L'Unità - anno I - n.17 - 6 aprile 1912

66 tco11omico t sociale degli abila,ili, cosliluiscouo <mcora a/frtllrmfi probl emi da studiare "· Comprendiamo perf ettam ente cçme la co– stituzione di una Socie/ti per lo studio della Li– bia sia potuta sembrar e inutile a certi naziona• listi che hanno ascolta to il verbo dei Corr adini e dei Bevione, e che perciò san110 già intorno a1la Libia tutto quanto può interessar di sapere . Compr endiamo perfett ame nte che qualcuno ab- L'UNITÀ bia anz i potut o cons iderar l' iniziativa della nuova Società inf'Jpportuna in questo moment o, quasi una doccia di freddo calcolo sopra il calore dcli' entu siasmo nazionali sta! Ed è bene che queste aflerm azioni di pru– denza e di lealtà sieno divulgat e ogg i proprio dal Marz occo che già fece eco, senza riserve, agli inni lirici del Corradi ni in cui era dimo– str ato di quanl t riccl,et,ee agr icole e min erar ie sia do/ala la Libia. Ciò che è eccess ivamente strano , ciò che dimostra l' immensa disinvoltura con cui è stata propu gnata dn alcun i l'impresa destinata ad accrescere la ricchezza nazional e, ad aprire nuovi sbocchi alle correnti migrato– rie etc. etc., è che la confessione di ignoramus, fatta ones tamente dal comitato della nuova So– cietà, sia sottoscritta preci samente da.... Enrico Corradini! MuG. 11partito come ·giudizio e come pregiudizio. Che cosa sono i partiti ~litici? Sono i generi della casistica politica, corrispon• denti ai ge neri letterari della rettor ica. E a chi non è stato mai am ico dei generi lette– rari, si vorrà condonare se estende la sua dif• fidenza ai ge neri o partiti politici. Voi sapete 1 poichè è stata spiegata molte volte, come la cosa vada in letteratura. Si foggiano certe astrazioni, che si chiamano la lirica , la tragedia, la commedia, il romanzo, l'idillio; e si finisce poi con lo scambiarli per la rea ltà stessa dell'arte. E i critic i giud icano d'arte secondo i mod elli dei generi, pedan • tescamente; e, peggio ancor a, gli artisti, in– vece di seguire l' unico ideale dell'arte, si sviano dietro gl' ideali dei generi; e non solo i catt ivi artisti, pei quali lo sviamento è I' u– nico percorso che possano compiere poichè non hanno nulla da di re, ma anche i grandi, che , qua le più, qua le meno, lasciano nelle loro opere tracce della superstizione pei gener i o, come si dice, introduco no qua e là nella schietta poesia la letteratura. R poichè la poe- . sia non è la letteratura , e tuttavia la failace dottrina dei generi vuol fare coincidere quei due concetti che non coincidono, sorgono le più comiche d ispute e distinzioni e transa– zion i, sulla vera tragedia e la f a Isa trage – dia, sulla vera ide a della lirica, e similij e ciascuno si vanta di aver visto meglio d' al– tri l'essenza del senere, cioè una cosa che non esiste; e, tutt'al più, quando è artis ta che sappia il fatto suo o critico che abbi a buon gusto, riesce a vedere, sotto quel nome, la sua propria e nuova ope ra d' arte, o l' ideale universale dell'ar te che in quella si è attuato. Parimenti in politica. Aristocraz.ia, demo– crazia, conservatorismo, progressismo, libera– lismo, socialismo, militarismo, impe rialismo, e via discorrendo, sono astrazioni: e la realtà è l' uomo che vuo l vive re meglio, cio~ sempre pi\1 degnamente, conquistare maggior~ luce al suo intelletto, maggiore libertà al suo volere , ergere monumenti pei secoli, accresc ere il pa– trimonio dell'uman ità. Onde accade che sotto i vari nomi gli uom ini di buona vo lontà vo– gliano ' tutti lo stesso ; e ali' inver so, che , sotto qualsiasi di quei nom i, g li uomini di ma la volontà vogliano ciascuno il proprio utile in– dividuale e il proprio capricc io. E si assiste anche qui allo spettacolo del buon conserva– tore, che non crede poi di poter volgere del tutto le spalle alla democrazia o al sociali– smo, cio~ al suo contrari o ; o del buon so– cialista e pacifista, che 0011 crede di poter al tutto rifiutare la milizia e la guerra, che pure aveva negate; e alle comi che definiz.ioni de lla vera democ razia, del vero conse rvatorismo, dell'essenza dei socia lismo, del) ' imperiali– smo ben inteso. e La Libertà, la Repub – blica ..• >, dice un candidato in una comme– dia francese, leggendo il suo prog ramma elet • torale a un suo protettor e. E questi: e È trop– po: bisogna temperare ». « E come? •· « Modifica te cosi: la ve ra lib ertà, la vera Repubblica ». Ma perchè vado cercando cita– zioni nei ricordi delle recite teatrali che mi è accaduto di ascoltare? « Lt.'herlas et speciosa nomina praef exunlur , nec quisquam alienum ser– vilium et dom1~1alùmem s:'bi concupivit, ul 110 11 eadem isla vocabula usurpa re/~ », dice Tacito, che i nostri vecchi amavano di citare. Cer:ame nte, quelle astrazio ni hanno dietro di sè qualche cosa, e qualcosa d'import ante ; altrim enti, non sarebbe ro sorte: dal null a non sorge nulla. E questo qualc osa sono le isti– luzioni o abitudini nelle qua li si meccaniz za la vita, necessarie alla vita, perchè il mecca– nismo è necessario, e, conse rvando il lavoro compiuto , fa risparmiar e fatiche pel futuro. Co me il poeta , nel conc retare fra determi• nate condizioni di tempo e di luogo, d oè di \.JI storia , la propria intima ispira zione, non può non incanala rla in certe forme stabilite, che sono il linguaggio tradi zionale, i metri, le disposizioni per strofe, per att i o per capi– toli, e insomma i « generi , , cosi l'u omo poli– tico deve co ncretare il suo impeto volitivo tra gli uomini e nelle condizioni in cui è posto e appoggiarsi a un aggruppam ento ~ avv: r– sarne un altro, e cioè entrare nel meccani– smo dei partiti. Ma, se il poeta soggiacesse senz' altro a 4uelle form e stabilit e, se compri– messe la sua ispirazio ne per farvela entrare , se surr ogasse la vita con la morte che è il meccanismo, non sarebbe poet :1. li poeta ge• nuino 1 qllando sembra ch e rispetti, - e in certa misura effettivamente le rispetta - le forme stabi lite, in realtà le modifi ca sempre, ossia crea una nuova forma, che si stabilisce al posto delle anteri ori: sembr a che incanali la sua ispirazione nel canal e .esistente - e in qu alche modo l'inc anala , - ma in realtà apre un nuovo canale. E infatti, se non ac– cadesse cosi, come mai si sarebbero formati i canali preesistent i, e come se ne forme reb– bero ci i nuovi ? Parimenti ruomo politi co, che abbia un nuo vo contenuto da far valere {e il nuovo contenuto più o me no l 'abbiamO tutti, per– chè tutti ,·alghiamo per qualcosa di nuovo finch è viviamo e operiam o) , quando pare che accetti un partito esistente, - e in qua l...:he misura l'accetta, - in realt:\ crea un nuovo partito, perchè il nuovo pensiero produce un nuovo aggruppa mento, o cangia le ragion i di un aggruppamento, esistente, e anche quando serba le spoglie dei medesimi ind ividui , vi mett e dentro altre anime. (Riesce qualche volta, sebbene sia difficile, metter e il vino nuovo nelle botti vecchie). La conseguenza di queste dilucidaz ioni con– cettuali è che i partiti politici, se porgo no un'utile man iera al sociologo di rappresen– tare schematizzando la vita politica, e se sul terreno effettuale sono il nece ssario ris ultato di ogni mo vimento politico nuo vo; quando poi non si tratti nè di costruì re la sociolo– gia nè di accettare · risultati, ma di cerca re c he cosa si debba ' promuovere pra– ti camente n e l proprio paese, e di promuoverlo col fatto, operando politicamente, sono concetti est rane i 1 che bisogna allonta • nare dalla mente; se non si voglia che quella cosa giudiziosa , ch e è il partito (giu– diziosa, perchè creata da l giu dizio uma no), si muti in pregi ud izio. Allo stesso modo - insisto nel mio paragone, che a me dà chia· rezza, e forse la darà anche ad altri, perchè la maggioranza degl' italiani è di letterati - nessuno nega (e neppure io, e se qualcuno mi ha inteso cosl, mi ha fraintes o, e mi ha scambiat o, che so io?, per un «: futurista • ), nessuno nega l'utilit à dei generi lett erari pout par ler le monde dell'a rte ; e neppu re il ri– spett o che si deve alla tradizione, che so lo gli arfasatti disprezzano i e neppure che l'o– pera nuova rientri sempre in qual che modo nelle corrent i letterar ie preesistenti (la Divina commedia tra le « visioni •, il Decamerone nella novellisti ca medi eva!e, l'Orl ando nel poema cavalleresco) : ma quan do si tratta o di fare o di giudicare l'arte, tutto ciò non ser ve a nulla , e, se vi si tir a in mezzo, di– viene un pregiudizio, rovinoso per l' artista e pel critico. Nel mom ento della produzio ne {e in quello dello schietto giud izio estetico) non vale al:ro che l'arte in uni versali!, così com e si sta determ inando o si è determinat a nella singola situazione ; e ad essa bisogna unicam ente intendere tutte le forze de llo spi· rito . Un uo mo o un grup po di uomini, che si accinga a servire il pro prio paese, non o può proporsi il problema politi co in questa forma : - sarò io democratico o aristocra– tico, progressista o conservato re ? e quale è la vera democrazia o la vera conservazione? - Cosi proposto, il problema diventa for– malistico, e cioè vuoto, e perciò insolubile. Il suo problema dev'essere invece : - Pro– muoverò o avverserò (1uesta o quella riforma tributaria o elettorale? questa o quella ten– denz.a di classe? la politica belli cosa o pa· cifistica? - E via discorrendo . Tr acciato un programma più o me no largo e più o meno duraturo, cioè commisurato a co ndizioni più o meno transitorie, egl i potrà avvicinars i o congiungersi a uno dei partiti esistenti , se questo accoglie quel programma (e modifi .. cherà allora, nell'atto stesso, per I' introdu• zione di nuove forz.e e di nuovi pensieri, il partito al quale si avvicina); o potrà pro– curar di formarne un altr o, nuovo di pianta. Sarà, questo nuovo partito, da denominare democratico o conservatore, prog ressista o moderato? La cosa è sostanz.ialmente iqdif– ferent e ; il meglio sareb be dire come Lutero: Hier slehe ic/1: ich kann nlchl mehr. Questo è ciò ch e io penso . e voglio : battezzatemi com e vi pio1.ce o interpretate il batte simo che , tanto per compia cer vi, mi dar ò, non con l'e• timologia del nome, ma con la natura delle cose che denomina. Se nella supe rstizione pel e partito :, non ci foss 1 altro che questo scambio tra il mo– mento originario e il momento conclusivo , O tra la concretezza e l'astrazione , già per questo con verrebbe combatterla come causa di confu sione, di perdit empo e di vani loquio . Ma io temo che oggi, i:l Italia , si celi sotto di essa qualco sa di più gra ve ; ossia il per .. sister e del concetto nel quale i filosofici so• cialisti tedeschi rinsaldarono I' ipostasi di quelle astrazioni e acut izzarono l'anti tesi dei partiti : la lotta di classe. Concetto logica– mente assurdo, perchè formato mercè 11in– debit o tr asferimento della dia lettica hegeliana dei concett i puri alle classificazioni empiri– che ; e praticamente perni cioso, perchè di• strutti vo della coscienza dell' unità so ciale. La vaghe ggiata società futura, nella quale la lotta di classe si comporrebbe, o è la vacua imma · gioe di uno stato sopraumano e paradisiaco, o non è altro che la società di tutti i tempi, nella quale il momento della lotta è sempre congiunt o e sottomesso a quello superiore de ll'u nità. Que sta coscienza dell'unità sociale, scossa da lla lur.ga co nsuetudine della ideo– logi a socialistica, urge, a mio credere (e l'ho dett o altra volta), restaura re ; e per restau• rarla efficacemente, bisogna andare strap– pando tutte le piccole radici , dal.le quali 11el• l'an imo nostro può ancora rina scere la gra · migna di quel la fallace ideo logia. Per mio conto, non mi vergogno di dire che ho speso alcu ni anni a imp arare il socialismo , e altr ettanti a disimpararlo ; e in quell' impa– rare e disimparar e pur qual cosa ho imparato: a risentire , cioè, in me stesso, non rettori – camen te, il valore di ~erte idealità del ri– sorgimento italiano, che i patrioti e liberali tra il 1875 e il 18g 5 avevano rese odi ose, perchè, in quel non lìeto perio do della no– stra vita pubb lica, se n'e rano valsi per co– pri re ogni sorta di cupidigie. Int endo bene che l'i mpera tivo della e lotta di classe • , e l'altro che impone quasi obbli go d' onor e di riso!versi per un partito e uscire dal limbo della neutral ità, 'prendono talvolta significato di protesta contr o due cose assai brutte: contr o l' inette zza o la pusillanimi tà 1 che spinge non pochi a e farsi parte da sè stessi >, a vagheggiare un partito d i e gente onesta :, e e impa rziale • , a sfuggire i co n· tatti con tutti gli aggru ppamenti umani sto– ricamenti dati ; - e contro l 1 ipocri sia, che, sotto nome d'int eressi generali, propugna in realtà gl' intere ssi partico lari di t;ingole classi, legh e e indi vidui. Ma perchè mai il fittizio e inconclu dent e appello che gli sciocch i e pigri fanno agli uomini di buona volontà, deve scre ditare quell 'appello quando è poi fatto sul serio, . non da sciocchi e pigri, con 1' intento di giungere a un accordo degli spi~ riti circa determinati problemi della vita pub· blica? E, per quel che è degl' interessi par• ticolari che possono assumer e la maschera di interes si generali cos i per effetto d' illusioni incon sapevoli come di consapevoli inganni, troppo facilmente e unilateralmente, a mio avviso, vengono smascherati o sospettat i sol– tanto nella cosiddetta borghesia, quasichè il cosiddetto pro letariato, e quals iasi altra classe o partit~, non abbia anch'esso i suoi itlola tribus e le sue menzogne. Comunque, il mezzo radicale d'impedire le illusioni e gli inganni non si i': ancora tro vato , n~ in politica nè in alcun' altra parte dell a vita; e anche qui non ·vedo per quale ragione il timore de ll' abuso che si possa fare del concetto deH' interesse g e nerale o del~ la unità socia le, dovrebbe vietarne l'uso, e quale rimedio poi porgerebbe al male la ri– gida conc ezione dei partiti e delle classi, la quale tende anzi ad estendere il male stesso , col far prevalere sull'interesse generale quello part ico lare e priva to. E, concludendo, ripeto che i partit i sono necessari, ma necessari nella propria loro sfera, come derivazione e non come scat uri g i ne della azione pol itica. La vera azione politica richiede sempre un trarsi fuori dai partiti per affisare, sopra di essi, unicamen te la salute della patria ; e questo trarsi fuor i da l partito è ii' sol modo di dar vita a un nuovo par– tito o di tener vivi quelli esisten ti. Questo e non altro volevo dire, quando mi permisi di raccomandare agli amici del• l' Unità di non darsi trop po pensiero della signora Democrazia e del signo r Socialismo , tanto diffici li a definire in idea, quanto , per quel che sembra, difficili a trova re imperso,. nati nella realtà della presente vita italiana ; e di badare a trattare questioni d~ermina te e concrete, secondo gli ottimi saggi che di ciò hanno già dato. h la medesima racco • mandazione che farei a un poeta che vedessi turbato dal pensiero se la sua opera sarà ve– ramente una traged ia, una liri ca o un ro– manzo : cioè di badare a comporre una bella poesia e di lasciare che altri la battezzi poi a suo arbit rio. Che l' ispirazione sia profonda e il lavoro dell'esecuz.ione scrupo loso e tenace : ecco ciò che importa nell'arte come nella politica. Benedetto Croce . Francesco Papafava. E il nome di un uomo di alto ingegno, di squisita fibra morale, di dolce bontà, che si è spent o ·a Firenze la mattina de] 29 marz o. Appart eneva a quella specie , purtrop po an– cora assai scarsa in Italia, di uomini profonda– mente, istint ivamente, liberali e democratici, e appunto per questo invincibilment e avversi ad ogni settari smo e volgarità demag ogica; i quali per la loro indipendenza e rettitudine e impar– zialità non esercitano nessu na larga influenza nella nostra politica; ma con l'esempio di una vita nobile e pura, vissuta in uno sforzo conti• nuo di perfezionamento e di dovere, suscitano e fortificano silenzi osament ;> intorno a sè, in tutti coloro che hann o la ventura di conoscerli, le aspir azioni e le azioni migliori. Le cronache da lui scritt e per alcuni anni sul Giornali degli ecouo,msft' sono state altrettanti gioielli di osserva zione coscienziosa e spregiu• dicata, cli pensiero penetrante e sereno, di forma limpida, viva, arguta : furono nel periodo 18g8• 1900 una mirabile generosa batt aglia ron tro la reazione, che allora rJomir.ava in Italia; docu– menti sempre nobilissimi di coraggio civile, di ferv ido e sereno amor <li patr ia, di vigile ass i• dua cura dell'i nteresse del p.tese fatto preva– lere sempr e sugli appetiti dei singoli, quali che ess i fossero. Fu uno dei prim i amici di quest o nostr o gior– nat e. Ci aveva promessa la sua collaborazione. Lo avremmo certo avuto concorde nelle nostre migliori battaglie. Lo perdi amo, allorchè p1u prezioso ci sare bbe stato il suo consiglio, fonte di maggiore energia il suo consenso. g. s.

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