L'Unità - anno I - n.22 - 11 maggio 1912

86 abituato: noi riconosciamo perciò l'utilità che le cooperati\'e hanno spesso arre.calo e pos– sono arrtca re ; e non ci sentiamo Ja· -forza di gridare allo scandalo se, per trarre van– taggio dalla esistenza delle cooperati ve e per resi~tere col loro aiuto aW jugulamEnto di privati assuntori, lo Stato abbia loro concesso qualche favore: ben poca cosa, del resto, in confronto ai miliardi, che ben altri paras– siti hanno divorato in questo cinquantennio di vita e di cucc:1gna nazionale. Noi vogliamo soltanto che le particolari ne• ces!-ità di vita, i bisogni, gli interessi delle cooperative non siano il metro a cui si misu• rino i bisogni e gli interessi del proletariato, non siano la bussola su cui debba orientarsi Pazione di un partito politico. Noi temiamo che, anc he contro la volontà degli uomini (i quali possono essere in Ì>erfetta buona fede, ma tendono in\ ·olo nt ariamente ad esagerare l'importanza di quegli inter essi di cui si 'occu– pano ogni giorno), si costituiscano nuovi pri– vile gi e nuove oligarchie, anche in mezzo a quelle forze politiche e sociali, che pur van: tano di trarre dalla lotta contro tutti i pri– vilegi e le oligarchie il fondamento e i mo• tivi della loro azione. Se non riusciamo a sollevarci un po' sopra le preoccupazioni degli interessi vicini ed immediati ; se per il timore di crisi trar.si– torie, cui non è poi impossibile trov are qual– che transitorio rimedio, rinunziamo alla lotta contro le ingiustizie, che stremano la econo• mia del paese; se per ottenere che siano dali alcuni milioni di pubblici lavori ad al• cune migliaia di cooperatori abdichiamo ad ogni libertà e risol utezza di azione riforma– trice; che altro facciamo se non ribadire l'attuale iniquo sistema di privilegi e di pa– rassitismi ? E allora non biso gnere bbe avere almeno il pudore di non chiamarsi più socialisti? Ugo Guido Mondolfo. NOTA È Veramente curiosa e sintomatica la cam– pagna liberista.... fino ad un certo punto condotta - da qualche anno, periodic:\me,:tt", su alcuni graild i giornali, contro il solo protezionismo operaio, quasi che q11es10sia il solo rrotezionismo esistente oggi in Jtali11,o per lo meno il solo che meriti di es– ser combattuto come dannoso al paese. Molte volte io ho letto con interesse sul Cor– riere della sera gli articoli, che Luigi Einaudi scri,•e contro il protezionismo operaio, e ne ho rica\"ato notizie e osservazioni utili a chiarire le mie idee. Ma con tutta la stima che ho per I' in– gegno di Luigi Einaudi, della cui collaborazione a quf"sto nostro giornale vivamente mi compiac– cio, io non posso tacere che l'opera sua mi riu– scireb ~ assai più simpatica, se egli facesse sul Con ·iere della ura una. c,1mp,.gna a.llrettanto ri– soluta anche contro il protezionismo dei cotonieri, chP.costa all'Italia ben più che le poche migliaia di lire che si sciupano in qu'\lche burocratico ufficio di tutela del lavoro. Ed è giusto e logico che egli combatta, sia pure mirabilmente, il protezionismo siderurgico solo sulla Rifor ma sodale, rivista che, per essere accessibile a poche centinaia ~i lettori, è disadatta a formare l'opinione pubblica cont ro i lrivtllalori, mentre la gro ssa macchii,a del Co,·– riere della stra si muove:solo contro Il protezio– nismo operaio ? Colpisca Luigi Ebaudi, sulle co– lonne del Co,·riere stesso, i p;uassiti grossi in• sieme ai par,1ssiti piccini; ed allora, solo allora, acqu isterà la gratitudine piena di tutti i1oi, che pur dissentendo in molte cose profondamente dal suo pensiero, vogliamo, come lui, la liberazione del paese dai trivellatori, e chiedi.imo che prevalga una buona volta sull' intese sse <lei pochi P interes– se dei più. Anche Goffredo »~llonci ha fatto sul Cio,-,ia/e d' llalia una lunga e non del tutto ingiusta cam• pagna contro le cooperati ve romagnolt-. Ma per– chè il Bellonci 11011 combatte contemp oraneamente sullo stesso giornale una lotta altrettanto tena ce e certo più nece.c;saria e non meno utile contro il prote1.ionismo degli zuccherieri? Forse che il Gior– nale d'Jlalia, che si dice abbia tra i suoi azionisti l'on. Maraini, il re ,lello zucchero italico, non sa– reb be lieto di dimos trare che, in omaggio ai prin• cipii del nazionalismo, pone gli interes..,;i della na– zione soprR quelli del gr uppo 1.uccheriero? Senu una lotta contemporant'a contro il grande prote– zionismo dello zucchero, del ferro e di molle allre cose, a che si riduce la giustizia dt::lla campagn a, che il Hellonci fa contro il Jo/o piccolo prole• zionismo delle cooperative romagnole? Anche l'on. Gallenga, in uno degli ultimi nu• t:SIDLIO e L'UNITÀ meri ·dell'organo nazionalista settimanalt", partendo in guerra contro l'aOarisrno che pullula da ogni parte attorno all'impresa di Libia, pare che si spa• venti soJ}ratutto <lei pericolo~ delle cooperativ~. Di fronte alla ingordigia capitalistica che chiede con fauci insaziabili nuove protezioni e nuov.i fa. vori , 'di Jronte agli appetiti ,deg lì appaltatori ~ alle truffe dei venditori, il giovane deputato speranza della patria, che terne specialmente l' aftarismo delle cooperative, ci fa ben ricordiue il motto del V;i,ngelo: e Perchè riprendi la festuca nell'occhio del frntello tuo, e non vedi la trave nel tuo OC• chio? > Oh, questo nazionalismo, che vuole far prevalere la 11azio11e sopra le clt,ssi, e la nazione si trova ad cs.'leresempre l'insieme dei gruppi pa– rassiti, che hanno finora sfruttata l' Itali-1, e le classi si trovano ad essere sempre, a torto o ara• gione, i primi nuclei della organizzazione operaia - questo nazionalismo che bt-11:t invenzione! u.g. m. Il « referendum • dei deputati. L'Italia all'estero aveva i11del!o ,m reft rmdum fra iJo8 deputali per co,,oscere la loro opiuione di f ronle alf impr ,sa libica., intorno alle consrgumze immtdialt e mediale clu neprev edono. tee. ecc. Le prime n"sJ>oslt pubblicale 11011 rivelavano.,;,, gmtr alt, 11,gli onorevoli 1111 grande ecctsso di pr1J>araeio11e di serieltì: c'è, per ea. la ,·isposla dtlfo11. Sa11arel/i, elle è 1111 vero mommwrlo di scempiaggine. Ad ogni modo, dopo avere pu/Jhli– calo appwa 1111a doz~i11a di risposi'-, '" Rit,isla /,a dovuto smelltre la co11lùmai, io11t. E qutslo • per ,ma ragio11tmollo sempl ice,per • qua11/orapJ>rtseuliuna dolorosa coslalaeiont. 01- • Ire !t risposte già p11bb/ìca1,,ne abbiamo rice- • vult parecc/,ie al/re, le quali 11011 dico110 ,ml/ a • di nuovo - 11011 solo - ma sono india del- • /' impr1paraeio11t colla quale una parie uor- • malt del Parl cmunlo /,a volalo il drcrtlo d'a11- • 1ttssio11e.Le risposle souo vacue e genericlte. • D'a//ra parlt i par/ammlari, che passano per 11 i più compttmli, ci ltm, dello francamtnlt cht • le.risposte al nostro refer~ndum doma11dava110 u una co11osct11~a in/tra della quislioue, co11osce11•a • cl,t essi fl0II ancora l,am,, ncquistalo. Ta11/o • dorievamo "dire, smaa commmli, ai nostri !ti• .. /ori, i quali co11verra,m o, cht anche cou questo -!I ,-ilo il referendum ha i,,srgualo qu'!lcosa "· Ila i1'segualo cht 1 dopo selle mesi datr i,rieio del ' impresa, pochi1simi fra i nostri uomfoi po– litici l,am,o avu to il ltmpo o la capacità di farsi tm'opiniofle po,ulerala e j>trsona/e s11 di rssa. C'i il Gover1'o cht agisce per lulli., e ci so110 i q11otidia11iclte vendono ogni giorno per "" soldo lt opinioni belle e fall e. Che cosa si vuole di più? E 110ndiverse dai deputali so110le classi diri• genti: iflco//issime, non preparale a rendersi coulo esal/o di 11ess1111 problema di politica i11/er11aod eslera,facili a credere n qualunque frollo/a gior- 11alislica, ùrcnpaci di apprtzear e con serietà l'o– pera dei govemn nli, e perciiJ inellt ad opporsi ri– so{ulammlt agli errori e a stcondare leuacemmle le iuitialive utili, pronte sempre a prolts/arc iro– samml e contro il • Governo " 11011 appena il /o– gliaccio di ,·aria stampala, c/u si legge ogni gio rno, dica a torlo n a ragion e che il II Governo " ha sbagliato. E i,, siff""' co11dicio11i dello spiri/o p11b~ blico 110,ivi ha gr uppo di avvmlt ,rieri e di spe– culatori, e/te sussidia11do qua/c/,e g iornale., 11011 possa sperare iu pochi mt si di cambiar l'opinione di tulio il paese dal bianco al ,uro . E ucssm,a po/ilica /mia, lmac e, sislemnlica di prrp~raeio11e t di rtalit•azio11 e esiera o inltma i possib ile,ma /11/10si fa a spin/e, a colpi di tesla, a zig cag, stco11do il prevalere tumultuario ml/a stampa e 1tel . Governo ,li questo o di quel gr"ppo. E ab– biamo i danni ,li tulle le politiche, st u ca avere i va11/aggi di nessuna. li male è profondo, e 11011 si guarisc e i11 ,m giorno a furia di dimoslrationi patriolliche e di autogon.fialure Jmu:ionalislc: 11011puiJ tssere cor– rei/o che dal progredir e, dal/' inlensificarsi, dal diffondersi di ,ma collura solida, realistica , di• versa assai da qu,slo sciocco dilel/anlismo da ltlleralu coli, c/11 de/foia Ol[gidi la giouent it ita– lia11a. E per trasformar e la collura di una 11a– cio11e occorrono m olli anni. Essendo venuti nel proposito di fare ab. bon. straordinar i di saggio per il secondo semr:stre di quest'anno, saremo assai grati a quei nostri amici, che ci invieranno, en– tro questo m ese di Maggio , indirizzi di possibili abbona ti. La questione attuale degli Stretti. Il piccolo H fiume d' .1cqua ulsa ,, L' Europa è assillata da un sec olo ,h.. llo spet – tro della Questione ori~ntale . Cancelle rie e po– poli vivono a causa cli essa sotto l' incubo di una minaccia cont inua di guerra. I torbidi del– la l\.facedonia e dell'Albania, di continu o rin– novantisi, c/o\gionati dalla mala s:gno ria turca e sollecitati dallo spirito di nazionalità: le irri– Quietezze dei piccoli, Stati balcanici che cercano un equi librio di stabil ità rol raggiungimento di n:iat certi co~fini etni ci; sopratutto le cupide mire di alcune potenze europee , in antagc>nismo col bisogno che hanno altre di conservare lo stai" quo nella Penisola~e nel Mediterraneo; sono una minar.eia permanente alla pace del inondo. Così appare naturale che, scoppiato il conflitto ita– lo-turco, lo sforzo di tutte le grandi potenze sia stato diretto a circoscrivere la lotta lontano dal pericoloso focolare balcanico. Se non che, in verità , i timori si dimostra– rono esagerati. Nella Penisolri nOn il più lieve accenno ai torbid i consue ti : i piccoli Stati bal– cani ci non mostrano ancora velleit3. guerresche; e se non ci fosse l'eterna questione cretes e, bi• sognava segnare quest'anno albo lapillo nella storia del!' Oriente europeo. Così che la guerra ital o-turca era discesa alle piccole proporzioni di un fatto di cronaca internazionale: motivo di compiacimento per alleati ed amici, che v:• devano logorare le forze d'Italia in una guerra senza fiae, e di orgoglio o di rinnovata forza morale per la Turchia. Bastò però il bombardamento al1'11nboccodei Dardanelli - episod io di lieve impor tanza dal punto di vista guerresco - a mettere l'Europa in subbuglio. Il conflitto italo-turcc tende a di– slocarsi, e può divenire da un •momento all'al– tro una questione europea. Q1.1elpiccolo II fiume d'acqua salsa •, mentre divide due continenti, se rve come tratt o di unio• ne fra due parti dissimili di uno stesso impero, e mette in comunicazione due mari, sulle cui rive si specchiano molti Stati potenti. Mentre è un braccio di mare interno nel tt>rritorio di un unico Stato, è- viccveri;a e soprattutto una grande via internaziona le. Ora da questCIdiva– rio tra posizione geografica e politica e funzione economi, ·a, sorge il conflitto e si impernia la questione, che ha pochi giorni or sono occu• pate e può ritornare da un momento all'a ltro ad .lgitare le Cancellerie e l'opinione pubblica europea, La questione degli Stretti non è recente. Essa si impose fin dal momento, in cui il Mar Nero cessò di esse re un ... mar e esclusivamente turco. Mano mano che nuovi interessi si co• stituivano e mutazior.i politiche avvenivano nei terr itor i rivi eraschi del mar Nero e del Me– dit er ran eo, e che il commercio, dopo il rista– gno dei secoli XVII e XVIII, riprendeva nuo– vo vigore nel Mediterraneo, la questione de– gli Stretti mutò di cara ttere : da turca di– venne russo-turca, e poi infino europea i e da commerciale si tramutò essenzialmente in po• litica. Così si è pervenuti a questo parad osso giuridico-politico: che mentre gli Stre tti sono ri– tenuti nominalm ente un possesso turco, il con.! trollo invece, 1• imperio su di essi, t virtual– mente europeo. Tutta la storia dei trattati riguardanti gli Stretti e degli avvenimenti politici che ne furono la cagione, conduce a ques ta conclusione. I preud imenti diplorn.1tici, La questione degli Stretti occorre esamina rla sotto un duplice punto di vista: secondo che si tratti, cioè, di marina mercantile, oppure di flotte militari ; sebbene una distinzione perfetta non sia possibil e fra i due :1spetti della que– stione , in quanto l'un l'altro s'integra no a vi– cenda, essendo der ivat i da unico principio po- . Jitico. Ma poichè oggi il lato commerciale è in discussi one, così è necessa rio riepi logare i pre– cedenti diplomatici e stor ici più specia lmente sotto cotes to aspetto. Quando il mar Nero era un mar e interno esclu- . sivamente turco, il commercio marittimo estero vi si esercitava come una concessio ne della Turchia. Anche dopo iltraua to di Kutschuk (17i4 ), per il quale la Russia ott eneva la libera navi– gazi one della sua marina mercantile per il mar Nero, per la Proponi lide, per il Danubio, e per le acque turche in generale, la Turch ia conser• vava il privilegio di concedere o non il pas• saggio alle navi di commercio europee attra• verso gli Stretti: diritto che in parte perdurò anche dopo il trattato di Buka rest (1812) fra la Russia e la Porta, nel quale la Porta si ri• serv ò di chiudere il passaggio alle marine mer• cant ili degli Sta ti non amici. Il principio de lla libera circolazione dei va– sc~Ui c<Jmmerciali attraverso i Dardan elli e il Bosforo, fece un piccolo passo innanzi col trattato di Adrianopoli (1829), in seguito alla guerra per la liberazione della Grecia. Sino a questo trattato la questione del regolamento de• gli Stretti era stato di interesse esclusivo russo– turco; ma poichè, proprio in occasio ne della solle– vazione greca, l'Europa intervenne collettivamente per la prima volta negli affari dcli' Oriente, cosi avvenne che da ora in poi tutta l'Europa si considerò interessata nel regime degli Stretti. Cotesto interesse si affermò definitivamente e nettamente nel trattato di Parigi del 1856. Il Mar Nero fu sottratto allora ali' imperio russo– turco: fu neutralizzato, dichiarato rap erto al commercio di tutte le nazioni e chius o per le navi da guerra. È facile scorgere come con coteste dis posiz ioni (art. Xl-XIV) gli Stretti, pei quali si acc~de nel mar Nero, ormai :;ono sot• topost i al controllo europeo. La Conterenza di Londta e il c.:mseguente trat– tato del 30 marzo 1871riconfermarono il i,rincipio dell'apertura del mar Nero alle navi mercantili di tutte le nazioni, e quindi il libero passaggio attraverso i Dardanelli ed il Bosforo. E questo ·princi pio da allora in poi non ha avuto al• cuna mod ifir.azioue, avendo il tratt a.to di Ber– lino mantenute tutte le disposizioni di Parigi e di Londra, che non erano stat e espressamente abrogate. Per ciò che riguarda le navi da guerra; ba• st erà ricordare br ~vemente che la Turchia ha sempre interdetto alle navi da guerra estere l'ingresso nei Dardanelli. Ma in occasione della rivolta di Mehemet Ali, Pascià ' di Egitto, che minacciava col suo esercito Costantinopoli, chiese aiuto ad alcune potenze europee. Fu concluso perciò fra la Turchia e la Gran Bretagna, l' Au– stria, la Prussia e la Russia una convenzione, detta quadruplo Trattato .di Londra (18.,t.o),per il regolamento degli affari d' Oriente . In questa convenzione il Sultano faceva. noto che il pas ... saggio per gli Stretti delle armate amiche, che potessero inter veni re in suo aiuto, Joveva es– sere ritenuto come un'eccez ione straoldi nar ia · alla reg ola ottomana , sem pre vigente, della proibizione dell'acct>sso alle navi da guerra. Nè si acquetò a ques to la Tur chia: chè l'anno dopo richiese un,1 !:ped ale convenz ione, per cui le potenze europee si impegnavanl') a rispettare l'ant ica regola turca. Cosi il regi me della chiu. sura degli Stretti entrò a far parte del diritto pubblico scritto europeo. Il trattato di Par igi del 1856 non solo confermò siffatto regime, ma neutralizzò perfin o il mar Nero, inibendo alla Russia e alla Tur chia di mantenere in quel mare navi da guer;a. Se non che: il tratta to di Londra (1871) annullò que~ta disposizione, che era una menom azione del diritto di sov ranità russa e turca nel mar Nero, e sostituì il se• guente arti colo, che costituisce ancor oggi la regola vigente: " Il principio della chiusura de– gli Stretti dei Dardanelli e del Bosforo, stabi– lito dalla convenzione specia le de! 30 marzo 1856, è mantenuto, col diritto, da parte di S. M. il Sultano, di aprire detti Stretti in tempo di pace alle navi da guerra delle Pot~nze ami• che ed alleate, nel caso <.·he la sublim e Porta lo credesse necessario a fine di assicu rare l'esecuz ione del trattato cli Par igi 30 marzo 1856"· Lt questione attuale. Su questo sostrato di rt gole internazionali si ele\•a la ql,estione, in r ui è impegna ta l'Italia. Può la Tur chia chiudere gli stretti di fronte alla minacc ia di ope razioni militari dell' Italia? L'Inghilterra semb ra propendere per u~a opi– nione affermativa: nega, invece , questo diritto a11aTurchia la Russia. La questione non è nuova, chè già fu solleva ta pochi mesi or sono, sotto una non molto div ersa forma e risolta nel senso pr opugmito dalla Russia. E noto, infatti, che alla fine del decorso no-

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