L'Unità - anno I - n.12 - 2 marzo 1912

46 più difficile la permanenza in Tuni~ia a quei 100. 000 italiani, che cacci ati dalla )} atria là hanno saputo trovar modo di \'Ìvere e di prosperare. E no n basta: la lotta per il dom inio nel .Mediterran eo assorbirebbe cosl co mpl etamen te la nostra attenzione e le nostre forze, che non potremmo più stare vigili e pronti nelle que– stioni dell'Adriatico e dei Balcani occidentali, que stioni di cui l' Unità ha ripetutamenre mo– strato l'imp ortanza vitale per la nostra na– zione . In tal modo 1 per seguire il miraggio inaggiungibile e pcrico!osissimo di una su– prem azia nel Medi terrane o occidentale 1 noi rischie r-,mmo di perdere definitivamen te la già compromessa posizio ne predominante nel- 1'Adriatico I O ra, che il governo austriaco per la bocca dei suoi ammiragli e con gli articoli dei suoi giornali ci spirihra alla panesca gara med iter– ranea e ci propon~a di unirsi a noi e dì se– co ndarci, t cosa che agevo lmente si capisce, visti i gr andi vantaggi che ritrarrebbe . I' Au– stria nel non trovar ci più vigili e presenti nell a sua politica adriatica e balcanica. Ma la cosa divent a assai meno compren– sibile, qu:indo si vedono giornali e uomini politici italiani, che passano per autorevoli, lTiettersi all'unisono con l'Au stria nel propu– gnrre una simile politica. Que sto atteggia• ment o puzza di ignoranu ••.• o di qualcosa di peggio I Specialmente nelle nuove conditioni, che vengono create alla nostra patria dalla con– qui sta di parecchie centinaia di chilometri di cos ta mediterranea nel nord -Africa, l'Italia deve continuare, secondo noi, con lo altre potenze mediterr:inee quella poli tica di amicizia e di inte sa, che fu cohivata con successo nell'u l– timo decennio. Chi I dunque, cerca · di aizzare l'opinione pubbli ca italiana contro la Francia, ieri approfittando degli incidenti dei piroscafi, oggi servendosi della discussione del bi!an• cio france se della Marina , commette opera somm ame nte pericolosa e dannosa ; giac– chè l'impre sa tripolina, che pure porterà tant e conseguente g ravi per la patria nostra, non ne potrebbe portare nessuna maggior– mente grave di quella di una rottura più o meno di ssimulata con la Francia, e di un conse8uente asservimento nostro senta condi– zioni alle potente centrali. Anche se le necessità della nostra politica estera do\'essero essere ritenute tali da do• vtrci indurre a un rinnovamento della Tr i– plice, noi do vre mmo sempre cercare che que– sto rinnovamento non avesse alcun carattere aggressivo contro la vicina occidentale, e ci assicurasse la possibilità di permanenti buone relazioni çon l'Inghilterra: dobbiamo, in– somma, procurare che la nuova Triplice sia simile, per quanto ~ possibile, a quella che sta per spir are. Or a questo stato di tension e acuta fra l'Italia e la Francia, che i Cirmeni d' Italia cercano perfidamen te di suscit are, è il più perico loso attentato che si possa oggi compiere contro i no stri interessi nationali, ed è il migli or servigio che si possa rendere oggi alla Ge rm ania e ali' Austria. Quando si cominciò a parlare della spe– ditione in Tri poli tania, dissero i giornali na– zionalisti che essa si do\'eva fare principal– mente per non rim:mere soffocati nel Medi– terrane o. Oggi, a cose fatte, molti di quei giornali rie\'ocano i ricordi dcli' impero me– diterraneo di Roma e cominciano ad accen – nare ali' impresa di Tripoli come al primo passo per un futur o domi nio nel Mediterraneo. Si tratta di una frase fatta, di quelle che hanno tanta fortun a fra noi. Ma essa nasconde perico li gravissimi , contro i quali è bene mett ere continuamente in guardia il paese. P. Silva . La Lib r eria della Voce, (Piazza D a– vanzati, Firenz e), ha pubblicato nei Q1'a• dcrfli della Voce: G. SALVEM JNI, Le 1We- 1noric di 1'11, ca11didato (LA elezione di" Al/Ja110 La:iale) . Un volume di pag. 105 L. 1,25 . Si accettano commissioni dal– l'A mministrazi o ne dell ' U11ittì. Si pregano vivamente quei signo ri, che ricevono I' UNITA e che non intendono abbonars i, a voler respingere il giornale senza staccare la fascetta per evitare un la– voro inutile a questa Ammin istrazione. d u L'UNITÀ Benedetto . Cirmeni ebbe du e ann i or sono un'o ra di gloria in T1a- 1ia per i metodi di giolini smo brigante sco, con cui nelle elezioni del marzo 1909 riesd ad acciuf• f;;ire la rapp rescntanzil politica del collegio di Milit ello. OgKi, in fatto cli politica estern., grazie al gior– nale di Frassati (levi/o 110,u;,,; !; , egli è quel cht: si direbbe un 'autorità. E lui il lrnndit ore pill sperticato del nuo vo pro• grnnuna di 1>olitica, ohimè, pit't nazionalista che nazionale : ~hlmndorrnre i Balcani alt' Austria, imbrogli;uci più ch e sia possibile con la Francia, e rinnovare la Triplice a questi patti. D,na la impo rtanza dcli' individuo, non riesci– rà inopportuna la riesumazione, che qui faccia– mo, di un \'Ccchio .uti colo, in cui « Vamba » (Luigi Bertelli) sulla l'ila del 7 gennaio 19()6, racconta va alc•Jni .tneddoti cirmeniani. Benedetto Cirmeni era salito in quei giorni, nel secondo ministero For tis, al sottosegretariato dell'Jstg1- zion e. E lasciò che l'arti colo di • \'amba• fosse pubb licato dalla Vita, e riprodotto da molt i gior • nali di op1>0~izione senza nè smentire nè retti– ficare. L'arti colo <li • Vamba • , dunque, appar– tiene ora mai al no\'ero dei document i acquisi~i alla storia . E questo aumenta l' interesse, che c'è a ripubblicarlo. S'era al princi pio del 1885 1 e proprio di que– sti giorni, quando al Capila11Frarassa d'a llora giunse la notizia che il dottor Benedetto Cirmeni, corrispondente da Berli no de l Dir illo e dello stesso F'racassa, era stato es?ulso dalla Prussia con un ordin e di sfratto, che gli accor dava ap– pena due giorni di tempo per andarsene e che dava alla severa misura questa sola e tipica motivazione : /I suddito ilalia110lle11edelloCir• meni dimora ;,, 911eslo INOg'O e si/ a 9,li buomodo (lllsli'g). Noi che avevamo combattuto semp re la triplice alleanza, ci riscaldammo assai a ques ta nuo\'a pre()Otenu del principe di Bismarck e aspet– tavamo con vivo interes samento \ 'arrivo di que– sto italiano , che aveva avuto l'alto onore di riu• scire incomodo al terribile cancelliere di ferro e cht:: io, che avevo avuto il torto di non leg~ gere mai le sue corrispondenze berlinesi, mi fi. guravo liii fiere, e scapigliato combattente per la genia lità italiana contro la soperc hiante forza te– desc::, che la sfrutta e minaccia di schiacciarla. Ma c1uando il Cirme ni arrivò tra noi, invece del . bollente siciliano che ci aspettavamo, ci trovam • mo di fronte un giovanotto assai capelluto dai lineamf"nti duri e drille spa lle <1uadrate .... un tipo perfeltamtnte ted esco. E del resto anche come giornalista egli aveva sempre scritto delle corrisponden ze, che a\'rebbe potuto scrivere anche un buon ttde sco; tant'è vero che in una lt::ttera , ch'eg li mandò ai gior– nali di Berlino, dichiarò testualmente: 4 lo sono stato sempre molto tedesco ed un sincero am– miratore del grande uomo di Stato che regge le sort i della politica tede sca. E nemmeno adesso , malgrado il decreto di espulsione preso secondo me in base a informazioni erronee, subiranno la minima alterazione le mie simpatie per la Ger– mania •· - Ah, ma perché - pensavo io guardando lo - percht mai scacciare dalla tedescheria un Cir• meni a quel modo? Il percht era assai semplice. Il Dirillo aveva stampato in quei giorni alcuni articoli di fondo, che al principe di Bismarck non erano piaciuti, ed egli aveva sfratta to il corrispondente da Ber• lino del /Jirillo, tanto pit'l che questo giornale era divenuto l'organo del ministe ro degli ester i d' Italia, che era allora il Mancini. Lo schiallo era dato dal Cance lliere di ferro con tutta la brutalità sua e con tutte e cinque le dita; ragione per cui ... : l' Italia ufficiale si affrettò n farne la rice\'uta ; e il mi• nistro Mancini, rispondendo in Senato al tdaio• rana, che lo aveva interr ogato sull'argomento, dichiar ò che Bismarck aveva giustificato la mi– sura presa contro Cirmen i, citando come motivo plausibile la tcu ssiva allivil d ltlleraria del cor– rispondent e del /Jirillo. 11 fatto strano era in ciò : che anche il gior– nalista itali;rno sfrattato si rnssegnasse alla pre – potenza invece di farne un baccR-noindiavolato; e arr ivasse fino a scrivere in tedescheria per di– chiarar si innocent e di <1uesti articoli di fondo del giornale, al quale apparteneva, e che eran o di– spia ciuti al cancelliere tedesco . Per dio ! che fin d'allora il dottor Benedetto Cirm eni aves s~ pre visto di dovere un giorno di• ventare membr o del governo ital iano e non ,·o• lesse perciò comprom ettersi di troppo con la Gem1ania ? Ritorniamo ,·ent'anni addie tro: al famoso affare delle CR.roline. Quello {u il secondo fatto note, ·ole della vita de l nostro collega dottor Benedetto Cirmeni. Si era nell'ottobre del 1885 ; e In Germani a e la SpaKna erano in grave questione per le Ca– roline, per chè, mentre la prinm non vole,·a riti– rar si ctall' isola Yap e proponeva l'arbitrato di una pote nza amica, l' altra d'a rbitrato non voleva sentir parlar e ed era invasa da un vero furore an, tigermanico, tanto che si assalivano le residenze dei consoli tedeschi e se ne bruciavano gli stem– mi nelle pubbliche piazze . 11 Cirmeni ch'era sempre al JJirill o ebbe in c1uei giorni un lampo di genio... . ma non di ge– nio italian o, intendiam oci bene. Perchè eg li fabbricò in red;1zione un falso te• l"gramma da tato da l\lndrid , nel c1uale era detto che nel consiglio dei ministri si crR. parlato di un arbitr ato per In c1uestione delle Caroli11e, di– chiaran do che il solo accettab ile per la Spagna sareb be stato quello del Papa : ma che il re a,·e,·a fatto osse r\'are ai suoi ministri che I' im– peratore Guglielmo, esse ndo protestante , non si sarebbe mai sottopos to all'arbitrato del ponte – fice. E av\'cnne questo : che la notizia de l Dirill o fu riport :ua dai giornali tedeschi, che Bismarck prese la palla .il bal1.o per risolvere una que – stiont: che and :wa di\'entando grave: l' impera- di LU tore Guglielmo di chiarò che in Spagna lo cono– SCe\'ano ass.ii 1>0eo se crede v;mo che egli a\·esse cosi poca deferenza verso il 1--ontefice da non rimetter si a un suo arbitr ato, mentr e <fall'altra parte le cau olica Spagna si lro\·ava nella con– di zione di non poter smentir 1::1 falsa no1izia data dal Cirmeni seni.i. nrnnc:-ircli rispetto al Papa. Cosi la questione fu ap1lianata in meu o agli inni di 1u11ii gio rnali clericali, che naturalm ente esaltaron o il tatt o e la prud en1.a. e il senno del Sant o Padre . L'antico nostro colleg a fu uomo assai meravi – glioso riegli episod i esse nziali de lla sua esisten za. Egli non fu mai un letterato; la sua opera giornali stica fu ass ai scnrsa. Eppure il princ i– pe di Bismarck lo proclamò incomodo per la sua alli viltl lelltraria . Ern e si diceva un tedes..:o : e fu cacciato dall a Ge nn anin nccusR.to di italiR.nilà.. Era un giorn alista libernlt ; e combinò un suc– cesso dipl omati co al Papa. \" ,UIUA. È NECESSARIAUNA DEMOCRAZIA?' Questo domanda B. Croce. - Perchè att uiate il vostro programma, ch'io trovo ragionevole - egli ci dice - · e con me certo lo troveranno ragion evole e gli uomini saggi, lavoratori e con– sapevoli del loro do\'ere verso la patr ia, i quali in Italia sono in maggior numero che non cre– dano i pes simisti • - è necess.1.ria una demo– crazia ? Rivolgetevi a costoro, formate e una comune opinione della parte migliore del nostro popolo • , non in\'ocat e una dem ocrazia che voi stessi « dichiarate inesistente o di dubbia esi– stenza •·- « Non sarebbe tempo cli smett ere la fiducia nelle distinzioni e oppo sizioni dei partiti politici: Ulnto pil'l che l'esperienza ci mostra che il partito che governa o sgo\'erna è sempre uno solo, e ha il consenso <litutti gli altri, che fanno le finte di opporsi? • Cosi nella stessa rispos ta che egli dà al quesi to, il Croce sen te rinascere piò vasto e più profon• do il prob lema ; - Percht': ogni idea buona non deve esser sostenuta , per sè medesima, da tutti i buoni? Perchè l'u mani tà contin ua ad aver fi. ducia in questi partiti, che l' han se mpre ingan• nata? Qui forse il Croce sente e lascia insoluto il problema . E forse propr io di questa domanda sent e la ingenuità , pur incitando a seguire que– sta ingenuità, che può invece essere saggezza. Ed è, io credo, l'una e l'altra cosa insieme. lclcc• partttt. Senza dubbio t indispensabile ottenere questo consentimento dei buoni per ogni idea che si voglia imporre, per ogni progr amma. che si vo– glia attuare nella vita sociale. 11 deside rio di conquistare siffatto consent i• mento è implicito in qualunque agitazione di idee: il giornalismo nellR funzione, per cui tra• scende il puro e semplice notiziario, non vuol · far che questo . Nè si può dir che ci sia chi non si rivolga agli uomini buoui e ragione\'oJi della nazione . Ma che cosa facciamo noi veramente con que– sto sforzo di raccogl iere il consentimen to dei più, o dei molti, o anche- dei pochi, in una data soluzione?- Non altro che la creazione di un par– tito, se la soluzione t radicale ed im·este il fon• <lamento e la maggior parte della vita pubblica. Che se la quistione e la soluzione imposte non sono tali, allora noi ci limitiamo a curare che esse vengano a prendere posto in un determi• nato organismo preesistente di idee, che rispon– dono ad una concezio ne della vita e della cosa pubblica, cioè ci sforziamo di farle divenire pa– trimoni o <li un part ito già esistente . Ma un partito è necessari o sempre. Perchè i parti ti rappr ese ntan o ragioni iderili, oltreché e • conomiche. Senzu quelle, sono aggruppamen ti effimeri tend enti a un determina to scopo imme – diat o e dissolventisi col raggiungimento o con l'ann ullamento di e~so. Ragioni ideali, che tro– vano purtroppo la loro limitazione e quindi par– ziale - e alle volte tota le - rinnegazione, nel– l'organismo esteriore che le ri\·este e rapprese nta; ma che senza c1uesto organi smo non riescono ad agire sulla realtà e tradur si in essa. Per agire su <1uesta realtà, con,•ien che le idee stesse ab – biano in qualche modo una realtà conc r~ta (il Partito) , di cui formino la mentalità. Questa mentalità costitui sce il parti to, che resta iden tico fin tanto che quella ment alità resta ide ntica, anche attra\'er so i! rinno varsi del corpo che lo riveste . Le idee aoa muoiono. Ed ecco perchè io non credo del tutt o esatta quella opinione che ho vista sostenuta dal Sa– velli (U11U1t, n. 9), r.he cioè necessari.unente i par titi politici presto invecchino e convien rin • nova rli. No : ciò che in\'ccchia è il loro esteriore pa• ludament o, è l'o rgano uomo di cui si servono t' ma l'or ganism o politi co-sociale, che intendiamo per partito , vi,•e; e vive molto pili a lungo di quel che noi immaginiamo . i•: cosi raro che ve– ramente ,mo.-i partiti 1>0litici sorgano nella vita delle nazioni ! Molti di quelli che sembran nuo, •i part iti. non sono che il rifiorire degli anti chi con rinnovati organi. L' ingann o della morte e de lla vita ci è procurato d~lla sempre insita e celata analo gia degli organismi sociali con gli indi \'i– duali organismi biologici . Ciò che di freqre nte si rinnovn, è il corpo <lei partiti: lo spirito resta vivo in <1uesto rinnovarsi del corpo. Lricldove i par titi veramente nuovi sorgono e rispondono solo a nuove concn ioni di \'ita, a profond e rh-oluzioni dello spirito umano. ( partiti, che si rinnovano di frequente, cioè che nascono e muoiono in breve volger di an ni, sono quei partiti paes.1.ni ,che s;>irito non hanno, aggruppamenti di inte re:tsi pur amente economici e tran sitori i, i quali possono magari fare fulcro apparentemente del loro prog ramma la conser – vazione o la cacciatR.di pochi frati da una chiesa, ma non nascondono sotto quel frammen to d'idea presa a prestito, che un viluppo di bassi appe – titi e di reciproco favoregginmento . E pur anch e in questi, a guardarli bene, quanta tt nacia di vita! Dove andiamo ? Ora il progrnmma gener ico e complessivo con cui si è affR.cciataalla vita politica italiana L' U• niltt., e il programma specifico che ess a sostie ne di fronte Rolla nostra guer rR.coloniale, e da cui il Croce prende appigl io alla sua domanda, man– cano forse di profonde ragioni idf'ali, che ne formino come h> spirito animato re ? Se ne mancas sero, ben poca e misera cosa rappresenterebbe L • Unild, e non ci sarebbe stato proprio bisogno di crt=arla. Se L ' UniId non avesse altro scopo che quell o di un empirico esame dei dati immediati di ogni problema della vita politica, esame da cui dovesse scaturi re la soluzion e immediata del problema qual che !li fosse, io credo che non solo questa solu zione e quell'esa me sarebhero impossibili, ma anche, se pur in qualche modo si riuscisse a farli, sareb• bero cosl frammenta ri, contra<litto ri e passeg• geri, che proprio non sarebbe valsa Isa pem, che un gruppo di uomini non certo disoccupati o bisogno si di farsi strada si fossero strett i insieme e intorno a questo giornale. No, un programma per quanto reali stko, per quanto non voglia che discutere i proble mi at– tuali nella loro formR.concrerta, non può man– care di uno spirito che informi tutta l'imposta• zione e la discussione di ogni problema. E se ha questo spirito, ha bisogno di avere o di for– marsi un partito : questo non sarà altro che quello spirito stesso nella sua esteriore e con– cre ta manifestatione sociale. Ma è un partito nuovo o un parti to rinnovalo quello che sorge con L' U11ildi o che almeno L' Unild deve tendere a far sorger!!', se davvero ha un'ani ma che lii informa tutta di st? Multa reouacentur-- 1 o credo che non può che rinnova re, che rin• giovanire ·un vecchio partito. È vero : noi assistiamo oggi, in Italia, ad un rinno varsi dello spirito sotto quasi tutti gli aspetti della vita indhdduale e sociale ; ma ques to rin• novarsi io credo che specialmente nel campo politico non sia che una riflessione degli organi – nismi politici su sè med esimi, e quindi una nuova mani(e staz:ione pit'.I schietta della loro interiorità oscurata da una lunga vita di adattamenti. Uno dei fenomeni pit'.I chiari di questa rifles– sion e, a me par e sia quel movimento, che si dice nuovo, del naiionalismo italiano. Questo non è nella sua essenta ideale e non può esser altro che il rineth!rsi ester iore de11o spirito dell'antico partito conser\'atore, che per le continue conces sioni fatte rigli opposti partiti aveva finito col formar si un organismo, attra– verso il quale mal si conoscevi\ il suo spirito. Oggi que sto spirito si i~ di nuovo manifestato e l'organismo deve rinnovf\rsi e si sta rinnovan do. Si ha ancora bisogno di una ph, lunga cono– scenza ed esperienza di questo spi rito, perchè in c1uesto si riconosca l'nntico : ma questa espe– rienza si vien già facendo ; ~ l' identifi cazione fra conser vatori smo e nazionalismo , sarà totale, non ostante gli sforzi che il Sighele e qualche altro apostolo del nazionalismo fanno per dargli diversa personalit:\. Io credo che il tentati \'O dcli' Unild non sia e non possa che esse re il bisogno che lo spirito dem ocrati co se nte di una sua pi,'l schietta ma,. nifestazione, che presc inda dai tradizionali or gani smi suoi, c1uali attra verso una serie di ac– comod amenti si cran , 1 enuti facendo ; e cerca

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