L'Unità - anno I - n.6 - 20 gennaio 1912

22 Oggi noi abbiamo bisogno di rompe re una tradizione di deriamenti : solo per ques ta ,·ia potremo rip rendere il contatto con la massa, perch è di,·enga l'esercito della nostra batta · gli a e renda a questa il suo carattere di classe e la sua fisonomia socialista. In caso di\'er so dO\TCmo continuare ad affidare tutte le nostre sperante d i villoria al solo accorgi– mento diplomatico di pochi condott ieri senza esercito. È questa sopra tutto la ragione, ragione suprema di rita per il partito - che ci ob– bliga oggi ad essere :tntiministeria li, prim."Ie più rhe In guerra. E sino a qu:mdo i riformisti di sinistr a non .abbiano dichiarato di consen • tire in questo e di · voler svo lger e la loro azione sulla base di un programma di grandi riforme politiche e con una nuova tattic a di propaganda nel paese e di seria opposizione in Parlamento , noi avremo piena ragione per tem ere che. il riformismo loro. que llo si \'e· ram ente, non abbia dal ri form ismo di destra nessuna intrinseca e sostanz iale ditferenza. Ma - dice il mio con tradtli tore - an– che di quelle grand i rifo rme che voi ,·olete, qu3lcuna fu studiata appunto dagli amici no• stri; e per ottenerle - sogg iunge - do– vremo far domani alleanza con uomini di altr i gruppi e partiti, persino col Pantaleon i. Rispo ndo: studiare e proporre una riforma, ~ cosa ben diYersa dal farne fondamento e preme$sa della propria azione. E questo ri– formisti, d i destra e di sinistra , no n hanno mai fatto per nessuna riforma pol itica, salvo che non si vog lia chiamar tale quel timid o moncone di riforma - lo scritt ore de11A\,"o· ne socialista la chiama niente meno riforma rivol11ti'o11aria .' - infinitamen te più timido del progetto ,vollembor g, più timido degli stes si progetti Giolitti e Sonni no, che il Bo· nomi ha proposto pel nostro sistem a tribu– tario. Saremo porJati, in seguito, mutate le con – dizioni generr.li , ad allearci con altri grupp i politici, magari a torn ar ministeriali ? - Que ~to non significherà affatto che riprende– remo allora l'indirizzo di questi anni passati. Troppo spesso in questi ultimi anni è av,·e – nuto che le alleanze con altri partiti fos– sero strette per la suggest ione di una vaga affinità o di una ,·icinanza topogra– fica, senza aver prima constatato se ci fos– se un programma concr ete., di rifo rme im – port anti da attuare di comun e acco,do ; nei famosi blocchi amministratiYi ci siamo spesso trovati insieme con partiti e con gruppi, che non avevano com une co n noi se non un anti– clericalismo inconcludente , negat ivo, tutto di parole e di frasi ad effetto ; l'appoggio a mi• nister i è stato conc esso senz:-1 che quest i enunciassero un loro programma schietto e preciso, ma solo per tenersi aperta la via ad ottenere qualcosa, per fruir e di tutt e quelle condizioni favorevoli in cui pone l'ami cizia polit ica coi Mini s1ri 1 e poter cosi meglio eserc itare anche la funzione di tutela di que – sti o quegli interessi più o meno con side– revoli di gruppi c..perai organizzati. Fis~ te, in,·ece, le grandi _ rifo rme che noi intendiamo attuare , le alleanze, se e quando sarà il caso di farle, non potranno farsi più al modo di prima : si faranno sulla base di un prog ramma imme diato, concre to, d'inte– resse generale ; si faranno dopo che noi avremo ricostituito il nostro esercito, fissato il nostro obiettivo, rip reso il nostro meto do di battaglia e la nostra !isonomia. Si faranno, a patto che siano il resultato natu rale dell'a– zione da noi prom ossa ; che non ci traggon o a deviar e dal nostro cammino, ma ci consen– tano di arfrettarlo ; che non c'i mpon gano ri– nunzia al nostro progra mma, ma ci aiutino in– Yece ad attu arlo. U go Guido Mandolfo . P. S. - A,·e, ·o già scritto e spedito l' ar– ticolo pubb licato qui sopra. quando ho letto. nel!' Ati onc, <1uclle parole dcli' on . Cab rini : e L'ottimo prof. Mandolfo, che ostenta cosi « olimpico disprezto per le nform tllc dell a e Banca del l:1,·oro e della concessione di la– « vori pubb lici alle coopera ti\·e, non potrebbe « far esortare i deputati socia listi a non oc– « cupar~i di t:ili miserie, dal.le sezioni socia- L 'UN I TÀ e liste di quelle pro\' inci e - come il reg– « giano e Il bolognese - ricche di magni – « fiche organiuazioni e al presente milita nti e col riformismo di Sinistra? L'esortazione e sarebbe d:l\'\'ero aulore, ·ole >. Tanto per non lascia r cor rere erronee in• terpre tazion i del pensiero da me espos to, sti- mo oppor tuno llichiarMe: 1 1° ) Senza ne!-sun olimpico disp rezw per le rifor mette 1 io ho l:tmenlato e dep loro che tropp o esse abb iano occupa to d:t 3 o 4 anni in qua, l'attivi,~ dei deputati socialisti ; i qua li, per correre dietro ad esse sole , hann o trascu– rato tulli i problemi di interesse general e : hanno accettal o situazio ni parlamentari insin– cere ed eq uivoc he, hanno ridotta la loro aziow _ ne poli tica a gioch i di :tbilità e di aniticiose combinazioni. allon tanan dosi da ogni atth ·o e consape, ·ole consenso del paese (quindi anch e della massa prole1arial. 2•) ciie, a,·endo io espresso il mio aperto dissenso non solo dai rifor misti di destra, ma an che da quelli di sinistra, appun to perchè la teoria e la pratica di que sti ultim i - meno I' anti-minister ialismo suscitato d:illa imp resa • di Trip oli - non dirfe risce in nulla da quelle dei primi , l' invito de ll' on. Cabri ni non mi riguar da nffatto, Ri11grnzio 1 anzi, l'on. Cabrini di a\'ere aulol'evo lrnent e con rerma ta la mia tesi della nessuna differenza sostanzi ale fra riformis ti di destra e di sinistra, facendoci sapere che ci sono nel bolognese e nel reg– giano delle organ izzazioni, che men tre mili– tano nel riformismo di sinistra, sollecitano i deput ati socialisti a fare sempre del riformi – smo di destra, cioè a chiedere la banca del la\'oro e a postular Ja\'or i pubblici alle coo • pera th·e. Sotto que3tO punto di \'ÌSta, hanno perfet• tamente ragione i riformisti di desfra, quando dicono che e il riformi smo è uno ed è sem– pre quello »i ed han torto i riformisti di sinistra a vole rsi differenz iare da quelli di de– stra, tinch è tutta la differen za si riduce al dh ·erso atteggiam ento di fronte alla imp resa di Tripoli. Ma questo non vuol dire che il ri– forini smo di sin istra sia buono , com e quello di destra : vuol dir e che sono tutti e dt.th cattivi. u. g. m. Lo sforzo di non definirsi. Oi fronte alla guerra di Tripoli. Adolfo Zer– boglio ha sentito in coscienza di non potere rend ersi solidale. neanche nel semplice silenzio. con la corre nte negath ·amente e sterilmente pro - . testatar ia, la <1uale è 1,re,·,1lsa nel Parti to socia– lista. Ed ha affermato il suo modo (]i pensar~ in una letter,'l nobilis sima per la sostanzn e per la forma. E poichè le organizzazioni del suo col– legio ernno fond:rn\entalmentt discordi cl~ lui, egli ha rimmr.iato all'ullicio di <leputnto. Ecco un uomo : cioè ~eco un g,1lantu omo. Al quale noi ~entiremmo il do\'e re di inchinarci anche se nel fatto della guerra tripolinn aYesse una opin ione din :rsa dall.t nostra. Perchi: non è un uomo « nbile i, , perchC non ha nessuna paura di e derinirsi i,, Ma l'on. Claudio Tre\'e !-,direttore dell' Az,anli, non ha nessuna voglia d' inchinarsi. come non ha nessuna voglia cli definirsi. Ecco .:om'egli comrnen la il caso 7.erboglio: Noi non concvrdia rno nell "elogio del bd resto di Zerboglio, il quale prr cat•sso di dclirale=::a ci sembra finisca 1>er peccare di eccesso di or– goglio, com~ illdu6ili1bilm e11tc /,a rrml o 1o11 imbtt– rn::::o al partil o. In fondo, noi pensiamo che i so– cialisti alessand rini 1to1t desidt•rnsscro di megtio che cliporlarsi come i socialii.li di Budrio. nel caso di Guido Podrecc,1, cioè. mantt:nendo fcr– nrnmcnte le proprie idee, rispettar e il pensiero dissenziente sopra In. questione della guerra del loro rnppresent:i.ntc. Crediamo cli capire che fu Zerhoglio che nella sua ombrosa de/irnle::za qunsi volle costringere i i-ocialisti alessandrini ad ahdic:ire :illc proprie idee, per adire alle sue {?). li che era - mani_festnmcule - troppo. Donde una crifli di cui le prospctti\'c di solu– zione - ci vuol poro ad intt:nderlo. dnt:J rora che \'Ol;.:e- J'ono P('I' rssrri! piu pr ojillr..wli ni ro11sc1-vt1lori rhr ai so, itrlisti. l'er conto :10!-tro. che ~entiamo come il uo~tro partito /,a da ru - ;;'{al,~;;~'~2~;'X;f ( ~; :!~ : ;,1:~t:::::;,.; ;;;},~ 1 "~ ~; e dew· m·tre la rn:i.s,;;ima cura di tulle le op– por11111i1:i ~trnte;.:frlie di fronte ad un nemico che non hn scru1>01i. pronto come è ad appro– fittare di ogni circostanza 1>er rec;:,rci il magS{"ior danno 1,os~ibile, p<:r conto nostro. clicinm,;i. au- r•t~~l~O 7.~~ 1 1:;7i :':~ ~~~~ r;~;a!~~~~ < (}~!;:,~ :;~ ~~ del conflitto, nel s11p,·rion· fokn·sse dd parli/ o stes~o. ;\la il caso reale di Zt rboglio C l"e!-ponc-nte di tanti altri casi 1>01€:nziali. E que sto il mo– mento che il pnr1i10 IJO!''-:t ripttcrc almeno per mt tèl l'ei,;perimento di dimissione colletti\'n dei deputati ('he foce sotto il ministero Sonnino? IJicinmo la pnrola netta, senza circonlocuzioni. se anche 1.:-li n, 1 \·ersari ne debbono trarr e argo– mento di frizzi : a 11oi has/ 11d1t• """ llt' abbia110 ar_l[ome11/u di :·a11ta1orio positi. ·o .'... : ci sentiamo in <1ues10 momcnlo di sostituire tutti i dep utati che non la pensano come la }{rande nrnggioran– za del part ito sod alista? F. se la rispos 1a fosse negativn, allora che cosa insegnn Zerboglio? A fare il giuoco dei nemici? Bello insegnamento in verità. Ci pare che q11cslt.!considerazion i 1110/ lo p,•,k– .rlri nrn ispirate :d pi1'1 fervido amore della ,·011- so,1a::io11r l' ddl'imT t'llft'll/o dtl parli/o spieghino abbastanza ecc. CC(", Snrebbe rlillicilc.·,crediamo, :i\'crt- 1111docu • mento i,ii1 c:1ratttris1ico de ll'inaridimen to mo– rale . a cui sono perYenuli. a poco :i. J)OCO. in <1uesti ultimi anni, i1unsi tulli i principali uo– mini del l':i.r11to socinlisln. Per l'on. Cl:mdio Tre,·es. come oramai 1.rt: "r i no,·e ded mi dei deputati e degli organizr.atori socinlisti, il primo do, ·tre d,d « com1>agno co– sciente• è • non creare imbara zzi al l'artilo », « pro, 1 ,·edere nll:i.conser \'azione e nll'incremento del Partito •• e,·il:ue che gli :n-\'crsari possnno rica\':1re dai <lissidi del Partito e \':tntaggi posi– ti,·i ». l'erciò i,.offoc.1re i dissen"i : contentarsi vin \'ia cli quegli « equi compo111menti ». che non possono n,·,·enire st nza ,•icen\levoli :lbdi– cazioni e scnzn equivoci : aste nersi <la quelle « ombrose delicn1ezze » che « sono per essere più prorittevoli :ti conser\'atori che ai sociali-. sii " ; I' « interess e del Partito » è « superiore i, al diritt o e nl dover e che ciascuno ha di dire la \'eritft e di ri\·endicar e l':,utouomia del proprio pensie ro t della propria :uione : tulio ciò che non sen,e a « curare praticamen te l'int uesse dei prole tari • • cioè di c1uelle poche decine di mi– gliaia <li proletari 1>ii1o meno coo1>eratori che il Partit o ~cambia continuam ente per il « proleta – riato •, 11011 den~ essere mai ~acrificato a quel biso– gno di chiarezza e di coe renza, che );t nuova mo– rale derinisce oramni « fabbricn di bei gesti orgo– gliosi ed indiYidualisti •· Biso1,rnn sopratutto eYi– tare che i deputali socinlisti scendan o da 40 a 20, anche se i 40 debbono continuar e ancora a dnre quelle prove di att ivit:i. di serietà, di coerenr.,1, di aOiatamento, che tutti abbiamo rea ligiosamcnte nmmirate in quest i ultimi anni. Il Partito non è più uno strumento adope · rato per rnggiungere un fine determinat o, ca– -J>ilce di concentrare intorno n. sè l:i fede <;, il consenso nlli\'O delle moltitudini : fiuc che de– ,·'esse re difeso non'solo contro i nemici, ma an– che contro gli aOini equi,·oci e contro gli amici scismatici: e de,·e essere difeso sopra tutto col– l'esser mantenu to chiaro. l\'o. li Partito i: di– ,·enlato fine n sè stesso :bisogna e tene r su la baracca • anche se oramai non ci sia nei Ji– Yersi gruppi del Partito più nessuna comuni tà di inttnti, nts i;;una fiducia o stinm reciproca, nessunn omogenea ispirazione politica e mora– le. • Sal\'inrno il Pnrlito •- « Sah-iamo l'unità del Part ito •. · E chi la pen~a din :rsnmente, ;inzi chi \"Uol pensare - - perché oramai in questo ,,ffannoso sforzo di conseninre e incremen1,1rc ad ogni costo il Partito. occorre a pr iori rinunzinrc alla perico losisi-inrn facolt{\ di pensare - chi rnol pensnre t: un • orgoJ,:lioso .... - oh umiltà cri– stiana, do\'e ti si ritro\'a ! - , è un • individuali– stn "· C un insidiatore del • superiore interesse del Partito ». Perciò ~i ,·a ni Cong ressi non per chiarire le idee, ma per intorbidarle. e afft"Trare attra,·erso la confusione delle lingue. nd ogni pntto. una qualsia si nrnggiornnza. che consentn di tener su alla meglio nncora per c1ualche anno la baracca. in attesa di <tuniche e,·ento fortunato che ci consolidi prima dell ':i.hro Congre1so e ci con– senta di afferrare anche li la m:i.ggioranza. Per– ciò si e,·ita sistematicamente di mellere all'or– dine del giOrno dei Conbres~i le vere c1ue!-tioni courrttt!. su cui ciascuno sia costre tto a pren• dere una posizione chiara: e si discule 1>ergior– nate e giornate su un fl\'\'trbio, !-\I un nggett i,·o da mettere o da non mettere ncll'att<.l di fede, appro ,·nto il qunle o rt.~pinto il qu:111; il mondo resta tal1; e quale. E cosi nessunn tlclihcrnzione chiarn su determinati og).:'ctti concreti inter\' iene mai a tracciare a ciascuno la \'ia da seguire, e n rompere\ 'eqni\'O<"O l'on. Tn .:\'(:S lo chiama ,, e(JUOcomponimento - fr:i chi \'u ole :1gire in un modo e chi \'UO!e1'>,:ire i1~ u11 nitro. E 11011 ~i a\'\·cdono che a furi;'I di • equi co1111>0nimenti • fra loro, e coi loro affini, col j:O\'t:rno, :,,i ~ no ornmai comple1mne111cdiscre– ditati. :\'on ,i :t\'\'edo no che a furia di non far altro cht 11 curnrc prati camcnh.- l' intert~se dei proletnri • , cioè di <1m:i :,,oliproletari che essi conoscono, si sono bo l:lli dal 1t10\'i111e11to della intern cla::;:,c la\'oratrice . :--:on !-i :l\'\edo no che il furia di preoccupar~i solo « dcll;1 conserva- IO Gino Bianco zione e ddl' incremento dd .1•artito •· hnnno fatto di 111esto Partito una :,,<:Ila. l'er fortuna, la marcin dell e cla:-ise laYoratrice non 1>uò essere fermata neanche dal.... l'arlito socialista. Kesa inerte e malelicn una forma d'org-anizr,azione, In forza prolet ari:, che si S\'i– luppa , cercherà altrt Yie e lrOYerflaltri porti. I.a de,renerazione i11011ora1acli un l'artito sociali:-ta. 110 11 è la morte del socialismo : è il semplice fallimento di alcuni uomini e di alcune for– nn,l e: alc uni auni di dii-oricnrnmento e di cri• si : e poi la nuorn \'ia e la 11110\la \'itn. c. S ,,l.\ 'ti~ll~I. La " bancocrazia internazionale. " Del!' analfabetismo i1111>er\'er-.a111etra gli im– pro"'·isa ti economis ti della guerra italo I urca mi basti citare un esempio clnssico. l>opo gli inutili e sbagliati comunicati go,·er– nati\'i, che durante il mese di ottohre denuncia– rono le mano ..re della speculazione tilotur ca per fare rial.rnre i \'alari tur chi e ribass .ire gli italinni nl 31 d' ottohre, ci fu sui Kiornali un'epide mia cli pronostici per rine rnese. Chì si distinse cli piÌl fu il i,;olito Cirmeni sulla .')"/ampa. :t Ct,i tennero dietro, sebbene più tem• perat<1mente, ancia· I' nflicios.t 'lh 'bumr ed :i.Itri gio;1rnli. Cirmeni inventù J.1• bnncocrar.ia inteta naziona le ,., mollo che fece fortuna pcrc hC tutti i senza quallrin i. che t,::'iuocano stupidnm ente in borsa su vaghe dicerie e notizie false, omano credere che i hanchieri si nrricchisc;rno nell' u– nico modo che essi nella loro ignoranza suppo n– gono essere la maniera di J{Uadag-nardenaro d::.. parte di chi esercita l'i ndustria bancnr ia. Do1>0il 20 di llO\'emhre non pas~ò ~forno che Cirmeni e i suoi accoliti non denunciassero le mene della e bancocra2ia inteo1azionale • 'per far rihassare i valori italinni e rialzare quell i tur– chi per la dnta fatidicn del .10, cosidde tta (per loro) fi,u ,11esr. Passò il 24, passò il 25, tra– scorse il 26 ; e coi.toro seguitaro no a predica re lo sterminio per il JO in segui to alle son abiasi• mate mene della bancocr:u;ia. Al .;o invece non capitò nulla: 1°, perch i: sulle notizie false, da tempo ~>ansate e preannun ciate, non si possono provocare movimenti di bors,1; 2°) perché la fine del mese, che gli articolisti ancora al 26 : 27 aspe lta\'an o per il 30, era già \>assala fin dal 24-25 di n0\ 1 embre. Un giorno, e fu argome nto di riso comicissi– mo, nello stesso giornale, an1.i nel testo di due giorna li, mi accadde di leggere in prima pagina l'artico lo dell'eco nomista guerresco ma a"alja– bda, che si preoccupava grandemente del 30 di no,,embre; e in sesta pagin.l la cronacn dell ' u– mile resocontista di borsa, ma uomo dd mestiere, che parla, ·a della liquidazione di no,·emhre co– me già anenuta e indicnn i prei.zi correnti, come pre1.1:igià di fim• prossimo , O!Csia dt fine dicembre. È una nozioni! risaputa perfino dai paracarri delle stra de pos1e Yicino nlle horse, ma ignorata dai den unciatori di quella ridicola im·en.r:ione che è la « bnncocrazia inlernazionale • · che la liqnidazi('ne di fim• mese si fa in giorni \'ariabili dal 24 al 26 del mese. J~ in questi giorni che si fissano i prezr.i di compenso per i riporti : t: in questi giorni che si liquida no le differenze; è in questi giorni eh~ si fanno le risposte dei premi. Al 30 del mese la liquidazione ha ~ola tant o il suo termine logico. che consiste nel mn – tcrialt' passaggio delle diHèrenze da un con to ali' altro, nel mnteriale pagame nto e nell ' effet• ti\·a riscossion e di somme già /i9i,idale nlla t'era fine mese che si \'erifica dal 24 al 26. Il giorno di liquidazione , dunque, ,·era fine mese , da cui cominciano le contrattazioni per fine prossimo, capita 11011 al 30 , ma da quat – tro o sei giorni prima della fine cronologica del mese. Onde è naturnle che in\'ano i Cirmeni aspettassero al 30 lo scompiglio in que lla li– quiclazione, che gi:\ s' era ef1ettunta, a loro in- saputa, fino dnl 25 ! I•: fare un' ipotesi azznrdatn supporre che tutti questi giornalis ti, di cui C lamente\'Ole In impron– titudin e mes!.a nel discorrere di argome nti che non Conoscono, ma sono indubb ie l,1buone fede e l'a nsia patriottica di combntterc contro im– maginari nemici cl' Italia. sinno stati tratti in inganno da qualche impeniten te giuoc;1tore di borsa , il <1uale segui~ a scambiare il giorno 30 o 31. in cui è abituiltO :i. riscuotere o paj{nre le differenze , col ,·ero e proprio giorno di rine mese o di liquicl:uione ~ r-: n..:,n è deplore,·ole che l'opi • nione pubblica - prim a quella de i giornalisti , e poi <1uella degli elettor i e infine del Parlamento e del GoYerno - ,ia tratta in ingnnno da simili gaglioOi? l.t ·IGI El:SAl'DI.

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