bensi si fa un'• epu razio– ne », cioè si mettono in pensione alcuni dei mt:no pegg iori, quelli che non sono protetti da nessun burocratico minervino o da nessun de– puta to influente; opp ure si crea un dupli cato dell'orga1rn che va m :i.lt: , chiama ndolo e ispet• torato » ; oppure si fa l'una e l'altra cosa , isti– tuendo una gerar chia di guardie delle guardie, la <1unle costa pilÌ di tutti i mali lamentati. Il Preside è oramai ridotto in casa sua a qua l• cosa fr:t il sc-gretario dell' Istituto ed il censore di disciplina : però fuori del suo Istitut o può venir manda to in giro a « ispezionar e » in tre giorni quel valore di coltura e di abilit:\didattica, che è ritenuto incapace a riconoscere in un anno di co~vivenza coi suoi professori. I circoli ispet- ARMONIE Per il piacere che prova no un po' tutli. anc he quelli che più sono ritenuti malv:tgi, nel vedere le gio ie del prossimo, dobbia mo lam entare che non sia fra noi la buon 'anima di Federico llastiat. Chi sa come godrebbe di poter aggiunge, e :rnovi argoment i e nuov i esemp i al suo tratlato delle armonie socill/i I Nella prima domenica di giug no si sono a• <lunati a i\lil ano i r.ipp resentanti de lla C onfe · dernzione del lavor o e i r:i.ppr esentanti della Cou federaziene dcli ' industria; e, dopo una relazione del signor C raponue, presidente de– gli indust riali, han no ar provalo la pro posta di uflìci misti di collocamenlo, i qual i do vrnnno funzionare per com une tutela e nell ' interes se comune degli ope rai e degl i induslri ali, pur lasciando sussistere accanto a sè gli uffici di collocamento, che le org anizzazioni di classe avessero già per propri o cont o isti(uiti o in– tendessero di istituire. G li uffici misti dovra nno cessare di fuoz ionare nel caso di scio pero o d i serrat a. Inolt re, due mes? or sono , il C on– siglio della Co nfed erazio,, e fra gl' ind u• str iali tenne a Monza una delle sue per iodi– che adu nan ze; e Jo po l:1 tratt azione di pa~ recchi altri arg o.7.entit prese allo, certo con soddh ,fozione, dell'annun zio dato dal presiden te C raponn e che la C onfeder azione del lavoro aveva ann unzi ato la sua adesione <i: .ad una campa gna diretta a fovore dei prodoll i ind u– str iali nazionali >. « Sì tratta - dichiarava il presidente (noi togl iam o la notizia dal Cor· rt'cre dd /1 Sern, del 23 aprile u. s.) - si tr atta « di far pene trare nella grande classe dei < comm erci an ti ed indu striali la fiducia nella « bontà de i prodolli naziona li, cui oggi an– « co ra si pre ferisce a tor lo il prod otto esecro e o creduto estero >. In apparenza, non c 1 è nulla di male in '-luesto tenero idilli o, che a,·vince con fili sem· pre pili fitti le due C onfederazioni itali che. Noi non siamo ossessionati dal bisog no <li una inesp iabile lottadi classe, non rifiutiamo le col– laborazioni, non "ed iam o che ci sia un male torali parevano almeno giustificati d:tl biso~no di giudizi dati da specialisti : lii;\ mi si dice t:he ora un professore di filosofia giudicherà anc he per l' Ital iano , per il Fran cese etc. etc. Non ba– stava a questo il Preside o il Direttore ? Adesso avremo dunque cinque circoli d ' ispet• tori genera li, più un ispett orato \':entrale che... coordinera, e ciò che pii1 importa, sarà un bel giorno trasfo rmato in Direzione gene rale. Or– bene, questi ispettori generali avranno compe– tenza a giudicare in tutte le materie ? l'rl i par <linicile, pe rchè non basta un' infarinatur,1 per giudi care bene, e la scienza diclattir.a non è uno strumento indipend ente da lla materia che s' in– segna o in cui si giudica. Si faranno , dunque, dice il progett o, aiut are da profe-.sori uni\'t::rsi• tari e med i anche pensionati : e allora non si pote\'ano lasciar le cose come stanno, senza al– tre comp licazioni e altre spese? Sarebbe bene pensare meno ad ispczio nMe e più a promuovere la coltura degl' inseg nanti. L 'OSS ERVATORE. Abbo11a111e 1to ~·emestralc straor– dùrario ali" Unità, f ino al 31 di– cembre 1.912, lire 2 .50 . SOCIALI nella esistenza d i uflizi di co lloca men10 mi– sti, non vedrem mo affatto di ma l occhio una onesla campagna per elevare la considernzione de i prodotti naiio uali. N9i non siamo di que lli, che cercano la ma rc:1 esot ica sulla fotlera o sul marocc hino del cappe llo, o ch e vog liono, pri ma d i farsi un abito, a,·ere l'ass icu razio ne che la stoffa "iene prop rio da Manc hester. Ma abbiamo un forte dubbio che il nostro mod o di con cepi re una tale campagna sia mollo di\'e rso da quello del signor C r,,ponn e e dei suoi coll eghi industri ali. Noi ci do mandia mo, anzilutto , se la scarsa liduda deg li Italian i nella bon tà dei prodotti naz ion :ili manch i di ogni fondam en to , o sia invece, alme no in par te, giustific:11.1. E do bbiamo rico noscere che mo lte, troppe ii1• dust rie nost rane non hanno mai fatto nessuno sforzo per miglio rare i loro prodott i, e hanno versate, e co ntinuano a versare sul merc ato una merce di pessima qu:1li1àt che potrebbe delìnir si una \'e r:1 frode a da nno dei con su– mat or i. Yog liono gli industria li infondere la /iduria ndla honlà dei prodolli 11ati<mali? Co– mincino dal produrr e rob:1 migliore. È que – sta la prop:1ganda pil.1ones ta ed è anch e la pili efficace. I fabbricanti tedeschi hanno polut o metter e sui lor o prodo tti mad~ ti1 Germany, quand o hanno acq uista to la cosc ienza cli poter reggere decorosa mente al paragone de lla in– dustri a ii1glese. Anche in ltalia q ualcuno ha spe rimental o che il produrre ben e è la pro· paga nda m iglior e. Perciò, se v'è chi ha sin d 1 ora la coscienza di aver fotto in questo senso ogni possibile sforzo di perfezionam ento, ha il diri tto e il dovere Ji scindere la causa e la responsa bilit:\ propr ia dall a Jltru i: e la propaga nda. no n dev e farla al pubblico , 111:1 ai suoi co lleghi, con quei mezzi che riterrà più ef1icaci ad im ped ire ch e, pe r col pa d i costoro, I' indu stria naziona le continui ad essere .!-prt:– giata e dann eggiata. E per far questo non era nec essario in nessun mo do di rivolg ersi alla Confe derazione del l avor o . Noi abbiamo anche un alt ro pen siero, ne l
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