L'Unità - anno I - n.4 - 6 gennaio 1912

14 L'UNITÀ guirc pur e i propri i fini economici e di utilità. Si diceva : Mostriamo al paese che noi trattati ·c on -g10~i if ed equità , non con la fame e col dispotisnto, saremmo capa ci di costituirgli una scuola che sia \'Cram entc degna dei suoi nuovi destini. - E quelli che appa rtene\'a n_o a questo grup po di dirigenti, se anche uflicialmentc iscritti a questa o a quella parte po!ilica, non furono mai teneri d i un 'abdi cazione della Federa zione nelle mani de i poli tici di profession e. La prova migliore ne ~ il di!'lcorso col quale Giuseppe Kirn cr prelud eva nel 1904 al famoso congresso di Roma , Quel congresso che fini col riconosci • mento della necessit:\ di un indirizzo demo cra • tico nella \'Ìl R federale, fu inaug urato con la scon– fessione pill aper ta di ogni solidarit:tà massonica e setta ria. Ma questo gruppo .come dicevo ,fu avve rsato fin da lcong resso epico di Cremona (1903) da un altro : il quale, sostan i ialmente capitanato dai membn democratici della sez ione romana , ragionava in senso inver soda quelloespostoprim a. Parecchi col– leghi di Roma non sen tivano, come gli altri sparsi ai quattro ,·enti per le terr e d' llalia. il disagio morale, onde sgovernata soffriva la classe. Quel ,;istema di concessione graziosa che agli altri aveva tagliato la via, a loro l' aveva invece a– perta. Con che non si vuol dire che pili di uno, che parecchi di loro non avesse ro una posizione meritata . l..a tirannide minervina, come qualsiasi altra tirannid e, non fu sempr e iniqua e cieca . Si ,•uol dire che a quella posizione essi erano ar rivati per una via la quale non pareva preci– sa mente la migliore al rinnovato spirito della classe. Essi non entraro no dunque nella Fede – razione ~ r quel bisogno di giustizia che ,·i spin• geva ,gli altri ; ma, Uflmini di 1mrte e iscritti ai parti ti politici dell' Estrema, con la brama di farn e una sezione della prop ria parte o meglio di quei hlocchi nei quali le loro parti confluiv,mo o si app reslav;mo a confluire. I primi movevano dalla 8Cuola alla politica ; c1uesti mos sero dalla politica alla scuola. legalità , ;,, parie so110 J[Ì11slifu alt , in parte rien• tra no nelle r.onsuetudini di un sistema fortuna– tam ente tramontat o• ; e di quest e altre con le quali, nell'altro lodo , a difesa di un preside (:he senz' an ,r ancora ottenuto l'esonero dall 'insegna– mento nel proprio istituto assume un posto retri– buito in un' altra citt:\, si addu ce e che egli si sia adult a/o a"" " staio di rose 11011 rt}!olart , non per a\' idit:\ di lucro, ma per render si conto della entità del suo nuo" o uOicio e della co1wenienza di stab ilirsi definitivame nte nd l'altra sede •? ll– legalit:i in parte giustificate, stato di cose non regolare accettato per rendersi.conto dell'entità del nuovo uOìcio ! E la sezione di Roma accu sa il Consiglio Federa le che insorge cont ro c1uesto linguaggio cas uista e minen ·ino, nienteme no che di ined ucaidone socia le. L'Jat4■cailo■e lodale • ■I 411emaa IH 10tabll1. Prop rio cosi : ineducazione sociale. Ma io, e con me credo molli altri , non ar rivo a render• mi rag ionf' sufiicien te della frase. ~ Poichè l'a utore è. se io non erro, un sociali. sta, e non pub aver 1>ensato all'assen ta nt:i mem– bri del Consiglio fede r.,le di <1uelle qualità che nella buo11a sorie,fi si richiedon o per un direttore di quadriglie, se le par ole non hanno perduto il loro significato, ined ucazione sociale in quella socie là che è la Federaz ione dovrebbe ,·oler dire non a\'er tratt o nessun profitto da quella edu– cazione che la trad izione e la \'ita federa le avreb – be dm •uto impartire ai fede rati . In questo caso, mi pare, gli ineducati non sa– rebbero pro1>rio da cerca re dal lato del Consi– glio Fede rale. PerchC primo nos tro ed ucatore fu G. Kirner , pubblico denuncia tore di ogni scorretteua , senza riguardo a per sone. E ques ta educaii one non dove va esse re nelle sue intenzioni, come non era in c111elle di molti che la Federazione c:rearo• no con lui, 1111 espediente, tattico esteriore e tran• sitorio ma si la sostan za pii1 squisi ta e l' ani ma pit) intima della fede. Ed è questo un dilemma inesora bile dal quale non è da to sfuggire : o ci rifacciamo a c1uesta fede e alle origini nostre, o la Federazione si muta in una specie ,li fazione o di .sella, che ste nde complici veli sui \'antaggi illegittimi conseguiti clai suoi con!lociati - e allora... . sarebbe meglio che morisse : chè di fa. :doni e di sette ce n'è st mpre e dov unque ab• S,11 ter reno elettora le, in quel mome nto della vita nn,ziona1e, l'acco rdo fra le due fra.tioni non fu diflicile; per quanto la prima pre ferisse sem– pre una tattica di carattere preva lentemente pro• fessionale a una di caratte re prettamente poli• tico e si mostrasse sempre pre<w.cupata di fis• sarc chiaramente i limiti e le condizion i della propr ia adesi one alla Estrema. Ma sul ter reno de lle rivendic azioni morali ogni transazione fu bnS t anza. \ ISCF. !lri7.0 t;s sAN I im >Ossi · d.una.to. ..n"eL _ __ _ __ _ _ _ _ 190 6 :, Rologna esprime va a gra nde maggio ranza il pare re che tutti i professor i delle gran di città, i •1unli si trovava no nelle risJ>ettive cattedre senza concorso e nella precaria,<1ualità di comam.lati, fos– sero restituiti alle loro se<li leg.1li e si mcuesse ro a concorso i pos ti che resultasse ro vacanti . Era 1111 rolpo fierissimo per molti dei professor i di Koma 1 Ques ti risposero con un atto ,,cramen te rivoh7i iunario : convocand o cioò a Roma subito dopo un conJ(resso parzia le che deliberò tutto il rn ntrario. V<, stzns ,lire che il Ministero finse ii,:norn re le deliberaziC1ni del Cong resso naziona– le e prestò orecchio a qu elle del parziale. Ma non meno facilme nte s' intend e come da allora tra i Consig li federali successi"i e la sezione di Ro ma si;mo corsi rap porti di reciproca e cor– diillc diffidenza. e come, dati, l'impor tanza della .sezione d i Roma nel numero e nel peso, da Roma aspett ino il \'erbo , cat egoristi, e non ca– tei,:orii-ti, tutti i nemici della trad izione federa le. I dH lodl sulle verleaze Moadollo. lo non vorr ei es.-.cre accu sato di parzi.1lit:\ miope per aver \'Oluto assegnare le cause del mal<'1-sere mora le onde la F'edera1.ione è afllitt:1 1 alla sola st.>zionc di Roma. Come ho detto di soprn di riconoscere il male cbc viene alla Fe• derazione dall'att eggiame nto delle categorie ac• canto a c1ucllo che le pro, ·icne dallo scadim ento dell.1 :-ua coscie nia mora le; cosi dico adesso che :m d1c :lltro\'e che a Roma si trovan o di quelli cui l' t111cit11 rrlgime giovava e la sua restaura – zione giO\'erebbe : ond e i clamori sorti da ph) parti e non senza t;'ioia uditi dalla Miner\'a con– tro le li111ita1.ioni imposte :ti trasferimenti dalla leg~c su lo sta to giuridico, contro le norme pre– cise e ine:-orabili introdott e nei concorsi. Ma che nella sezione di Roma il male siR più gra,·c che altro "c, chiaramente risulta dall'att eggiamen to che essa ha cre dut o di a:.sumere di fronte al Consiglio federale nei riguardi dei due lod i Mon– do lfo-(;asperoni e Falchi-'.\fondolfo. Quale che si sia infatti il giudh:io che si possa panare su le qu<:stioni le quali condusse ro ai lodi , <! innegab ile d1c (lllt.!Sti conlcni,:ono affer• 111:lZioni e appr ezzamenti, i quali in bocca o sotto la penna di inseg nanti federati vann o a ferire il cnùrc de lla Federazione. Che si può infatt i scri\!cre o sottoscri\'Cre lii pit, :rntifcderalc di c1uc:-1c paro le del lodo Falchi - 1\londolfo : « Se ci sonv nella su., carr icr~ (del F,,lchi) delle il- Agricoltura, tempo e denaro. Accade spesso - per non dire se mpre - che coloro i quali, proprieta ri o condutto ri, si m('t• tono sulla l'ia delle trasfor mazioni e dei miglio– nunent i agric oli, non facciano nei preventivi la dovuta par te al fattore tempo. In agri coltura non è poss ibile improvvi! li.re, anche essendo disp osti a spendere quan to si ri' chiede. Ness un paragone è possibile con le in– dustrie manifatturiere, dove potete vedere da un anno all'altro sorgere uno, dut-, tre fuma ioli, segnacoli di altrett.:mti opifici giganteschi. Senza dar tempo al temp o non è prop rio pos sibile in agricoltu ra vede rf', non dico il tornaconto, ma il primo effetto pal~se, tang ibile, che incoraggi a proseg uire, se il <lubbio ha ripreso il sop rav– vento ne ll'animo incerto di chi opera. Ed ecco come avvi ene d i vede re molte trnsformaz ioni sane, bene in\ pia ntate, razi onali, fermar si sul bel princip io, generan do il dis credito tra i nt-ghit– tosi rimas ti con le mani alla cint ola. Epperò, farebber o opera saggia i propagandisti della nuova ag ricohu ra, se mettesse ro bene in vis ta la necess ità di esse re paz ienti, fiduciosi nel tempo: coloro i quali sono sch iavi dcli' impazie nza - i nevra stenici dell'a gricoltur a - è meglio che non si arri schino in oper e di trasfo rmazione o di migliorie. Per poco che si sia addentro nella conosce nza delle cara tt eris tiche de lla I tecnica e de lla eco• nomia ru rale, si comprend e di leggie ri qua nto sia pesante nel suo congeg no pr oduttivo l'agri – coltura. Per dir la con un parag one un po' gros– solano, l'ag ricoltura di molte regioni ar r( trate è un gran carro zzone cari co di molti pes i che si trova, non dirò fuori rotaie, ma su d'una ,•ia per la quale può pr ocedere solo a sba lzi, come Dio vuole. Si tratta di mettervi le rotaie e di situarv ela. L' impr esa non C facile nC, sopratu tto, breve. Pe r usc ire dall e metafore etl entra re nel reale, tocca ndo anc he i soii punti ess enziali del pro• blema rur.1lc, noi ,·celiamo che, a migliorar e la cere.:11icoltura - d ,e t.inta pr evalente impor– tanza hn in t utto il Mc:zzogiomo - occorre &S• !>Olu tamen te operare attenendos i al ciclo legu– minose •bes tiame, ossia occorr e dapprim a <ledi• carsi ad altre coltur e che per mettano I' econo– mica rifertili zzazione del suol<', la pro vl'ist a di foraggi atti a nutrire bes tiame capa ce di mi• gfa, rare ed approfondire i lavori ; e soltan to dopo tutt o eib pub fomlalamen te spera rsi un migl iorament o della cu ealicohu ra. Rest ringete pure le cose al minim o e più brC\ 1 e progra mma tecnico: do\'re te ant icipare sem pre per un pri mo e poi un secondo anno per a\'ere quak he risultato nel terzo. Ma se nel frattempo capi ta una gr ave contrarietà clima ter ica (per ese mpio, una siccità tipo 19()8 ment re av rete i prati, o un ecce~ o di pioggia tipo 19 10 sul gra– no), eccovi subi!o smontali: \'i viene a mancare il ris ultat o sperato e tanto atteso alla fine ,lc lla prima ruo ta bien nale-tri ennale, e dove te pa• zient.tre per altr i due, tr e anni, al minimo. Chè, se per migliorare più profondanu nte la ce– rea licoltur a, anzichè all'erbaio annuale di ley,u– minose o alle legumin ose da seme , sost ituite al tradi ziona le mngg tse "udo o cru do o di solr, che di r si \·oglia , vi attene te al progra mma mag– giore e più vero, quello del pra to pluriannuale, allora I' attesa deve es sere ancor a più lungii. Dovete fare tre anni al minimo di pra to art ifi– cial<"',compresovi quello dell'impia nto, che co– steril. più o meno, e nulla o ben poco vi da rà ; poi d,,vete dissociar e, poi se minare, e spe rare che cap itiate giusto giusto in una Luona annata, in una annata , cioè, in cui l'anda mento d ima te• .rico non contras ti, ma aiuti i vos tri sforz i. A tarla bre\•e, nella più felice ipotes i, voi potrete raccogl iere i fruiti della vostra opera dopo c1uat• lro anni - se non dopo cinqu e - al secon do anno di semina ! Se si esce dalle cultu re erbac ee - dove pure · è possi bile avere, rel ativament e, qualche frutto da l best iame meglio tenu to, se non accresciu to di numf'ro, appen.1 i prati cominciano a pro– du rre - e si ent ra nel campo delle coltu re ar• boree, allora il fattore • tempo • assume una import anza straordina ria. Voi ved rete che anche con la vigna e con gli agrumi - le cult ure forse più upide nel rimu– nerare, e che lo possono tanto forteme nte qua ndo il prezzo dei pro•Jotti non sia quello dclln crisi d'abbond anza - si richiedono semp re non me– no di cinque-se i anni prima di ave re frutti appr ezzabili da lle opere compiu te ; e bisogn a ess ere fortun ati capitando a vendere i pr imi frutti in anna te di ris1lzo nei pr ezz i. Come 11ccade ora, - sia detto alla sfug~ita - a coloro cht ho visto coi miei occhi piantare vigne in provincia di Lecce nt"gli Ìn\'emi 07-o8 e o8·09, i quali potran no indubbia mente contare anco ra p~r qualche anno sui prezzi rimu nt"ra– tiv i, tal l hc, se pure in app resso subf'nt rtrà la cris i dcli' abb ondanza e il r invilio df'i prezz i, essi potranno attendere nuove annatf', essen • dosi rinfr:inC9ti dall e prime spese. Ugualmente per chi ha piantato agrumi quattro-cinqu e anni fa, quan do i pn zzi non erano quelli df'llo scors o anno, e che si sperano qu~st'an no. C'è proprio in agricoltura un insieme com – plesso e scientificamente ancora poco ben defi– nito di cosc·, le qual i mutano solo eo/ lrm/)o, che il danaro unche copiosarne nle investi to non rie• sce a volte a cambiar e in megli o rapida mente; mentre - se la fortunn assist e chi opera ~ poss ono per contr o in breve tempo modificarsi favorevolment e anche senza dispend io di capi• tali o con ben poro dispend io, e cib quando l'andamento climateri co e le condizio ni del me r• cato coincidano propizia mente. Chi clice ln 11po, dice : inlerlSSe dti en/)ilali in• ves titi. Epperò coloro, i quali hann o asso luto bisogno di fare assegnamcn lo sui frutti dei ca– pital i ad epoca fissa, corto no un' alea eccess iva investendoli nei migliora menti agra ri, trasfor . mando colture esten si\'e in intensive. Per ra• gioni indipenden ti dal modo di oper are, per cause di forza maggiore, i fru tti sper ati pos – sono mancare . Se con essi doveva l'industrial e agr icolo - prop rietario o fittu ario, di ceto c::i. vile - paga re gli int eressi sulle somme prese a prestito o far fronte al mantenim ento della propria famigli a, in un caso o nell 'altro , egl i verrebbe a tro\' arsi a mal pr1rtito. Gli interess i non cor risposti si accumul ano, il capi tale :n– ves tito si accresce automaticamente; il coste del miglioramento, della intensivaz ione coltu – ra le, si aggrava ; e se la pr odu ttività eol tempo nor. si fa forte assa i, anche coloro i qua li hanno potut o finanziariamente far front e nlle avver– s.it: \, si t:-ovano ad avere fatt o un ma gro affare. Perc iò nello accingersi ad opera eh tra sfor– mazione con inten sivazione agr icola, è indi spe n– sabile dispor re di capita li non smisurati, ma suflìcientemente copios i. Mt ttersi, cioè, nelle condizioni di poter at• tende re per una serie d'an ni la rimu nerazione dei capi tali jnvest iti ; ed ope rando guardarsi bene dal fare sciupi o di car,ita le che la terr a difficilmente ripagh erebbe. Tutt e le volte - e succede spesso - eh~ io mi trovo a perco r rt'r e a piedi o a cavallo (è molto più istrutt i\·o che coll'au tomobi le) amp ie diste se di terrf' nulle in co~tura assai assai cstensi\ •a, non posso fare a meno di correr e col pen siero agli ingenti capitali rhe esse as• sorbirebbero qua ndo si \'oless:e con opera pru• dc-ntr sì, ma alacre, pr ocede re a render le via via più produ tti,•e, capaci di nutrire mf'glio l'at– tuale popolazione o di aliment arne una maggior copii.., facendo cosi argine in uno dei modi più efficaci alla emi,traz ioo(". E penso quanta par tf', per equità indisc ut ibilf', dovrebbe di tali capi tali esse re largi ta gr atui • tamente alle regioni int eressa le dallo Stato. quanta sborsat a invece dai pr ivati prop rietari. E si quest i che' quello dovrebbe ro di spor- - re di somme ingenti per riuscire - agc·n• do concordement e - a cambiare faccia, ,ol lnH/)o, a que-i paesagg i ~consolati che molli am• mirano t?) solo dal fines trin o de l tr eno e limi • latame nte a quel che da esso si può vedere. Abbia mo noi in Italia, sia pur e limit atamente 11 Nord, industr iale, sia pur f', pel Su,I, limita• tu mente alle zone arr icchile da lla cmi~ rnzione tr ansocea nica, tanta copia di u pilali liquidi di – s1>0nib ili, da poterne sciupare? Ne abbia mo noi tanti da poter disprezzare l'aiuto di quelli che per avve ntur a ci per venissero da altri paesi, lusingati dalla poss ibilità di una adeguata ri – munerazione ? lo credo di no. i;:: bastata - a mo' d'ese mpio - la crisi co– toniera, che impen •ersa da parrcc hi ann i ora• mai, per det erminare un pr osciugamento enor • me del capita le dove sembru •a che circol aaae fiducioso a rivoli copiosi ssimi. Parlo della pla– ga tra il T icino e l'Ad da, Si argu isce da ciò qua nto pauroso e 1car:t0 rt"lativame nte sia anco ra oggi il cap itale anche là dove sembra\'a diventato copioso. Us iamone (M"rc.-it , non gre ttamente - bando alle pitocche• rie - ma sagg iamente a scopi per quantn pos– sibile sicuro mf'nte e prestamente produttivi (1). [UGEM IO Az lllONTI. (t) Q.. 11•a,tico lo, pin o 1•Hn 41 ..-.o prali co e di t.o. HH O, dovrebb'e H•~ •U• n1a111••• •• dilato da qaal lac:IINI, i q11all 1iurano d ae f,a po, hi ■IUii la T1ipoli1a11ia - • • ,.... . aell'ialil'm■ pl6 •ite, abila clell ' l1alla . :na1idioaa.i.1 - aarl 1110 pe,a di•o larretlr• fo1•i cola11ta 41 •ili oai d' itali•• !; • 1,.. 'IÌ■II da qunlo •h■11io, ai ren11u1 proni i ad apprGTar• le ,,... più paue per du11ra la colo•i a - il n•o•o 1ioc.a11olo del po• polo italiano - co• u,■4•, porti . ler,o• ia, boai&che. K••l e, ecr. , ecc, , •~• ir.. ado l'ecor•cunia. 1i:à ,l.,b.►la, 4• 1'• •■41a pau ia, • H crli cando i bi•oani delle ,• • ;.,.,1• dtl la cla •I pi• pon re d' Ita lia ai •"t rii di a,1 colunial aruo foadato ,a f■IH ipoce, i di ,iccbeu w na1urali. Oh. ••or di patria, dlii .,, .. , i1norara i dolori 4•i (r~tèlli •icia :. ,. , ?•••• a be. .L.re a apu e cli q1111sti I,.• ba,\Mori lunlaai ! CN, ~. D.) A invito del sig. Gualtiero Castellini , escludo ogni intenzio ne meno che corretta dalla cita• zione che nei miei due arti coli sul falso carteg• gio Rohlfs - Crispi •Camp erio io ho fatto ( Uniltt numeri 1° e 2°) del nome del Sig. Gualtiero Castellini accan to ali' ignoto falsn io, e de lla di– mostrazione che il volume del Castellini ha ser– \'ito in parte di fonte al falsario , e che il fai• sario ha \'oluto suffragare la tesi sostenuta dal Castellini nella polemica col Prezzolini. Questa dichiara zione intendo sia con~iderata da chiunque come la semplice affermazione di un dMo di fatto chiaro ed evidente per sè stesso, e non come una forma implicita di scusa., che io non ho motivo di chiedere per otlesa che non es iste . Attesto inoltre che il signor Castelli ni mi di• chiara di non a,•er mai avuto rapporti col fai• sario igno to. E per conto mio dichiaro di non aver mai posse duto elementi , che mi autorizzassero ac re– dere alla es istenza di siffatti rap1>0rti, essendomi il falsario assolut amente ignoto. G. SA I.VE )IIS I. L'abbon amento decorre a cominciare dal primo nume ro del mese, :n cui l'ab– bonamento è inviato . - Chi invia l'abbo– namento entro il corrente mese di gennaio, av rl anche, se li chiede, i tr e primi nu – meri usciti nel mese di dicembre. - Chi non intende abbonarsi è pregato di rin– viare al più presto i numeri di saggio < senza staccare le fascette. •

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